lunedì 30 marzo 2015

Istantanee dalla Bologna Children's Book Fair... e presentazione de "La mia famiglia", Bacchilega JR

Marina Petruzio, autrice di recensioni di albi illustrati per Luuk Magazine.

Oggi 30 marzo sono partita alla volta della Fiera di Bologna (Bologna Children Book Fair) insieme a Marina Petruzio, Luuk Magazine. I primi incontri sono avvenuti già sul treno, dove ho ritrovato Elisa Salamini, che insieme a Roberta Franceschetti ha ideato il portale Mamamò, un punto di riferimento per chi vuole essere aggiornato in tema app e tutto quello che ruota intorno al mondo digitale e ai nuovi media. Al punto accreditamento stampa abbiamo incrociato Loredana Farina, già editor per Coccinella, e Gianna Vitali, che insieme a Roberto Denti ha fondato la Libreria dei Ragazzi di Milano, ora collegata alla Casa editrice Il Castoro.

Dopo l'accreditamento, via subito alla presentazione del libro "La mia famiglia", scritto da Gianna Braghin e illustrato da Vessela Nikolova, edito da Bacchilega Junior (se non avessi conosciuto qualche tempo fa l'editor di questa casa editrice, Angela Catrani, forse non avrei saputo di questa presentazione).

Qui abbiamo potuto ascoltare la presentazione di Livio Sossi, professore di Storia e Letteratura per l’Infanzia all’Università di Udine e all’Università del Litorale di Capodistria (Slovenia), che ha raccontato come questo libro sia volutamente aperto alla famiglia, di qualsiasi tipo essa sia, ed è un'opportunità per parlarne e discuterne con i bambini. Sossi ha spiegato come questo albo esalti la diversità all'interno della famiglia. Ha anche ricordato come questo sia un tema di grande attualità - ha fatto riferimento al bruttissimo fatto di cronaca accaduto a Milano contro Lo Stampatello editore - insieme a quelli della sfera sessuale o delle religioni, ricordando come il libro di Michael Schmidt-Salomon e Helge Nyncke “Mi scusi, per trovare Dio?”, pubblicato dalla casa editrice torinese Asterios, che racconta l'ateisimo attraverso il meccanismo del realismo magico, sia stato censurato in Germania, passando invece indenne in Italia. Qui la vicenda. Ha spiegato come le censure possano essere di due tipi: quelle nelle fiabe e nei libri di testo in cui parte del testo viene tolto e compare la sigla "rid"=ridotto (caso eclatante quello de "I maschi non mi piacciono perché", "Le femmine non mi piacciono perché" e "Piselli e farfalline" sono tre albi Fatatrac pubblicati da Vittoria Facchini), quelle in cui invece un aggettivo viene "attenuato". Ha raccontato di come lui invece sia favorevole alle espressioni "colorite" nelle tematiche relazionali. Ha spiegato come questo albo abbia delle sequenze narrative che ne scandiscono il ritmo. In questo albo l'andamento testuale si "interrompe" nel momento di climax. Ha fatto l'esempio dell'espressione "stecchito", impiegato dal bambino protagonista per indicare "simile a stecchi". Il libro è vicino ai bambini perché racconta delle tematiche che avvengono in classe e non intende "bamboleggiare" con l'infanzia, ma avvicinarsi attraverso quello che fanno, la loro vita.

Vessela Nikolova ha tenuto a precisare che i disegni di bambini siano realmente disegni fatti da una bambina, ventre l'autrice Gianna Braghin ha detto che il linguaggio verbale le ha permesso di poter creare il sapore della libertà di espressione e ha ricordato come "i bambini abbiano la creatività sulla punta delle dita" .

Naturalmente mi sono portata a casa un autografo per i miei bambini.
Ho appena scoperto un bel post sempre su questo libro scritto da Pollon72 (Mamma Claudia e le avventure di Topastro) che potete leggere qui mentre sul blog di Vessela potrete vedere alcune tavole del libro e di qui accedere  al percorso progettuale tramite il suo profilo instagram.

Da sinistra, Carla Girando, Libraia, Francesca Tamberlani, Valeria Bodò e...
Dopo la presentazione è stato un susseguirsi di incontri, a partire da Francesca Tamberlani, Milkbook, Valeria Bodò - ideatrice insieme ad Ana Gutierrez Garcia e Alessandra Starace di Leggere insieme ancora.
Francesca Tamberlani si presenta ad Ada, Gallinevolanti.
Qui sopra, Ada e Angela parlano di Silvia, altra Gallinavolante, in dolce attesa :)

Finalmente ho dato un volto anche a Francesca Casadio Montanari, altra naturalista, blogger di La casa di Fra.

 Il muro degli illustratori ha sempre il suo fascino.

