sabato 31 luglio 2021

L'anno che non ho compiuto gli anni, di Beatrice Masini e Angelo Ruta, Carthusia




Da piccola ho sempre avuto paura dei temporali, specie in campagna, quando la luce andava via improvvisamente e, dall'unica finestra senza antoni, si vedevano i lampi squarciare il cielo. Ora che sono grande, osservo mio figlio avere la mia stessa paura e chiedere quando smetterà. La paura accompagna la nostra vita come un compagno silenzioso e in natura è utile per salvarsi da un pericolo imminente.

Certo, non è facile affrontarla, specie se è qualcosa di nascosto, che arriva improvvisamente e ti pervade, quasi paralizzandoti. Non ho mai creduto nei libri medicina, che aiutano a risolvere un problema, ma leggendo l'albo "L'anno che non ho compiuto gli anni", di Beatrice Masini e Angelo Ruta, edito da Carthusia (qui), non ho avvertito questa sensazione, anzi. L'ho letto prima da sola, poi con Andrea e lo abbiamo amato molto. Proverò a spiegarvi perché.

"L'anno in cui non ho compiuto gli anni è stato quell'anno che sono rimasta molto tempo in casa, perché fuori c'era Qualcosa e noi non ci fidavamo ed era meglio stare dentro." Inizia così la storia di una bambina, che siede sul davanzale interno di una finestra a guardare fuori, mentre la sua stanza è piena di cose meravigliose (tra cui un Piripù appeso, subito scovato da noi appassionati... per saperne di più vi invito a leggere qui). Questa bambina sospesa è una persona in attesa di qualcosa, in cui molti di noi possono ritrovarsi - non solo i bambini. Il terrore ha invaso improvvisamente le nostre vite e ci è sembrato che tutto si fermasse. Forse tante cose si sono fermate, si sono trasformate, sono cambiate, anche se la vita scorreva egualmente. E, forse, noi adulti non siamo stati in grado di proteggere o supportare abbastanza i nostri figli (parlo per me che sono madre, ma penso anche a un educatore o a chi ha a che fare con i bambini o i ragazzi) o pensare che fossero in grado di farcela da soli. 

L'immagine che viene in mente quando si ha paura è spesso quella del ladro. Anche io ho fatto molti sogni con i ladri o personaggi che mi rapivano. Forse il ladro è l'immagine di qualcuno o qualcosa che ti ruba qualcosa di prezioso...

La protagonista inizia ad avere paura di questo ladro che si insinua pian piano nella sua vita ma ha paura di parlarne con la mamma. Un ladro che "Veniva la sera, piatto e sottile come un foglio."

Quando sei solo ad affrontare una paura questa si ingigantisce sempre più, prende spazio nella tua vita, specie se hai poco da fare e diventa un chiodo fisso.

Per fortuna, la bambina protagonista è una lettrice, piena di fantasia, e affronta il suo ladro con coraggio.

Non posso naturalmente raccontare tutta la storia ma posso dirvi che ho amato le illustrazioni per i rimandi ad altri albi o a personaggi preziosi, per le parole, per questa "nenia" che si ripete e che acuisce questo "tormentone" che invade a volte le nostre vite. Sì, perché a volte la paura fa scattare qualcosa di incontrollabile. Ma questo libro, come una fiaba, ci mostra che ci possono essere dei "cattivi" e anche delle difficoltà da affrontare, ma come tutte le fiabe che si rispettino la protagonista alla fine ne uscirà vincente e, soprattutto, trasformata.

Un bellissimo messaggio per rilanciare le nostre paure e raccontarle a voce alta, sicuri che ci sarà qualcuno pronto anche solo ad ascoltarle. Che dire, se non, buona lettura.

giovedì 29 luglio 2021

Diario naturale




29 luglio, ore 18
Caro bosco mi sei mancato tanto. E dopo alcuni giorni sei diverso. Sarà perché il muschio con la pioggia è diventato vigoroso e rigoglioso e di un verde più intenso non solo sul fusto degli alberi ma anche sui muretti a secco.
Ho vagato curiosa senza sapere dove sarei arrivata. Ho sentito un tamburellare leggero e ho avvertito che ci fosse un picchio. Poi un garrulo chiacchiericcio delle ghiandaie. 

