mercoledì 20 aprile 2016

Tito: il quinto dinosauro italiano, il primo sauropode nostrano contemporaneo di Ciro, scoperto da un team tutto italiano, "capitanato" dal paleontologo Cristiano Dal Sasso

Datemi un osso 
e ricostruirò l'intero animale 
(Georges Cuvier)




Dal 19 aprile l'Italia può vantare ben cinque dinosauri italiani. Ultimo arrivato è Tito, il primo sauropode erbivoro quadrupede dal collo lungo, scoperto a Rocca di Cave, sui Monti Prenestini (in territorio laziale, a 50 km da Roma), risalente a 112 milioni di anni fa, venuto alla luce grazie a una serie di fortunate coincidenze.


La scoperta ha dell'incredibile perché da una sola vertebra caudale, un team di esperti guidati dal paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano (MSNM), Cristiano dal Sasso, è riuscito a: individuare il gruppo di appartenenza (è un Titanosauro), ricostruire la forma dell'animale (grazie al contributo dell'azienda Geo-Model specializzata in questo), riscostruirne la filogenesi (ovvero l'albero evolutivo, quindi i parenti più prossimi), determinare la struttura dell'Italia all'epoca (che rappresentava un vero e proprio e corridoio tra Africa e Asia...).

In conferenza stampa: la parola alle istituzioni
Da sinistra, Domenico Piraina, direttore del MSNM, e l'assessore alla cultura Filippo del Corno.

"Se 20 anni fa parlare di dinosauri in Italia sembrava un'eresia, perché l'Italia era 120-150 milioni di anni fa una terra sommersa dalle acque" ha spiegato in conferenza stampa il direttore del Museo di Storia Naturale Domenico Piraina, "oggi possiamo vantarne cinque!". Andando con ordine sono stati ritrovati:
Ciro (Scipionyx samniticus, rinvenuto a Pietraroja, 18 anni fa, una scoperta che ha meritato a Cristiano Dal Sasso la copertina sulla prestigiosa rivista Nature (ne ho parlato qui, insieme alla scoperta che ha fatto di recente sul primo dinosauro semiacquatico mai rinvenuto al mondo, lo Spinosauro);

Antonio (ritrovato vicino a Trieste, appartenente alla specie Tethyshadros insularis, risalente a 70 milioni di anni fa, un erbivoro lungo circa 4 metri, qui e qui due link di approfondimento), ritrovato nel 2000;

un Saltriosauro, scoperto nel 2000, (in provincia di Varese, "il più antico dinosauro carnivoro a tre dita finora trovato nel mondo" come diceva lo stesso Dal Sasso in un articolo qui),

Dinosar, un osso di dinosauro fossile (forse un teropode, parente non si sa quanto vicino o lontano del Tirannosauro) risalente a 90 milioni di anni fa (Cretaceo), ritrovato in una grotta a Capaci (Palermo) da parte di due paleontologi siciliani del gruppo Apema: qui un link a un video di Focus;

 da oggi Tito, il primo Titanosauro, un adolescente di sei metri, primo Sauropode in Italia.

Impronte fossili di dinosauri sono state scoperte in altre zone d'Italia, ma il ritrovamento di un fossile è ben diverso e più raro.


L'assessore alla cultura Filippo Del Corno ha sottolineato la portata eccezionale della scoperta scientifica che si intreccia all'aspetto divulgativo, importantissimo per arrivare alla quotidianità, in particolare per "catturare" l'attenzione dei bambini che non sono come si dice sempre i cittadini del futuro, ma piuttosto i cittadini di oggi con diritti e doveri che consentono loro di far parte della comunità. La ricerca scientifica e la parte didattica contribuiscono alla crescita cognitiva e culturale del nostro patrimonio.

Cristiano Dal Sasso con lo scopritore Antonio Bangrazi, che ha ritrovato una parte rocciosa contenente la vertebra
mentre costruiva un muretto a secco a Rocca di Cave.

La parola al paleontologo Cristiano dal Sasso (MSNM)
Cristiano dal Sasso ha spiegato che la straordinarietà della scoperta sta nell'aver ritrovato una vertebra fossile appartenente al primo dinosauro sauropode italiano, dotato di coda lunga, collo lungo, studiata insieme a un team di esperti quali: Gustavo Pierangelini (ingegnere e paleontologo autodidatta), Federico Famiani (Parco Regionale del Monte Subasio), Andrea Cau (Università e Museo Capellini di Bologna), Umberto Nicosia (Università La Sapienza di Roma, assente per motivi di salute).
La conferenza stampa è stata organizzata in contemporanea all'uscita su una rivista di settore, il Cretaceous Research (Elsevier), di un articolo scientifico di grande portata internazionale.


