giovedì 24 dicembre 2015

Zeb e Dolci parole alla Librambini di Vimodrone


Una valigia piena di coccole e carezze, sotto forma di libri (ma non solo), si è presentata alla Librambini, Libreria di Vimodrone che è un'affezionata promotrice di albi Babalibri.


Proprio per la passione di Karin Alberti (guida LIA), che anima con grande passione questa libreria alle porte di Milano (qui la pagina facebook molto seguita), uno dei laboratori #BABA15 per festeggiare i quindici anni della casa editrice milanese si è svolto qui lo scorso 12 dicembre.

Lo spazio è grande e accogliente e consente al tempo stesso di perdersi tra i libri


... e raccogliersi, quando serve, a leggerli.


Inoltre c'è un'altra sala adibita a laboratorio e, per chi come me, si prepara per tempo, questo è un enorme vantaggio (anche per non svelare subito cosa di cosa tratterà).


Per l'occasione, anche in vista del Natale, abbiamo letto due libri molto teneri Zeb e la scorta dei baci di Michel Gay e Dolci parole di Carl Norac e Claude K. Dubois. Il primo (ne ho parlato anche qui) tratta il tema del distacco in un modo "superbo", perché riesce a creare una modalità di relazione a distanza che può servire sia ai più piccoli sia ai più grandi. Zeb è, infatti, una piccola zebra che deve affrontare il suo primo campus estivo. E' la prima volta che si allontana da casa e all'improvviso si rende conto che non avrà accanto i suoi genitori alla sera, per il bacio della buona notte, e al mattino, per un dolce risveglio. E' così spaventato che non vuole più partire (e come non dargli torto? I cambiamenti, di qualunque tipo siano creano sempre uno scompenso emotivo molto forte). Viene subito rassicurato perché mamma e papà stanno preparando una scorta di baci che sarà sufficiente per tutto il suo soggiorno (idea geniale che funziona anche con i più grandicelli, io ho preparato per il primo distacco di Marco una valigia con dentro frasi incoraggianti e disegni del fratellino... ora ogni volta che partiamo se la porta sempre con sé).
Una volta sul treno e quando è sicuro di non essere visto da nessuno, Zeb non resiste al desiderio di sentire un po' di calore e si prende un "baciocaramella " (si tratta di un biglietto su cui da entrambi i lati mamma e papà hanno stampato un bacio e ripiegato tre volte e messo in una scatola di latta). Ma non basta. Ne servono due. La sua soddisfazione non è completamente appagata perché c'è una piccola zebra che piange disperata e lui sa come potrebbe aiutarla. Alla fine la gentilezza e la generosità avranno il sopravvento e Zeb regalerà la sua scorta di baciocaramelle non solo alla piccola zebra ma anche a tutti gli altri compagni di viaggio (anche più grandi). La sua riserva si esaurisce subito, ma Zeb diventando popolare, riesce a farsi subito un sacco di amici. La paura è svanita e nessuno fermerà la sua voglia di iniziare una nuova avventura, da solo, senza mamma e papà.

Dolci parole (a cui ha fatto seguito La scatola di felicità) è un albo che ha per protagonista una giovane cricetina che si sveglia colma di dolci parole (e come non immaginare un animale più azzeccato visto che i criceti hanno delle sorte di sacche in cui trattengono il cibo?) e non vede l'ora di dispensarle alle persone a lei care. Ma tutti hanno fretta, c'è troppa confusione o rumore e si sa, "la fretta è nemica delle cose fatte bene", e così Lola indugia aspettando il momento migliore per parlare, che sembra non arrivare mai... alla fine è quasi offesa e arrabbiata; ma proprio in questa occasione le parole le escono fuori dalla bocca prima ancora che lei se ne renda conto e urla "mamma papà vi voglio bene!" Il gioco è fatto e seguono abbracci e coccole.
Trovo questo libro bellissimo per invitare i bambini a manifestare i propri sentimenti e per far riflettere noi genitori (mi ci metto per prima), che spesso non troviamo il momento giusto per l'ascolto. I bambini hanno bisogno, per esperimersi, di tempi e modalità tutti loro, diversi da quelli di noi grandi. Forse dovremmo ogni tanto abbandonare la frenesia della vita quotidiana per goderci queste piccole grandi gioie della vita.