Finalmente, dopo un po' di peregrinazioni, ci siamo ritrovate con Franco Fornaroli, mitico bibliotecario della Biblioteca di Melegnano (che ho conosciuto in occasione della mostra sui Silent book al Muba di Milano, ne ho parlato qui) e Francesca Romana Grasso, pedagogista di Edufrog.
A sinistra, Franco Fornaroli, Biblioteca di Melegnano. L'abbracccio tra Marina Petruzio e Francesca Romana Grasso.
Il sorriso di Francesca Romana Grasso.
L'illustratrice Chiara Carrer.
Ho anche potuto salutare Chiara Carrer e vedere il suo ultimo lavoro (E' non è). Ricordo a chi non l'avesse ancora vista a Milano la mostra "Crisalidi" di cui ho parlato qui, aperta fino al 4 aprile.

Naturalmente non potevo non passare a salutare allo Stand di Babalibri, che sta per iniziare i festeggiamenti per il suo quindicesimo compleanno (a cui dedicherò presto un post a parte).

"Luna e la camera blu", di cui ho parlato qui, che ha appena vinto il Premio Orbil 2015.

... Per poi passare a salutare Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi, coraggiose editrici de Lo stampatello, che hanno ideato una mostra itinerante sulla diversità di cui ho parlato qui. PS: Piccolo uovo è finito nel catalogo dell'IFLA (Federazione Internazionale Biblioteche) dei 500 migliori albi illustrati del mondo, scaricabile qui (c'è anche Tararì tararera di Emanuela Bussolati)!

 Fare un salto allo stand di Ibby Italia :)
Incrociare in un sol colpo Maria Giaramidaro, di Oliverlab e conoscere finalmente dal vivo Elisabetta Cremaschi, mitica blogger di Gavroche (già che ci siete leggete il suo post sulla fiera).
Elisabetta Cremaschi, Gavroche.
Maria Giaramidaro, Oliverlab.

Perdersi tra gli stand della fiera...


...per poi incontrare i mitici Sualzo e Silvia Vecchini, sequestratimi subito da Paola Migotto (Ibby Italia), a destra.

Passare davanti allo stand di Carthusia, sperando di incrociare Emanuela Bussolati...

E per finire in bellezza, ascoltare la presentazione del bellissimo progetto "Ti faccio il filo", che ha visto tra i protagonisti anche la Biblioteca di Melegnano, presentato da Franco Fornaroli (a questo progetto voglio dedicare spero prossimamente un apposito post... capito Franco?).
Che dire, sono rientrata a Milano piena di colori e immagini e domani tornerò alla carica...

venerdì 27 marzo 2015

Mudec, il Museo delle culture, a Milano.



Apre oggi 27 marzo 2015, il Mudec Museo delle Culture nell'area ex-Ansaldo, via Tortona 56.

Da sinistra, Natalina Costa, Filippo del Corno e Marina Pugliese.
Dopo una gestazione di 12 anni, prende forma il progetto fortemente voluto dall'allora assessore alla Cultura e Musei Salvatore Carrubba e dal direttore centrale Alessandra Mottola Molfino. Anche se con alcune modalità differenti. Infatti, per garantire la sostenibilità economica del progetto, il Museo prevede una governance mista, con la partecipazione di un soggetto privato, Il Sole24ore, responsabile degli allestimenti temporanei, e del Comune di Milano, che si occuperà delle collezioni permanenti, il tutto con una "cabina di regia condivisa" come ha spiegato ieri alla conferenza stampa l'assessore alla cultura Filippo del Corno. Questo vuol essere un modello da tenere presente e osservare per il futuro. Le due mostre temporanee che inaugurano, "Africa. La terra degli spiriti" e "Mondi a Milano", sono parte del fitto programma di appuntamenti che caratterizzano il semestre di Expo. L'assessore ha sottolineato come sia la prima volta che una città che ospita Expo accompagni questo evento con una proposta culturale così ricca. Questo luogo delle culture, fortemente immaginato e sognato, vuole essere un punto di incontro, scambio e dialogo tra culture diverse.
Ne è la prova la convenzione con l'Associazione Città Mondo, costituitasi a partire dal Forum Città Mondo (sostenuto dall'ex assessore alla cultura Stefano Boeri) che rappresenta le diverse associazioni culturali delle società migranti presenti a Milano. Anche questo accordo tra Comune e un'associazione di secondo livello vuole essere un modello per il futuro. L'assessore ha concluso ringraziando in prima battuta Salvatore Carrubba, che ha dato il via al progetto con il concorso per la riqualificazione dell'area industriale Ansaldo (che qui produceva locomotive, carrozze ferroviarie e tram), sottolieando come le idee possano perseguire percorsi diversi da quelli orginali. Ha ringraziato anche Marina Pugliese, già direttrice del Museo del Novecento (qui una sua intervista), che ha esteso la partecipazione a un soggetto privato, quale IlSole24ore, attraverso un approccio costruttivo e dialogante. L'assessore ha chiuso sottolineando come questo modello di convivenza e relazione tra le culture veda nella Pace il suo elemento fondamentale.

