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sabato 23 aprile 2016

#GiornataMondialeDelLibro: "Io aspetto" di Davide Calì e Serge Bloch, Kite Edizioni


Oggi 23 aprile, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, mi sembra l'ideale per presentare l'intervista sono riuscita a fare a Davide Calì, per parlare di quello che è un suo capolavoro, "Io aspetto", (qui il link) realizzato con l'illustratore Serge Bloch, un albo che ha ricevuto diversi premi e finalmente è stato ristampato grazie a Kite edizioni. Complice Elisabetta Cremaschi, ai più nota come Gavroche (qui il suo link), durante l'affollattissima Fiera del Libro di Bologna (Children Book Fair 2016, #BCBF16), sono riuscita a ritagliare un incontro con uno dei più grandi autori e artisti di libri per bambini del momento. Non vi so descrivere l'emozione e l'ansia, anche per una giornalista come la sottoscritta che di interviste ne ha fatte, ma mai dal vivo con un autore di albi illustrati. Si può dire che sia stata la mia prima volta e se... buona la prima... che porti fortuna. 
Il racconto di una vita
Un albo illustrato potente, che con un filo rosso ci conduce a tutte le attese importanti della vita, da quelle preziose e importanti di quando siamo piccoli (il bacio della buona notte, un dolce da mangiare, fare l'albero di Natale) a quelle che sono essenziali per grandi e piccoli, come l'Amore, con la A maiuscola, quello che si incontra poche volte nella vita e ti fa perdere la testa, ti fa arrossire, ti fa aspettare e fare cose inconsuete. Succede ai piccoli, che si innamorano già a pochi anni di vita, anche se in modo diverso, ma per loro importante, succede da adolescenti e anche da grandi.
Se si ha la fortuna di incontrare la dolce metà allora si fanno dei progetti insieme e nascono altre attese... il libro le esplora tutte (ma quella che mi ha emozionato di più come mamma è la dolce attesa, i progetti che si fanno sul nascituro e la nascita, sconvolgente ed emozionante al tempo stesso). Un filo rosso, quello che legava mamma e figlio, il cordone ombelicale viene spezzato (ma forse si spezza davvero mai?).
Quando il rapporto di coppia evolve (e forse anche prima e sempre e comunque, non solo con l'amore della propria vita ma anche con gli amici o le persone che ci circondano) ci sono altre attese: come quella "che sia l'altro a chiedere scusa". In effetti è proprio difficile, sempre, da grandi o da piccoli, le cose si ingarbugliano a volte a tal punto che non si capisce neanche perché si è cominciato a litigare. Che bella riflessione, una riflessione profonda racchiusa in due pagine.
La vita prosegue, le persone invecchiano e le attese diventano altre. Alcuni legami si spezzano, ma altri, per fortuna stanno per nascere e ricomincia la vita.
Alcuni esempi di pagine del libro... ma sono una più bella dell'altra. Non c'è che da comprarlo e gustarselo, da soli o in compagnia, come ho fatto stasera con Andrea (cinque anni) e il libro ci ha condotta verso domande e risposte, riflessioni e piccole grandi confidenze.

