venerdì 29 aprile 2016

"Leonardo da Vinci. Il Genio a Milano": al cinema dal 2 al 4 maggio, in 250 sale.


Uscirà il 2 maggio, in occasione della sua scomparsa nel 1519, il film/documentario molto atteso "Leonardo Da Vinci. Il Genio", per la regia di Luca Lucini (famoso per diversi film e spot, qui link) e Nico Malaspina (qui link). Gli appassionati di questo personaggio geniale noto in tutto il mondo, potranno assistere alla proiezione dal 2 al 4 maggio in 250 sale italiane. La distribuzione è prevista in Cinquanta Paesi, a partire dagli USA dove è già uscito (ma tra un mese sarà presente nei cinema indipendenti), America Latina, Europa dell'est (in italiano sottotitolato con lingua del Paese ospite). 

Un piccolo capolavoro italiano prodotto da Rai Com, Skira, Codice Atlantico, con la partecipazione di Maremosso, in collaborazione con Pirelli e Confagricoltura, che vede ancora protagonista Nexo Digital (qui il link al film e alle sale), che ha studiato una strategia vincente. Infatti, pur lavorando sulla distribuzione di opere di nicchia, sta riscuotendo un successo insperato. Tanto per dare qualche dato, #Amleto (ne ho parlato di recente qui) ha portato nelle sale 11mila giovani fan che hanno trascinato le mamme a vedere il protagonista Benedict Cumberbatch... Tra l'altro vi consiglio di tenere d'occhio la pagina facebook qui di Nexo Digital, non solo ci sono tanti progetti in più di cui non riesco a parlare, ma anche perché viene aggiornata con le repliche (per esempio anche quella relativa a "Hitchcock Truffaut" di cui ho parlato qui).

Il regista Luca Lucini nei cortili di Santa Maria delle Grazie.
© Giovanni Hanninen per Codice Atlantico
Al cinema con i protagonisti
Questa edizione è stata speciale ed emozionante, perché per l'anteprima al cinema Arcobaleno di viale Tunisia 11 a Milano c'erano in sala sia i due registi Luca Lucini e Nico Malaspina, presentati e introdotti da Luana Solla, ufficio stampa di Nexo Digital, che ha ricordato che l'evento si inserisce all'interno della rassegna "La grande arte al cinema" (da novembre a giugno, una kermesse che ha portato finora al spaziare dal Teatro alla Scala a Goya, da Renoir a Monet, quest'ultimo arriverà nelle sale il 24 e 25 maggio) e rappresenta uno degli eventi più importanti della stagione. Luca Lucini si è occupato principalmente della parte di fiction, mentre Nico Malaspina della parte documentaria. In sala erano presenti anche alcuni attori, altri sono arrivati a fine presentazione: tutti fanno da contorno al personaggio di Leonardo (Raffaello, Bramante, Vincenzo Bandello...).
Oggi c'è stata anche per la prima volta una diretta via facebook le persone potevano ascoltare e interagire con il cast del film.

Vincenzo Amato nel ruolo di Ludovico il Moro, sulla Ponticella del Castello Sforzesco.
© Giovanni Hanninen per Codice Atlantico
Luana Solla ha ricordato che "Leonardo presentandosi a Ludovico il Moro si definisce un architetto, un urbanista, un ideatore di armi, un musico e organizzatore di feste... all'occorrenza era anche pittore; e ha concluso dicendo che è stato così poliedrico da essere il primo artista a portare l'arte al cinema (lui non poteva saperlo!): chi ha seguito questi contenuti d'arte realizzati sa che tutto è partito con Leonardo Live, dalla grandiosa mostra che ci fu alla National Gallery di Londra e che raccontava Leonardo Da Vinci pittore a Milano. Ma siamo fieri di una produzione tutta italiana su Leonardo."

Nel film, che prende le mosse dalla mostra realizzata da Skira in occasione di Expo a Palazzo Reale, è stato protagonista anche il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, che possiede un'ampia collezione di opere di Leonardo e attualmente ha prestato 39 modelli storici - macchine volanti per uso subacqueo e armi - per "Leonardo Da Vinci: the Mechanism of Genius", la mostra al Science Museum di Londra (fino al 4 settembre). Un'esposizione che presenta le macchine che l'artista ha disegnato, reinterpretandole su larga scalda e in forma tridimensionale (sono presenti 13 postazioni interattive e 10 installazioni multimediali), per far comprendere al grande pubblico la sua opera scientifico/tecnologica.

