venerdì 26 settembre 2014

Laboratorio a merenda alla Feltrinelli RED


Domenica scorsa sono state protagoniste le famiglie. Scenario dell'incontro è stata la Feltrinelli Red di piazza Gae Aulenti. Una Feltrinelli che, più di altri spazi ancora, invita allo svago, al relax, allo stare insieme. A questo incontro, che è il primo di una serie di "Laboratori a merenda", tenuti dalla sottoscritta e da Barbara Archetti - a molti nota come l'ideatrice di Gattonando, un percorso di letture animate per piccolissimi - abbiamo dedicato il tema dei ricordi dell'estate che ci ha appena lasciati.

Tre bellissimi albi illustrati ci hanno accompagnati prima del laboratorio vero e proprio: "Il sogno delle stagioni", di Arianna Papini (Donzelli editore) - per una recensione vi rimando qui - "L'onda" di  Suzy Lee (Edizioni Corraini), un poetico albo senza parole che riesce a raccontare tantissimo - per coglierne appieno il senso vi rimando a quanto viene scritto dalla Libreria Radice Labirinto - e "Nell'erba" di Yukiko Kato con le suggestive illustrazioni di Komako Sakai (Babalibri) - ecco la descrizione di Angela dal Gobbo per Liber -. Inutile dire quanta atmosfera sappiano creare questi tre albi che fanno immergere i bambini nel loro vissuto, ricco di emozioni e ricordi.




Dopo le narrazioni, siamo passati al laboratorio vero e proprio. Mi piace sempre preparare con cura i materiali - in particolare dove si riesce mi piace usare il materiale di recupero anche per dare un senso ulteriore all'incontro - in modo che i bambini e le bambine possano scegliere quello che a loro aggrada di più, seguendo i propri gusti e la propria sensibilità. In questo caso ho dovuto spiegare cosa avremmo preparato, una speciale macchina dei ricordi - una macchina fotografica sui generis da azionare poi con la propria fantasia - e come procedere.
Poi i bambini sono partiti, ognuno con i suoi tempi e secondo le proprie competenze. La cosa bella è stato vedere come sia i papà sia le mamme si siano messi a disposizione dei loro figli - alcuni erano effettivamente piccoli, tre anni appena, eppure non si sono lasciati scoraggiare da questa avventura creativa - e insieme hanno ritrovato nel laboratorio un momento di condivisione. Naturalmente il patto è sempre lo stesso: che i genitori facciano da assistenti, insomma, che siano più il braccio che la mente dell'attività.
I risultati ancora una volta mi sorprendono. Voi cosa ne dite?

Lasciatemi ringraziare tutti i bambini e tutte le bambine, i papà e le mamme che sono intervenuti, Martina Ercoli, Maria Imperato e Maurizio Ranieri per l'organizzazione sul campo, Silvia Zerbinati per il coordinamento. Non mi resta che rimandarvi al laboratorio di domenica 28 settembre, con un link diretto allo spazio che ci ha riservato Vivimilano (dove potrete leggere cosa c'è in programma).
Mi raccomando, Barbara vi aspetta!








lunedì 22 settembre 2014

Sguardi - tra illustrazione e fotografia



Settembre, tempo di riflessioni? Per me sì, quest'anno, visto che durante l'estate sono riuscita a portare avanti alcuni progetti bellissimi. Il primo è stato - scusate il giro di parole - il mio primo summer camp come docente. Mi sono messa alla prova per cinque giorni di seguito, dalle 9 alle 16, e ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere due persone meravigliose, Lara e Caterina, che mi hanno fornito questa opportunità. Sicuramente un corso con due sole persone - due ragazze di prima media - è davvero sperimentale e il fatto che si conoscessero già e fossero amiche mi ha permesso di partire avvantaggiata.