L'intervista "al grande pirata"
Di questo libro hanno parlato già in molti, visto che è un albo che ha riscosso molto successo e ha vinto anche diversi premi. Però da tempo non era presente in nel nostro Paese e tu sei un autore italiano, anche se lavori spesso all'estero.
Il fatto che
questo albo sia stato ristampato, finalmente, in Italia, cosa significa per te?
Davide Calì "Ho insistito io perché il libro venisse ristampato. La prima edizione è andata esaurita senza che l'editore precedente lo ristampasse, nonostante la fama che il libro aveva riscontrato all'estero. Poiché da diverso tempo collaboro con Kite, ho proposto se volevano rieditarlo, visto che il vecchio editore non aveva più diritti di prelazione, anche perché questo libro è "partito" con un'edizione estera (L'originale è "Moi, j'attends" del 2005)".
Hai in programma un tour di presentazioni?
Davide Calì "Dovevo fare alcune presentazioni a dicembre 2015 quando il libro è uscito, ma per una serie di motivi non è stato possibile."
Eventualmente c'è la possibilità di invitarti a presentarlo, per esempio, a Milano?
Davide Calì "Penso che accordandosi con l'ufficio stampa di Kite - compatibilmente con gli impegni - sia probabile. Loro sono al corrente dei miei spostamenti.  È più facile per me fare presentazioni a Padova perché lì tengo anche corsi di scrittura creativa (agli interessati, segnalo che ce ne sarà uno l'11 e il 12 giugno, info qui, sul sito di Artelier ndr)"
Ho letto che l'ispirazione del libro è nata quando eri in coda in posta, ce ne vuoi parlare? In effetti, le idee più geniali vengono nei momenti più impensati...
Davide Calì "Sì, proprio così. Ero in coda, in posta, ho iniziato a fare la lista delle cose che aspetti. Quando sono arrivato a casa avevo ancora la lista in testa, ho iniziato a scriverla, ho iniziato a metterla in ordine...  perché ci sono cose che aspetti da bambino, altre da grande e le aspettative cambiano un po': e il libro si è sviluppato da solo... È diventato un albo sulla crescita, sul senso della vita.
E' un libro molto bello, perché funziona sia con i bambini sia con gli adulti. C'è sempre l'idea che l'albo illustrato sia solo per i bambini e questo dimostra che non è così. Un libro come "Io aspetto" può far riflettere su tante cose.
Ma tornando al libro, l'idea del filo rosso è tua?

Davide Calì "È un'idea di Serge (Bloch, l'illustratore ndr). Io ho fatto uno storyboard, una maquette come facevo spesso all'epoca (Calì proviene dal mondo dei fumetti ed è nato anche come illustratore e non solo come autore, ndr), poi giustamente lui l'ha preso e messo da parte, perché è il suo lavoro di illustratore.
All'epoca non ci conoscevamo, non ci siamo visti, ma conosciuti solo a libro stampato.
In quel periodo facevo molte interviste ad autori e autrici con cui lavoro e alla fine ci sono tante cose che, anche se ti conosci, non ti chiedi perché semplicemente manca l'occasione. Alla fine, gli ho chiesto come gli fosse venuta in mente l'idea del filo rosso e Serge mi ha raccontato ci ha pensato quando era in volo (
che coincidenze!!). Allora viveva a New York e stava voleva trovare un filo logico narrativo per queste immagini «sparpagliate», cercando quello che in francese si chiama proprio il «fil rouge». La risposta l'ha trovata nella sua domanda. Se lui non fosse stato francese, magari il libro sarebbe stato diverso... Questo gli ha suggerito come interpretare tutte le situazioni: alcune, per esempio, le ha scartate perché non funzionavano, mentre ha aggiunto l'illustrazione relativa al funerale, che rappresenta un momento di stacco nel libro, perché c'è la vita simbolicamente arrotolata (in una corona, nella pagina precedente il filo si era spezzato con la morte dell'amata, ndr).

Io che lavoro con i bambini trovo che sia bello essere diretti e che i bambini vivono la morte in maniera naturale.
Davide Calì "Ai bambini quella pagina piace molto, con il carro funebre che non vedono spesso. Ma ho fatto piangere un sacco di persone...
In realtà io direi più che piangere emozionare; leggere questo albo fa venire la pelle d'oca. In tanti tuoi libri c'è questo aspetto poetico che viene fuori.



Gli incontri come un grande concerto rock
Ti picciono le presentazioni e il contatto con il pubblico, come ti rapporti?
Davide Calì "In Francia faccio molti incontri con i bambini, quest'anno sono presente a tre Saloni; allo stand  sono previsti incontri con le scuole, e quindi vedo un paio di migliaia di bambini all'anno. (qui trovate un link a un intervista che Davide Calì al Festival del libro di Tolosa, molto interessante per capire altre sfaccettature di questo intrigante autore, qui un altro - in francese - dove si racconta ancora in modo diverso e illustra il suo lavoro poliedrico).