Luca Lucini ha detto che è stata un'esperienza straordinaria, e ci ha tenuto a ringraziare gli attori che hanno fatto i salti mortali per incastrare i loro impegni con le disponibilità delle "location" straordinarie dove è stato girato il film, e che con la loro professionalità hanno fatto rivivere personaggi che sono stati attorno a Leonardo (e in maniera un po' ironica, nel film mostrano aspetti inconsueti e forse meno noti di questo strabiliante artista).
 
Da sinistra il regista Nico Malaspina, lo sceneggiatore Jacopo Ghilardotti, il regista Luca Lucini e l'attore Giampiero Judica, che interpreta il ruolo di Francesco Melzi, uno dei pittori pupilli di Leonardo.

Nico Malaspina ha risposto alla domanda proveniente dagli appassionati di facebook su quali emozioni hanno provato e come si siano posti di fronte a un artista del calibro di Leonardo. L'aspetto che lo ha emozionato era l'idea di confrontarsi con un talento simile, ma aveva anche il desiderio di dare un taglio visivo moderno rispetto agli altri documentari e ha tenuto a sottolineare quanto fosse importante anche la parte relativa alla musica, a cui è molto legato, cercando di creare un connubio tra la musica sperimentale e quella più tradizionale (in effetti nel film le musiche originali di Ferdinando Arnò calzano a pennello), creando, ha aggiunto Lucini, un'atmosfera originalissima, che si mescola ai sapori più contemporanea. La sfida, ha spiegato Malaspina, è stata trovare una chiave diversa dal solito per un documentario.

La spiegazione degli esperti (Pietro Marani, già citato, Maria Teresa Fiorio, storica dell'arte, Vittorio Sgarbi, storico e critico dell'arte, Claudio Giorgione, curatore della sezione su Leonardo da Vinci al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, Richard Schofield, professore di storia dell'architettura moderna, IUAV di Venezia, Daniela Pizzigalli, autrice del libro "La Dama con l'ermellino. Vita e passioni di  Cecilia Gallerani nella Milano di Ludovico il Moro" (Rizzoli); Jacopo Ghilardotti, autore del libro "La casa degli Atellani e la vigna di Leonardo" (Rai)) si raccorda con stralci di fiction in cui i personaggi, sempre con un pizzico di ironia, raccontano allo spettatore un dettaglio della propria vita, in connessione con quella di Leonardo, facendo scoprire alcuni aspetti sconosciuti.

Jacopo Ghilardotti che si è occupato del soggetto e della sceneggiatura (insieme a Gabriele Scotti) e (ha anche una parte nel film! ha spiegato che sul Leonardo circolano molte sciocchezze e quindi, con l'aiuto del curatore scientifico
Pietro C. Marani, curatore del film e della Mostra dinanzi alla Belle Ferronnière. © Codice Atlantico
Pietro Marani (professore di storia dell'arte moderna al Politecnico di Milano nonché co-curatore della mostra "Leonardo da Vinci. 1452-1519"), si è occupato di riportare i fatti ben documentati e accertati. Del resto Marani è uno dei più grandi conoscitori dell'opera di Da Vinci.

Nicola Nocella nel ruolo del priore Vincenzo Bandello, sul set a Santa Maria delle Grazie.
© Giovanni Hanninen per Codice Atlantico
Da parte sua l'unico attore presente in sala al momento, Nicola Nocella, che ha il ruolo di Vincenzo Bandello (priore del refettorio di Santa Maria delle Grazie, dove Leonardo dipinse il ben noto Cenacolo tra il 1495 e il 1497 e con cui Leonardo non aveva un bel rapporto) ha raccontato in modo ironico come nonostante la chiesa blindata, gli strati di lana, ciniglia, montone addosso, il cappuccio con cui lo ha abilmente vestito il costumista Massimo Cantini Parrini, il caldo e le luci, il suo monologo mentre attraversa la navata centrale della chiesa sia stata un'esperienza che gli rimarrà per sempre nel cuore. Percorrere quella navata, immaginare di parlare con Quel personaggio, è stata un'emozione enorme: in questo mestiere si vive di emozionni e quindi lui si è fatto "incastrare" piacevolmente dai due registi.

Vincenzo Amato nel ruolo di Ludovico il Moro, sulla Ponticella del Castello Sforzesco.
© Giovanni Hanninen per Codice Atlantico

Il Genio a Milano alla corte di Ludovico il Moro
In questo film documentario, con magistrale poesia e veridicità, si ripercorrono i lunghi anni trascorsi da Leonardo da Vinci a Milano, quando, allontanato dalla corte di Lorenzo il Magnifico (a Firenze Leonardo si era formato nella bottega del Verrocchio, la stessa dove apprese l'arte anche Botticelli), (nel 1492) a trent'anni partì per Milano e si propose con una lunga lettera (per mostrare tutte le sue doti, in tempo di guerra e di pace, "all'occcorenza poteva anche dipingere") a Ludovico il Moro, che era rinomatamente un abile festaiolo e con sogni di grandezza, potente tra i potenti d'Europa.

