domenica 1 marzo 2015

Croccanti coccodrilli "in rosso come...", alla Biblioteca Sant'Ambrogio

 
 Sabato 28 febbraio ho assistito con Andrea - 4 anni - all'incontro dei Croccanti coccodrilli "in rosso come..." alla Biblioteca Sant'Ambrogio tenuto da Gabriella Marinaccio, bibliotecaria per ragazzi. Avevo già avuto occasione di ascoltare Gabriella mentre raccontava un libro all'inaugurazione della mostra al MUBA sui silent book (ne ho parlato qui), ma vederla in azione con i bambini mi dato una conferma ulteriore della sua competenza, della sua bravura, del suo entusiasmo e della sua passione travolgente.
Il tema dell'incontro era il rosso, in tutte le sue declinazioni. L'invito era anche di venire vestiti di rosso e la sottoscritta e Andrea non hanno dimenticato di farlo. Ad accoglierci sul tappeto morbido una miriade di albi illustrati, uno più bello dell'altro, molti a me ancora sconosciuti. E poi rose rosse e un cesto rosso. E sopra uno scaffale, l'immancabile coccodrillo con la bocca spalancata (mi sono dimenticata di chiederle di che libro facesse parte!).

Gabriella ha iniziato a chiedere ai bambini cosa venisse loro in mente legato al rosso: "la rosa", "la mamma" (Andrea, chissà se perché ero vestita di rosso?), "le mele", "le macchine", "spiderman", "la rabbia", "il mantello di Thor", "l'amore", "il cuole, anche il cuole è losso" (Andrea). Ha poi chiesto "Cosa rappresenta per voi il rosso?" e un bambino ha risposto "Vuol dire che devono passare le altre auto". Gabriella ha spiegato che è il colore del movimento, dello scatto dinamico, "infatti la Ferrari è rossa!" (ha esclamato un bambino), indica qualcosa di vivace, si vede bene da lontano.
Ha proseguito raccontando che anche nelle nostre storie, quando ci sono delle cose da far viaggiare, gli illustratori le colorano di rosso, per esempio nel libro de "Il coccodrillo arrabbiato". Il rosso è legato anche alla timidezza o alla vergogna.


Dopo esserci scaldati un po', Gabriella ha fatto presentare i bambini e le bambine (Arianna, Andrea, Manuel, Carlotta, Lorenzo, Rebecca, Giulia, Bea e Caterina... a cui si sono aggiunti in seguito altri due o tre) e ha spiegato che ognuno di loro avrebbe potuto scampanellare un po' per dare il via a ogni lettura. L'idea è piaciuta tantissimo (naturalmente mio figlio si è fatto notare e ha deciso che anche se era il secondo avrebbe scampanellato per ultimo!). Gabriella ha anche detto ai bambini che durante la lettura dovevano stare ad ascoltare ma che avrebbe chiesto loro di aiutarla ad animare la storia.


Ha iniziato con "Il berretto del folletto" di Brigitte Weninger e John A. Rowe (Nord Sud edizioni). Questa storia è molto carina e con una ritmicità che invoglia la narrazione, l'ascolto e la partecipazione. Un folletto perde per strada il suo berretto, che pian piano viene occupato da un sacco di animali (la raganella, il topolino, il leprotto balzellando, il riccio, l'uccellino, la volpe dal passo felpato, il cinghiale a tessa bassa che grugnì, il lupo, l'orso), che si riconoscono anche per le tracce che lasciano sul terreno. Ogni volta che ne arriva uno nuovo (tra parentesi, fantastico ascoltare Gabriella che cambiava voce e intonazione a seconda dell'animale!) c'è sempre la stessa frase "che cosa rossa, che cosa buffa", seguito dall'invito "sì sì, siamo noi, entra, entra pure".


La "tiritera" va avanti fino a che arriva una pulce (si vedono solo dei puntini, le impronte piccolissime che lascia in giro) e, a dispetto di quello che uno si aspetta, tutti in coro le gridano "NOOOO" e non la fanno entrare. Però in effetti, alla fine, gli altri in qualche modo devono uscire dal cappello, che viene ritrovato dal folletto, e l'unica che ci rimane dentro è la pulce.

Brava. Bis!


Gabriella ha fatto scegliere ai bambini e Andrea ha chiesto di leggere "Ombrello rosso" di Dieter Schubert e Ingrid Schubert (Lemniscaat), un albo senza parole che abbiamo "letto e riletto" in ottobre per prepararmi alla mostra sui silent book al MUBA (di cui ho seguito parte delle visite insieme a Paola Migotto). Mi fa effetto pensare quanto se lo ricordasse ancora, visto che gli era piaciuto molto. I bambini ci sorprendono sempre, i nostri figli ancora di più.
Gabriella ha spiegato ai presenti che si trattava di un libro senza parole, che ha solo le figure che ci suggeriscono tante parole e una storia magnifica, perché ognuno può dare la sua visione della storia. Ha fatto notare come gli oggetti rossi spiccano, già dalla copertina l'ombrello rosso che trasporta il cane quasi a contatto con una giraffa.