Da sinistra, Filippo del Corno, Marina Pugliese e Michel Kofi.
Marina Pugliese, Direttore del Polo di Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Milano, ha spiegato come questo progetto "concepito visionariamente 12 anni fa da Salvatore Carrubba e Alessandra Mottola Molfino" dovesse fare i conti con la sostenibilità economica. Ha ribadito la centralità delle collezioni, che saranno visitabili attraverso un percorso permanente (su prenotazione). Lo spazio del Mudec, 17mila metri quadrati, è stato elaborato e condiviso con un soggetto privato ma il Comune mantiene la piena autonomia scientifica del patrimonio delle collezioni. Ha sottolineato il ruolo delle comunità presenti sul territorio nella rivisitazione degli studi post coloniali e l'importanza delle esplorazioni e delle collezioni private. Il cuore del museo ospiterà anche le associazioni che a ottobre costituiranno un comitato del Museo delle Culture. Un passaggio per me particolarmente significativo è stato quello di sottolineare come alla base di tutto ci debba essere la ricerca scientifica, in piena autonomia. E come da questa discenda anche la divulgazione, in un'ottica di inclusione. Marina Pugliese ha anche auspicato che sia mantenuto il dialogo con la contemporaneità, attraverso i settori di design e moda, e ha sottolineato quanto sia prezioso l'apporto di persone come Jolanda Ratti, conservatrice del Polo Arte Moderna e Contemporanea.
Ha concluso dicendo come questo sia un museo fecondo (diverse sono le mamme in attesa e neo mamme che hanno seguito il progetto!) e aperto al futuro. Come genitori come non esserne felici.

Da sinistra, Natalina Costa, Filippo del Corno e Marina Pugliese.
La parola è passata quindi a Natalina Costa, Amministratore Delegato 24 ORE Cultura, che ha sottolineato come la diversità sia la cifra stilistica distintiva di questo museo aperto non solo all'arte ma anche a tutto quello che ruota intorno alla moda. Ha anche spiegato che in questo caso Il Sole24ore abbia deciso di partecipare alla gara d'appalto in solitaria, senza costituire un'ATI (associazione temporanea d'imprese), per avere un controllo totale a garanzia della qualità, non solo per le esposizioni temporanee ma anche per l'area ristorante o per il bookshop dove si potranno trovare oggetti insoliti. Tra i partner sostenitori anche Michele Pontecorvo, Ferrarelle, Poltrona Frau (sedute bistrot e ristorante).

Da sinistra, Filippo del Corno, Marina Pugliese, Michel Kofi e Antonello Negri.
Michel Kofi ha ricordato come il Forum delle culture comprenda oltre 500 associazioni (Africa, Asia, America Latina, Europa) e ha spiegato che questo possa accadere solo in una città come Milano. Il Forum, che si è costituito per andare incontro alle "esigenze" di Expo, è stato fortemente sostenuto dai diversi assessori che si sono succeduti. Ha ricordato come sia una forma di "diplomazia parallela" a quella ufficiale, costituita dai corpi diplomatici e dai consoli, che stabilisce il contatto diretto, cercando di far valere i diritti delle comunità, che tanti attacchi hanno subito in passato. Il cammino di "interazione con la città" è partito da un comitato ristretto che desse consigli sul tema dell'intercultura per poi passare a veri e propri tavoli di lavoro. Uno dei temi affrontati dai tavoli di lavoro è stato quello del Museo delle culture, in cui il Forum ha creduto sin dagli esordi, iniziando uno stretto dialogo con i collezionisti presenti in città. Fino a creare un Forum delle associazioni di rappresentanza delle comunità migranti, a "rinforzo" delle fragilità delle associazioni (un tema molto sentito dalle comunità).
Filippo del Corno a questo proposito ha fatto un inciso importante: mentre in questi giorni il mondo non parla di cultura, questo spazio è dedicato alla celebrazione delle culture. Qui c'è la casa delle comunità migranti, che avrà proprio al Mudec la propria sede.
Inoltre, l'associazione lavorerà di concerto con il comitato scientifico del museo per formulare alcune proposte per lo spazio polivalente che siano in linea con la missione del Mudec. Tra queste ci sono già: la salvaguardia del patrimonio armeno (dialogo tra cultura armena e italiana), una conferenza congiunta tra la rappresentanza araba e indiana, la calligrafia come arte in Cina e Giappone, una selezione di 35 giochi di strada.