La valigia delle coccole
Dopo la lettura, ci siamo spostati nella stanza del laboratorio dove i bambini sono stati invitati a scoprire i materiali a disposizione:

per l'occasione ho cercato di trovare sostanze morbide, come ovatta e muschio, e profumate - come i cuori con polvere di cocco creati per l'occasione - stoffe e pelliccia sintetica, piume colorate. E molto altro ancora...

Non mancavano anche mini immagini dei libri Babalibri che possono servire per ritrovare l'albo del cuore o scoprirne di nuovi.

Poiché ogni attività vuole essere anche un'occasione per stimolare la manualità fine, ogni bambino ha infilato (da solo o con l'aiuto di un adulto) le maniglie della valigia di cartone argento che trovavano al loro posto e poi ognuno è partito a decorarla con la propria fantasia, incollando all'interno anche disegni o libricini appositamente preparati in cui scrivere qualche frase dolce.





Babalibri continua a festeggiare...
I quindici anni della casa editrice sono stati celebrati grandemente in tutta Italia, nelle fiere e durante i festival, in biblioteche, librerie, scuole d'infanzia e case, sempre con grande creatività. Mi preme segnalare una bella novità, riservata alle biblioteche e alle scuole che ancora non avessero aderito al progetto della Babamostra (trovate tutti i dettagli qui). A grande richiesta sarà ancora possibile prenotare gli stendardi con i babapersonaggi più amati, presentando un progetto per far festa con gli albi Babalibri. In palio c'è la fornitura di una copia di tutte le novità 2015 della casa editrice per i cinque migliori progetti. Cosa aspettate a farvi sotto?

Con questo post ne approfitto per ringraziare Karin per l'ospitalità e per farvi i migliori auguri di Buone Feste. Sperando che tanti tanti bambini possano ricevere in dono dei libri, perché si possa leggerli e rileggerli insieme non solo durante le festività ma anche per tutto l'anno e gli anni a venire.

martedì 22 dicembre 2015

La piscina, Orecchio Acerbo... e Libri Calzelunghe



Consacrato dalla blogger americana di critica letteraria sul suo Brainpicking tra i dieci migliori albi del 2015, La Piscina della coreana Ji Hyeon Lee edito da Orecchio Acerbo Editore è un albo senza parole di grande impatto emotivo. Riesce a catturare l'attenzione, anche dei più piccoli (Andrea, quattro anni e mezzo ne è rimasto "stregato"), e mantenerla fino alla fine, con il fiato sospeso e "un pizzico" di magia.

Un libro fatto di vuoti e di pieni, di grigi e colori, di silenzio e rumore.

Il protagonista, un ragazzino timido e con la faccia paffuta, risulta subito simpatico per il suo sguardo che va oltre. Resta lì. Fermo. In attesa, di fronte a una piscina vuota, che forse nasconde qualcosa (un vortice spezza la monotonia dell'acqua ferma).
Piccolo, di fronte all'immensità di quel bacino d'acqua.
Poi il silenzio, la sua contemplazione, viene interrotta da "un'orda barbarica", una fiumana di gente grezza e assordante, grassa e immersa nelle sue "ciambellone" (come le hanno definite i miei bimbi), che incurante di lui e di tutto, riempie la piscina; e si avverte il frastuono, un rumore tale da farti tappare le orecchie. Trovo ancora più bello che avvenga tutto questo in un albo senza parole. Che la potenza del disegno sia tale da farcelo intuire. 


Il ragazzino osa. Prima immerge i piedi nell'acqua, poi in una pagina piena di schiamazzi, urla, strida, pistole a spruzzo, canoe, persone arrabbiate o spaventate, si tuffa. Si intravedono i suoi piedi (a ben guardare...).


