giovedì 2 novembre 2017

"Cosa saremo poi" di Luisa Mattia e Luigi Ballerini, Lapis edizioni


"Cosa saremo poi" di Luisa Mattia e Luigi Ballerini, edito da Lapis ha un incipit incalzante: una ragazzina di quattordici anni, Lavinia, ha tentato il suicidio dopo essere stata ampiamente presa in giro da un gruppo di compagni sui social. Ha lasciando traccia del suo gesto sulla bacheca di facebook scrivendo "E adesso sarete contenti...": lo scopriamo attraverso il "parlottio" concitato dei ragazzini che si premurano di cancellare al più presto le tracce delle loro conversazioni su whatsapp per non avere "grane". In mezzo a questi scambi dal tono spavaldo e quasi eccitato emergono, per fortuna, anche due sguardi che si intercettano, di interlocutori che sono decisamente imbarazzati e dispiaciuti.

Già da subito, in questo romanzo "corale", scopriamo voci, atteggiamenti e comportamenti di persone che, di fronte a questa violenza perpetrata contro una ragazzina (un caso di cyberbullismo), fanno scelte diverse. 

Diciamolo subito: gli adulti in questo libro non fanno una grande figura e appaiono totalmente incapaci di affrontare questo avvenimento come un momento di riflessione a livello sia collettivo sia personale/familiare. Imbarazzati e quasi del tutto impreparati, come nel caso dei professori o del preside, che si sentono in dovere di "predicare", di fare "quello che si deve" (es. un incontro con la polizia postale), senza però andare oltre la superficie; distratti e inconsapevoli dei rischi delle nuove tecnologie, come alcuni genitori che non cercano di ascoltare o comprendere i propri figli - sicuramente in una età difficile e impenetrabile - vivendo nella certezza che sia sempre colpa degli altri ragazzi. Oppure, capaci di dare solo punizioni temporanee - come accade ai genitori di Federico, detto Falco, il bullo di turno - che lasciano il tempo che trovano, perché di fatto non indagano le cause, non hanno il tempo (o la voglia?) di chiedere come si senta il proprio figlio e, soprattutto, di mettersi in discussione.

Nel caso dei ragazzi, i due autori ci prospettano un ventaglio di possibilità, scavando dentro le singole storie di ognuno.
La protagonista si racconta attraverso dialoghi interiori (poco importa se siano riflessioni ad alta voce o pensieri appuntati su un diario) e ci consente di scoprire pian piano cosa l'ha indotta a compiere quel gesto: una ragazza che, come tante della sua età, è un po' più rotonda del previsto e che ingenuamente attribuisce alcuni gesti del belloccio della scuola (Falco) come apprezzamenti senza rendersi conto che questi ha trovato un modo per denigrarla pubblicamente. Ne emerge tutta la fragilità delle nuove generazioni, per cui la comunicazione sui social è più reale dei gesti e delle parole dette dal vivo, di quanto l'immagine sociale diventi pregnante e si faccia di tutto per stare "sulla cresta dell'onda", senza capire fino in fondo quali conseguenze si possono pagare. Finché non cadi nella trappola. Una trappola che amplifica i gesti fino a farli diventare insopportabili. Lavinia ha affrontato tutto questo: si è bruciata, è "caduta" ma, per fortuna, riesce anche a scoprire con fatica un modo per ritrovarsi, grazie a rapporti finalmente reali e concreti (es. una guida esterna: perché i ragazzi hanno bisogno di riferimenti adulti) e all'esperienza rigenerante del teatro.

Accanto a lei ci sono tanti altri ragazzi: c'è chi, come Jeijei e Vera, inizia a sentirsi in colpa perché di fatto si rende conto che anche il silenzio ha un preciso significato, perché "anche non fare è fare". A una sempre maggiore consapevolezza di quello che è accaduto seguono piccole azioni che faranno prendere le distanze dalla "massa" e cercare un riavvicinamento con Lavinia.
E se Lavinia riacquista sempre più "forza" (interiore) - questo è il messaggio positivo del libro che ci lascia la speranza che rialzarsi sia possibile, anche se con dolore - il bullo Federico, detto Falco, emerge in tutta la sua fragilità - che nasconde dietro alla sfrontatezza - una fragilità che lo farà diventare a sua volta vittima perché non trova nella famiglia un'ancora di salvezza. E perché si ritrova solo, avendo, di fatto, costruito "un castello di carta", abbandonato da tutti i cosiddetti "amici", che pian piano prendono le distanze per non compromettersi a loro volta.

Un romanzo non solo per ragazzi ma anche per chiunque voglia riflettere su temi così delicati. Un libro che è stato inserito nei White Ravens 2017, una selezione della migliore produzione internazionale secondo la Internationale Jugendbibliothek di Monaco di Baviera.

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