La conferenza si è conclusa con la presentazione delle due mostre da parte di Antonello Negri, membro del comitato scientifico della mostra Mondi a Milano. Culture ed esposizioni 1874-1940, e Claudia Zevi, curatrice della mostra Africa. La terra degli spiriti.


Qui il comunicato ufficiale del sito del Comune di Milano. Ecco intanto alcuni articoli scritti sull'argomento: qui, qui, qui qui.

martedì 24 marzo 2015

Crisalidi di Chiara Carrer alla Galleria Nuages


 
Rimarrà aperta fino al 4 aprile 2015 la mostra Crisalidi di Chiara Carrer, alla Galleria Nuages di Milano, inaugurata l'8 marzo, il giorno della festa delle donne. Sulla cartolina invito di presentazione, l'illustratrice e artista spiega "Il senso della mia riflessione sulla figura femminile è la crisalide. La crisalide come spazio in cui l'essere è intento a proteggere e a curare l'identità nella sua interezza, un essere in divenire la cui fragilità si trasforma in bellezza, forza e armonia. I luoghi di accoglienza e protezione della mia ricerca sono la crisalide, il bozzolo, il nido, la pianta, la casa, luoghi dell'identità in perenne trasformazione. Gli elementi naturali che accompagnano questi luoghi sono l'ombra, la terra e l'acqua. Questi elementi sono le radici fondamentali che per me rappresentano il mistero, l'oscuro, la rinascita dell'essere femminile."


In tutte le opere di Chiara Carrer in esposizione, che siano donne nel bozzolo o figure che emergono da fusti e radici o dai nidi, si sente un rapporto molto intenso con la natura (il suo ideale di vita sarebbe vivere sempre a contatto con la natura), frutto anche della meticolosa osservazione dal vivo degli insetti e dei loro nidi - ad esempio quelli delle vespe vasaie - a cui ha attinto a partire dal 2009 per creare i primi bozzetti. Questa ricerca sulla dimensione femminile, partita diverso tempo fa, ha iniziato a prendere forma a partire da La voce interna una narrazione per piccoli frammenti. Lo scorso anno l'artista ha sentito la necessità di cambiare supporto e dimensioni, scegliendo di lavorare su quadri. La sua opera ruota intorno al pensiero di donne avvolte o prigioniere di se stesse. La riflessione che ne scaturisce ha una connotazione sia positiva sia negativa: l'essere avvolte implica protezione, attesa, una pausa con la necessità di ritrovarsi. In effetti, dopo una profonda trasformazione nel bozzolo, le crisalidi prima o poi evolvono in farfalle.


La prima esposizione di Crisalidi è avvenuta l'8 marzo 2014 a Roma, presso Atelier. Il finissage della mostra si è concluso con un nuovo allestimento e la lettura delle poesie di Chiara Carrer lette da Enrico Di Troia. 

Alla mostra di Milano si possono vedere due quadri - che trovo interessantissimi - con sagome di donne sopra le quali si ritrovano frammenti di poesie, in parte velate, volutamente decifrabili solo in parte. Per chi la conosce come illustratrice, è interessante scoprire che scrive anche poesie. Chiara mi spiega che le parole per lei hanno "un ritmo e una musicalità", che le è venuto naturale e ha sentito necessario scrivere per fissare pensieri e riflessioni su quello che ruota intorno "alla dimensione femminile".



In esposizione si ritrovano quadri diversi, che sottolineano un percorso alla ricerca dell'identità, in cui l'artista ha attinto molto anche alla sua esperienza di donna e alla riflessione sul tema. Si passa dai quadri "a mosaico" in cui si riconosce anche la tecnica del collage per cui Chiara Carrer è molto nota ad altri essenziali, in cui è presente la potenza del gesto (la donna che ruota, quello esposto è l'unico di una serie di studi sul tema) o in cui compare il tema dell'ombra (una donna adagiata nell'ombra che quasi la racchiude e l'avvolge). Questi ultimi, più recenti, raccontano la sua evoluzione artistica.

Il contesto della Galleria Nuages è ideale per accogliere questi quadri che aspettano di essere osservati e contemplati in una luce soffusa. Per me poterli assaporare dal vivo è stato davvero emozionante. Naturalmente in ogni opera niente è lasciato al caso, anche lo sfondo giallo ha un preciso significato. Chiara spiega che da un lato voleva lasciare un messaggio positivo, sottolineando l'aspetto di pausa e riflessione e attesa di una trasformazione. Dall'altro, il giallo attira l'attenzione, indica pericolo, è collegato all'energia del sole. In questo modo i suoi quadri danno un senso di tempo sospeso, di immobilità.