Ho esplorato immersa scoprendo da dove si origina il riccio della castagna. Non avevo stranamente mal pensato che fosse legato all'aumento pendulo e pensato che solo un fiore venisse fecondato. 

In terra tante foglie ingiallite e i ricchi verdi e piccoli ancora morbidi. E ancora tantissimi funghi, licheni su un albero a creare disegni ramoficati. Le radici piegate come delle ginocchia e gambe a sostenere la pianta tra i muretti a secco.
E lungo il greto del piccolo rivolo le impronte di ungulati. Chi sarà passato di lì?

 
Infine, sulla via del ritorno, eccolo! Un capriolo femmina che brucava nella radura al sole. Mi sono fermata a osservarla per un po" e la vedevo con una zampa alzata. Ho temuto fosse ferita ma poi è rimbalzata con eleganza nascondendosi. E quando mi sono avvicinata un po' si è dispersa nel pratone al tramonto.
Che spettacolo.
Ma ancora non era finita... mentre cercavo l'alula di ghiandaia persa per strada ho trovato una exuvia di serpente che deve essere mutato tra i nostri tronchi a fianco a casa. 

E su una foglia traforata ho scoperto un minuscolo bruco. Felicità



24 luglio alle ore 21

Il sentiero è un continuo gocciolio. Dalle fronde degli alberi piove. Una civetta canta timidamente poi smette. Sally accanto a me alita. Forse l'avrà sentita?
Nonostante la pioggia le zanzare ronzano intorno ma io procedo. Respiro i profumi dell'estate




23 luglio 

ore 21:31 ·
Il rintocco delle campane, il fruscio strano delle foglie non secche che cadono di schianto. I grilli. Inizia la nostra avventura al calar della sera tea le sagome scure degli alberi. Evviva. Un po' di fresco ci accompagna.

ore 22:03
Le zanzare vengono a banchettare sul mio corpo. Intorno l'ultimo rintocco rosa del sole prima che spunti la luna. Sono nel pratone immersa nel profumo dei prati e tra campanacci e ululati di cani. C'e ancora luce e anche quella rossa dei freni di una macchina che si avventura nel sentiero. Le sagome nere degli alberi e il canto dei grilli. Mi immergo in profumi e suoni che sanno di libertà.





22 luglio
Sono le 22 passate e abbiamo camminato nel buio del bosco. Un sentiero, interminabile intrico di rami e ragnatele. Le grida dei grilli e delle cavallette in amore. Poi siamo sbucati in un prato che profuma di erbe selvatiche. Dove si staglia una Luna abbagliante e giallo oro. Sopra la cima di un monte.

 

Nel bosco abbiamo udito le fragili grida di due civette. Saranno stati i piccoli? Era vicino alla casa diroccata. Ora torneremo ancora nei boschi di castagni e chissà se udremo gli abbai dei caprioli. Ora solo i campanacci delle mucche mi allietano e hanno il sapore si casa e radici. Sono felice anche così. Mi basta poco. O forse è molto.


C'è qualcosa di magico nel camminare di notte, illuminati da quell'enorme faro che è la Luna. Passare senza timore nelle pozzanghere create dal temporale del mattino, ascoltando il gracidio delle rane e i campanacci delle mucche. Poi inoltrarsi nel bosco sempre più buio e fitto. Affidarsi a tutti i sensi, per ritrovare il sentiero di sempre, che sembra lungo e interminabile. Godersi le sagome scure degli alberi che sembrano uscite da Lupo nero di Antoine Gallouppé. Sentire il vocio delle civette e il caldo appiccicarsi addosso. Camminare sicuri nonostante tutto, sapendo che si rientrerà a casa, ritrovando il profumo del prato prima di entrare. Buonanotte ai sognatori


21 luglio

Se questo è l'anno di una o più specie lo chiamerei l'anno dei cervi volanti e dei caprioli. Il primo purtroppo l'ho trovato morto lungo il sentiero e spero che abbia fatto in tempo ad accoppiarsi. È così bello e intatto. 
Oggi sono strani gli incontri cercando di deviare le ragnatele. 