Dal Sasso ha spiegato che la vertebra ritrovata è un osso diagnostico, che consente cioè a capire a quale animale appartiene, un Titanosauro vissuto circa 112 milioni di anni fa (myr). Dunque Ciro, il famoso cucciolo di dinosauro scoperto dallo stesso paleontologo 18 anni fa, non era solo. Ma l'Oceano di Tetide poteva essere attraversato all'epoca da dinosauri di grandi e medie dimensioni. Il ritrovamento è stato effettuato a Rocca Penestrina, nel Lazio.

Questa non è solo la storia di un dinosauro ma anche un racconto in cui protagonisti sono gli uomini.
Anni fa, Antonio Bangrazi, mentre costruisce un muretto a secco con massi recuperati da una parete rocciosa si accorge che alcune rocce contenevano ossa fossilizzati. Fortunatamente nel 2012 le mostra all'amico Gustavo Pierangelini, paleontologo per passione, che invia alcune foto a Dal Sasso.
Subito Dal Sasso scopre che si trattava di ossa fossili, ma per capirne di più deve estrarle dalla roccia.

Viene così coinvolto Federico Famiani che si è occupato dell'analisi del sedimento e degli affioramenti nelle rocce. Una ricerca soprattutto bibbliografica, per andare ad analizzare tutte le carte prodotte e relative agli affioramenti del Cretaceo.
Le rocce del sedimento che contiene la vertebra mostrano anche microfossili marini databili a 112 myr (Cretaceo) e un piccolo rilievo stratigrafico da cui si può dedurre che nella zona esisteva un rilievo lagunare dove sono sedimentate le rocce. La carcassa del dinosauro fu forse "smembrata" dalle onde 112 myr.

Parte la richiesta alla Soprintendenza del Lazio e dell'Etruria Meridionale che autorizza le indagini e il deposito del reperto presso il MSNM.

Riprendendo la parola Dal Sasso spiega che hanno ipotizzato che fossero rocce rocce di origine marina. Quindi hanno iniziato a formulare alcune ipotesi relative ad animali del mesozoico.
Ma occorreva estrarle. Ed ecco che entra in gioco Fabio Fogliazza, tecnico di paleontologia del MSNM.
 Che lavorando con grande precisione riesce a estrarre una vertebra, fossilizzata in 3D!

Una vertebra particolare, che presenta un arco neurale (il ponte osseo che racchiude il canale in cui passano i nervi) particolarmente spostato in avanti - tipico dei dinosauri sauropodi molto evoluti - e due creste (prezigapofisi) che precedono le vertebre.

Attraverso la TAC (Tomografia assiale computerizzata), grazie a un accordo con l'Ospedale civile di Brescia, viene analizzata anche la struttura interna. Si osserva che le ossa sono pneumatizzate (piene di aria).

Si iniziano dunque a fare alcune ipotesi: potrebbe trattarsi di un rettile marino?

o piuttosto di un rettile terrestre?

Dall'analisi dettagliata si ipotizza che si potrebbe trattare di un sauropode apatosauro (ex brontosauro per intendersi) che presenta anch'esso un arco neurale spostato in avanti...

Andando a fondo, si scopre invece che si tratta di un sauropode titanosauriforme: un Titanosauro (da qui il nome Tito, dedicato anche all'imperatore romano, dato il ritrovamento in territorio laziale a 50 km dalla Capitale).


Dalle analisi di fatto si capisce che si tratta di una vertebra caudale (compresa tra la quinta e l'ottava), di un dinosauro grosso circa 5 metri e mezzo/sei metri. Si intuisce anche dalla vertebra che il titanosauro è un "adolescente" in crescita, perché presenta ancora delle parti non sviluppate completamente come nell'adulto (nella vertebra mancano i "processi trasversi").

 I suoi affini sono due animali provenienti dall'Africa (Malawi) e dall'America meridionale (Brasile).

La paleogeografia dell'Italia 112 milioni di anni fa
Riprendendo la parola Gustavo Pierangelini spiega come l'Italia fosse all'epoca una piattaforma dinamica. Si è risalito a questa ipotesi dopo la consultazione di moltissime pubblicazioni scientifiche e un confronto serrato con Dal Sasso.

