giovedì 27 dicembre 2018

Riflessioni sulla maternità

9 novembre 2013 · 
Marco "La mia mamma è molto bella,
la mia mamma è moolto bellaa" (cantando)
Andrea "No, a mia mamma è molto bella"
Marco "La mamma di Marco e Andrea è molto bella,
è più bella di un vaso di fioriii"


In questi giorni di festa, in cui tutto rallenta e c'è tempo per riflessioni e ricerche, stavo pensando al valore che ha per me la maternità. Cosa rappresenta simbolicamente l'essere mamma? Forse l'avere tenuto in grembo per nove mesi le mie creature, e nel marsupio per quasi sei mesi. 


(#annapensiero, 25 novembre 2013)
dormire con un cucciolo 
di quasi tre anni abbarbicato sul petto



Forse mi è tornato in mente perché il regalo della coperta sirena di Massimo ha scatenato in me ricordi. Andrea ne ha approfittato subito per intrufolarsi con me. Come si approfitta ogni volta ad appoggiarsi sul mio petto come quando era piccolo. Anche Marco ha ancora bisogno di coccole e carezze, specie la sera è preso da "mammite acuta". 

(#andrearichieste, 25 agosto 2014)  
mamma ho mal di pancia, mi devi far le coccole fino agli abberi.
mamma ho mal di pancia, mi devi far le coccole fino al cielo.
mamma ho mal di pancia, mi devi far le coccole fino al muro e fino ai tuoi capelli.
ancora coccole, ti dico io quando mi è pazzato.

So che a un certo punto tutto questo finirà, anche se spero che non finiranno i baci e le coccole, perché quelle fanno bene ad ogni età. Magari non saranno più riservate alla sottoscritta ma spero che i miei figli siano capaci di essere così dolci, affettuosi, premurosi e dire quelle frasi bellissime che ho sentito pronunciare anche alle loro compagne. Allora forse sì avrò fatto qualcosa di buono.


Per ora mi godo il gioco dei bacini di Andrea, il desiderio di stare stretti stretti, di farsi coccolare fino ad addormentarsi. 
bene, faccio scorta di coccole  
(30 novembre 2013, #marcopensiero)

Marco e Andrea in questi anni mi hanno detto frasi così romantiche da far invidia al più grande Don Giovanni, inoltre dette con il cuore. Lo so, è il complesso di Edipo, ma mi gusto tutto quello che arriva. Ma queste frasi me le tengo per me...

Tanto questa è solo una parte di quello che accade. Si tende a raccontare le cose che fanno felici. Poi c'è l'altro lato della medaglia in cui la mamma diventa "strega", "maestrina" "rompi" e ci sono silenzi interminabili, insieme a musi inspiegabili, associati a rabbia diffusa. Ma come ho scritto una volta essere genitori comprende l'intero pacchetto.

venerdì 21 dicembre 2018

Libri sotto l'albero


Natale è alle porte e sono tanti gli albi e i libri che mi piacerebbe consigliare da acquistare per qualcuno a cui volete bene. Grandi o piccoli che siano. Inizio con una piccola carrellata... sperando di continuare ancora.


Il primo è un libro piccolo ma prezioso, di un'autrice straordinaria, qual è Silvia Vecchini, che ha scritto "Vetro" , illustrato da Cristina Pieropan, per Fulmino Edizioni. Anche se la storia è ambientata in estate, siamo comunque in un periodo di pausa, c'è il mare - e chi non ci andrà magari? - e ci rammenta quanto sia importante dedicare del tempo alla riflessione. Ricordo ancora quando ho scoperto per caso questo libro (penso per merito di Antonella Capetti) e di come lo abbia scelto per una lettura ad alta voce nella classe di mio figlio, alla fine del ciclo della primaria. Una lettura che ha incantato i presenti, non tanto per la mia abilità, quanto per la profondità delle parole.