 

Strani esseri gialli sui tronchi morti (la mia amica Sybille Kramer mi ha rivelato essere protisti #slimemold! ... da ignorante pensavo a funghi)


molte piume, foglie colorate e altri dettagli che regala questa passeggiata sempre uguale e sempre diversa.






ore 19

Assisto emozionata e chiedo agli esperti. Per caso è una femmina e sta deponendo le uova?
Mi risponde di getto il fotografo e naturalista Marco Colombo (qui sito) dicendomi che si tratta di un esemplare di Prionus coriarus, poi la conferma arriva anche dall'entomologo e conduttore di Geo Emanuele Biggi (qui bio e info qui). La fortuna di conoscere gente competente e gentile!


ore 03.20

Stasera anzi stanotte (sono le 3.20) è impossibile riprendere sonno. Ho provato ad alzarmi e fissare alcuni pensieri. Niente.
Ho provato a passeggiare... ho sentito l'erba bagnata intorno nonostante gli stivali alti mentre procedevo nel prato guidata dalla luce delle stelle nascoste tra le nuvole.
Poi richiamata dal suono di una civetta ho provato ad addentrarmi nel sentiero che porta al bosco e mi sono mezza persa. Mi sono accoccolata in silenzio ad ascoltare i rumori lontani dei cani e delle mucche al pascolo. Poi qualcosa di grande. Pensavo fosse Sally ma a posteriori penso sia un capriolo. Si è accorto all'ultimo della mia presenza e io di lui. Curiosità e spavento reciproco e si è volatilizzato portandosi dietro il suo grande peso. Forse era una femmina chissà. È stato un lampo ma anche un'emozione forte. Poi poco altro se non il rumore delle foglie che cadevano ogni tanto e i grilli che ancora risuonano nella testa. Ho provato a camminare a caso nel buio. Unico rumore quello della mia compagna di avventure che mi stava accanto. Entrambe mezze perse senza capire dove fossimo. Penso di avere girato in tondo perché quando ho deciso di accendere la torcia per un attimo magicamente mi sono ritrovata sul sentiero lungo la via di casa. C'erano tante limacce rosse in terra. E un po' di fresco.
In casa ora non si respira dal caldo e forse per quello mi sono svegliata.
Ora una tisana ristoratrice spero mi darà il conforto necessario al mio stomaco per tornare a letto. Il profumo dell'alloro.
Ancora nella testa che sembra ritornata dai suoni leggeri e fastidiosi delle zanzare che si avvicinano a disturbare la quiete i suoni dei cani e il rintocco dell'orologio mentre la casa è assopita.

20 luglio

Di ragnatele piccole e gigantesche, a rete e a imbuto, di felci più alte di me, di qualche cosa simile ai funghi sul tronco marcescente. Di passi che scricchiolano e foglie che rischiano, ragnatele che si appiccicano e lingue che penzolano. Di boschi secchi e sete. Di umidità addosso. Di penne perse o abbandonate. Meraviglie da scoprire passo passo. Ogni volta uguali ogni volta diverse



19 luglio
Camminare nel bosco sentendo i piedi che fracassano il legno morto. Molto rumore. 


E schivare le ragnatele appiccicose che non si intravedono se non controluce: rovinare per sbaglio i capolavori e le fatiche dei ragni e chiedere scusa. Ma è quasi possibile passare evitandone tutte. 

Accanto alla casa in rovina trovare prima l'alula di una ghiandaia, tesoro prezioso per ogni naturalista, 


e poi una ragnatela impregnata di mosche. Un lauto banchetto. 