E di nuovo una pagina vuota, piena di silenzio e di possibilità. Rende proprio la sensazione che provi al mare quando ti immergi nell'acqua e hai un'altra percezione del mondo, una parte dei sensi annebbiati e il pensiero vaga.
Da qui riprende il colore e avviene l'incontro. L'incontro inatteso con una ragazzina che ha come lui lo stesso desiderio di fuggire da tutta la confusione e di esplorare. Non so perché mi viene spontaneo il collegamento con Viaggio di Aaron Becker (Feltrinelli) di cui ho parlato qui



E poi uno sviluppo all'insegna della fantasia - come ha detto Marco, il mio più grande di otto anni - dove è possibile incontrare (come avviene spesso nei libri senza parole, dove si passa dal reale al fantastico in un giro di pagina) un mondo inatteso, fatto di pesci strani, rossi con la "bocca a trombetta" che sembrano fare il solletico alle dita, o blu con una sorta di corno, e altri ancora rossi e bianchi che sembrano più tucani che rappresentanti della fauna ittica.
Inutile descrivere ogni tavola.
Bisogna aprire il libro e ammirare insieme tutte le sfumature e dare le proprie interpretazioni: i bambini si staranno nascondendo nei tubi/gallerie da cui escono alcune strane "murene" pezzate con le corna e due denti o staranno giocando a nascondino?
E ancora altri pesci, alcuni "simpatici" come ha detto Andrea, "perché hanno i denti all'insù e uno sguardo buffo", altri con gli occhi strabici, altri ancora con un'"aria severa". Ma i due bambini, impavidi, vi nuotano accanto, a una certa distanza.


Finché... l'incontro di tutti gli incontri. Con una sorta di cetaceo con dentini all'insù e un occhio azzurro dolce, quasi umano, e il pelo sul corpo (che capodogli e balene non hanno), come un cucciolo di foca appena nato, una sorta di gigante buono, di Totoro del mare/piscina...
E poi ancora in giro, a esplorare, finché non si ritorna alla realtà. Che però non sarà più la stessa, d'ora in avanti.
Il libro è dedicato a "tutte le persone che vogliono nuotare il mondo in piena libertà".
PS volevo regalarlo ai miei bambini per Natale ma non ho resistito...


Una disgressione... Libri calzelunghe
Alcune recensioni de La Piscina (tutte sono raccolte qui e aggiornate sul sito della casa editrice) che vi consiglio sono quelle di Marina Petruzio, Luuk Magazine (qui) e Carla Ghisalberti, Lettura Candita (qui). Ne approfitto per segnalarvi che entrambe, insieme a Matteo Biagi, Valeria Bodò, Angela Catrani, Carla Colussi, Barbara Ferraro, Francesca Mariucci, Federica Pizzi, Barbara Servidori, Beniamino Sidoti, Alessandra Starace, Virginia Stefanini, Francesca Tamberlani hanno da poco fondato Libri calzelunghe, letteratura per ragazzi... per filo e per segni,
un progetto che "Parte dal desiderio di conoscerci, o meglio, di ri-conoscerci. Parte dalla Letteratura per l’infanzia, parte da persone che in varia misura si occupano della letteratura per bambini e per ragazzi e che lavorano anche all’interno del mondo web.
Parte, soprattutto, dal desiderio di poterci confrontare rispetto alla letteratura per l’infanzia e per l’adolescenza, di dire la nostra.
Siamo blogger, siamo librai, siamo editor, siamo, finalmente, un gruppo.
Libri Calzelunghe: un progetto per fare rete
"
E' bello pensare che ci sia voglia di fare un lavoro di gruppo (e che gruppo! se non li conoscete ancora, anche se dubito, è un'occasione ghiotta per spulciare non solo sul sito ma anche sui singoli blog...), un progettto corale che lasci spazio allo stesso tempo all'individualità e alle peculiarità di ognuno. Potete seguire Libri calzelunghe anche su facebook (qui) o twitter (qui). Ah, con il beneplacito, sulle pagine di Repubblica, della giornalista e scrittrice Loredana Lipperini che potete leggere qui. Il primo contributo è relativo al bianco e al nero.