Un libro narrato in prima persona che raccoglie i pensieri di un'adolescente o preadolescente, che si "sente dentro una specie di galleria", che sta per rinascere una seconda volta. E prima di cambiare definitivamente decide di scriversi una cartolina, spedirsela, e metterla da parte per leggersela tra qualche anno. Idea meravigliosa, non trovate? Fissare i propri pensieri su carta è sempre interessante, perché poi aiuteranno a ricordare quel momento preciso, i propri gusti - che potranno essere cambiati o evoluti - e le emozioni e le sensazioni provate. Un libro che non deluderà, anzi se lo regalerete a qualcuno in famiglia, vi verrà di sicuro voglia di leggerlo anche voi, da soli o insieme.


Il secondo libro è dello scorso anno ed è stato uno dei primi della serie dei "Miniborei", la collana della casa editrice Iperborea dedicata ai più piccoli. Si tratta di un delizioso racconto dello scrittore svedese Ulf Stark, con alcuni disegni di Olof Landstrom, dal titolo "Sai fischiare Johanna?" (qui la scheda). Perché mi sembra pertinente? Perché è una delicatissima storia adatta a questo periodo magico, in cui tutto può accadere. Il piccolo protagonista, Berra, sette anni soltanto, desidera avere un nonno come il suo amico Ulf. Come fare? Quando si è piccoli tutto può essere più semplice del previsto: basta andare alla casa di riposo e adottarne uno.
Quando i due percorrono il lungo corridoio della struttura, appena trovano una stanza socchiusa, la aprono e trovano un vecchietto con le bretelle e un cerotto sul mento. Così, con molta semplicità, dal nulla nasce un rapporto unico, sempre più intenso in cui i due estranei si legano. L'amicizia, prima, e l'amore, poi, che li unisce, fa si che si divertano insieme facendo cose semplici ma preziose.

Un messaggio bellissimo in questo periodo in cui alcune persone, in effetti, "adottano" gli anziani soli per invitarli a passare un Natale in compagnia o fanno volontariato nelle case di riposo. Un libro che vi commuoverà, sicuramente. Vi dico solo che la scorsa estate l'ho letto tutto di fila a una platea mista di bambini (da 7 a 11 anni) che sono rimasti con il fiato sospeso fino alla fine, anche se erano stravolti dopo aver trascorso una giornata molto intensa come capita ai campus (vedi post).


Il terzo è un libro di poesie, il secondo della collana "Magnifici versi" realizzata da Carthusia e a cura di Teresa Porcella, in cui le illustrazioni sono affidate alla strepitosa Sonia MariaLuce Possentini, che ha accompagnato una poesia di Antonia Pozzi "Preghiera alla poesia" (qui la scheda). Una collana che si propone la sfida di "trovare tra le poesie di ogni tempo, quelle dalle pieghe più nascoste per affidarle allo sguardo di chi sa immaginare con le mani". Un inno alla poesia, la voce più profonda cui la poetessa si rivolge, capace di negarsi e tacere quando uno si perde e che si dona sola a "chi con occhi di pianto si cerca". 


Ogni breve verso, così denso di significato. è accompagnato in una grande doppia pagina delle potenti immagini di Sonia MariaLuce Possentini, che dosa con sapienza i colori, usando come base il bianco e nero, per farli risaltare ancora di più quando serve, come in questa illustrazione sopra. L'amore profondo per la natura accompagna questa autrice premio Andersen 2017 per l'illustrazione alle poetesse a cui da voce con le immagini (il primo albo era dedicato a una poesia di Emily Dickinson).
Un regalo sia per ragazzi sensibili sia per adulti.