Da quando lo hai scritto è cambiato qualcosa? A riprenderlo in mano, che cosa provi? Magari non lo hai mai abbandonato, perché hai insistito per ripubblicarlo. Ma è passato del tempo, nel frattempo sei cambiato tu? Provi emozioni diverse?
E... Cosa fai quando finisci un libro: lo riponi in un cassetto perché hai tanti altri nuovi progetti o è una tua creatura a cui rimani legato?

Davide Calì "Quando finisco un libro, lo metto da parte. La vera emozione la provo quando mi viene l'idea, mi rendo conto che da quell'idea nasce una vera e propria storia, poi quando l'hai elaborata e scritta è finita. Il momento dura poco.
Anche lo scrivi in mezz'ora, poi lavori sul libro per un anno. Hai tempo di stufarti. Quando arrivano le copie stampate sono già proiettato verso nuovi progetti. 
In questo caso, per questo libro in particolare, è come il grande successo per la band, la canzone che ricanti per tutta la vita... Non ho neanche avuto il tempo di distaccarmene per poterlo riscoprire. Questo anche perché in molti me lo chiedono di continuo, i bambini lo studiano a scuola, continuano a farmi domande. È un libro molto attuale.
Ti dirò una cosa. Provo sempre un'emozione per le storie che scrivo, poi diventa lavoro, impegno, riunioni...


Lavorare con i bambini ti fornisce degli spunti? Te lo chiedo perché alcuni artisti prendono anche ispirazione dagli incontri che fanno con i più piccoli...
Davide Calì "Spunti no. Però per me vedere i bambini è come fare un concerto. Non avevo previsto di fare incontri con i bambini, poi hanno iniziato a chiamarmi in Francia. E dunque è giusto dare qualcosa al pubblico che ti cerca, che ti ama, che vuole che tu sia presente. Quello che posso dire rispetto ai bambini è che capisci come ricevono le storie, qual è la loro visione, oppure le delusioni o le idee alternative, questo è interessante. Mi rendo conto che con i bambini la storia diventa infinita. I bambini vorrebbero sempre sapere cosa fanno i personaggi, cosa gli è successo o avere il seguito. Quando si affezionano a un personaggio fanno fatica a distaccarsene.
(ps in effetti le "physique du rôle" da rock star Davide Calì ce l'ha proprio, quindi immagino come possa essere emozionante per un bambino partecipare a un suo incontro!).

Per me i libri belli non hanno età e sono essenziali, hanno una loro forza e potenza che va al di là delle mode e delle epoche. Mi vengono in mente, per citare due autori che amo e che hanno resistito nel tempo, come Leo Lionni con "Piccolo Blu e Piccolo Giallo" Sendak e "Nel paese dei mostri selvaggi". Anche "Io aspetto" è così. Tu cosa ne pensi?
Davide Calì "Di tutti i libri che ho fatto -
altri libri che ho scritto sono già spariti dal mercato editoriale, anche se ci ho messo lo stesso impegno, ma le cose non vanno mai sempre allo stesso modo - questo è probabilmente quello che rimarrà
Sono dieci anni che è uscito e continuo a venderlo. Penso che sarà uno di quelli che forse ricorderanno. Insieme forse a "Il nemico" (qui: illustrato in coppia con Serge Bloch, edito da Terre di Mezzo).
Che dire, se non che speriamo che sia proprio così. Io sono tornata a casa ancora più emozionata di prima e con una dedica che conserveremo gelosamente.