Che dire se non che una bellissima avventura è iniziata. Un grosso in bocca al lupo!


mercoledì 16 dicembre 2015

"Fuori": presentazione del libro al MUBA



Lunedì 14 dicembre al MUBA (Museo dei bambini di Milano) è stato presentato il libro "FUORI Suggestioni nell'incontro tra educazione e natura", edito da Franco Angeli, e curato da Monica Guerra, ricercatrice di Didattica, pedagogia speciale e ricerca educativa e docente presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione del'Università di Milano-Bicocca, nonché presidente dell'associazione culturale Bambini e Natura.


Proprio Monica Guerra ha illlustrato questo libro corale, che ha visto il contributo di 20 specialisti, una raccolta di riflessioni e pensieri che è stata la naturale evoluzione della pagina facebook di Bambini e Natura (qui il link), che nel giro di due anni ha superato i 6000 like, un luogo virtuale dove sono visibili progetti di esperienza e ricerca, riflessioni, uno spazio aperto a tutti sui temi "bambini e natura" ed "educazione e luogo".
Un libro che Monica ha chiamato "dizionario scomposto di 20 parole strane, inusuali": ogni capitolo è scritto da esperti in diversi ambiti disciplinari, ognuno con un suo sguardo unico. E che sguardo! So che la lista è lunga ma vale la pena solo scoprire - in estrema sintesi - di cosa si occupano queste persone per capire perché questo libro è davvero speciale.

Il manifesto di Fuori, sul sito www.bambinienatura.it

Chi sono i venti autori
Si va: da Francesca Antonacci (ricercatrice e docente di pedagogia del gioco presso l'Università Milano-Bicocca) a Emilio Bertoncini (agronomo e guida ambientale); da Emanuela Bussolati (architetto, progettista di libri e illustratrice) a Renato Casagrandi (ingegnere e professore associato al Politecnico di Milano dove coordina le attività di EnvLab, laboratorio interdipartimentale di didattica per l'Ambiente); da Cheryl Charles (presidente fondatore della rete internazionale Children & Nature, leader nel campo dell'educazione ambientale) a Francesca Ciabotti (pedagogista dell'infanzia, formatrice e molto altro...); da Alex Corlazzoli  (maestro e giornalista) a Paolo Ferri (professore straordinario di Teorie e tecniche dei nuovi media e tecnologie didattiche all'Università Milano-Bicocca); da Tiziano Fratus (poeta e autore di moltissimi libri legti alla natura, quali "L'Italia è un bosco", editori Laterza) a Monica Guerra (anima di tutta questa storia...); da Emanuela Mancino (ricercatrice e docente di filosofia dell'educazione presso l'Università Milano-Bicocca e direttrice della Scuola di pedagogia del silenzio di Accademia del Silenzio) a Gianni Manfredini, alias Babbocanguro, (che ho scoperto ora di conoscere dai tempi del "vecchio" Chiedoasilo e dell'impegno appassionato a scuola); da Claudia Ottella (psicologa e coordinatrice educativa, vicepresidente di Bambini e Natura) a Lola Ottolini (ricercatrice in architettura degli interni presso il Politecnico di Milano); da Telmo Pievani (filosofo della scienza e professore associato presso l'Università di Padova, dove ricopre la prima cattedra italiana di filosofie della scienze Biologiche, uno dei miei miti post universitari di quando ancora riuscivo a fare la giornalista...) a Flaminia Raiteri (coordinatrice pedagogica della Cooperativa Argento Vivo di Correggio); da Stefano Sturloni (atelierista da oltre trent'anni delle Scuole comunali d'Infanzia di Reggio Emilia) a Paolo Tasini (giardiniere, perito agrario con laurea in scienze della formazione); da Mauro Van Aken (ricercatore in antropologia culturale presso l'Università Milano-Bicocca) a Lorenzo Vascotto (educatore, direttore della Cooperativa Argento Vivo di Correggio); da Sara Vincetti (educatrice e insegnante in nidi e scuole d'infanzia, si è formata alla pratica del Closlieu di Arno Stern) a Barbara Zoccatelli (pedagogista e formatrice, coordina il nido dell'Università di Trento efd è responsabile dell'atelier per la cooperativa sociale La Coccinella di Cles).