Tornando ai più piccoli, un delizioso albo Babalibri di Rury Lee illustrato da Emanuele Bertossi "Nasi neri" (qui la scheda), che racconta una bellissima storia a lieto fine che ha per protagonisti una mamma orsa con il suo cucciolo e il cacciatore Boba, dall'aria arcigna sottolineata dalle sopracciglia folte e inarcate. Un cacciatore che va alla ricerca delle sue prede, cercando di scovarle nel bianco della neve grazie al loro grande naso nero. Dopo ore di appostamenti Boba vede due "nasi neri che sembravano danzare allegramente", infatti mamma orsa e l'orsetto Kum si stanno divertendo a giocare. Per fortuna il grande fiuto della madre riuscirà a scovare il cacciatore per tempo. Il resto è da godere insieme, magari leggendolo davanti a un caminetto acceso o all'albero illuminato dalle lucine.


Sempre in tema invernale, chi ha amato "La balena della tempesta", se non ha ancora preso il seguito "La balena della tempesta in inverno" di Benji Davies, edito da Giralangolo/EDT (qui la scheda), deve rimediare subito. Impossibile non amare il piccolo Nico, che vive in una casetta di legno in riva al mare del Nord insieme al padre, un grosso pescatore schivo ma affettuoso, e sei gatti. Tempo prima Nico aveva salvato una piccola balena e questa è entrata nel cuore del piccolo che non vede l'ora di rivederla. 


Ormai è giunto l'inverno e il mare si sta lentamente ghiacciando. Così quando il padre si imbarca sul peschereccio e non rientra di sera, il piccolo Nico, non ci pensa due volte e va a cercarlo. Una storia di coraggio e amicizia, un racconto struggente che ci tiene pagina per pagina con il fiato sospeso, fino al lieto fine. Cosa succederà al bambino? Riuscirà a ritrovare il suo papà? E la sua amica balena? Insomma, per rispondere a queste domande non dovete far altro che andare in libreria e acquistare subito il libro, se non lo avete ancora fatto (è uscito nel 2017 e ne hanno già parlato in molti).


Ultimo libro di oggi, sempre edito da Giralangolo/EDT (qui la scheda), è del grande Peter Brown "Il giardino curioso" (qui trovate anche una bella video recensione di Roberta Favia di Teste Fiorite), uscito nel 2018. Mi piace finire con questo albo che ha un messaggio ecologico meraviglioso, specie di questi tempi, in cui abbiamo assistito con emozione al discorso di Greta Thunberg, una ragazzina svedese di 15 anni, che ha preso di recente la parola al congresso Cop 24 parlando di cambiamenti climatici (qui il video). I bambini sono dunque il nostro presente e non solo il nostro futuro.


Questo albo fornisce un grande messaggio di speranza, e mi ha ricordato in parte "L'uomo che piantava gli alberi", di Jean Giono (un grande classico). Solo che qui i protagonisti sono due: un bambino che ama stare all'aperto, anche quando piove (classico bambino che piacerebbe ai tipi di Bambini e Natura, qui il link), sguazzando felice nelle pozzanghere, e un gruppo di piante selvatiche cresciute in mezzo a una ferrovia abbandonata. La trovata geniale dell'artista è che, grazie alla cura di Liam (così si chiama il ragazzino), le piante cominciano a sentirsi un giardino. Non un semplice giardino, ma un giardino "impaziente" con la voglia di "esplorare", e le piante iniziano a disperdersi sempre più lontano dai binari, alla scoperta di ogni angolo della ferrovia.


Più passa il tempo, più Liam diventa sempre più competente come giardiniere, e riesce a far riprendere subito le piante provate dalla pesante nevicata. Così il giardino curioso si espande in tutta la città, in ogni oggetto che trova lungo il suo "cammino" (che sia una macchina abbandonata o un cartello). Ma la cosa più bella è che non solo la città cambia, ma il bambino, con il suo esempio, riuscirà a far cambiare le persone. Questo messaggio è proprio nello spirito del Natale. Per questo lo raccomando come regalo da mettere sotto l'albero.