L'idea era di lavorare sullo sguardo, in particolare sull'uso della fotografia come mezzo di espressione, ma un corso totalmente incentrato su questo medium - che mi affascina molto ma sul quale mi sento ancora molto ignorante - non avrei potuto tenerlo. Però, mi son detta, un percorso tra fotografia e illustrazione sì. Incentrato sulla sperimentazione. Per lavorare sullo sguardo sotto diverse diverse angolazioni, compreso il punto di vista.
Quello che mi è piaciuto di più è stato che il canovaccio che mi ero creata per le cinque giornate venisse rivoluzionato e stravolto anche in base agli imput che arrivavano dalle mie giovani "allieve".

E così partendo dal raccontarsi e descriversi attraverso un disegno - visto che entrambe ne sono appassionate - siamo arrivate a lavorare sulla loro foto (di fronte e di profilo) che poi veniva rielaborata artisticamente - con suggestioni dalle opere di Andy Wharol - utilizzando diverse modalità espressive e sperimentando diverse tecniche. Anche i travestimenti con parrucche e fotografie successive hanno aiutato sia a sbloccare sia a lavorare su fotografie in cui l'immagine era già trasformata in partenza e quindi, forse, più interessante e "neutra". Le due ragazze potevano decidere di lavorare sia sulla loro foto sia su quella dell'amica.

La proposta di spunti di artisti (sotto forma di immagini o di brani e testi letti insieme) o di tecniche veniva accompagnata dalla totale libertà di espressione, cercando di supportare o suggerire laddove ci fosse bisogno. Naturalmente nei suggerimenti non sono mancate proposte di albi illustrati, cercando di osservare le immagini e confrontarle anche con le fotografie. Per esempio uno sviluppo interessante è stato partire con Caterina da "Il raffreddore di Amos Perbacco" e arrivare agli elefanti di Gregory Colbert. In entrambi i casi si tratta di immagini poetiche e molto emozionanti. Lara è rimasta invece colpita dagli acquarelli di Marina Marcolin in "Poesie della notte, del giorno e di ogni cosa intorno" (di questo bellissimo libro edito da Topipittori avevo parlato qui) e ha provato a rifare un'immagine secondo il suo stile.
Io penso che il risultato di queste giornate sia sorprendente. Sicuramente ne sono uscita molto arricchita e rimango ancora dell'idea che dare spazio alle giovani menti, disposte a mettersi in gioco, non può che essere meraviglioso per tutti.
Ecco alcuni scatti che riprendono alcuni momenti significativi e alcuni dei lavori di Lara e Caterina. Cosa ne pensate?




























venerdì 5 settembre 2014

Milano ospita le fotografie di Yann Arthus-Bertrand


Balle di cotone, Thonokaha (Costa d’Avorio 9° 28’ N - 5° 36’ O) © Yann Arthus-Bertrand

Settembre, tempo di mostre? Spero proprio di sì, se come si dice il buongiorno inizia dal mattino... e sono già a a quota due. Infatti, oggi, insieme a un'amica e a un gruppetto di sei tra bambini, bambine e ragazze, mi sono ritagliata del tempo per la mostra "La terra vista dal cielo" di Yann Arthus-Bertrand al Museo di Storia Naturale di Milano.

L'esposizione si apre con una mappa di tutte le zone esplorate da questo fotografo, molto noto per i suoi scatti dall'alto di grande impatto ed emozione (la mappa è una bella opportunità per chi deve trovare un modo piacevole di avvicinare alla geografia). Purtroppo se inizialmente siamo partiti bene, oggi - colpa del tempo? - non era forse la giornata giusta per gustarsi questa mostra come merita (come si vede sotto - meno male che in questo museo che ospita sempre le famiglie i bambini sono ben tollerati!).