Studio di Leonardo in Mostra. © Codice Atlantico
Nel periodo (18 anni) in cui Leonardo rimase alla corte di Ludovico il Moro, che desiderava che Milano diventasse la città più bella, oscurando la fama della Ferenze del Magnifico, "promise molto ma realizzò poco", o meglio iniziò tantissime opere lasciate incompiute, come la statua in bronzo del padre che mai venne alla luce, misurò la cinta della città e progettò un canale di acque a doppio uso su due livelli (uno per i gentiluomini e l'altro per il trasporto delle merci).

Ludovico lo presenta al tempo stesso come una sua "gemma" e anche un tipo stravagante, che non mangiava mai carne, non stava mai con una donna.

Cristiana Capotondi, nel ruolo della dama con l’ermellino, in scena nella Casa degli Atellani.
© Rita Antonionoli per Codice Atlantico
Lui, che di donne ne amava fin troppe, chiese proprio a Leonardo di dipingere due delle sue amanti, facendogli realizzare due ritratti divenuti celebri, la famosa Dama con l'ermellino, che rappresentava Cecilia Gallerani (amante del duca prima che si sposasse - rimase incinta di un suo figlio quando lui si sposò con Beatrice d'Este - e con cui la relazione si protrasse a lungo...)


Direttamente dal Louvre, la Belle Ferronnière in Mostra. © Sabina Colombo per Skira
e La Belle Ferronnière. Ed è qui che interviene Pietro Marani a raccontarci come Leonardo abbia stravolto il modo di dipingere il ritratto dell'epoca: i suoi personaggi hanno uno sguardo che incrocia il volto dello spettatore, costretto quasi a girarci in tondo, come a voler trasformare un quadro  da bidimensionale a tridimensionale (del resto Vasari diceva di Leonardo che dava "moto e fiato alle figure"). In particolare scopriamo anche che l'acconciatura della Belle Ferronnière, inizialmente chiamata così per un errore di trascrizione, divenne di moda.

Tanti sono i dettagli che emergono dal racconto e che si intrecciano facendo emergere una figura anticonvenzionale, attenta ai dettagli e alla natura, che da mancino scriveva da destra verso sinistra per praticità (i suoi scritti sono speculari)... medico, architetto, Leonardo studia le opere del Brunelleschi per capire come sistemare la "famosa fabbrica del Duomo".

Sgarbi lo definisce un "Dilettante, che segue la propria fantasia e le idee. I suoi dipinti sono mal conservati - si parlerà a lungo del Cenacolo, le cui crepe emersero quasi subito a causa dell'umidità della chiesa - ma non era di fatto un pittore, perché il suo sogno era più grande delle sue opere, il suo diletto era nel funzionamento del pensiero."
Gabriella Pession nel ruolo di Isabella d’Este, marchesa di Mantova presso la Bicocca degli Arcimboldi.
© Giovanni Hanninen per Codice Atlantico
In effetti molti dipinti vengono lasciati a metà, come racconta Isabella d'Este (sorella di Beatrice, sposa di Ludovico il Moro) che, invidiosa dei ritratti delle amiche chiama a Mantova Leonardo, ma il suo ritratto rimarrà solo un ritratto preparatorio a matita.

Paolo Briguglia, nel ruolo del Salaì, dà gli ultimi ritocchi alla sua Gioconda.
© Rita Antonionoli per Codice Atlantico
Il misterioso Salaì
Altri personaggi circondano il Maestro, alcuni sono rappresentati nella statua presente a Milano in piazza della Scala dove sotto Leonardo da Vinci si trovano i suoi puppilli tra i quali spicca Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì o Saladino, la figura più misteriosa che circonda Leonardo (da lui definito "ladro, ostinato, bugiardo, ghiotto"... eppure gli starà accanto tutta la vita, facendo all'occorrenza anche da modello). Venuto a bottega a 10 anni non lo lascerà mai, riceverà in testamento da Leonardo metà della sua vigna (sì, quasi nessuno lo sa, ma a Milano ci sono le vigne di Leonardo, dietro la chiesa di Santa Maria delle Grazie: nel giardino della casa degli Atelani, prossima meta, per milanesi e non, insomma per tutti i curiosi, qui il link). Ma di questa figura si scopriranno tante tante altre curiosità...

Una parte interessante è dedicata al Cenacolo, attraverso il rapporto complicato di Leonardo con il priore, per quanto riguarda la delicatezza dell'opera e gli interventi nel tempo e poi le figure: analizzate una a una, in raffronto ad altri quadri dell'epoca, per capire la potenza di quest'opera molto nota e poco conosciuta in profondità.