Per concludere
Qui trovate il link dove Elisabetta Cremaschi introduce Davide Calì e qui uno dei numerosi post di Anna Castagnoli che ha ospitato e questo autore multiforme diverse volte sul suo sito (che è ormai un punto di riferimento per gli appassionati di albi e per gli addetti ai lavori); invece qui (Milkbook),  qui  (Luuk Magazine), qui (Libri e parole) trovate altri approfondimenti utili sul libro.
Io ho parlato di alcuni suoi libri, di cui mi sono innamorata qui e qui. Vi dico solo che un prossimo appuntamento in Feltrinelli a maggio a Milano lo dedicherò proprio a uno dei suoi ultimi capolavori ironici "Biancaneve e i 77 nani" (EDT Giralangolo) e che lo scorso anno abbiamo regalato alle maestre di Marco "Sono arrivato in ritardo perché" e "Non ho fatto i compiti perché" (Rizzoli): mi manca il terzo!!
Insomma, Davide Calì è un autore da conoscere, sia nella versione più struggente e romantica, sia in quella ironica. E se regalerete un suo libro farete di sicuro un figurone.

lunedì 21 marzo 2016

La giornata dedicata alla sindrome di Down, Lo zaino di Emma, Il pentolino di Antonino e una maratona per AGPD



Ricorre oggi 21 marzo, come ogni anno, la Giornata Mondiale dedicata alle Persone con Sindrome di Down (World Down Syndrome Day o WDSD link qui). La data non è stata scelta a caso, ma ricorre il 21° giorno del 3° mese dell'anno, per indicare  la trisomia (triplicazione) del cromosoma 21 che causa la sindrome di Down. Il 19 dicembre 2011, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) ha dichiarato il 21 marzo la Giornata Mondiale dedicata alla sindrome di Down, da osservare ogni anno a partire dal 2012 invitando "tutti gli Stati membri, le organizzazioni pertinenti del sistema delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali, così come la società civile, tra cui organizzazioni non governative e il settore privato, a osservare la sindrome di Down la Giornata mondiale in modo adeguato, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica di sindrome di Down". Alcuni link interessanti: qui, qui.
"Le persone con sindrome di Down, in condizioni di parità con le altre persone, devono essere in grado di godere dei diritti e delle pari, sia come i bambini e gli adulti. Ciò include la possibilità di partecipare pienamente alla loro comunità.
La realtà per molti è che prevalgono atteggiamenti negativi si traducono in aspettative basso, la discriminazione e l'esclusione, la creazione di comunità dove i bambini e gli adulti con sindrome di Down non possono integrare con successo con i loro coetanei.
"



La Conferenza internazionale delle Nazioni Unite sulla Sindrome di Down
Da cinque anni a questa parte si tiene la conferenza internazionale sulla Sindrome di Down presso la sede delle Nazioni Unite ed è organizzata da Sindrome di Down International e promosso ogni anno da Missioni permanenti degli Stati membri delle Nazioni Unite e dalle agenzie internazionali e dalle organizzazioni non governative. La Conferenza affronta ogni volta un tema diverso, che mira in generale per far avanzare i diritti umani delle persone con sindrome di Down e disabilità, attraverso la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) e altri strumenti sui diritti umani. I relatori provengono da Paesi di tutto il mondo e hanno diverse competenze e qualifiche. 
Al quinto meeting della Conferenza mondiale sulla Sindrome di Down a New York (qui un video di presentazione e qui un videomessaggio) ci sarà oggi Martina Fuga, Consigliere di CoorDown ONLUS Italia, che porterà l'intervento su "Come costruire una cultura inclusiva: Comprendere la sindrome di Down attraverso la lente della diversità". 
PS qui trovate la relazione che Martina Fuga ha tenuto alle Nazioni Unite e che ha postato sul suo blog Imprevisti oggi 31 marzo.