Si può dunque ipotizzare che ci fossero delle terre ponte, temporanee nel Cretaceo, formatesi nel corso delle regressioni marine.
 Un "ponte filtrante" tra Europa e Africa...
In particolare l'area di Rocca di Cave era costituita da una serie di piattaforme di passaggio che creavano un collegamento: i Monti Prenestini.

I dinosauri dell'epoca vengono definiti "a passo largo", come i cowboy, hanno una distanza tra un piede e l'altro superiore ad altri (come si vede anche nelle tracce rinvenute a Pezze, in provincia di Latina).

I parenti più prossimi e conferme sui ponti

Andrea Cau si è occupato della filogenesi, ovvero di ricostruire i parenti più prossimi a Tito: in pratica la sua genealogia e di comprendere se le ipotesi dei ponti, corridoi di passaggio tra l'Africa e l'Asia potessero essere confermate. Per approfondimenti il suo blog si trova qui.



 Naturalmente in questo caso si tratta di un'analisi effettuata solo sui fossili.
L'albero genealogico ricostruito colloca Tito al posto giusto. Inoltre, per quanto riguarda i corridoi, si ha una conferma da un lavoro recentissimo, appena pubblicato da altri ricercatori (Gorscak & O' Connor, 2016).
 

Una vertebra inconsueta, unica al mondo
Riprendendo il discorso, Dal Sasso spiega che attraverso una collaborazione con il Politecnico di Milano sono riusciti a fare una ricostruzione tridimensionale della vertebra, riuscendo a osservarla da tutti i lati.

 
Osservandola sotto diverse angolazioni, hanno notato che tutti gli altri titanosauri presentano le prezigapofisi rivolte verso l'alto e la parte posteriore rivolta in basso. In Tito questo non succede.




La vertebra di Tito presenta delle pre e delle post zigapofisi (delle "facce) che servono a limitare i movimenti orizzontali dell'animale, favorendo quelli verticali.


Per capire meglio il funzionamento con l'aiuto del Politecnico - la vertebra è stata scansionata e " fotogrammata"e l'uso della stampante 3D ha consentito di stampare delle copie di vertebre adiacenti a quella ritrovata


Le copie realizzate - con biomais, quindi anche biodegradabili! - hanno consentito di comprendere come le vertebre si muovano più sul piano verticale che su quello orizzontale, dove si vede una certa rigidità: questo porta a ipotizzare che l'animale si puntellasse con la coda sul terreno per brucare le foglie in alto (probabilmente araucarie resistenti alla disidratazione - il clima di allora era quello che si trova oggi alle Bahamas - che avevano foglie coriacee, dunque il dinosauro doveva avere una lingua simile a quella delle giraffe che riescono persino a mangiare le spine delle acacie). Non è escluso che si cibasse anche di alghe.


Confrontando Tito con alcuni suoi parenti prossimi si vede (anche nel grafico sopra) che questi potevano raggiungere anche i 40 metri di lunghezza, mentre Tito, anche se adolescente, è arrivato a 6 metri di lunghezza. I primi sono comunque dinosauri presenti sui continenti.
L'ipotesi più probabile è quella legata al cosiddetto "nanismo insulare" per cui in piccole isole c'è un vantaggio evolutivo se la specie è più piccola...

 Dal 20 aprile nelle sale del Museo di Storia Naturale oltre a Ciro sarà presente anche Tito

Le interviste
Inutile dire che Dal Sasso è stato la "star" della giornata,

intervistato da Teresa Monestiroli di Repubblica (link qui)

dall'Ansa (qui)
dalla radio 24 (Moebius, qui link) ... e da Rai News (link qui).

Foto di gruppo
Un fotoracconto di una giornata speciale non può che finire con un po' di foto dei protagonisti di questa storia...


By by Tito...

Mentre il diorama illustrato a cura di Davide Bonadonna insieme alla vertebra di Tito saranno ospitate nelle sale del Museo di Storia Naturale di Milano, la bellissima ricostruzione di Tito è già arrivata a casa, presso Geo-Model.

Braccianti per un giorno, tutti si sono dati da fare per farla arrivare sana e salva al camion che l'ha riportata "a casa".


Non potevo non immortalare questo momento in cui l'"imperatore" veniva portato già dalla scalinata del Museo e non fotografare, dulcis in fundo Mauro Scaggiante, titolare di Geo-Model e Simone Maganuco, paleontologo, collaboratore del MSNM e dell'azienda, che ho già citato nel post su Spinosauro.
Da sinistra, Mauro Scaggiante e Simone Maganuco.
Non mi resta che augurarvi di venire a vedere dal vivo la vertebra e osservarla per bene!!

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