Questo albo lo dedico in particolare a Sara Vincetti, amante delle parole belle e dei piccoli cambiamenti quotidiani (come Giorgia Lo Giudice, Sofia Cecchin e Chiara Bernasconi), e a chi si occupa di piante, riuscendo a far vivere meglio le persone, come Nicoletta Caccia ed Emilio Bertoncini. E, naturalmente, a tutti gli amici di Bambini e Natura e di Educazione e Natura...

domenica 16 dicembre 2018

"Lupinella", di Giuseppe Festa, Editoriale Scienza


Quando ero studentessa alla facoltà di biologia, mi ero fatta assegnare una tesi sui lupi in Casentino. Iniziai a gennaio, quando metri di neve ricoprivano il paesaggio e la casa forestale che ci ospitava era gelida come un ghiacciolo. Avevo persino imparato a lavarmi i capelli con l'acqua riscaldata sul fuoco, (in un'atmosfera da vecchio far west), e a mettere su le catene da neve con la macchina inclinata.
Ho trascorso momenti meravigliosi - anche se poi ho deciso di lasciare - ma quello in assoluto più bello è stato quando mi sono ritrovata sola tra i boschi, nel silenzio ovattato dalla neve, caduta poche ore prima, a percorrere un sentiero appena attraversato da un piccolo branco di lupi.
Se torno indietro con la memoria, quella è una delle emozioni più grandi che abbia mai provato nella mia vita, e che mi fa ancora venire i brividi: l'idea di essere l'unico essere umano ad aver lasciato una traccia dopo i lupi.

Comprendo quindi, perfettamente, l'amore e la passione che ha Giuseppe Festa, e che si riflette nelle sue opere, perché questo connubio uomo-natura lascia tracce profonde nel cuore di una persona così sensibile come lui.


"Lupinella", scritto per Editoriale Scienza (qui la scheda), racconta "La vita di una lupa nei boschi delle Alpi" e contribuisce alla conoscenza di un animale per cui l'uomo nutre da sempre sentimenti contrastanti. L'opera è stata realizzata per diffondere anche il progetto europeo Life WolfAlps (volto alla conservazione e alla gestione a lungo termine della popolazione alpina del lupo) appena concluso. Qui il sito per ulteriori approfondimenti molto interessanti.


"Nasco a metà primavera, in una profonda tana scavata da mamma Brina.
Appena vengo al mondo, un'enorme lingua mi solletica il pancino. Mi accoccolo al calduccio vicino alla mamma e mi godo il dolce sapore del suo latte.
Che pacchia!
Poi, arrivano i miei fratelli.
Fine della pacchia.
Il primo a nascere, dopo di me, è Mugo. Mamma lo lava con un sacco di leccate lunghe e pazienti. Poi il mio forzuto fratello mi rifila un paio di robuste zampate sul muso, mi passa sopra, e si attacca alla mammella accanto a quella che sto succhiando io. E non basta ancora: poco dopo arriva Sasso, che si attacca all'altra mammella libera, stritolandomi contro Mugo. Per poco non mi soffocano!
L'ultimo della cucciolata è Mirtillo. Confuso, comincia a strisciare nella tana, è proprio impacciato. Sento mamma che si allunga per afferrarlo con la bocca e riportarlo al calduccio tra noi. O meglio, su di noi, visto che me lo ritrovo sulla testa. Ehi, fai piano!
Come inizio non promette bene."

Ecco il primo capitolo in cui si assiste alla nascita di Lupinella e dei suoi fratelli minori. Con parole calde e allo stesso tempo "scientificamente corrette" (ma essere mai "pedante" o troppo "tecnico) Giuseppe ripercorre la vita di una lupa dalla sua nascita al momento dell'abbandono del branco, con un racconto in prima persona che cattura subito l'attenzione dei lettori. Grandi o piccini che siano.