Fuori
Monica Guerra ha spiegato che il libro parte nelle sue riflessioni da venti vocaboli, che costituiscono un capitolo, che possono essere letti indipendentemente l'uno dall'altro. Ha sottolineato come non si tratti del tutto di un progetto "coerente e unitario" ma che la cultura si insegue anche "nel cercare incoerenze e fastidi", nel trovare altri punti di vista. Perché non si abbiano risposte definitive ma si tende alla ricerca come "qualità permanente".

Riprendo alcune frasi perché mi sembrano sintetizzare al meglio lo spirito di questo volume.

Sicuramente il punto di partenza è quello della Natura perché, come ha scritto Monica nel capitolo Suggestioni, "Pensare a un'educazione naturale, intesa come educazione che individua nel fuori una dimensione privilegiata delle esperienze di apprendimento, sia che si propone di essere vicina e congeniale alle modalità di ricercare e conoscere di bambini e ragazzi, è questione pedagogica e didattica di rilievo".
"Questo è anche un libro nato e coltivato fuori, il fuori delle ricerche-formazione sul campo, aperto e spesso verde, di esperienze educative e didattiche che si cimentano con una scuola fatta all'esterno, o per lo meno in costante relazione con esso".
"Il fuori, infine, di una passione per lo stare in natura che accomuna tutti quanti vi hanno scritto".

Questo volume fa riflettere su tantissimi aspetti: dai benefici psicofisici, correlati anche a una maggiore capacità di concentrazione, alla Contemplazione "... che sembra tenere lontana la parola, il gesto, il tempo, il senso, quella zona in cui il bambino si perde e vaga in modo apparentemente improduttivo...(ma!)" come scrive Emanuela Mancino, al Cammino dove Francesca Ciabotti ci invita a pensare che "Noi adulti abbiamo definitivamente perso il piacere e la pratica della giusta lentezza, primo segreto del buon camminatore. I bambini invece lo conoscono .... Il loro cammino è fatto di pause e riprese, di rallentamenti e accelerazioni, perché l'obiettivo da raggiungere si perde e sfuma in un qui ed ora pieno di sorprese, incontri e situazioni interessanti da osservare e sperimentare".

E che dire del Silenzio, dove Flaminia Raiteri si interroga su "quanto siamo capaci di ascoltare e sostare nell'attesa di una risposta? Una pausa alimenta o affievolisce le relazioni?" e ancora ci ricorda che "... le esperienze di gioco spontaneo dei bambini nei contesti naturali spesso includono situazioni di silenzi attivi... Tranquilli, nel rispetto della natura, i bambini sperimentano attimi di silenziosa contemplazione e scoperta".
Del resto Paolo Ferri in Tecnologie ci ricorda anche che "I nativi digitali hanno una relazione con la loro "natura" e con quella "esterna" che è strutturalmente mediata dalle tecnologie: vivono tra reale e digitale e noi dobbiamo saperlo per relazionarci con loro."

E questo solo per darvi un piccolo assaggio... il resto lo scoprirete leggendo il libro...


La poesia di Paolo Fratus
Dopo l'introduzione, la serata è iniziata con le parole del poeta Paolo Fratus, noto per i suoi tanti libri tra cui il Manuale del perfetto cercatore di alberi (Kowalski), per il suo pensiero filosofico sui "bambini radice" e "sulle persone che attraversano il paesaggio, trovando una connessione spirituale con gli alberi". Durante l'incontro abbiamo potuto gustare una serie di poesie (47 sono scaricabili qui e associate al suo libro "Ogni albero è un poeta", edito da Mondadori).
Ne riprendo una che ha letto, perché mi ha toccato nel profondo.