Il video di Coordown #HowDoYouSeeMe
CoorDown Onlus (Coordinatore delle Associazioni italiane di persone con sindrome di Down Syndrome) celebra la Giornata Mondiale di Down celebra la giornata dedicata alle persone con sindrome di Down attraverso una campagna di comunicazione sociale internazionale realizzata, attraverso la collaborazione con agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi, (sede di New York). 
Quest'anno il cortometraggio si intitola "How Do You See Me?" ovvero "Come mi vedi?" (qui il link per vederlo, la foto è quella a inizio post) ed è stato diretto da Reed Morano e ha avuto come protagoniste l'attrice americana Olivia Wilde, ambasciatore di varie associazioni senza scopo di lucro e AnnaRose, una giovane ragazza con sindrome di Down (qui la sua associazione Anna Foundation) che racconta la sua vita. Un video emozionante contro i pregiudizi, che mostra come si possa vedere la propria vita con occhi diversi a seconda di chi la guardi, dal di dentro o dal di fuori. E su come si possa essere felici e realizzare una vita piena. Gli hashtag ufficiali sono #HowDoYouSeeMe e #WDSD16. Guardate il video e fate girare! Vi invito anche a leggere il bellissimo post di Martina Fuga sul suo blog Imprevisti (qui). Qui anche il pezzo di oggi sul Corriere della Sera nella rubrica Invisibili (grazie Martina Gerosa per la segnalazione!).

AGPD
Martina Fuga fa parte anche di AGPD onlus, (Associazione Genitori e Persone con Sindrome di Down), come si legge sul sito (qui) è "un punto di riferimento in Lombardia per le persone con sindrome di Down e per le loro famiglie. Si batte da sempre e opera per l’integrazione, il rispetto, la dignità e la maggior autonomia possibile delle persone con sindrome di Down". Ora capitanata da Rita Viotti che, pur nella sua discrezione, ha dato una impronte di forte pragmaticità portando avanti l'associazione con iniziative davvero interessanti e alla portata del mondo esterno, per far conoscere la sindrome di Down attraverso campagne informative speciali.
All'interno del sito si possono vedere i progetti realizzati e in corso (qui). Qui invece si racconta come l'associazione lo scorso 12 settembre abbia incontrato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia "con la sua capacità unica di essere vicino ai cittadini milanesi." Per il suo incredibile lavoro AGPD il 7 dicembre 2015 ha ricevuto l'Ambrogino d'oro, uno dei riconoscimenti più ambiti nella città, (qui il comunicato ufficiale).
Ma AGDP, sempre proiettata verso il futuro, lancia una nuova sfida, che vi invito a raccogliere: la  Milano Marathon 2016. Dopo l'esperienza dello scorso anno, l'associazione invita tutti per una staffetta il 3 aprile per le strade di Milano. In questo caso la corsa sarà legata al progetto: Liberi di scegliere. Liberi di abitare. Non importa se siate staffettisti o maratoneti. Se non amate correre potete anche invitare gli amici a una raccolta fondi. Per gareggiare occorre versare una quota minima che potete incrementare con le loro donazioni. Per la staffetta (quattro partecipanti) compilate il modulo qui, per la maratona (42,195 Km) se volete partecipare come singoli compilate il modulo qui. Altre info sulle quote di iscrizioni qui. Qui la rete del dono. Per info: maratona@agpdonlus.it


Lo zaino di Emma

Oggi mi sembra il giorno giusto per parlare di un libro "Lo zaino di Emma" di Martina Fuga, edito da Mondadori, (di cui hanno già parlato tutti: le principali recensioni le trovate riassunte qui) che ho letto tutto d'un fiato a marzo 2015 anche se in realtà, diversi pezzi del libro li avevo già letti sulla pagina facebook "Emma's Friends" e poi sul blog "Imprevisti".
Essendo al tempo stesso così intimo, prezioso, delicato ma anche potente e dirompente, pieno di domande, ha richiesto parecchia elaborazione prima di raccontarlo. Leggere tutte le riflessioni insieme è stato emozionante e mi ha fatto vedere tutte le fragilità e le potenzialità che ogni mamma ha (anche senza avere un figlio con la Sindrome di Down). Ma i genitori di persone con la Sindrome di Down, oltre ad affrontare tutte le problematiche con cui si ha a che fare quando si diventa genitori, hanno un mondo amplificato.
Come spiega Martina