Mentre la crescita inizia, si scopre cosa succede progressivamente: dalla scoperta della vista (i lupetti nascono ciechi come i cani) alle prime incursioni fuori dalla tana, alla definizione del branco e delle relazioni. I mesi passano veloci, Lupinella cresce, e scopre la meraviglia degli ululati di mamma e papà (il sistema con cui i lupi comunicano nel branco, quando è distaccato, o con altri branchi)... scopre la "magia" della caccia e le prime "delusioni" (un fratello che si allontana dal branco). Con la crescita iniziano le difficoltà e i compiti, finché anche Lupinella non si trova pronta a percorrere la sua strada.


Alcuni box ben differenziati dal testo in cui compare quella che Festa chiama "la Lupologa" spiegano particolari della biologia e dell'etologia, ossia del comportamento degli animali, con curiosità e dettagli comparati all'uomo che fanno venire voglia di approfondire ancora di più.


In fondo al libro si trovano anche "I giochi nel bosco", proposte di attività da fare in natura per conoscerla meglio ed esplorarla.

Insomma, questo libro ci ha conquistati (e ci teniamo stretta la nostra copia autografata) il mio consiglio è di fare una sopresa a chi ama la natura e farglielo trovare sotto l'albero.


Ho avuto il piacere di ascoltare ben due volte Giuseppe Festa e ne sono rimasta affascinata. La seconda volta, per Avventure di carta 2018, grazie a Susi Soncin, ho avuto il piacere e l'onore di presentarlo. Sentirlo parlare di Natura e animali è un grande regalo, perché con grande empatia trasmette l'amore per questo mondo ancora tutto da esplorare e da proteggere.

sabato 15 dicembre 2018

"Il misterioso tesoro del nonno": laboratorio Babalibri a L'isola che non c'è




Sabato 15 dicembre, presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in viale Pasubio 5 a Milano, si è tenuto il primo laboratorio Babalibri (qui) nell'ambito del festival "L'isola che non c'è" (qui). Si tratta del primo dei quattro appuntamenti (una volta al mese da dicembre a marzo) rivolto a bambini da tre a undici anni: un viaggio fra parole e creatività, curiosità e fantasia e dedicato oggi al tema della "scoperta".


Nulla di più adatto quindi del titolo proposto tra gli albi della casa editrice milanese "Billy e il misterioso tesoro del nonno" di Catharina Valckx (qui), dove il criceto trova per caso una mappa che appartiene al nonno e decide di andare a cercare il tesoro insieme al suo amico Giancarlo, un vermetto rosa. Un'avventura in una sorta di miniera dove tra qualche spavento (che provoca fragorose risate tra i bambini) e una nuova conoscenza (la talpa Utopia, una vecchia amica del nonno), riusciranno a portare a casa in modo singolare il "prezioso" ukulele nascosto in un baule.


Dopo questa divertente lettura, i bambini e le bambine - e, visto che c'era posto, anche i papà - sono stati invitati a inventare la loro personale mappa utilizzando i materiali non strutturati (vedi post sul libro "Materie intelligenti" a cura di Monica Guerra, che ormai è il mio riferimento teorico, di cui ho parlato qui) che ormai caratterizzano e sono un po' la "cifra stilistica" del nostro modo di lavorare (dico nostro, perché insieme alle mie compagne di avventura Barbara Archetti e Cristina Zeppini, siamo ormai note come ABC: qui la pagina facebook per ora).

Come al solito esagero sempre un po' con le proposte, anche se oggi sono arrivata con solo uno zainone da montagna e un trolley (infatti quando qualcuno mi incontra pensa che parta per un viaggio... in effetti un viaggio per il mondo della fantasia). Comunque sono rimasta a dir poco estasiata dai capolavori che sono venuti fuori: opere di fantasia e ingegneria tridimensionale incredibili. Sono molto grata ai papà che si sono messi in gioco. Lo spirito del nostro lavoro è, infatti, anche di quello facilitare la relazione e rendere questi incontri un momento di piacevole condivisione tra genitori e figli. Per me è stato quindi bellissimo osservare prima lavorare separatamente papà e figli e poi vederli costruire una mappa comune.
Ecco quindi, poco sotto, una carrellata delle opere.