Ombrello rosso è un viaggio incredibile di un cagnolino. Gabriella ha chiesto ai bambini se volevano dare un nome al gatto e al cane. Risposta: "Micio miao" e "Cane bao bao".
Ed è iniziato il racconto. Siamo nel bosco, c'è molto vento, le foglie volano. In che stagione siamo? Coro "Autunno!" Un ombrello rosso cattura l'attenzione del cane e lo porta via, facendolo volare sopra le case e nel cielo. Micio miao rimane invece lì. Cane bao bao cammina addirittura sulle nuvole (e un bambino ha esclamato "anch'io voglio camminare sulle nuvole!).
Dove viaggia? "In Africa". La giraffa lo sta aspettando.
Atterra in un cerchio di coccodrilli. Si vede una proboscide. E subito Andrea "io vedo un elefante, c'è un elefante". Un bambino "E' pericoloso". Un altro "No, è amichevole".
Gabriella prosegue. L'elefante gli da un colpetto e hop, il cane vola lontano dai coccodrilli e riprende il viaggio. Finché atterra nel mare, dove c'è un'onda minacciosa. Dove lo porta? "Sott'acqua". E subito una bambina più grande "Come fa a respirare" e una mamma "Con la bombola" "Ma non c'è la bombola!" (perspicace!). Gabriella: come fa a tornare su? Grazie a una balena. Andrea: No è un capodogglio. Le balene non sono come i capodoggli. (avere la mamma biologa rende talvolta puntigliosi). Si riconosce dal muso e pecché ha i denti. La balena non ha i denti.
Ok proseguiamo. Il cane riprende il viaggio, arriva in un'isola piena di tartarughe. Poi viaggia ancora, arrivando in una foresta tropicale. Andrea "si è impiggliato tra le liane!". Per fortuna lo salva il pellicano. Andrea "c'è una guella! C'è anche una feccia che è andata sull'ombello".
Gabriella spiega che ci sono degli aborigeni che hanno paura e lanciano delle frecce addosso al cagnolino. E una si è conficcata nell'ombrello. Un bambino "E poi comincia a precipitare!". Per fortuna lo salva un pellicano. Dove lo porta? "Al polo". Sud perché ci sono le otarie. Al freddo cosa combina? scivola. E' un cane ingegnosissimo e usa l'ombrello come una slitta. E una bambina "E come fa a frenare?" Una mamma "Usa il manico per frenare".
Andrea "L'osso di neve!". E un bambino "non è l'orso di neve, ma l'orso bianco." Una mamma "L'orso polare".
E' arrivata alla sera. E di sera arrivano? Andrea "I pipistelli".

L'ombrello lo sta riportando a casa. Il cagnolino ormai è stanchissimo. Quando arriva trova il gatto miao che lo stava ancora aspettando. Micio miao gli dice "E' stato bellissimo, ma ora l'ombrello lo lasciamo qui".
Il bello dei libri senza parole. Ognuno può dare il suo finale. Io per esempio l'ho sempre raccontata in modo diverso. Il gatto, vedendo cosa era successo al cane, non vede l'ora che scenda dall'ombrello per provarlo a sua volta. E che viaggio avventuroso farà?".


Pausa. Gabriella offre le caramelle a forma di coccodrillo. Ha pensato anche a questo. Coccodrilli in ogni forma. Idea geniale. Molto apprezzata.

L'ultimo libro merita un post a parte. Sarà che ci è piaciuto così tanto che lo abbiamo preso in prestito. E ieri sera la #letturadellabuonanotte è stata quella...




4 commenti:

  1. Ti svelo il mistero del grande coccodrillo esposto! Era un libro di La Coccinella, un bellissimo progetto di Carlo Alberto Michelini.

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  2. Si intitola "Pigro, ingordo, forte e..." è del 1993 e si trova ancora nelle biblioteche rionali. Io l'ho trafugato dal Fondo Storico e me ne sono impossessata per gli incontri di lettura dei "Croccanti coccodrilli"della Sant'ambrogio, dove, ho pensato, si sarebbe trovato completamente a suo agio... E voi che ne dite?

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    1. Io l'ho visto molto a suo agio. Penso che gli piacciano anche molto i bambini e la loro allegria.

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