E poi l'esilio, da una città all'altra fino al ritiro in Francia, dove Leonardo porterà solo i suoi tre quadri prediletti, e dove morirà ad Amboise nel 1519, lasciando un testamento che suscita perplessità.

La cosa interessante del film è che Leonardo appare solo come voce narrante fuori campo e nei ritratti (per esempio è Aristotele nel famoso dipinto di Raffaello, dove aveva all'incirca sessant'anni) o nelle statue. I registi lo hanno scelto volutamente, per trovare una voce diversa, un tono diverso da dare al film.

Un film pieno, denso eppure leggero (dura 90 minuti). Vedendolo, ho pensato subito che Marco, il mio piccolo inventore di 8 anni e mezzo, sarebbe catturato subito da questo film/documentario perché Leonardo è raccontato attraverso tutta la sua umanità, con pregi e difetti, e la sua grandiosità e il suo mistero... le sue invenzioni e..."Il suo compiacimento di esistere", come ha detto Sgarbi.


Se non vi ho incuriosito a sufficienza, ecco qui il trailer. E, per chi proprio non ce la facesse, o fosse tropppo pigro, tenete a mente che è prevista un'uscita su Rai 3 nel 2017!

Informazioni e sale su www.nexodigital.it e www.leonardothemovie.com

martedì 26 aprile 2016

Educazione e riflessioni con Edufrog a Zara e Family Care a Brescia ...


Finalmente lo scorso 21 aprile sono riuscita a partecipare a uno degli incontri del ciclo "Educare .... che bella fatica! Costruire alleanze educative e di cura, intorno all'albo illustrato", organizzati presso la Biblioteca Zara e tenuti dalla pedagogista Francesca Romana Grasso (conosciuta come Edufrog, anzi prendete nota del link perché qui troverete un sacco si approfondimenti e anche qui sul blog; per essere aggiornati potete iscrivervi alla newsletter).

Tema dell'appuntamento era un argomento delicato e sensibile "Educazione e tecnologia", su cui c'è molto da dire e forse c'è ancora molta confusione in generale perché è un aspetto su cui si riflette poco e su cui - diciamocelo - ci troviamo impreparati come genitori ed educatori.
Francesca ha esordito con la sua solita modestia dicendo che non avrebbe tirato fuori argomenti completi perché è un tema nuovo sul quale sta ancora facendo ricerca e riflessioni. Ma direi che di argomenti su cui riflettere ce ne ha lasciati tantissimi... E' vero che è il primo incontro in cui non ha impiegato solo albi per parlare e ragionare ma anche alcuni saggi.


E' partita dall'albo di Peter Sis "Messaggero delle Stelle" (Rizzoli), che parla della storia di Galileo Galilei (1564-1642) ed è uno di quei libri che può far innamorare i bambini della voglia di sapere.
E che fornisce la domanda guida, il filo rosso dell'incontro: cosa può accadere in rapporto alle nuove tecnologie e di fronte alle nuove invenzioni? Galileo Galilei vuole tornare alla corte de' Medici e nel frattempo mette a punto (sistema) un cannocchiale olandese (e qui Francesca ha sottolineato come spesso si legga impropriamente che Galileo Galilei abbia inventato il cannocchiale che tipicamente è un'invenzione nordica)

Nel libro, Peter Sis riprende i disegni originali di Galileo del Sidereus Nuncius.
con il quale si mette a fare osservazioni su Giove e sui suoi quattro satelliti: di notte e di giorno appunta sul suo quaderno (il "Sidereus Nuncius") e così si accorge che Giove, a differenza di quanto risaputo all'epoca, presenta mari, laghi, montagne e fiumi. Finora la visione dei pianeti era di tipo aristotelico, con il cielo immobile e i pianeti cristallini. Galileo quindi si accorge che, non solo Giove è diverso da come se lo sarebbe aspettato, ma è diverso tutte le notti!
Galileo ci insegna quanto cercare pervicacemente la verità può portare le persone in seri guai: di fatto il suo cannocchiale osava mettere in discussione la visione del cosmo.
Le reazioni dell'umanità di fronte alle invenzioni tecnologiche sono sempre viste con sospetto: un altro esempio è l'invenzione della zip, che poteva influire sulla libido femminile, la macchina a pedali, "che provocava uno strusciamento delle cosce" (bisogna inserire ogni invenzione nel contesto: all'epoca vittoriana venivano coperte anche le gambe dei tavoli!).
Tornando a Galileo, la reazione alla sua scoperta, è di vario tipo: c'è chi lo osteggiava per motivi ideologici, chi "per paura dello sconosciuto", chi era invece esaltato dalla novità. C'è un'altra categoria di persone: chi usa e apprezza le nuove tecnologie per l'uso che hanno.