La Galleria Nuages è aperta da martedì a venerdì (dalle 14 alle 19), il sabato dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19. E' chiusa durante i giorni festivi e il lunedì. L'indirizzo è via del Lauro, 10 20121, Milano.

PS qui sul blog dei Topipittori potete trovare un altro racconto su Crisalidi.

domenica 22 marzo 2015

Laboratorio a merenda... con i dinosauri


Domenica 8 marzo alla Feltrinelli RED di piazza Gae Aulenti sono stati protagonisti i dinosauri. L'incontro voleva essere anche un omaggio a Fabrizio Silei che con il libro CartArte (Artebambini) ha non solo ispirato ma reso possibile il laboratorio (non li avrei potuti fare tridimensionali o comunque in quel modo se non avessi letto e utilizzato il libro).
Per chi non lo conoscesse - io non lo conosco personalmente ma spero che accada prima o poi! - Fabrizio Silei è un artista a tutto tondo, come Emanuela Bussolati, per intenderci. Infatti ha ricevuto nel 2014 il premio Andersen come miglior scrittore "Per essere la voce più alta e interessante della narrativa italiana per l´infanzia di questi ultimi anni. Per una produzione ampia e capace di muoversi con disinvoltura e ricchezza fra registri narrativi diversi: dall´umorismo alla misura breve del racconto per i più piccoli, dall´albo illustrato al romanzo per adolescenti, dal progetto creativo ad un forte impegno civile. Per una costante e limpida qualità della scrittura." Oltre alle doti di scrittore, Fabrizio Silei ama molto lavorare con le mani e con gli attrezzi (e questo per me è l'aspetto più affascinante). Ha aperto uno spazio a Pescia, in Toscana, che si chiama "L'ornitorinco Atelier" dove mi piacerebbe prima o poi portare i miei bambini (che sono già fortunati visto che hanno un nonno artista, ma questa è un'altra storia) perché qui costruisce dinosauri, robot, trottole e molto altro.

Tornando ai dinosauri, per motivi organizzativi, non ho potuto far creare ex novo ai bambini i dinosauri, partendo da un loro disegno. E così mi sono messa a disegnare e intagliare sagome e zampe per averle pronte al momento dell'incontro in Libreria. Partendo quindi da sagome già pronte, i bambini e le bambine (una ventina), si sono sbizzarriti a "creare" la pelle dei dinosauri impiegando la tecnica del frottage e "addobbandoli" a seconda del loro gusto e in relazione ai materiali a disposizione che più incontravano il loro gusto. In questo caso l'apporto dei genitori, specie con i più piccoli, è stato determinante. In più, a mio parere, questi appuntamenti possono essere un bellissimo momento di relazione con i propri figli, un'occasione per stare insieme in modo diverso. Il numero di bambini ha consentito anche la relazione tra adulti e anche questo non spiace affatto.

Come consuetudine, prima della parte "operativa", dopo esserci presentati, abbiamo letto un bellissimo libro, che ho scelto dopo averlo "testato" con i miei bambini che lo hanno chiesto e richiesto all'infinito (tanto che, dopo averlo preso in prestito in biblioteca e tenuto per un mese, ho anche deciso di acquistarlo).  Anche al laboratorio ha entusiasmato molto. Si tratta de "Il Gigantosauro" di Jonny Duddle, edito da IdeeAli (marchio del gruppo Il Castello). Questo libro appassiona innanzitutto perché parla di dinosauri (e già sui bambini ha molta presa, ne ho parlato qui), in secondo luogo perché i protagonisti sono quattro cuccioli di triceratopo (Forzuto) parasaurolofo, anchilosauro (Codone) e brachiosauro. Il più temerario è Codone, che - quando le mamme mettono in guardia i cuccioli dal trovarsi vicini al temibile Gigantosauro - si mette in postazione per avvertirli del pericolo, solo che ogni volta avvista il dinosauro sbagliato.
Il libro gioca molto su due frasi che si ripetono ogni volta "Arriva il GIGANTOSAURO! Mamma mia! Veloci! Presto! Scappate via" per proseguire con "Ma no, non era il GIGANTOSAURO, e nemmeno un altro dinosauro spaventoso! E chi era allora? Ora Codone te lo dice... sei curioso?" che diventano un divertente tormentone, che ai bambini piace molto.
Come diverte molto anche che ci siano suoni onomatopeici sui quali si può giocare molto con la voce "THUD THUD THUD" o "STOMP!" "CRUNCH" "GNAM""MUNCH".