Le 103 fotografie in esposizione  - devo dire che la mostra mi è sembrata un po' piccola, se paragonata a quella di Salgado - raccolgono alcuni degli scatti aerei del più ampio progetto del fotografo da sempre impegnato nella salvaguardia del nostro Pianeta e che da oltre vent'anni sorvola i cinque continenti "catturando" immagini spettacolari, che documentano anche le trasformazioni operate dall'uomo.
E proprio al nostro Pianeta è dedicata questa mostra che non solo fa conoscere alcune meraviglie della natura - arricchita da uccelli tassidermizzati, crani, minerali, fossili, conchiglie mai esposte, insetti rari, semi e frutti curiosi, provenienti dalle collezioni del Museo di Storia Naturale - fa riflettere anche sull'impatto che abbiamo sull'ambiente e sulle trasformazioni che continuiamo a operare forse senza riflettere a sufficienza sulle conseguenze.

In particolare sono rimasta colpita da due immagini "piene", una relativa al cimitero dei carri armati - anche Andrea l'ha osservata a lungo - e l'altra relativa alle macchine schiacciate e compresse. Davvero impressionante. Avrei voluto soffermarmi maggiormente su ognuna di esse e leggere con attenzione le didascalie, ma con i due monelli al seguito non sono riuscita. Come avrei voluto vedere tutto il documentario "Home", proiettato a orari precisi - basta informarsi in biglietteria - che ha immagini davvero straordinarie e potenti - ma è accompagnato da una voce narrante che, sebbene sia quella di Isabella Rossellini, è risultata alla lunga poco accattivante per i bambini, che forse con un sottofondo musicale avrebbero aprezzato maggiormente.
Mi è spiaciuto non poterlo vedere tutto - sono filmati 120 luoghi in 50 Paesi diversi! - perché i bambini facevano domande e chiedevano spiegazioni sulle immagini, che al posto di raccontare cosa veniva proiettato parlavano delle origini della vita sul nostro Pianeta; per esempio alla vista di un assembramento di pellicani Andrea ha esclamato "Possiamo toccarli?". Ecco, mi sarebbe piaciuto farglielo vedere tutto anche perché trovo importante che i nostri figli, futuri cittadini, possano comprendere il patrimonio del nostro Pianeta e sapere cosa stiamo distruggendo, giorno per giorno.

Comunque, ho appena scoperto che il documentario si può vedere anche qui (solo la voce non è la stessa) e quindi rimedierò presto.

Tornando agli sconvolgimenti del Pianeta, lo stesso Yann Arthus-Bertrand ha dichiarato "Ho visto la Terra cambiare. L’impatto dell’uomo si vede dal cielo. Durante i viaggi e le ricerche ho constatato che tutti gli scienziati che ho incontrato condividono la mia stessa inquietudine. Quanto illustrano le mie fotografie, loro dimostrano con le cifre, e le cifre sono inaudite.

Insomma, il mio consiglio è andate a vedere questa mostra - è aperta fino al 19 ottobre - e se non riuscite, provate a guardare il documentario perché ne vale la pena. Ho anche appena scoperto che, realizzato con la collaborazione del regista Luc Besson, è stato proiettato contemporaneamente in 50 Paesi diversi il 5 giugno 2009, in occasione della giornata mondiale dell'ambiente.

PS Il progetto della mostra è frutto di una coproduzione Yann Arthus-Bertrand - Associazione Forte di Bard. Qui tutte le info pratiche.