Ragazzi e nuove tecnologie: It's complicated
Uno sguardo neutro e scientifico sul rapporto dei ragazzi con le nuove tecnologie, quando si continua a dire che la tecnologia crea solo dipendenza e che è il problema dei problemi dei giovani, la pedagogista commenta che "le viene da ridere". E si spiega meglio.



Partendo da considerazioni di Danah Boyd, che ha scritto il saggio "It's complicated" (Castelvecchi), Francesca mostra l'albo illustrato "Quando non c'era la televisione" di Yvan Pommaux (Babalibri, qui link), raccontando che quando non c'erano né la tv, né i social o i cellulari, si facevano tante cose: stare insieme, vivere le strade e le piazze (nel mio piccolo io ho la fortuna di farla vivere ai miei bambini!), uscire da una casa per andare in un'altra casa, si vivevano rapporti burrascosi con gli adulti, si facevano tante esperienze (positive e negative).

Francesca Romana Grasso spiega che da quando si è "connessi" sui social (facebook è definita una piazza virtualie, ndr), non è molto diverso da "quando prendevo il telefono con un filo lunghissimo, me lo portavo in camera e stavo per ore a chiacchierare con gli amici; è solo cambiato lo strumento." Se alcuni ragazzi vanno a giocare una partita di calcio, poi postano delle foto sui social per proseguire il piacere dell'occasione avuta stando insieme (in questo mi sento molto adolescente, forse non sono mai cresciuta! ndr).

E gli adulti che fanno?

Italia A/Z di Goffredo Fofi e Armin Greder (Orecchio Acerbo editore, qui link) è un libro molto interessante in cui l'autore riflette sull'uso delle tecnologie da parte degli adulti.
Ecco alcune immagini interessanti su cui meditare...


E i bambini: che approccio hanno con le nuove tecnologie?
 Francesca prende spunto dal libro "Cappuccetto Rosso" di Roberto Innocenti (La Margherita edizioni, gruppo de Il Castello, link qui), che utilizza spesso negli incontri perché l'autore aiuta a ragionare sul "bosco" e sulle "insidie" presenti ai nostri giorni.



L'albo fornisce l'occasione per ribadire uno dei bisogni assoluti dei bambini piccoli, quello di sicurezza (non percepire paura); capita, ad esempio, quando il bambino piccolo viene messo prima del tempo seduto. Il bambino piccolo ha prima bisogno di esplorare il pavimento, di percepire il suo baricentro vicino al pavimento, poi inizierà a muoversi, a tirarsi su con le braccia, poi a gattonare... non ha bisogno di altro. Non ha bisogno in questa sua fase esplorativa di essere messo seduto a guardare un filmino al cellulare, al tablet o a osservare un cartone animato. Sta ricercando un piacere personale e viene interrotto dall'adulto in questa sua azione naturale. Francesca da pedagogista ribadisce che a parer suo è assolutamente impensabile impiegare questi strumenti tecnologici con un bimbo sotto l'anno, neanche con un bambino di due anni e anche oltre, se possibile.
La velocità dei pixel va ad alterare lo sviluppo neuropsicologico del bambino. Naturalmente non tutti gli studi arrivano alle stesse conclusioni né lei ha le conoscenze da neuropsicologa ma per quello che ha potuto osservare in bambini piccoli e leggere sposa questa "filosofia".

Alcune educatrici al nido le hanno raccontato più volte che i bambini di oggi sono presto annoiati dalle proposte, che i bambini manifestano con espressioni facciali una volontà di cambiamento - è come se fossero posseduti da una "smania" esterna -  perché sottoposti a ritmi accelerati su tanti fronti e quindi gli adulti a volte per calmarli li "piazzano" davanti allo smartphone.
Quando propongo a un bambino piccolo un cartone animato o una app, qual è il valore aggiunto che voglio fornire al piccolo?
Innocenti ne parla nel suo libro, facendo vedere i bambini "piazzati" davanti alla televisione al mattino (non c'è un modo migliore per iniziare la giornata?). Ci sono dunque ritmi di vita veloci: bisogna dunque riaffermare il valore della lentezza.
E qui la pedagogista cita il bellissimo albo senza parole (ne ho parlato qui) "Telefono senza fili" (di Ilan Brenman e Renato Moriconi, edito da Gallucci) che è venuto in mente all'autore proprio durante un pranzo per fare giocare i bambini.
Recuperare dunque la capacità di riflettere sul perché i bambini si annoiano e cercare delle soluzioni alternative e creative a quelle della tecnologia (vari device).