Posso solo dirmi felice di aver partecipato a questa nuova proposta culturale - in un ambiente caldo e accogliente - e mi è venuto un suggerimento, che vi butto lì. Perché non pensare di regalare per Natale ai vostri bambini o ai vostri nipoti o ai figli di vostri cari amici, un ingresso per una delle prossime date? Passeranno sicuramente una mattina, un pomeriggio o un'intera giornata speciale: si può scegliere tra tre proposte in contemporanea e stare anche nell'area dei travestimenti o della lettura. Che ne pensate? Sicuramente sarebbe un dono originale. Un po' di cultura non fa mai male.















venerdì 14 dicembre 2018

"Un silenzio Perfetto" di Antonella Capetti, Giovanna Zoboli, Melissa Castrillon, Topipittori



Incrociare sulla mia strada "Un silenzio Perfetto" scritto da Antonella Capetti e Giovanna Zoboli, con le colorate illustrazioni di Melissa Castrillon (edito da Topipittori) è stato un grande dono.
Da diversi anni sto riflettendo sul silenzio e sul suo significato, per cui trovare un albo illustrato che riesce a sottolinearne il valore immenso e oserei quasi dire "salvifico" per me è stata una immensa gioia. Chi mi conosce bene sa che sono una grande chiacchierona e a volte questa mia esuberanza può anche rischiare di essere vista come maleducazione e ha creato incomprensioni con alcune persone. Fatto sta che la riflessione sui "vuoti" e sulle infinite possibilità che porta il vero silenzio interiore è una continua ricerca che sto cercando di portare avanti.
Questo albo quindi me lo sono per ora goduto per me e lo consiglio come regalo da fare a Natale alle persone più care e sensibili e a bambini o ragazzini di una certa età che siano in grado di apprezzarlo.


Protagonista della storia è un grillo dalle guance rosse che vive in una teiera circondata da uno steccato di legno. Un grillo che di punto in bianco decide di non alzarsi ma continuare a dormire. La processione degli amici a invitarlo a uscire fuori è inutile e per lui quelle "incursioni" sono non solo faticose ma anche quasi "fastidiose". Gli altri non riescono infatti a capire cosa gli stia succedendo davvero. E forse, all'inizio, neanche lui.



Mi ha colpito molto l'immagine del grillo dentro la teiera, un'immagine che richiama in me quello che succede quando si ha la depressione. Una depressione che paralizza, che ti costringe a stare nel tuo "guscio" mentre la vita ti scorre frenetica accanto. Non so se fosse quello il messaggio, ma come si sa ogni libro, una volta pubblicato viene "letto" e "interpretato" dai lettori in base all'esperienza personale. 

L'unico che sembra capirlo è un vecchio coleottero - non a caso le persone anziane sono sagge e ne hanno passate di ogni - che gli sorride appena. Ma è un sorriso pieno di empatia perché per la prima volta il grillo si sente compreso, anche se ancora non sa cosa gli stia succedendo.
La presenza invadente degli amici invece ha un effetto contrario finché, miracolo, il grillo si trova da solo, anzi quando "tutti sembravano essersene andati. Era rimasto solo il silenzio. L'unica compagnia che desiderava".


La grande "trovata" di questo libro è che il silenzio viene presentato come una presenza visibile e "tangibile". Un silenzio timido che sta accanto al grillo facendogli pian piano ascoltare i suoi pensieri più intimi, rassicurandolo con i suoi sorrisi e sciogliendo pian piano quei "nodi" pesanti che attanagliavano il cuore del povero insetto. Un insetto che finalmente, grazie a questo grande amico salvifico, riesce a trovare dentro di sé la pace, riaddormentandosi per la prima volta felice "Pieno di sonnolenta voglia di vivere".
Missione compiuta. Una volta che uno ha ricomposto i pezzi dentro di sé e fatto pace con se stesso, non c'è più bisogno del silenzio. Si può ritornare alla vita di prima e agli amici di prima e non vivere più la loro vivacità e il fragore come un disturbo.