Poi immergersi nei prati assolati che profumano di fiori selvatici ed essere grati nonostante il caldo e le zanzare e tu che arrivi all'improvviso felice con la lingua a penzoloni. Cosa ci aspetta ora?

mercoledì 21 luglio 2021

SEDIMENTI alla Riserva Naturale del Monte Mesma


Sabato 17 luglio ho partecipato con Andrea a un bellissimo incontro realizzato dalla associazione Mastronauta (qui) e ideato e curato dal musicista Edoardo Sansonne e dalla coreografa Elisa Sbaragli.

Da sinistra, Andrea Ruschetti, direttore Mastronauta, Elisa Sbaragli ed Edoardo Sansonne.

I partecipanti sono stati invitati a entrare nel bosco e cercare di esplorarlo con diverse modalità, sempre più intense, per riuscire a coglierne diverse sfumature. 

Se inizialmente ci siamo guardati intorno, pian piano abbiamo sempre più preso coscienza degli spazi antropici e di quelli naturali e del loro punto di incontro. Siamo stati invitati a osservare un punto particolare e a esplorarlo a fondo. Io sono stata incuriosita da un sasso del muretto a secco circostante, scelto da due specie di licheni come luogo di crescita.





Ognuno ha esplorato il suo macrocosmo sia in base alle indicazioni di Elisa ed Edoardo, sia in base al suo sentire. Io prima l'ho osservato, poi l'ho cercato di trasferire su texture, poi disegnato. Sono in seguito passato a esplorazioni più ravvicinate, lasciandomi guidare dal tatto e dall'olfatto, per poi riportare su carta le mie impressioni.


Dal canto suo Andrea ha scelto un'edera che stava avvolgendo un sasso e dopo averla disegnata ha espresso considerazioni decisamente più filosofiche delle mie.







Il tempo è passato senza che ne accorgessimo e pian piano il bosco ci è "entrato dentro", coinvolgendoci emotivamente sempre più. Inoltre, da un gruppo di persone estranee si è creata una relazione sempre più intensa con gli altri, sia grazie agli esercizi da condurre, sia alla magia del contesto in cui eravamo immersi.


Ci siamo spostati in un'altra area all'interno del sentiero Verde Vivente (qui e qui), incontrando un ponte antico, dove in passato siamo stati più e più volte durante i nostri campi residenziali di Dragolago. Mai però mi ero soffermata a osservarlo con altri occhi, incontrando lo sguardo della natura in relazione con il paesaggio antropico. Mi sembrava di essere altrove, in uno spazio senza tempo, una sensazione davvero intensa ed emozionante.

Abbiamo letto alcune riflessioni sul "terzo paesaggio" dell'architetto paesaggista Gilles Clément e sullo "spazio residuale" (uno spazio in attesa, ingabbiato in una condizione di sospensione temporale , un po' come la sensazione che personalmente ho provato in questa esperienza intensa). Poi siamo stati invitati a farci coinvolgere in un'attività di brainstorming, lavorando su alcune parole, lasciandoci condurre anche dalle sensazioni provate e dal paesaggio che stavamo vivendo e osservando.




foto di Andrea Ruschetti.


Andrea nel frattempo, ha ritirato fuori la sua anima da entomologo (non a caso è stato soprannominato "InsettaJones... qui qui qui qualche avventura quando era più piccolo), ritrovando un altro cervo volante di cui ho avuto modo di parlare poco tempo fa qui.



Gran finale alla cava di porfido


Ci siamo poi trovati nell'area dove un tempo esisteva la cava di porfido, resti del super vulcano della Valsesia e ora la roccia rossa emerge in tutta la sua bellezza. Qui siamo stati invitati a procedere seguendo una linea retta, in modalità differenti e sempre più coinvolgenti. L'energia provata è stata davvero incredibile e alla fine mi sono sentita in completa sintonia con le persone con cui stavo vivendo questa esperienza.








Foto di Andrea Ruschetti.

