Oggi 23 aprile, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, mi sembra l'ideale per presentare l'intervista sono riuscita a fare a Davide Calì, per parlare di quello che è un suo capolavoro, "Io aspetto", (qui il link) realizzato con l'illustratore Serge Bloch, un albo che ha ricevuto diversi premi e finalmente è stato ristampato grazie a Kite edizioni. Complice Elisabetta Cremaschi, ai più nota come Gavroche (qui il suo link), durante l'affollattissima Fiera del Libro di Bologna (Children Book Fair 2016, #BCBF16), sono riuscita a ritagliare un incontro con uno dei più grandi autori e artisti di libri per bambini del momento. Non vi so descrivere l'emozione e l'ansia, anche per una giornalista come la sottoscritta che di interviste ne ha fatte, ma mai dal vivo con un autore di albi illustrati. Si può dire che sia stata la mia prima volta e se... buona la prima... che porti fortuna.
Il racconto di una vita
Un albo illustrato potente, che con un filo rosso ci conduce a tutte le attese importanti della vita, da quelle preziose e importanti di quando siamo piccoli (il bacio della buona notte, un dolce da mangiare, fare l'albero di Natale) a quelle che sono essenziali per grandi e piccoli, come l'Amore, con la A maiuscola, quello che si incontra poche volte nella vita e ti fa perdere la testa, ti fa arrossire, ti fa aspettare e fare cose inconsuete. Succede ai piccoli, che si innamorano già a pochi anni di vita, anche se in modo diverso, ma per loro importante, succede da adolescenti e anche da grandi.
Se si ha la fortuna di incontrare la dolce metà allora si fanno dei progetti insieme e nascono altre attese... il libro le esplora tutte (ma quella che mi ha emozionato di più come mamma è la dolce attesa, i progetti che si fanno sul nascituro e la nascita, sconvolgente ed emozionante al tempo stesso). Un filo rosso, quello che legava mamma e figlio, il cordone ombelicale viene spezzato (ma forse si spezza davvero mai?).
Quando il rapporto di coppia evolve (e forse anche prima e sempre e comunque, non solo con l'amore della propria vita ma anche con gli amici o le persone che ci circondano) ci sono altre attese: come quella "che sia l'altro a chiedere scusa". In effetti è proprio difficile, sempre, da grandi o da piccoli, le cose si ingarbugliano a volte a tal punto che non si capisce neanche perché si è cominciato a litigare. Che bella riflessione, una riflessione profonda racchiusa in due pagine.
La vita prosegue, le persone invecchiano e le attese diventano altre. Alcuni legami si spezzano, ma altri, per fortuna stanno per nascere e ricomincia la vita.
Alcuni esempi di pagine del libro... ma sono una più bella dell'altra. Non c'è che da comprarlo e gustarselo, da soli o in compagnia, come ho fatto stasera con Andrea (cinque anni) e il libro ci ha condotta verso domande e risposte, riflessioni e piccole grandi confidenze.
L'intervista "al grande pirata"
Di questo libro hanno parlato già in molti, visto che è un albo che ha riscosso molto successo e ha vinto anche diversi premi. Però da tempo non era presente in nel nostro Paese e tu sei un autore italiano, anche se lavori spesso all'estero.
Il fatto che questo albo sia stato ristampato, finalmente, in Italia, cosa significa per te?
Davide Calì "Ho insistito io perché il libro venisse ristampato. La prima edizione è andata esaurita senza che l'editore precedente lo ristampasse, nonostante la fama che il libro aveva riscontrato all'estero. Poiché da diverso tempo collaboro con Kite, ho proposto se volevano rieditarlo, visto che il vecchio editore non aveva più diritti di prelazione, anche perché questo libro è "partito" con un'edizione estera (L'originale è "Moi, j'attends" del 2005)".
Hai in programma un tour di presentazioni?
Davide Calì "Dovevo fare alcune presentazioni a dicembre 2015 quando il libro è uscito, ma per una serie di motivi non è stato possibile."
Eventualmente c'è la possibilità di invitarti a presentarlo, per esempio, a Milano?
Davide Calì "Penso che accordandosi con l'ufficio stampa di Kite - compatibilmente con gli impegni - sia probabile. Loro sono al corrente dei miei spostamenti. È più facile per me fare presentazioni a Padova perché lì tengo anche corsi di scrittura creativa (agli interessati, segnalo che ce ne sarà uno l'11 e il 12 giugno, info qui, sul sito di Artelier ndr)"
Ho letto che l'ispirazione del libro è nata quando eri in coda in posta, ce ne vuoi parlare? In effetti, le idee più geniali vengono nei momenti più impensati...
