domenica 28 agosto 2016

Campus tra judo e natura a Livigno

Si è tenuto in questi giorni a Livigno (SO) il campus di allenamento agonistico di judo coordinato da Paolo Belingheri (qui). A fine giugno, proprio nello stesso posto, ho potuto "assistere" come mamma – per la prima volta la struttura è stata infatti “aperta” anche ad alcuni genitori interessati - al bellissimo campus coordinato sempre da Paolo Belingheri in collaborazione con le associazioni sportive dilettantistiche Judo Club Segrate, Mon Club di Appiano Gentile, lario Scuola di Judo Como, Arché Danza e con lo staff tecnico costituito da Paolo Belingheri, Moreno Ragosa, Paolo Piacenti, Laura Di Adamo, Francesca Nava a cui ha partecipato anche il maestro Matteo Simonit in veste non di judoka ma di super cuoco (alla prova con una sessantina di bambini da sfamare!), e Valentina Risi, anche lei judoka, in veste di coordinatrice un altro gruppo di ragazzi.

È stata una bellissima occasione per osservare da vicino questa arte marziale accostata alla danza, in una dimensione legata al rapporto con la natura.

Il campus, che si è svolto nella struttura autogestita Lo Chalet del Sole (link qui), ha permesso a bambini e bambine da 6 a 12 anni di poter respirare a 1800 metri un'atmosfera di sport e divertimento, immersi nel bellissimo contesto di un posto rinomato e ricco di animali e piante.


Agli appassionati naturalisti come la sottoscritta posso solo dire che eravamo attaccati a un sistema di tane di marmotte costituita da una famigliola di almeno sei individui, che si potevano osservare sia dalle finestre sia avvicinandosi pian piano: raggiunta la distanza di sicurezza un fischio forte veniva emesso dalla sentinella

 
(le marmotte hanno due fischi diversi, uno che indica i predatori da terra e uno che indica quelli dal cielo) e a una a una rapidamente le bestiole sparivano. 
 
 
 
I più lenti e meno paurosi erano i cuccioli, che le prime volte li lasciavano osservare giocherellando più facilmente.

Posso solo provare a descrivere attraverso alcune immagini i paesaggi che ci hanno riempito il cuore e accompagnato durante il soggiorno: prati sconfinati alle spalle dello Chalet, coperti da fiori rosa, gialli, bianchi, violetti, visitati da tantissime farfalle di forme e colori diversi, il tutto incorniciato dalle montagne che “vegliavano” su di noi (poco distanti dal Parco nazionale dello Stelvio e da Parco nazionale svizzero).

Il paese era raggiungibile a piedi o con il pulmann ma era a una giusta distanza per essere circondati quasi esclusivamente dalla natura.

I ragazzi sono stati divisi in squadre con un capogruppo adulto e a turno erano di corvè in cucina, cimentandosi ad apparecchiare, servire e sparecchiare e spazzare. Un modo semplice ma molto efficace per insegnare a stare in gruppo e a rispettare alcune minime regole di convivenza.



Judo


Poi, mattine o pomeriggi spesi a fare lezione di judo, con il maestro Moreno Ragosa assistito da Valentina Risi, Paolo Piacenti o – eccezionalmente – dal maestro Paolo Belingheri

(che si è occupato di tutta la complessa organizzazione e del rifornimento di cibo: non poche bocche da rifocillare ogni giorno).
Un gruppo di ragazzine, seguite dall'insegnante di danza Francesca Nava, ha quasi sempre partecipato e provato la disciplina del judo, imparando il contatto diverso tra i corpi, che nella danza mantiene le distanze, nel judo comporta un contatto fisico con il compagno.

L'omaggio della danza al judo


In omaggio a questo incontro di discipline, Francesca ha inventato una coreografia dedicata al judo.


Gite fuori porta
Quando i bambini non erano dediti allo sport, abbiamo trascorso il tempo a fare passeggiate nel verde o a una malga con un tragitto facile ma suggestivo, con soste alla “latteria”, un posto dove gustare gelati e dolci.