Per esempio, quale valore può avere una app sulle fiabe rispetto a una fiaba letta dalla mamma, alla relazione che si instaura durante la lettura tra adulto e bambino? Quindi, cosa possiamo raccontare a un bambino alla sera?
L'oggetto in sé, il device (ipad, cellulare...) è di per sé neutro. Dipende da come lo utilizziamo.
Quando gli adulti si trovano in difficoltà sarebbe più importante provare a unire le forze, confrontarsi, capire come fare anche parlando. .
A volte invece usiamo delle "scociatoie" che ci illudono di risolvere i problemi.

Una casa a misura di bambino
Francesca presenta un libro della Red! che si chiama "Una casa a misura di bambino" di Chiari Honegger Sara Honegger che fornisce semplici consigli per attrezzare una casa che aiuti il bambino nei primi tre anni di vita a conquistare delle autonomie per lui importanti, come vestirsi da solo. Piccole autonomie che soddisfano il suo piacere personale.
I bambini possono stare anche tanto tempo a giocare da soli, basta che l'adulto sia nella stessa stanza o nelle vicinanze, che loro si sentano protetti: il bambino vedrà che l'adulto se occorre verrà in suo aiuto, altrimenti ognuno fa il suo.

Abbiamo perso molte consuetudini, come veder cucire (io ho avuto la fortuna di avere una zia in casa che ricamava all'uncinetto le coperte), scartavetrare una finestra (quanti lavori ho visto fare a mio papà in casa, specie in estate, quando si prendeva le ferie sfalsate rispetto a mia mamma e rimaneva con noi e dipingeva gli antoni e ci cucinava...), fare il cambio degli abiti (me lo ricordo ancora quando mia mamma lo faceva, era una sorta di giornata evento!). Abbiamo perso queste routine e ora proponiamo da piccolissimi il corso di inglese, magari in CD, per stimolarlo. Ok i neuroni specchio ci hanno dimostrato quello che già molti avevano osservato, cioè che veder fare le cose aiuta a farle anche senza farle direttamente.

Il gioco in questo senso aiuta il bambino a crescere, ma non occorre avere delle app che gli insegnino a spostare il triangolo. Si potrebbe chiedere per esempio, per educarli all'approccio matematico a chiedergli se ci aiuta ad appaiare i calzini, oppure in generale: a fare il bucato, a riordinare...

Ci sono dati allarmanti forniti dai pedriatri che dimostrano che i bambini in età prescolare trascorrono da 3 a 6 volte di più del tempo auspicabile davanti a TV, tablet, cellulari.
Forse dovremmo porci una domanda a monte: usare queste apparecchiature tecnologiche aiuta i bambini a soddisfare i loro bisogni fisiologici?

I bambini di oggi hanno bisogno di esplorare la noia, per inventarsi cosa fare. Frugare nei cassetti, nella borsa della nonna,
 dalla quale tirare fuori: un centrino, una noce, delle chiavi, uno specchio...

La scatola delle meraviglie funziona sempre: attraverso la scatola li accompagnamo attraverso delle certezze (ritroveranno oggetti che li hanno stupiti) e poi aggiungiamo ogni tanto, un imprevisto, una novità, per stupirli. Vedrete quanto a lungo staranno a giocare. E' meglio di tutti i giochi elettronici che chiedono un po' al bambino di fare la "scimmietta", di eseguire in sequenza dei comandi, senza che il bambino ne capisca la logica. Un'operazione per cui il bambino non è pronto, una competenza che acquisisce nel tempo.

Munari
Francesca propone uno dei giochi di Munari, edito da Corraini editore, (l'ho citato qui, nel post sulla mostra al MUBA a lui dedicata)...

Munari, acuto osservatore, diceva che la società è truffaldina, che un buon giocattolo deve essere aperto: il bambino poi deve comprenderlo da solo. Qui si possono inventare migliaia di storie diverse, sovrapponendo i lucidi uno sull'altro, magari attraverso l'uso di una finestra o - chi ce l'ha - di una lavagna luminosa, o di un tavolino a vetri con sotto una lampada...

Una domanda dal pubblico: Ester, che lavora a Fluidoflusso (qui il link) uno spazio molto interessante in via Melchiorre Gioia, chiede a Francesca se prima ci sono dei passi da fare, per passare dalla bidimensionalità delle immagini dello schermo alla tridimensionalità della vita (Francesca ha promesso di rispondere prossimamente perché la risposta sarebbe stata troppo complessa...).
La pedagogista ha detto che un bambino prima di riconoscere qualcosa fuori di sé deve introiettarla: infatti alla nascita il bambino è indistinto tra lui e la mamma, perché è stato a contatto per nove mesi nella pancia della mamma, immerso in un liquido accogliente, accompagnato dal suono del battito del cuore e della sua voce. per cui, alla nascita, sa già tante cose, ma quando viene al mondo proietta le conoscenze, introiettando per prime le cose che conosce già.