Per chi è rimasto fino alla fine, ho letto anche "Mi sembra di vedere un dinosauro" scritto e illustrato da Emma Dodd, un libro che amo molto, edito da Lapis. Si tratta di un albo che è adatto per bambini piccoli ma diverte molto anche i più grandicelli. Una sorta di caccia al dinosauro di notte. Tre cuginetti si avventurano in giardino per trovare tracce dei dinosauri, ma trovano un sacco di abitanti notturni. Il libro crea la giusta suspance, proprio quella che si ha quando si va in giro al buio in un posto sconosciuto, che cresce di pagina in pagina. Tutto giocato sulle paure che si possono avere e che con qualche risata possono essere scacciate via. Il finale poi è strepitoso, naturalmente non posso svelarlo. La mia copia è ormai consumata da quanto è stato letto e riletto. Lo consiglierei in particolare ai bambini che hanno paura del buio o della notte, per affrontarle in modo brioso.


Prima di passare alla consueta carrellata di lavori che completerò nei prossimi giorni (perché, non dimentichiamocelo mai, i protagonisti alla fine sono i bambini e le bambine che si cimentano nei laboratori), lasciatemi ringraziare tutti quelli che sono venuti (Cristian, Alessio, Tommaso, Martina, Martina, Federico, Alessandro, Alessandro, Sofia, Edoardo, Ada, Diego, Giuseppe...), in particolare Stella eil suo papà, che riceveranno il premio ad honorem per la costanza con cui hanno seguito #laboratorioamerenda dalla nascita (si sono persi da settembre 2014 solo qualche laboratorio), Francesco (Chicco) con papà Gianluca e mamma Delia, Dario con papà Jorma e mamma Elisa, che sono venuti appositamente nonostante la bellissima giornata, che invitava prepotentemente a stare all'aperto.

Vi ricordo che oggi alle 16.30 vi aspetto alla Feltrinelli Red di piazza Gae Aulenti per un viaggio tra il mondo dei Piripù...








sabato 21 marzo 2015

In tutti i sensi - Arte e tecnologia per la partecipazione


Lunedì 16 marzo sono andata all'Università degli Studi Milano Bicocca a "In tutti i sensi - Arte e tecnologia per la partecipazione", la prima lezione aperta sulla prospettiva inclusiva nell'ambito del corso di Pedagogia Speciale della Facoltà di Scienze della Formazione Primaria.

L'incontro era preceduto - per chi lo volesse - da un "assaggio" della mostra Sensoltre, un percorso sensoriale al buio tra quadri tattili realizzati dall'artista Giovanni Pedote, organizzato in collaborazione con Informatici senza frontiere. Questa associazione ha sviluppato un software in sistema NFC (near field communication - comunicazione di prossimità) che consente al passaggio davanti al quadro di captare il segnale e ascoltare la registrazione in audio, spiega la curatrice Emanuela Ferri  (nel video che potete vedere qui). Il senso della mostra è anche riportato in questo breve video esplicativo che potete vedere qui. Qui invece il video dell'esperienza a Bologna. 


A chi non ha avuto occasione di "toccare e sentire" in quadri in mostra consiglio di fare un salto a Torino alla Biblioteca civica Villa Amoretti, all'interno del Parco Rignon, dal 24 al 28 marzo. Qui troverete in esposizione 10 quadri. Il progetto è finalista al prestigioso premio Wsis (World Summit on the Information Society) 2015, il premio su comunicazione e tecnologia delle Nazioni Unite. E' candidato nella sezione C9 media che trovate qui. C'è tempo fino al 1° maggio per votarlo, basta andare qui. Il senso del premio lo trovate qui. Vi invito a votare per supportare un bel progetto e con l'orgoglio che sia portato avanti da italiani che vivono in Italia (di questi tempi ci vuole).

Da sinistra, Andrea Mangiatordi, Emanuela Ferri, Roberta Garbo, Andrea Rudelli e Roberto Andreoni.

La lezione aperta ha visto riuniti Roberta Garbo, docente di pedagogia speciale e pedagogia dell'integrazione, Andrea Mangiatordi assegnista di ricerca nell'ambito dell'accessibilità 2.0 e dei processi di inclusione e integrazione scolastica (ho avuto la fortuna di conoscerlo e sentirlo parlare al Digital Readers 4 nel 2013... e se non ci fosse stata quella occasione forse non ci sarebbe questo post ), il compositore Roberto Andreoni, la pianista e curatrice della mostra Sensoltre Emanuela Ferri, l'avvocato Andrea Rudelli, coordinatore della sezione Lombardia di Informatici senza frontiere. 