Primo seme

Il seme di Dio

Il seme cade nella terra,
si muove quando ancora
non è niente, genera la vita
che non c’è. Dio l’ha inventato
perché non è riuscito a farsi albero,
troppi impegni per radicarsi sottoforma
di pietra.
Il seme è Dio che
non sa restare immobile


Incontri con gli autori
Dopo questo momento magico, Monica ci ha riportato alla realtà, e i numerosi partecipanti hanno potuto scegliere quali parole scoprire insieme agli autori dei capitoli: (gioco, rischio, selvatichezza, distanze, soglie); (contemplazione, silenzio, cammino, lentezza, radici); (nature, stranezza, bellezza, semi). Ammetto che la scelta è stata ardua e avrei desiderato ascoltare tutto.


Siccome non ho ancora il dono dell'ubiquità, mi sono trasferita nel primo gruppo guidato da Michela Schenetti, ricercatrice dell'Università di Bologna e autrice (insieme a Irene Salvaterra e Benedetta Rossini) del libro La scuola nel bosco Pedagogia didattica e natura (Erickson), che parla della relazione tra educazione e natura a partire da una cultura per l'infanzia rispettosa.


La parola (Soglie) è passata all'architetto Lola Ottolini che ha esordito raccontando di un gioco che spesso fa in spiaggia con i bambini, in cui si disegnano dei cerchi nella sabbia che diventano la "casa", osservando come ognuno, a seconda dell'età, scelga il suo spazio dimensionale. La soglia può essere dunque anche uno spazio, che le persone abitano. E ha citato il caso dei "bassi napoletani" dove le porte sono tagliate a metà ed esiste una particolare relazione tra dentro e fuori, una sorta di continuità tra due ambienti, privato e pubblico.
Michela ha ripreso le fila riflettendo come ogni giorno attraversiamo molte soglie con una sorta di automatismo, senza dare valore a quello che stiamo facendo, sottolineando invece l'importanza del cambiamento.



Claudia Ottella, psicologa e mamma, ha parlato di Distanze raccontando un'esperienza di vita vissuta; durante una passeggiata in un posto sconosciuto, alle prese dell'elaborazione del libro, hanno lasciato liberi i bambini di allontanarsi finché questi non sono quasi scomparsi dalla loro vista, urlando felici perché "vedevano il mondo sotto". Erano arrivati vicini a uno strapiombo e avevano avuto la consapevolezza di capire quando fermarsi. Questo, per sottolineare come lasciare una distanza comporti spesso dei rischi.
Invece, non siamo più abituati a lasciare che i bambini si muovano e vadano lontano. Ma i bambini sono competenti, basta che concedere loro possibilità e fiducia.
Michela ha sottolineato come questo sia importante, lasciare al bambino la sua autonomia.


Lorenzo Vascotto, educatore e coordinatore di servizi all'infanzia, ha introdotto il concetto di Rischio strettamente correlato al concetto di fiducia, il dare credito a noi stessi, per primi, sapendo che le soglie si oltrepassano e che ce la possiamo fare. In situazioni complesse - che rappresentano  una situazione arricchente - accade, spesso, il contrario, che si riponga poca fiducia nelle competenze dei bambini. Ha sottolineato come sia importante rischiare per non "iperproteggere" i bambini, ingessandoli, ma al contrario sostenerli nella costruzione della loro storia, lasciarli liberi, anche di sbagliare, perché abbiano la possibilità di fare le loro valuttazioni, prendersi i loro spazi. Ha trovato delle connessioni con altre parole emerse nel libro come tempo e lentezza...