martedì 2 settembre 2014

"Genesi", in mostra a Milano le foto di Salgado

Kafue National Park, Zambia, 2010 © Sebastião Salgado/Amazonas Images


Isole South Sandwich, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images

Oggi ho festeggiato il mio compleanno in modo speciale con i miei bambini. Mi sono regalata una visita alla mostra "Genesi" di Sebastião Salgado, allestita nel bellissimo Palazzo della Ragione - scelto come spazio permanente per la fotografia - a Milano
Sono sempre stata abituata ad osservare gli animali e l'ambiente anche attraverso lo sguardo di fotografi naturalistici che ne restituiscono bellissime immagini perlopiù a colori. Quindi, sono rimasta davvero colpita dalla potenza delle fotografie in bianco e nero del fotografo brasiliano, che catturano lo sguardo invitandoti a osservare con attenzione e restituiscono poesia, emozioni e suggestioni. Oltre a una composizione perfetta, in cui si ritrova il gioco delle luci e delle geometrie, dove per esempio orde di pinguini appaiono come un esercito di formiche perse nelle distese ghiacciate.
L'allestimento semplice ma accogliente invita al raccoglimento e a "gustarsi" con i propri tempi le immagini. Naturalmente Marco e Andrea hanno visto la mostra a modo loro: Marco - sette anni - apprezzando anche le spiegazioni dell'audioguida e sorprendendosi per alcuni racconti che gli hanno aperto nuovi mondi; Andrea - tre anni e mezzo - rimanendo colpito dai cacciatori di una tribù che aveva catturato dei bradipi e commentando "povelini!" mi ha chiesto se potevamo liberarli.

All'inizio ho temuto di aver sbagliato a prendere l'audioguida, perché i bambini erano più concentrati sullo schiacciare bottoni che sull'osservare le foto dal vivo. Ho quindi cercato di farli soffermare, raccontando alcune immagini e cercando di commentare insieme alcune fotografie. Poi ognuno ha scelto il suo modo, Andrea a volte sdraiandosi sul tappeto o chiedendo di essere tenuto in spalle dove poteva osservare comodamente le foto che non erano alla sua altezza. Del resto non potevo chiedergli di più. Siamo anche andati a ritroso a ripescare le immagini che ci avevano suggestionato maggiormente. L'unico motivo per cui non ho preso il meraviglioso catalogo della mostra, che vale tutti i 49,99 euro, è che pesava troppo per andare in giro con due bambini scatenati (e, all'uscita, affamati). Ma conto di tornare ancora, tanto la mostra dura fino al 2 novembre.

I 245 scatti realizzati in oltre trenta spedizioni nel corso degli ultimi dieci anni, in cinque continenti, raccontano di mondi ancora incontaminati e lontani dallo sfruttamento economico, dove l'uomo, quando c'è, vive in armonia con la natura. Fa effetto pensare che Salgado sia andato a realizzare questi reportage a partire dai sessant'anni (ora ne ha settanta), affrontando anche posti davvero impervi e ostili.

Oltre che dalle immagini  - vedere le foto dal vivo fa scattare quel qualcosa in più che ti spinge ad approfondire - sono rimasta affascinata dal messaggio di Salgado (che quarantuno anni fa - quando sono nata! - decise di abbandonare il sicuro lavoro di economista per dedicarsi totalmente alla fotografia come strumento di racconto e denuncia) che ci invita a conoscere e salvaguardare mondi ancora incontaminati (che presenta in tutta la loro bellezza e poesia). Il suo impegno per la tutela del nostro Pianeta va oltre, tanto da aver fondato con la moglie nel 1998 - anno della mia laurea! - l'Instituto Terra per la riforestazione della foresta Amazzonica (degli oltre 700 ettari, 600 sono diventati riserva naturale privata - se siete interessati ad approfondire c'è anche un'area dove si possono scaricare documenti e report).

Insomma, non posso che consigliare caldamente una visita a questa mostra (non posso che meditare su queste interessanti coincidenze con alcune tappe significative della mia vita) e consigliare di portarci anche i vostri bambini perché solo un'educazione alle immagini e allo sguardo dal vivo! e la consapevolezza del patrimonio che abbiamo possiamo pensare di contribuire alla salvaguardia del nostro Pianeta.
Tutte le info pratiche alla mostra le trovate qui.

PS: stasera Marco ha raccontato al papà che la mostra gli è piaciuta un sacco e che (Salgado) "ha visitato 160 vulcani!" e che "ha visto l'oceano più grande dei cinque continenti" e "un animale simile al coccodrillo (caimano ndr)", mentre Andrea ha detto che delle foto gli è piaciuta "la gamba (la zampa di iguana ndr)" e "i pinguini che scendevano nel ghiaccio".

Penisola di Valdés, Argentina. 2004 © Sebastião Salgado/Amazonas Images