Che dire... un libro commovente. Da leggere e rileggere con attenzione e in profondità, per assaporare pian piano le parole. Per godere queste illustrazioni allo stesso tempo colorate e solari ma anche capaci di trasmettere i diversi stati d'animo del grillo.

Ringrazio mia mamma per questo regalo meraviglioso e le autrici per questo albo inaspettato.

giovedì 13 dicembre 2018

"Sogni con la coda", di Chiara Lorenzoni e Sonia MariaLuce Possentini, Lapis edizioni


Se avete un bambino o una bambina che ama gli animali, mi permetto di consigliare come regalo di Natale questo libro: "Sogni con la coda", di Chiara Lorenzoni e Sonia MariaLuce Possentini, uscito due anni fa per Lapis edizioni (qui la pagina facebook).

A parte le illustrazioni portentose e magiche di Sonia MariaLuce Possentini, premio Andersen per l'illustrazione nel 2017, le storie raccontate da Chiara Lorenzoni sono struggenti e invito chiunque a non rimanerne conquistato. Naturalmente, come ogni albo illustrato che funziona a meraviglia, illustrazioni e parole si fondono e si completano a vicenda lasciandoci a bocca aperta, pronti a sfogliare una pagina dopo l'altra.


Ecco che ci ritroviamo a scoprire le storie di Nina, Rollo, Teo, Lambru, Aramìs, Zak, Frida, Zoe, Killer, Ruben (l'unico a conquistarsi ben due pagine)...  sinceramente non si può scegliere tra tutti questi cani così diversi tra loro ma con lo stesso desiderio: quello di avere accanto qualcuno che dica loro "Staremo insieme per sempre". I bambini ci si ritrovano in queste storie, storie che lavorano sulla loro empatia, ovvero la capacità di mettersi nei panni degli altri.



E se esce un gridolino nel vedere la piccola Nina fare la nanna insieme ai fratellini, con i suoi sogni di latte, non si può non provare un pochino di tristezza per Rollo che pare avere tutto, ma è trattato un po' come un cane oggetto, un cane da salotto, mentre lui sogna di razzolare nel fango sporcandosi tutto (del resto, non capita così anche ai nostri bambini oggi giorno?).


Quello che mi ha impietosito di più, sarà per quegli occhi così languidi che dicono già tutto e che ti entrano dentro, fissando il cuore, o per aver già visto quello sguardo nel cane che ho avuto per quindici anni (Whisky, abbandonata due volte) è Teo.
La frase che mi ha colpita di più è "Teo non ha più un nome". In effetti, non avevo mai riflettuto così tanto sul fatto che i cani abbandonati perdono la loro identità e non sono più nessuno finché qualcuno non si accorge di loro. "Il cane senza nome sogna un nome tutto suo, nuovo di zecca, che profumi di casa". Leggendo queste pagine, su quante cose si può ragionare con un bambino? O che ripercussione possiamo avere noi adulti? Del resto questo si può metaforicamente riportare a noi uomini e a quello che succede agli orfani o ai bambini abbandonati.

E così il libro prosegue, portandoci altri esempi struggenti che ci fanno pensare a tante situazioni che accadono intorno a noi, e non solo ai cani, ma anche agli esseri umani.


Un albo dolcissimo, per niente lezioso o banale, ma ricco di parole e pensieri profondi e di illustrazioni così espressive, da guardare e riguardare. Noi ne siamo rimasti letteralmente conquistati. Poi, ho anche avuto la fortuna di avere una dedica speciale per i miei bambini da Sonia MariaLuce Possentini, che mi tengo stretta al cuore. Ora dovrò rincorrere e trovare anche l'autrice delle parole...