E allora ripercorriamo con questa mamma i pensieri dalla nascita di sua figlia, i dubbi sul non aver fatto indagini prenatali, il rapporto con il marito che, dopo l'arrivo di Emma, li ha resi ancora più complici (purtroppo non è sempre così, perché immagino che un evento del genere sia davvero sconvolgente). Martina ci conduce attraverso le tappe che penso ogni mamma affronti, la confusione, il desiderio di capire di cosa si tratti, le ansie legate alla salute, lo sguardo degli altri.
Martina scrive "Prima della nascita di Emma non avevo mai conosciuto una persona con la sindrome di Down, un mondo che mi è passato tante volte accanto senza che lo incontrassi davvero. Ora che sono mamma di una bambina con la sindrome di Down, vorrei che lo sguardo degli altri fosse diverso, così come vorrei che anche il mio lo fosse stato da ragazza". La chiave forse sono i bambini che con la loro spontaneità "abbattono il muro del silenzio" perché si ha paura di chiedere e i genitori di persone con sindrome di Down si sentono sempre lo sguardo addosso.
Silenzi imbarazzati.
Poi le ansie da prestazione (che le mamme hanno sempre e comunque nei confronti dei figli, e qui si amplificano), che il proprio figlio non ce la faccia. Non sia in grado. Ma Martina ci rassicura (anche nell'introduzione la dedica è a tutti i figli e a Emma "maestra di vita, radiosa, determinata, felice") perché ogni giorno sua figlia è lì a dimostrarle che può farcela.  

Poi le frustrazioni per il carico di responsabilità che hanno i fratelli di Emma, Giulia "Ci sono bambini che hanno bisogno di tempo per crescere. Questi bambini si chiamano Down" e Cesare.
Negli ultimi anni si è dedicata maggiore attenzione a questo aspetto: per esempio a Torino lo scorso anno si è dedicato il convegno "Fratelli unici" - organizzato da Area Onlus - sui sibling, così vengono chiamati i fratelli dei disabili (ne ho accennato qui).

I capitoli si dipanano affrontando tutto: dalla rabbia alla burocrazia infinita, dalla scuola ai termini spregiativi usati nei confronti delle persone con sindrome di Down, dalle terapie infinite all'arte della pazienza, dalla maratona (Martina è anche una runner e ha fatto nel libro una dedica speciale) al rapporto meraviglioso con il marito e padre dei suoi figli.

Mi piace finire di parlare di questo libro con queste frasi che ha scritto Martina, perché sono collegate a un filo rosso a un albo che amo moltissimo... e di cui vi parlerò subito sotto.

"Quando cerco di spiegare ai bambini che cos'ha Emma, uso la metafora dello zaino"... E' come se Emma avesse uno zainetto pesante sulle spalle, che le complica un po' le cose, le fa fare più fatica in tutto, ma non c'è nulla che non proverà a fare se non lo vorrà. A volte quello zaino contiene solo il necessario, a volte ha un'attrezzatura più pesante, dipende dall'impresa che dovrà affrontare, una gita al parco con due panini e una coca cola o una scalata in montagna con scarponcini, corde e picchetti; più l'avventura sarà impegnativa, più il suo zaino peserà e lei dovrà metterci più impegno e farà più fatica".

 Il pentolino di Antonino


Quando ho letto "Il pentolino di Antonino" di Isabelle Carrier, Kite edizioni, ho pensato subito a un filo rosso che unisse questo albo alla metafora descritta da Martina Fuga.
Antonino è un essere speciale, a cui un giorno è capitato in testa un pentolino. Non si sa perché.
Fatto sta che da allora nonostante sia molto sensibile, abbia un grande senso artistico, la gente lo trova strano. Lo trova diverso.
Insomma, il pentolino gli complica la vita e le relazioni con gli altri.

All'inizio, dopo una fase di rabbia, Antonino decide di nascondersi...
finché non conosce una persona straordinaria...
che gli fa vedere le cose da un'altra prospettiva. Gli "insegna a convivere con il suo pentolino" (accettazione di sé). Gli mostra i "suoi punti forti" e addirittura, gli confeziona una "saccoccia" per il suo pentolino.
Mi piace festeggiare così la giornata dedicata alle persone con la Sindrome di Down e alle mamme che ho conosciuto in questi anni. Per me speciali (anche se non amano farselo dire).

venerdì 15 gennaio 2016

"Un giorno, senza un perché" di Davide Calì e Monica Barengo


Ci sono libri che ti prendono e non ti lasciano andare. Con "Un giorno senza perché" di Davide Calì e Monica Barengo (Kite edizioni) è stato così. Amore a prima vista.