Davide Calì "Sì, proprio così. Ero in coda, in posta, ho iniziato a fare la lista delle cose che aspetti. Quando sono arrivato a casa avevo ancora la lista in testa, ho iniziato a scriverla, ho iniziato a metterla in ordine... perché ci sono cose che aspetti da bambino, altre da grande e le aspettative cambiano un po': e il libro si è sviluppato da solo... È diventato un albo sulla crescita, sul senso della vita.
E' un libro molto bello, perché funziona sia con i bambini sia con gli adulti. C'è sempre l'idea che l'albo illustrato sia solo per i bambini e questo dimostra che non è così. Un libro come "Io aspetto" può far riflettere su tante cose.
Ma tornando al libro, l'idea del filo rosso è tua?
Davide Calì "È un'idea di Serge (Bloch, l'illustratore ndr). Io ho fatto uno storyboard, una maquette come facevo spesso all'epoca (Calì proviene dal mondo dei fumetti ed è nato anche come illustratore e non solo come autore, ndr), poi giustamente lui l'ha preso e messo da parte, perché è il suo lavoro di illustratore.
All'epoca non ci conoscevamo, non ci siamo visti, ma conosciuti solo a libro stampato.
In quel periodo facevo molte interviste ad autori e autrici con cui lavoro e alla fine ci sono tante cose che, anche se ti conosci, non ti chiedi perché semplicemente manca l'occasione. Alla fine, gli ho chiesto come gli fosse venuta in mente l'idea del filo rosso e Serge mi ha raccontato ci ha pensato quando era in volo (che coincidenze!!). Allora viveva a New York e stava voleva trovare un filo logico narrativo per queste immagini «sparpagliate», cercando quello che in francese si chiama proprio il «fil rouge». La risposta l'ha trovata nella sua domanda. Se lui non fosse stato francese, magari il libro sarebbe stato diverso... Questo gli ha suggerito come interpretare tutte le situazioni: alcune, per esempio, le ha scartate perché non funzionavano, mentre ha aggiunto l'illustrazione relativa al funerale, che rappresenta un momento di stacco nel libro, perché c'è la vita simbolicamente arrotolata (in una corona, nella pagina precedente il filo si era spezzato con la morte dell'amata, ndr).
Ma tornando al libro, l'idea del filo rosso è tua?
Davide Calì "È un'idea di Serge (Bloch, l'illustratore ndr). Io ho fatto uno storyboard, una maquette come facevo spesso all'epoca (Calì proviene dal mondo dei fumetti ed è nato anche come illustratore e non solo come autore, ndr), poi giustamente lui l'ha preso e messo da parte, perché è il suo lavoro di illustratore.
All'epoca non ci conoscevamo, non ci siamo visti, ma conosciuti solo a libro stampato.
In quel periodo facevo molte interviste ad autori e autrici con cui lavoro e alla fine ci sono tante cose che, anche se ti conosci, non ti chiedi perché semplicemente manca l'occasione. Alla fine, gli ho chiesto come gli fosse venuta in mente l'idea del filo rosso e Serge mi ha raccontato ci ha pensato quando era in volo (che coincidenze!!). Allora viveva a New York e stava voleva trovare un filo logico narrativo per queste immagini «sparpagliate», cercando quello che in francese si chiama proprio il «fil rouge». La risposta l'ha trovata nella sua domanda. Se lui non fosse stato francese, magari il libro sarebbe stato diverso... Questo gli ha suggerito come interpretare tutte le situazioni: alcune, per esempio, le ha scartate perché non funzionavano, mentre ha aggiunto l'illustrazione relativa al funerale, che rappresenta un momento di stacco nel libro, perché c'è la vita simbolicamente arrotolata (in una corona, nella pagina precedente il filo si era spezzato con la morte dell'amata, ndr).
Io che lavoro con i bambini trovo che sia bello essere diretti e che i bambini vivono la morte in maniera naturale.
Davide Calì "Ai bambini quella pagina piace molto, con il carro funebre che non vedono spesso. Ma ho fatto piangere un sacco di persone...
Davide Calì "Ai bambini quella pagina piace molto, con il carro funebre che non vedono spesso. Ma ho fatto piangere un sacco di persone...
In realtà io direi più che piangere emozionare; leggere questo albo fa venire la pelle d'oca. In tanti tuoi libri c'è questo aspetto poetico che viene fuori.
Ti picciono le presentazioni e il contatto con il pubblico, come ti rapporti?
Davide Calì "In Francia faccio molti incontri con i bambini, quest'anno sono presente a tre Saloni; allo stand sono previsti incontri con le scuole, e quindi vedo un paio di migliaia di bambini all'anno. (qui trovate un link a un intervista che Davide Calì al Festival del libro di Tolosa, molto interessante per capire altre sfaccettature di questo intrigante autore, qui un altro - in francese - dove si racconta ancora in modo diverso e illustra il suo lavoro poliedrico).