Emanuela Bussolati, autrice e illustratrice e molto altro ancora (se spulciate il blog troverete molto su di lei), ha parlato di un tema che le sta molto a cuore, quello della Selvatichezza, raccontando come sia stata una bambina "selvatica" che si arrampicava sugli alberi da frutta e aveva dimestichezza con gli animali intorno a lei. Ha parlato del suo incontro con Paolo Tosini, maestro giardiniere di Bologna, che ha fotografato con discrezione e grande poesia gli incontri dei suoi figli nei boschi e nella natura. E che è riuscito a catturare lo sguardo dei bambini, la meraviglia per la natura come possibilità di superare i propri limiti, la magica sensazione di perdersi e ritrovarsi. Il piacere di varcare le soglie, di passare dall''ombra alla luce, di costruire rifugi e trovare nascondigli. I bambini hanno in sé il ruolo di esploratore, se li priviamo di questo, togliamo possibilità di compiere esperienze straordinarie e di trovare molte risposte alle loro curiosità.
La contemplazione e l'osservazione della natura è un tempo che c'è sempre meno. Come si può educare le nuove generazioni alla sostenibilità, al rispetto della natura se non sono educati nell'ambiente ma sull'ambiente?
Michela ha sottolineato l'opportunità di conoscere e di conoscersi, di apprendimento e scoperta del mondo anche come opportunità di liberare il corpo.


Francesca Antonacci, pedagogista del Gioco, ha parlato di questo cerchio magico, che mette in relazione il dentro e il fuori, creando una distanza tra le cose. Il gioco è antico quanto il mondo e il mondo stesso gioca, con le sue acque, le sue luci, con il suo continuo movimento. Perché parlare del gioco? Perché quello spontaneo sta scomparendo, proibito perché pericoloso, e si lascia sempre più spazio ai luoghi artificiali, adeguati, perché non ci siano pericoli o sporcizia. Se ne parliamo è perché i bambini sono sempre più privati, mentre è necessario aumentare le distanze, andare controcorrente, operare una didattica attiva di apertura, lasciando che i bambini si riappropino della natura.


Dopodiché, come una fatina, Monica Guerra si è palesata a riportarci al centro del MUBA... facendo portare agli autori delle piantine messe a dimora per l'occasione dai bambini presenti.


Emilio Bertoncini, agronomo e guida ambientale.
Stefano Sturloni, atelierista.
Dopo i dovuti ringraziamenti... ecco alcune foto di autori scattate quà e là... ecco la chiusa.



Chiusura
Alex Corlazzoli, maestro e giornalista, che ha parlato della Lentezza. Ha ricordato come "ritrovare il tempo è la sfida di chi insegna".
Riprendo alcune sue frasi che mi hanno colpito leggendo il libro...
"Va riscoperta l'osservazione. Non siamo più capaci di guardare. I nostri occhi troppe volte sono distratti, incapaci di osservare."
"La manualità esige lentezza. Imparare a usare le mani è dare tempo alla creatività... Dobbiamo tornare a riscoprire la lentezza di disegnare, di modellare, di fotografare."
"La lentezza è compagna del silenzio. I luoghi silenziosi sono quelli dove non esiste la frenesia: il deserto, i monasteri, la montagna."
"Il cammino è un altro compagno di lentezza. Non sappiamo più fare. Non camminiamo più. Abbiamo fretta di arrivare. Siamo perennemente in ritardo"... "Camminare esige delle soste."


Una frase che vorrei scolpire è questa, a proposito dell'insegnamento "Non c'è chi arriva primo, ma solo chi si mette in gioco. Tutti possono conquistare un loro traguardo."

Il resto lo lascio alla vostra lettura.  
Questa parte in particolare mi ricorda tutto il lavoro della Rete di Cooperazione educativa, Mario Lodi e Gianfranco Zavalloni.



La serata si è conclusa con uno scoppiettante Gianni Manfredini, alias Babbocanguro, che ha messo in scena una bellissima performance legata ai semi e alla terra.

PS che dire, se non che sono felice di essermi goduta questo incontro visto che mi sono persa, per motivi di salute, un convegno realizzato proprio da Bambini e Natura al MUBA un po' di tempo fa?

Ed è per questo anche che mi scuso con i miei lettori se sono stata assente per un lungo periodo. Purtroppo non mi è stato possibile, ma vedere che assiduamente sono stata seguita "a riflettori spenti" da un piccolo gruppo di appassionati mi fa proseguire con il mio impegno, sperando sempre di mettere in rete e fare circolare cose belle, utili e di qualità.