Sarà perché le immagini sono potenti e poetiche al tempo stesso, con un gusto "retrò" che immerge la storia in una dimensione atemporale. Sarà perché il protagonista è accompagnato da un dolce bassotto, femmina, che segue il protagonista in modo partecipe e affettuoso, con uno sguardo innamorato e incondizionato, che solo i nostri amici a quattro zampe sono capaci di mostrare al loro padrone. Sarà perché i miei due bambini sono rimasti a bocca aperta ad ascoltare la storia fino in fondo, senza fiatare. Anche loro stupiti, estasiati.

Quando un libro è bello, è per ogni età. E si capisce sin dalla prima lettura.


Ma veniamo alla storia, semplice ma appassionante. Il protagonista di cui non sappiamo il nome, un "fantomatico" signor I, si ritrova dietro la schiena due ali. Sono ali piccole, aggraziate, trasparenti come quelle di una libellula. Lui ci guarda con un'espressione quasi maliziosa e consapevole al tempo stesso. Non ha l'aria preoccupata o stupita. Ci guarda mentre sorseggia il caffè.
Nonostante questo fa le indagini del caso, come andare dal dottore o chiamare la madre. Si sa, quando c'è da chiedere un consiglio ci si rivolge sempre ai genitori che sono i nostri primi confidenti, specie se si è soli.
Non mi dilungo troppo sulla bellezza delle immagini che ripropongono il vecchio telefono in cui bisognava infilare il dito in ogni numero e ruotare a destra fino in basso (telefono che i nostri bimbi non hanno mai visto se non forse in qualche casa di campagna o dai nonni, purtroppo sono stati spariti dalla circolazione).

Naturalmente ognuno fornisce le sue spiegazioni (come succede sempre quando si parla con i vicini di casa) o vuole aiutarlo a suo modo... Certo, anche in ufficio non è ben visto.

Ma ecco la svolta. La persona che gli da finalmente il consiglio giusto e gli apre un mondo di possibilità: "L'uomo saggio disse che tutte le cose hanno un perché". In effetti, quando c'è qualcosa che stravolge la nostra vita c'è sempre una spiegazione. E a volte il corpo comunica quando la testa vuole andare per la sua strada...



Ora sta a lui cercare di capire il perché. E continua a chiedere in giro... per esempio al negoziante che vende le cravatte. Ho inserito questa illustrazione perché la trovo molto poetica e interessante. Primo per lo sguardo malizioso che ci lancia ancora una volta il protagonista con la coda dell'occhio, secondo perché sa scegliere con la sua testa e, guarda caso, sceglie proprio la cravatta con i cagnolini disegnati e il suo bassotto semba approvare, scodinzolando felice.

L'"uomo dei palloncini disse soltanto "Ehi belle quelle ali". Chissà se per quel complimento o perché si sente più leggero con i palloncini colorati il signor I. sembra quasi alzarsi in volo mentre pedala felice con aria beata e gli occhi chiusi, e anche il bassotto si protende verso l'alto a gustarsi il momento (e, non so perché, mi ricorda tanto l'immagine di E.T. quando scappa con il bambino in bicicletta e volano in cielo).

Poi tutto diventa chiaro.
Succede al parco, il cane corre e qualcuno riporta al padrone, al signor I. la palla.

Di solito non metto il finale, ma questo è talmente poetico e "alla Chagall" che non potevo proprio evitarlo!
Che dire, se non che vi consiglio caldamente di leggerlo, perché scalda il cuore. Qui trovate il booktrailer (che potete anche scaricare).

Con questo post, finalmente - dopo una pausa infinita - partecipo al Venerdì del Libro ideato da Paola Miseti, alias HomeMadeMamma, il cui link trovate qui.