Da quando lo hai scritto è cambiato qualcosa? A riprenderlo in mano, che cosa provi? Magari non lo hai mai abbandonato, perché hai insistito per ripubblicarlo. Ma è passato del tempo, nel frattempo sei cambiato tu? Provi emozioni diverse?
E... Cosa fai quando finisci un libro: lo riponi in un cassetto perché hai tanti altri nuovi progetti o è una tua creatura a cui rimani legato?
Davide Calì "Quando finisco un libro, lo metto da parte. La vera emozione la provo quando mi viene l'idea, mi rendo conto che da quell'idea nasce una vera e propria storia, poi quando l'hai elaborata e scritta è finita. Il momento dura poco.
Anche lo scrivi in mezz'ora, poi lavori sul libro per un anno. Hai tempo di stufarti. Quando arrivano le copie stampate sono già proiettato verso nuovi progetti. E... Cosa fai quando finisci un libro: lo riponi in un cassetto perché hai tanti altri nuovi progetti o è una tua creatura a cui rimani legato?
Davide Calì "Quando finisco un libro, lo metto da parte. La vera emozione la provo quando mi viene l'idea, mi rendo conto che da quell'idea nasce una vera e propria storia, poi quando l'hai elaborata e scritta è finita. Il momento dura poco.
In questo caso, per questo libro in particolare, è come il grande successo per la band, la canzone che ricanti per tutta la vita... Non ho neanche avuto il tempo di distaccarmene per poterlo riscoprire. Questo anche perché in molti me lo chiedono di continuo, i bambini lo studiano a scuola, continuano a farmi domande. È un libro molto attuale.
Ti dirò una cosa. Provo sempre un'emozione per le storie che scrivo, poi diventa lavoro, impegno, riunioni...
Lavorare con i bambini ti fornisce degli spunti? Te lo chiedo perché alcuni artisti prendono anche ispirazione dagli incontri che fanno con i più piccoli...
Davide Calì "Spunti no. Però per me vedere i bambini è come fare un concerto. Non avevo previsto di fare incontri con i bambini, poi hanno iniziato a chiamarmi in Francia. E dunque è giusto dare qualcosa al pubblico che ti cerca, che ti ama, che vuole che tu sia presente. Quello che posso dire rispetto ai bambini è che capisci come ricevono le storie, qual è la loro visione, oppure le delusioni o le idee alternative, questo è interessante. Mi rendo conto che con i bambini la storia diventa infinita. I bambini vorrebbero sempre sapere cosa fanno i personaggi, cosa gli è successo o avere il seguito. Quando si affezionano a un personaggio fanno fatica a distaccarsene.
(ps in effetti le "physique du rôle" da rock star Davide Calì ce l'ha proprio, quindi immagino come possa essere emozionante per un bambino partecipare a un suo incontro!).
Per me i libri belli non hanno età e sono essenziali, hanno una loro forza e potenza che va al di là delle mode e delle epoche. Mi vengono in mente, per citare due autori che amo e che hanno resistito nel tempo, come Leo Lionni con "Piccolo Blu e Piccolo Giallo" Sendak e "Nel paese dei mostri selvaggi". Anche "Io aspetto" è così. Tu cosa ne pensi?
Davide Calì "Di tutti i libri che ho fatto - altri libri che ho scritto sono già spariti dal mercato editoriale, anche se ci ho messo lo stesso impegno, ma le cose non vanno mai sempre allo stesso modo - questo è probabilmente quello che rimarrà.
Sono dieci anni che è uscito e continuo a venderlo. Penso che sarà uno di quelli che forse ricorderanno. Insieme forse a "Il nemico" (qui: illustrato in coppia con Serge Bloch, edito da Terre di Mezzo).
Che dire, se non che speriamo che sia proprio così. Io sono tornata a casa ancora più emozionata di prima e con una dedica che conserveremo gelosamente.
Per concludere
Qui trovate il link dove Elisabetta Cremaschi introduce Davide Calì e qui uno dei numerosi post di Anna Castagnoli che ha ospitato e questo autore multiforme diverse volte sul suo sito (che è ormai un punto di riferimento per gli appassionati di albi e per gli addetti ai lavori); invece qui (Milkbook), qui (Luuk Magazine), qui (Libri e parole) trovate altri approfondimenti utili sul libro.
Io ho parlato di alcuni suoi libri, di cui mi sono innamorata qui e qui. Vi dico solo che un prossimo appuntamento in Feltrinelli a maggio a Milano lo dedicherò proprio a uno dei suoi ultimi capolavori ironici "Biancaneve e i 77 nani" (EDT Giralangolo) e che lo scorso anno abbiamo regalato alle maestre di Marco "Sono arrivato in ritardo perché" e "Non ho fatto i compiti perché" (Rizzoli): mi manca il terzo!!
Insomma, Davide Calì è un autore da conoscere, sia nella versione più struggente e romantica, sia in quella ironica. E se regalerete un suo libro farete di sicuro un figurone.
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