lunedì 2 marzo 2015

"Fare macchie tra regola e caso" alla Libreria Utopia



Domenica 1° marzo alla Libreria Utopia sono andata con Marco e il suo amico Aviv all'incontro "Fare macchie tra regola e caso", un laboratorio con Metodo Bruno Munari® tenuto da Michela Dezzani, di Munaria e dell'associazione Bruno Munari, e dall'artista Annalisa Masala, diplomata nel 2012 al Master in Metodologia Bruno Munari e abilitata a condurre laboratori.
Michela e Annalisa hanno accolto i bambini e le bambine presentandosi e chiedendo di presentarsi e hanno spiegato che avrebbero giocato con le macchie. Poi hanno attivato un bellissimo brainstorming chiedendo dove troviamo le macchie: "sui vestiti", "sui mobili", "sui tavoli", "sulle sedie", "sui libri" "sui quadri" (Michela ha specificato che sui quadri ci sono macchie fatte ad arte, mentre ci possono essere macchie casuali), "sul pavimento", "sulla carta", "sulle dita", "sulle mani", "le macchie della pelle", "le macchie dei denti". In effetti, siamo circondati da macchie - ha specificato Michela - ci sono anche quelle della luna e del sole. E un bambino ha replicato che anche i paesi visti da lontano sembrano macchie della terra. E ancora "macchie del viso", "la mucca ha le macchie" (come la giraffa, il leopardo, il ghepardo, la tigre che ha però le strisce ha specificato un bambino). Annalisa ha ricordato che c'è un animale che "sputa macchie": "il calamaro" ha esclamato una bimba e un'altra ha aggiunto"il polpo" e ancora "la seppia". "Le macchie di petrolio". "Le pupille sembrano macchie". "Il mastino napoletano ha la bava". "Lo spray fa le macchie!". Quante risposte varie e, alcune, inaspettate e sorprendenti! (almeno per me).
Michela ha poi spiegato che si narra che il primo pittore che abbia utilizzato le macchie in quadro, tirando una spugnetta "a caso", fosse un greco.


Una volta creata l'atmosfera giusta, Michela è partita con la lettura di "Piccola macchia" di Lionel Le Néouanic (Giannino Stoppani edizioni). E' la storia di una piccola macchia che si annoia senza amici. Su invito della mamma, parte a cercarli. Li cerca di quà, di là, dappertutto (che richiamo a Piccolo blu e piccolo giallo di Lionni!), poi sente delle grida e vede alcune piccole forme (piccolo quadrato, piccolo cerchio, piccolo triangolo, piccolo rettangolo e piccolo rombo) che litigano per giocare



Cerca di inserirsi ma viene denigrata "Non ti vedi? non hai forma, sei orripilante" le dice piccolo cerchio e anche gli altri non sono da meno "sei troppo niente" "tu non sei come noi" e la cacciano via. Piccola macchia torna a casa in lacrime e viene consolata dai suoi genitori. Mentre la mamma le dà due bacini, il babbo le restituisce un meraviglioso consiglio. Le dice di guardarsi dentro, perché nasconde un tesoro. Deve solo scoprirlo e poi potrà condividerlo con gli altri. E la invita ad andare da quei "birbanti". 



Quando piccola macchia torna le piccole forme non l'accolgono bene. Ma lei, presa dal coraggio si trasforma, facendoli prima spaventare, poi incuriosire. E così insegna alle altre piccole forme a trasformarsi. Il gioco è così divertente che gli amici non vogliono più andare a casa. Ma piccola macchia li rassicura "domani giocheremo a mischiarci". Un libro poetico e intenso. Almeno per la sottoscritta. Qui trovate la videolettura a opera del Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell'Università degli Studi di Trento.


E così, invitati a giocare anche dalla lettura, i bambini sono andati a giocare davvero con le macchie. Ad aspettarli hanno trovato un lauto banchetto. Fatto di scodelle colorate - con colori naturali, per esempio, la barbabietola, il cavolo rosso, il succo di pomodoro o il caffè - e altre con acqua e accanto delle bustine di infusi. Non so se abbiate mai partecipato a un laboratorio secondo il metodo Munari. Niente è lasciato al caso e tutto è preparato a regola d'arte. I bambini sono invitati a sperimentare, a fare con alcuni semplici accorgimenti.


Prima hanno potuto annusare i diversi profumi intensi che provenivano dalle ciotole, poi a creare, nel caso delle ciotole piene d'acqua, il proprio infuso.


Poi Michela ha fatto vedere i due "strumenti" che avrebbero potuto impiegare per creare le macchie: un cucchiaino e un contagocce. E ha invitato i bambini a creare le macchie con il contagocce stando in piedi. Pronti, via. All'inizio un po' più composti, man mano che proseguivano con la sperimentazione i bambini si sono lasciati andare, creando piccoli capolavori. Michela e Annalisa passavano a dare qualche "consiglio tecnico" sull'uso del contagocce o del cucchiaio.

Per me è stato incredibile vedere l'impiego della bustina di infuso per creare delle tracce e vedere l'evoluzione delle macchie a seconda dello strumento e della quantità di acqua aggiunta. E assistere alle diverse "contaminazioni" tra bambini che erano "vicini di banco".


Un piccolo momento di riflessione su quanto fatto (le macchie sono "diverse in relazione alla velocità e alla lentezza del gesto", ma anche "grandi o piccole a seconda della distanza dal foglio e dall'altezza"). Dopodiché, Michela e Annalisa hanno invitato i bambini e le bambine a spostarsi in un tavolo nella stanza accanto, per fare un altro gioco con le macchie. Trasformare le macchie che avevano creato loro in precedenza (asciutte) in qualcos'altro, lasciandosi ispirare dalla forma.


Prima un piccolo rodaggio insieme (Michela prendeva un foglio e chiedeva cosa venisse in mente. Poi lo voltava e ascoltava ancora le risposte), poi liberi di fare. I bambini hanno trovato fogli con macchie e pennarelli e pastelli di vari colori. E di nuovo via, spazio alla fantasia e all'immaginazione. Sono venuti fuori pesci sega, farfalle, un'ascia, nuvole, un nasone, un mostro...


Annalisa ha poi invitato i bambini e le bambine a raccontare cosa avevano disegnato. Mi spiace non ricordare tutto quello che hanno detto. Tra i vari, una bambina che ha disegnato il foglio fronte retro (ruotandolo di 180° gradi e creando due disegni diversi a seconda dell'intensità della macchia), una che ha disegnato una tartaruga, una bambina che si è disegnata con sua sorella mentre facevano le bolle, un'altra che ha disegnato un bambino che trovava un pulcino spiaccicato (che inventiva!).
Insomma, siamo tornati a casa pieni di energia ed entusiasmo.
Vi consiglio di andare a "spulciare" la pagina facebook di Munaria.


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