Chi si è abituato alla trilogia pubblicata da Camelozampa di Bimba Landmann (qui, ne ho parlato), rimarrà sorpreso dal piccolo formato di “Noi Kodama” (qui) perfetto per questa storia, una storia che si sviluppa durante un anno a partire da gennaio.
Quando si apre il libro si compie un vero e proprio viaggio immersi in un mondo particolare, incontrando delle creature collegate al bosco. Infatti, un kodama (木魂?), nella tradizione giapponese, è uno spirito che risiede in alcuni alberi, paragonabile alle driadi (ninfe greche degli alberi). Un’atmosfera magica, che a me ha fatto ricordare e provare emozioni simili a quelle che ho vissuto vedendo il film Totoro di Miyazaki (anche se ho scoperto che i kodama compaiono in un altro film di questo autore giapponese: la principessa Mononoke) o quando ho letto i fumetti di Hilda, in cui apparivano magiche creature che solo questa bambina selvatica, dai capelli azzurri, (non è una bellissima coincidenza che il colore preferito di Bimba Landmann sia proprio l’azzurro?) poteva vedere (ne ho parlato qui).
L'amore per la natura dell'autrice è grande e palese in tutti i dettagli dell'opera e riesce a catturare le emozioni più intense di chi sta a contatto con la natura con la N maiuscola spesso e in una vera e propria connessione. Difatti, è una vera celebrazione della Natura quella che avviene in questo libro piccolo, ma ricco di messaggi ecologici e di amore per quello che è il fondamento della nostra vita. Attraverso queste creature, l'autrice ci porta a riflettere e a scoprire quello che c'è in una foresta o in un piccolo bosco, a comprendere quello che spesso con parole difficili i bambini devono studiare nei libri di scuola senza arrivare a percepirne spesso la vera essenza (esempio: come è fatta una foglia? Quali sono le sue funzioni? “).
Questi inviti e questi messaggi arrivano dritti al cuore e alle nostre emozioni con parole e frasi poetiche e colori che riescono a toccarci nelle corde più profonde.
Per esempio, nello scrivere: “ tutti gli esseri delle foreste hanno un unico cuore”, c'è un pensiero molto profondo - e di solito difficile da comprendere-, ma qui sintetizzato perfettamente, ovvero ogni essere è connesso all'altro attraverso un sistema complesso di relazioni e senza un solo essere vivente tutti gli altri subiscono delle ripercussioni potenti: di fatto gli ecosistemi sono fragili e hanno bisogno di tutti gli elementi che li compongono per poter funzionare (la prima causa di perdita di biodiversità è proprio la distruzione degli ecosistemi secondo l’Unione Europea).
Questo è solo uno dei tanti messaggi potenti di difesa della Natura, in relazione a quello che sta succedendo da diverso tempo (di cui l’Uomo è direttamente responsabile): ma l’autrice arriva a toccare questi argomenti con un tono sempre delicato, com’è il suo modo anche di dipingere, facendoci scoprire quello che stiamo perdendo (solo se si conosce e apprezza qualcosa poi si può cercare di conservarlo e tutelarlo e lottare per esso).
Un inno potente di amore e di rispetto verso i boschi e le foreste, che vanno protetti perché non solo sono essenziali per la nostra sopravvivenza, ma stanno donarci anche quel benessere e quella serenità che abbiamo perso nella nostra quotidianità; questo viene “declinato” in un modo molto semplice ma efficace sia nelle parole scelte dall'autrice sia nelle immagini che in alcune pagine, quando non ci sono i Kodama, sono parti particolarmente suggestive.
Nel libro si trovano anche alcuni inviti a omaggiare il bosco e le sue creature in alcuni periodi dell’anno (es. “celebrare il buio nelle brevi giornate invernali”,
“svuotare i pensieri quando arriva qualcosa che scombussola come il vento,
“ascoltare nel silenzio quello che succede”, ovvero fare attenzione alle piccole cose che possono passare inosservate a chi non ha occhi e orecchie abituate per notarle)
o a realizzare piccoli piccoli strumenti con i doni che si possono trovare in giro.
Sì tratta, quindi, di un’opera al tempo stesso poetica e pratica, un invito a osservare da vicino quello che succede intorno, non importa se si tratti di una foresta antica o di un piccolo vaso pieno di piante. L’autrice ci sollecita a recuperare alcuni “riti” che per i nostri nonni o bisnonni erano naturali: seguire il ciclo delle stagioni, recuperare un contatto più forte con gli elementi naturali. Quest’invito arriva ai bambini in un modo molto forte attraverso i Kodama, delle creature magiche che possono catturare la loro attenzione e al tempo stesso trasportarli ancora di più in un mondo che, quando sono piccoli, è a loro molto affine, ma dal quale a volte sono distaccati non per loro volontà. Infatti, se accompagnato da un adulto, come diceva Rachel Carson, un bambino può stabilire un legame di affinità elettiva con la natura che gli rimarrà dentro tutta la vita e che forse lo spingerà a difenderla quando sarà adulto. Per questo ci vogliono esperienze - e storie emozionanti aggiungo io - che rimangano impresse, come questa. Una storia che può essere anche impiegata dagli adulti per mettersi in ascolto insieme ai bambini e alle bambine di quelle che sono alcune de delle occasioni più emozionanti che si possono sperimentare come, ad esempio, aspettare che una pianta germogli o fiorisca, poter vedere il bagliore delle lucciole nelle notti estive o contemplare le stelle, sdraiati e accolti dall’immensità degli alberi, o riuscire a percepire che le piante sono degli esseri viventi come noi.
In Giappone, nel villaggio di Mitsune, nell'isola di Hachijo-jima, c'è ancora un festival annuale dedicato ai Kodama, durante il quale si chiede perdono per gli alberi tagliati. Inoltre, vedere un kodama è reputato un buon auspicio perché significa che il luogo è vitale e pieno di energia positiva. Ringrazio,quindi, l’autrice perché con questa sua opera vuole metterci in contatto con queste creature, lanciandoci un bellissimo augurio: quello di ritrovare quella connessione con la natura che manca e che porta benessere a ciascuno di noi e all’intero Pianeta.