Si parla di effetto profondità, della "Caduta di Costantinopoli": i pittori Masaccio e Piero della Francesca hanno dipinto dei personaggi molto materici, con pochi dettagli, cercando di studiare la prospettiva. In Nord Europa (parte mittle europea) sono prevalsi i dettagli: la prospettiva dei pittori nordici è una sovrapposizione di strati per immagini. Cioè alla fine tutto torna e dipende dalla cura che c'è dietro.

Adulti e tecnologia... alcune riflessioni
Un pessimo impiego della tenologia negli adulti per esempio può essere - per economizzare i tempi - delegare a whatsapp le discussioni, evitando gli incontri di classe che fanno emergere i veri problemi e confrontare le persone. Nella nostra quotidianità dobbiamo impiegare gli strumenti e la tecnologia per aiutarci a non perdere tempo, ma al tempo stesso non dobbiamo perdere la partecipazione.
E La pedagogista invita a riflettere sull'abuso di fotocopie, della tecnologia, sulla velocità, sull'uso precoce di app che aumenta il ritmo nei bambini, che poi da grandi verranno "etichettati" come iperattivi.
Al posto delle app Francesca propone un libro bellissimo
 Il libro aiuta a passare a comprendere alcune cose con semplicità...
Si tratta de "Cubi sorpresa" di Yusuke Yonezu, Miniedition (qui un link per approfondire). Nei nidi che coordina, o quando fa corsi di formazione per educatrici, di solito Francesca consiglia di abbinare il libro al cesto dei cubi.

Il discorso che prosegue è lungo: certo c'è uno scarto di conoscenze tra adulti e ragazzi adolescenti in merito all'uso dei social: i ragazzi tengono "aperte le porte" ma al tempo stesso vorrebbero che i loro genitori non andassero a curiosare e controllarli...(la richiesta è vorrei che le persone non invitate non entrassero...)
Si parla tanto del bullismo che passa attraverso i social ma per la pedagogista il vero problema è il bullismo non il cyberbullismo. Il bullismo nasce dalla disattenzione, da mancanza di empatia (ne ha parlato qui Daniela Palumbo); bisogna fornire esempi concreti su come si parla con qualcuno, con cui si rispetta lo spazio dell'altro.
Secondo una circolare ministeriale è vietato l'uso del cellulare ai ragazzi ma non ai docenti: e dare l'esempio?

La pedagogista parla anche di privacy e del diritto alla privacy: è contraria all'abuso di immagini che mostrano le case (che sono il nostro nido privato), i bambini, postare frasi dei bambini.
La riflessione con cui ci lascia è dunque questa: che farei se persone non invitate entrassero in casa mia? Con quale diritto pubblico le frasi di mio figlio? Sapendo che sul blog hanno una lunga durata?

(su questo io ho una posizione diversa, su cui ho discusso più volte con Francesca e di cui spero di parlarne a parte: in sintesi, per me dipende. Se un bambino non vuole, certo che non violo la sua richiesta. Ma se documento, osservo e penso che un bambino sia un essere che va ascoltato, come dice Lorenzoni, che i bambini sono poeti, per me citare una frase o un discorso dei miei figli restituisce la dignità di quello che hanno detto, perché per me è dare valore a quello che dicono, non per dire mio figlio è più intelligente, ma perché le frasi che dicono i bambini mi colpiscono, aprono mondi, i bambini senza saperlo sono poeti e come tutti vanno riconosciuti come tali, senza nomi di fantasia. Se cito un autore, perché non posso citare un bambino?).

Infine, per chiudere in bellezza e con due risate, Francesca ci propone la lettura di un libro che ... scoprirete solo leggendolo... io vi posto qualche foto, invitandovi a cercarlo. Si tratta di "E' un libro" di Smith Lane, edito da Rizzoli (qui).

soii protrebbe in sintesi chiamarlo un "dialogo tra sordi" tra due persone che sono diametralmente opposte, una tradizionale che sa cos'è un libro, e una ipertecnologica che non sa cosa farsene. Certo, leggendolo, si fanno tante domande e si aprono tante riflessioni.
Grazie Francesca!

