Se ancora non conoscete "Il cavallo magico di Han Gan" e "Sann" di Chen Jiang Hong, due albi editi da Babalibri (qui il link alla casa editrice), avete un'ulteriore possibilità. Infatti, al Pisa Book Festival (link qui), una tre giorni dedicata all'editoria indipendente, il prossimo sabato 12 novembre alle 17 sarà possibile conoscere l'artista cinese, insieme alla curatrice della mostra Maria Chiara Favilla e all'editore Francesca Archinto. Un'occasione più unica che rara, da non perdere. Si potranno vedere le tavole del primo libro, illustrate su pergamena (qui e qui alcuni link).
Inoltre, per chi non facesse in tempo, dal 10 novembre 2016 al 5 febbraio 2017 Palazzo Blu ospiterà la mostra "Racconti Cinesi".
L'artista, nato nel Nord della Cina ma ora "trapiantato" a Parigi, riporta il lettore alle magiche atmosfere in cui le leggende antiche si mescolano a grandi lezioni di vita.
Il cavallo magico di Han Gan racconta la storia di un'artista vissuto 1200 anni fa, il cui estro per i disegni era forte sin da bambino, pur non potendolo coltivare, essendo la sua una famiglia molto povera.
Destino volle, che incontrasse un giorno il celebre pittore Wang Wei che, cogliendo il talento nel giovane, lo aiutò.
Un giorno il pittore ricevette la visita di un guerriero che desiderava un suo cavallo da impiegare come "arma segreta" in battaglia.
Nonostante gli sforzi (o forse troppo pressato dalla richiesta?), Han Gan non riuscì a completare l'opera, ma non appena gettò i disegni nel fuoco, dalle fiamme balzò fuori un destriero possente: un "cavallo magico" in grado di far vincere tutte le battaglie.
Il guerriero presto si montò la testa, la sua ambizione era senza fine.
E fu così che il cavallo, stremato e ammutolito dalla visione di corpi lacerati in battaglia, disarcionò un giorno il suo cavaliere e scappò via. Solo dopo parecchio tempo egli lo ritrovò... finalmente in pace, in un quadro di Han Gan insieme a un altro gruppo di suoi simili.
Questo albo è davvero interessante perché oltre a far entrare i bambini in un universo poco conosciuto, quale quello orientale, li fa riflettere sia sulla potenza dell'arte, che riesce a rendere talvolta i soggetti talmente vivi da farli sembrare reali, sia su quello che può accadere alle persone che sono prese dal vortice di una smania sfrenata. Una riflessione che, specie di questi tempi, è molto utile.
Sann ci fa addentrare, invece, tra le ombrose vette montane cinesi, nella cui vallata si trova un villaggio. Una frana improvvisa fa scomparire di colpo i campi coltivati. La gente pian piano abbandona il luogo, che rimane quasi del tutto disabitato. Solo la famiglia di Sann, che non si da per vinta, rimane, e la madre lo partorisce proprio in questo villaggio spoglio, poco dopo la tragedia. Capiamo subito che il protagonista è fuori dal comune, perché alla nascita al posto di emettere un vagito sorride.
Le pagine scorrono e seguiamo la madre di Sann, la cui figura colorata e affaticata spicca nel paesaggio spoglio e cupo della montagna aguzza, mentre porta il figlio appresso ogni giorno in una gerla alla ricerca di campi coltivati.
Soffriamo con lei per le fatiche che deve affrontare quotidianamente.
Ma non siamo i soli.
Presto scopriamo che il piccolo Sann comprende l'angoscia dei genitori per quella montagna che rende tutto più difficile. E ascoltando il desiderio della madre, che vorrebbe che la montagna sparisse, egli si mette all'opera per realizzare questo sogno.
La sua determinazione è tale, che non passerà giorno - sia con il bello sia con il cattivo tempo - in cui il ragazzino non si metta a levar le pietre. Solo una tormenta di neve lo ferma temporaneamente, ma con la bella stagione Sann si rimette all'opera.
Ed è così che nel solco della montagna scopre alcuni strani funghi profumati. Addentrandosi in una grotta più ampia, il ragazzino incontra un vecchio saggio, dalla lunga barba bianca, che decide di aiutarlo nella sua impresa, preparandogli un infuso di funghi. Così il ragazzo acquista vigore.
Ma sarà davvero la pozione a rendere più ardito il ragazzo, o la fiducia di qualcuno che sa ascoltare e sa capire a fare la differenza?
Il vecchio insegna a Sann l'arte della pazienza e della giusta misura. E lo segue da lontano senza essere visto, senza mai perderlo d'occhio.
Poi, arrivato l'ultimo giorno d'autunno, il vecchio e il ragazzo vanno a rendere omaggio agli elementi della natura: il cielo la terra e il vento. E improvvisamente - come nel libro precedente - ecco la magia .. tre draghi bianchi riempiono il cielo infuocato e spostano definitivamente la montagna.
Anche questo albo davvero affascinante ci porta in atmosfere lontane e ricche di mistero, dimostrandoci quanto possa smuovere l'amore e la determinazione di un bambino. Inoltre, la figura del vecchio ci rammenta quanto sia importante avere accanto persone sagge, che sanno condurci nelle avversità senza perdere la rotta e mostrarci quella stima e riconoscenza che serve a proseguire con coraggio.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti è piaciuto questo articolo e pensi sia utile condividilo con i tuoi amici.
Grazie!