Progettare esperienze inclusive e innovative
Roberta Garbo ha introdotto il tema dell'incontro e tenuto le fila del discorso, con una riflessione profonda sul tema della sinestesia, ovvero una "contaminazione" dei sensi nella percezione. Da una parte infatti, si è dato modo ai partecipanti di avere un'esperienza tattile al buio (sinestesia di suono e percezione tattile) e di assistere a una performance artistica e musicale in diretta (di cui parlerò sotto), dall'altro si è cercato di far valutare come questi stimoli diversi possano avere una ricaduta nella costruzione di modi e mondi possibili. Ovvero la possibilità di far entrare questi strumenti a supporto della didattica. Non solo quindi adattare e trovare forme di partecipazione per chi ha diverse abilità, ma anche pensare a questi strumenti come una possibilità di apprendimento che si rivolge a tutti: in un'ottica inclusiva, trovare modalità innovative e differenti (wow!). Si tratta quindi di un esempio di proposta didattica inclusiva che ha a che vedere con una modalità di esperienza inclusiva. Progettare esperienze che provano a ridurre le barriere.

Arte, tecnologia e design
Andrea Mangiatordi ha mostrato diverse modalità di intreccio tra arte e tecnologia, a partire dall'esempio di Paul Smith, affetto da paralisi cerebrale, che ha trovato un suo modo di partecipare al linguaggio artistico, attraverso l'uso, inconsueto, della macchina da scrivere. Ha anche parlato dell'Universal design, ideato dall'architetto Ronald Mace, che ha proposto di progettare edifici a partire dai casi limite. Questi infatti, anche se sono meno probabili sono i casi più problematici; in questo modo un progetto può essere inclusivo e accessibile sin dalla nascita a ogni categoria di persone. 

Andrea Mangiatordi ha invitato a riflettere sull'impiego della progettazione universale anche per la didattica. Per spiegare meglio, ha usato un esempio calzante (in tutti i sensi!). Ha proposto di pensare di essere invitati a partecipare a una maratona e di poter indossare un paio di scarpe, tutte numero 37. In effetti, non tutti sarebbero a loro agio (io per prima, dopo due gravidanze sono passata dal 37 al 39!). Lo stesso discorso vale per la didattica. Se uso lo stesso metodo di insegnamento per tutti, sto "imponendo" qualcosa di simile. Di fatto è nato l'universal design for learning (Center for applied Special tecnology), una metodologia di costruzione dei contenuti didattici e per la progettazione di corsi che tenga conto delle differenze.

La teoria dell'apprendimento sulla ricerca neuroscientifica ci viene incontro. Il nostro cervello può essere "suddiviso" in tre reti di neuroni (le cellule nervose); il network di riconoscimento, che identifica e interpreta strutture ricorrenti di suoni, immagini, gusti, odori e sensazioni tattili, il network strategico, che pianifica, esegue e controlla azioni e abilità, il network affettivo, che valuta e stabilisce le nostre priorità sulla base delle nostre emozioni (se l'ansia tende a frenarci, l'euforia tende al contrario a spronarci). Quest'ultimo è quello più difficile da tenere sotto controllo.
Un uso sapiente della tecnologia può rendere la didattica convolgente, specie per le nuove generazioni.

Sensoltre
Emanuela Ferri ha spiegato come la sinestesia sia un incontro tra sensi diversi: nel percorso offerto da Sensoltre, ad esempio, udito e tatto sono messi in primo piano. L'accostamento e la fusione delle arti non è una novità, ma l'uomo ha cercato sin dall'antichità di mettere in contatto musica, canto e danza. La mostra di quadri tattili è partita da una richiesta di un gruppo di persone non vedenti che chiedevano di poter fruire dell'arte. Il progetto in realtà è subito diventato più ampio ed è stato pensato come una mostra per tutti, vedenti e non, per consentire a ciascuno di poter godere dell'opera d'arte partendo da una base comune, anche se con risultati diversi per ognuno. Inaugurata a Bari nel dicembre 2013, l'esposizione ha fatto poi tappa a Benevento e Bologna. Informatici senza frontiere sono stati più volte sia a Milano, Roma sia a Bologna ma per incontri o convegni sulla tecnologia (Tech4social Milano, Codeweek Roma, Tedx Bologna). Emanuela Ferri ha poi anticipato che alla fine della lezione avremmo vissuto un'esperienza di fusione tra pittura e musica.