SEDIMENTI



SEDIMENTI nasce da un’idea del musicista Edoardo Sansonne e della danzatrice e coreografa Elisa Sbaragli, in collaborazione con il tecnico intermediale Fabio Brusadin. Si tratta di un progetto di ricerca multidisciplinare in cui interagiscono: la danza, la ricerca sonora e il video. Il lavoro, che prende spunto dal Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Clément (qui, qui), nasce dal bisogno di scoprire l’identità di quei luoghi transitori e indecisi descritti nel libro: gli spazi residuali, la cui genesi deriva da scelte operate dall’uomo ma la cui evoluzione è affidata ai tempi e alle regole della natura; lo spazio incolto tra due edifici, il bordo di una strada, una fabbrica abbandonata. Si possono tuttavia ritrovare all’interno di aree boschive, dove l’attività umana cessa di esistere per lasciare nuovamente spazio alle dinamiche naturali.

L’approccio al lavoro è quello esercitato dalla figura del giardiniere che Clément descrive nel libro: una figura che osserva, studia e cataloga. SEDIMENTI attiva un processo di archiviazione di materiali visivi, sonori e corporei nei luoghi residuali prescelti allo scopo. Questa attività è fondamentale per conoscere e tradurre nei linguaggi del contemporaneo i meccanismi che governano questi spazi in costante divenire. Partendo da una metodologia di raccolta dati prevalentemente scientifica dalla teoria fino alla ricerca sul campo ci interessa proporre allo spettatore un’esperienza che nasca da un’attenta riflessione sull’ambiente residuale, sulla sua identità transitoria ed indecisa.

Il dialogo tra le diverse discipline messe in campo genererà diverse tipologie di rappresentazione e fruizione artistica: laboratori, installazioni, mappatura virtuale, tavoli di riflessione e performance (site specific e non).

Al momento il progetto è ancora in fase di studio e di ricerca sia teorica che sul campo. A giugno e luglio è stato possibile svolgere un primo periodo di residenza in natura presso la Riserva Naturale del Monte Mesma vicino al Lago d’Orta e proporre il laboratorio SEDIMENTI LAB - percorso esperienziale di percezione degli spazi residuali presenti in natura, grazie al programma residenziale promosso dall’Associazione Culturale Mastronauta all’interno del progetto Verde Vivente: un nuovo percorso di educazione civica ambientale in ambiente boschivo all’interno della Riserva Naturale del Monte Mesma ideato e curato da DragoLago e dall’Associazione Culturale Mastronauta, in collaborazione con l’Ecomuseo Cusius, Comune di Ameno e con il sostegno dell’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, Fondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria Novarese. 

La prossima tappa di residenza sarà dal 24 al 31 luglio a Forte Marghera ospiti di Live Arts Cultures (qui). L’11 settembre sempre a Forte Marghera al Festival Venere in Teatro organizzato da Live Arts Cultures sarà presentata uno studio del lavoro, una performance site specific e verrà proposta una masterclass il giorno seguente.


Paola Giroldini cura per Dragolago il progetto Verde Vivente.


Informazioni utili


SEDIMENTI
di e con: Edoardo Sansonne ed Elisa Sbaragli
musiche di: Edoardo Sansonne
video, disegno luci ed interazioni: Fabio Brusadin
Movement Coach: Rosita Mariani

SEDIMENTI è prodotto da DanceMe (Perypezye Urbane) con il sostegno del MiC - Ministero della cultura, coprodotto da Festival Venere in Teatro organizzato da Live Arts Cultures e supportato da Mastronauta Omegna.

Verde Vivente

L’iniziativa fa parte del programma residenziale promosso da Mastronauta Omegna (qui) per arricchire le modalità di esplorazione di Verde Vivente, nuovo percorso di educazione civica ambientale in ambiente boschivo all’interno della Riserva Naturale del Monte Mesma ideato curato da DragoLago (qui)  e dall’Associazione Culturale Mastronauta, n collaborazione con l’Ecomuseo CusiusComune di Ameno e con il sostegno dell’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago MaggioreFondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria Novarese.