Per chi volesse ascoltare dal vivo Francesca Romana Grasso - ne vale la pena - ecco i prossimi appuntamenti alla biblioteca di Zara:


5 maggio (Bambini target: il secolo del bambino ? Raramente i bambini sono stati al centro di interessi commerciali così persuasivi da produrre cambiamenti sostanziali di comportamenti e visioni. L'incontro si propone di attivare dialoghi interiori per riconoscere quegli elementi che si avverono come incoerenti); 19 maggio (Rispettare sé e gli altri: percorsi di educazione sentimentale e civica Nella società moderna il senso civico e il buon senso hanno deviato considerevolmente rispetto alle consuetudini su cui si è ordinato la convivenza sociale: adulti e bambini, insieme, possono co-costruire nuovi orizzonti di senso e realizzare pratiche di convivenza all'insegna della cooperazione e del benessere). Gli incontri sono dalle ore 18.15 alle 19.45
Info pratiche: Biblioteca Zara, Viale Zara 100 ­ 20125 Milano ­ Telefono:02 8846 2823 (Metro Lilla, fermata Marche)
A chi è dedicato: gli incontri sono aperti a tutti, e si rivolge nello specifico, a genitori, nonni, baby­sitter e a tutte le persone che concorrono alle azioni di cura familiari (educatori, insegnanti, bibliotecari, pediatri, arteterapeuti, psicomotricisti, operatori educativi e socioculturali che si occupano di persone in età compresa tra zero e sei anni e alle famiglie). Ingresso libero.
Il progetto è finanziato dal Consiglio di Zona 2 e realizzato in collaborazione con Codici Ricerche. 

Ma siccome Edufrog è molto versatile, c'è in ballo a maggio qualcosa di più grosso...

#dasegnareinagenda: Family CARE
Sabato 28 e domenica 29 maggio torna, presso il Museo Mille Miglia, Family CARE, il festival per l'infanzia e le famiglie. Dopo il successo riscontrato nell'edizione 2015 (oltre 2500 presenze in una giornata), Family CARE raddoppia: divenendo Festival e proponendo due giornate tra incontri, laboratori, spazi dedicati al gioco e numerosi stand. Tutte le informazioni le trovate qui (dove trovate già il programma da scaricare: ci saranno nomi preziosi e persone davvero speciali!!). Ideato dall'Associazione Emmi's Care, di Brescia e organizzato in collaborazione con Edufrog, nasce nel 2014 per dar vita a giornate dedicate alle famiglie e ai bambini, con lo scopo di sostenere la diffusione di buone pratiche di cura, favorire la nascita di reti sociali, collaborazioni professionali e la partecipazione di tutti i cittadini per città sempre più a misura di bambino.

lunedì 25 aprile 2016

Il 25 aprile a Milano


Oggi 25 aprile sono 71 anni dalla Liberazione. Grazie a questa giornata memorabile, ci siamo lasciati alle spalle la guerra e siamo passati alla democrazia: grazie all'impegno di molte persone che hanno anche perso la vita per farci avere questa libertà.
Libertà di parola, nel rispetto dell'altro.
Libertà di pensiero, nel rispetto dell'altro.
Libertà di azione, nel rispetto dell'altro.
Vale la pena ricordarlo, specie in un mondo pieno di guerre, di massacri spesso nascosti o poco conosciuti, di tanti diritti violati dove le vittime sono i più poveri, le donne, i bambini. Paesi dove i diritti essenziali di vivere non sono rispettati: come il diritto di andare a scuola o essere amati.
Certo, non siamo un Paese perfetto, abbiamo molte contraddizioni e ci sarebbero tantissime cose da fare. Ma celebrare una giornata del genere mi sembra un atto di educazione civica che con la semplice partecipazione puè fornire un esempio ai più piccoli.

Oggi questa festa l'abbiamo festeggiata così...
Prima abbiamo corso per arrivare alle due in via Palestro, da dove sarebbe partita la manifestazione che arrivava in centro.
Ci siamo ritrovati.


Poi abbiamo aspettato

aspettato
aspettato



Ci siamo ritrovati con gli amici, come Manuel e Annabella, della Compagnia Alma Rosé, molto attiva sul fronte sociale e capace di fare teatro in cui si riflette.


Poi finalmente alle 15.15 siamo partiti seguendo il corteo, in ordine, senza fretta. come una festa.



Seguendo dove ci portava la musica, non quella di Gaber che canta "Bella ciao" (qui il link... ps grazie Paolo Canton e Giordana Piccinini),


ma quella di Luis...





e della banda degli Ottoni

I bambini hanno seguito il ritmo della musica e siamo arrivati... non fino in Duomo come avrei voluto, a festeggiare con il sindaco, ma fino a che i bambini si sono stancati.

Con loro va così. Bisogna adeguarsi alle loro esigenze e così abbiamo finito la giornata al parco, a goderci il gioco, in piena libertà. Con altri amici.