Parco avventura

Un giorno ci siamo anche lanciati giù dagli alberi, immersi in un bosco di larici secolari. Siamo infatti stati al Larix Park (link qui) dove Simone Nani, il titolare, e i suoi collaboratori ci hanno messo le imbragature e insegnato a compiere le discese in altura sugli alberi con le carrucole.

È stata una giornata veramente emozionante e piena di adrenalina. La prima volta è sempre quella che si ricorda con maggiore risalto e non vedo l'ora di tornarci.  


Questo Parco avventura ci ha consentito di cimentarci con funi, carrucole e liane, regalando emozioni uniche e indelebili. Io ho provato diversi percorsi, alcuni con un ragazzino al seguito – come richiesto dal percorso – e in uno, per sbaglio, ho sperimentato anche il jump (salto) finale con tanto di discesa con una fune elastico da un'altezza considerevole. Gli occhi attenti del personale mi hanno consentito di farlo con tutta la sicurezza e la tranquillità del caso. Anche se al momento del salto tranquilla non ero per nulla ma poi il divertimento ha preso il sopravvento sulla paura.

La gita al fiume

La settimana è trascorsa velocemente: non è mancanta neanche una grigliata tra i boschi,


con bagni nel fiume e una mia improvvisata prova di “land art” - seguendo i consigli di Paola Tonelli di cui avevo seguito un corso durante un incontro della Rete di Cooperazione educativa (link qui)- che ho provato a proporre ad alcuni bambini e bambine: uno sparuto gruppetto che la curiosità ha fatto lievitare, come sono lievitate le opere, progetti personali o collettivi in cui ifiori e i diversi materiali offerti dalla natura hanno consentito di far nascere.





L'opera di cui sono più fiera e che mi ha emozionato, è stata l'albero delle parole, in cui i ragazzi hanno elaborato le parole più significative legate al nostro campus.


Non è mancata neanche una caccia al tesoro, improvvisata velocemente ma con molta creatività da Valentina, che ha consentito ai ragazzini e alle ragazzine divise in gruppi di cimentarsi in prove di atletica e di intelletto, con tanto di invenzione di canzoni e balli coreografici.


Nel corso del soggiorno c'è stato anche il compleanno di Mirella, festeggiato in maniera speciale grazie anche all'inventività di Valentina, a due barattoloni di Nutella “messi a disposizione” da Edoardo, e alla creatività culinaria di Matteo.


A proposito di Matteo, un grande plauso va a lui che, mettendosi a disposizione del gruppo si è dedicato alla cucina full time (a volte aiutato da Moreno) sfamandoci alla grande.  


Un plauso a Francesca e a mamma Cristina che spesso hanno aiutato a rigovernare i pentoloni enormi e tutte le vettovaglie.


A conclusione della settimana un bellissimo incontro finale di judo, che è una disciplina che insegna il rispetto dell'altro e ha voluto lasciare un bellissimo messaggio di convivenza e conoscenza reciproca.

Del judo e dei suoi effetti benefici mi ripropongo di parlarne più avanti con due protagonisti di questo campus.

Da mamma posso dire che è stato bellissimo stare al tempo stesso accanto ma distaccata a mio figlio (che non ho quasi incrociato), vederlo attento agli altri e sereno con i suoi amici, vecchi e nuovi. Mi è piaciuto essere una spalla, una mamma per chi ne aveva bisogno - ringrazio gli organizzatori per avermi consentito di apportare il mio apporto senza invadere troppo - spero - il campo - e seminare qualche lettura di poesia qua e là e dispensare libri a chi ne avesse voglia e ne fosse privo.

Diversi mi sembra abbiano apprezzato.

È stato bello anche confrontarsi con persone diverse da me e vivere la quotidianità in un gruppo così numeroso che richiede uno sforzo non indifferente da parte di tutti.

Un'esperienza sicuramente positiva che ha agli occhi di una biologa amante della natura e degli albi illustrati applicati a laboratori creativi ha mille ulteriori possibili sviluppi...