Musica e tecnologia
Roberto Andreoni ha riflettuto come come spesso dai "cortocircuiti" di alcune situazioni si aprano opportunità che consentono miglioramenti in relazione alla fruizione, all'inclusività e all'accessibilità. Ha raccontato come per esempio negli Stati Uniti, dove lavora, sia obbligatorio che nessuno sia escluso, anche a livello del web. Quindi per esempio, un materiale fornito esclusivamente in PDF (non accessibile ad alcune persone con disabilità) è un "reato" punito con una multa "salata" (come mi piacerebbe che questo accadesse anche in Italia!).
Ha spiegato che impiega ormai per il suo lavoro di compositore la tecnologia, che rompe i confini temporali e spaziali. In effetti questo avviene anche in Sensoltre, dove l'arte visiva viene fruita in relazione a parole e musica che sono sincronizzate alla visita del singolo quadro. Quando il compositore pensa alla musica da comporre, oggi come oggi lo spazio tra pensiero e partitura è quasi annullato, diventa un unicum. Se la tecnologia è il mezzo di trasporto, l'artista è il manovratore. Oggi però, purtroppo, grazie ai software sempre più sofisticati, c'è una grande accessibilità (che è un bene), ma senza la consapevolezza e la conoscenza della grammatica e della sintassi musicale. Quindi se da un lato chiunque può creare musica, dall'altro si assiste a un appiattimento e impoverimento musicale. Certo, ora la tecnologia può anche tirar fuori cose interessanti da suoni "non nobili" (persino dalle pernacchie). Si assiste però al primato dell'editing sul composing. Oggi come oggi il copyright  assume un confine sempre più frastagliato. Il rovescio della medaglia è che la musica ha una sua tracciabilità, riconoscibilità e archiviabilità.

Roberto Andreoni poi sorpreso la platea suonando al pianoforte un accordo in giro di DO, spiegando che è alla base di molte melodie di canzoni odierne. Ha anche suggerito di sfruttare le possibilità offerte da youtube, che è una grande biblioteca virtuale.
Per concludere, ha fatto riferimento a Studio Azzurro (ne ho parlato qui in relazione alla mostra del Touring), che realizza esposizioni in cui si lavora sull'elemento sorpresa, sullo stupore e dove c'è una decontestualizzazione del linguaggio (es. soffio sulla piuma e qualcosa si muove alle mie spalle).
L'arte può essere dunque un ponte per nuove vie da esplorare. Forse, grazie alla tecnologia, oggi Beethoven potrebbe sentire e Bach vedere.

Informatici senza frontiere
L'avvocato Andrea Rudelli ha raccontato l'esperienza di informatici senza frontiere, che a partire da un'esperienza di supporto a un medico in Uganda, si sono trovati a operare anche nel Carcere di Treviso. In seguito, hanno aiutato i migranti o i rifugiati politici (Naga). Si occupano anche di creare facilitatori del linguaggio per persone con disabilità, per consentire loro di esprimersi. Ad esempio, hanno aiutato un gruppo di persone con sindrome di Down che hanno richiesto dei mediatori informatici per esprimere delle scelte.
Per la mostra Sensoltre si sono occupati di sincronizzare la musica e la voce in relazione alla vicinanza ai quadri tattili (un po' come avviene con le audioguide).
Ha concluso con un appello, invitando chi vuole a dare una mano, visto che operano su base volontaria: cercano comunicatori e formatori (non occorre essere informatici). La prossima riunione a Milano è il 24 marzo al Museo della Scienza e della Tecnologia. Maggiori info qui.

Prima di lasciare spazio alla seconda parte, Roberta Garbo ha riflettuto come sia interessante il nesso tra tecnologia e impegno umanitario e come l'impiego delle tecnologie in ambito artistico possa consentire sperimentazione non solo per allargare la base di fruitori ma anche dare la possibilità di "frequentare" quel confine. Anche nella didattica la tecnologia può essere d'ausilio per fare emergere i talenti, a seconda dell'orientamento e della direzione che si prende.


Quando la pittura incontra la musica: fusione tra le arti.
Nella seconda parte, l'artista Cinzia Fiaschi ha dipinto in diretta due grandi tele mentre Emanuela Ferri, al pianoforte, eseguiva in sequenza brani: "Venite con noi" (raccolta da Sentiero di Rovi, 1902) di Leoš Janáček, un racconto del compositore ceco che passando di fronte all'abitazione della sua infanzia ricorda con piacere e malinconia un motivo che si ripete come un carillon rotto; "In a Landscape" di John Cage, musica ipnotica e meditativa, che si "inviluppa" in un continuum di note;
un componimento di Tōru Takemitsu, dove si assiste a un intreccio tra musica orientale e occidentale e una riconciliazione con la natura e i quattro elementi.
Emanuela Ferri ha anche fatto riferimento al libro di Alex Ross, "Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo" (edito da Bompiani).
Di seguito una sequenza di immagini di Cinzia Fiaschi all'opera. Immaginatela dipingere mentre Emanuela Ferri suona al piano... forse con la tecnologia si può anche questo...

La lezione aperta era la prima: il prossimo incontro sarà l'11 aprile, dedicato a Baskin, un'esperienza di Basket inclusivo. L'ultimo sarà a maggio, dedicato a lettura e scrittura inclusiva.
Lasciatemi ringraziare Andrea Mangiatordi, Roberta Garbo ed Emanuela Ferri per la grande disponibilità dimostrata.