domenica 22 giugno 2014

Acquerelli e poesie



Poesie della notte, del giorno e di ogni cosa intorno, il libro di Silvia Vecchini, mirabilmente illustrato da Marina Marcolin, edito da Topipittori (se non conoscete il blog, fatevi un giro e vi perderete nei post), è un piacere per gli occhi e per le orecchie, per recuperare il gusto dell'attimo fuggente catturato al tempo stesso da una penna sapiente e da un pennello delicato. Mi piace molto l'accostamento dell'acquerello alle poesie, due tocchi tenui per esprimere lievi pensieri, sensazioni ed emozioni quasi inafferrabili. Un piacere da gustare nei momenti di calma, quando si conquistano piccoli spazi per sé o si decide di condividerlo e assaporarselo con altri.
E così, i giorni passati ho portato con me questo libro - acquistato in aprile in occasione di un bellissimo corso con Miguel Tanco allo spazio Bk (se non avete mai fatto un giro, approfittatene. Solo attenzione, vi verrà sicuramente voglia di "svaligiare" tutta la libreria) - tenuto in serbo per un'occasione speciale. Infatti, ho deciso di concedermi questo tempo di lettura in campagna, dove il sottofondo è il canto dei grilli intercalato dai richiami dei fringuelli; insomma, dove la Natura la fa da padrone con le sue braccia accoglienti. E dopo la degustazione in solitaria, ho provato a leggere queste bellissime poesie a Marco e al suo amico del cuore Pietro, mentre si asciugavano al sole dopo un bagno nel lago ghiacciato. Hanno ascoltato con cura. E apprezzato.

Ho scoperto su Zazie news - guarda caso Grazia Gotti mi accompagna spesso in questo periodo - che Silvia Vecchini ha appena pubblicato Parole giuste, un romanzo edito da Giunti che ha per protagonista un'adolescente di seconda media. Naturalmente, sono curiosa di leggerlo.

Mi è venuta anche voglia di seguire prima o poi un corso con Marina Marcolin. In effetti, se ho scoperto questa bravissima illustratrice è merito di Maria Giaramidaro, di Oliver, che lo scorso anno ha organizzato un corso in Sicilia. Tenete d'occhio il blog, soprattutto se vivete dalle parti di Mazara del Vallo (TP), perché le inizitive sono sempre interessantissime, come Mattine in campagna, un progetto che vuole portare i bambini a contatto con la natura (non vi parlo del corso Libri in campagna con Paolo Canton, editore di Topipittori, perché potreste rosicare come la sottoscritta, visto che è già passato).
Con la bella stagione arrivano le Mattine in Campagna, un progetto che porta i bambini nella natura alla scoperta del mutevole, differente, selvatico. - See more at: http://www.oliverlab.it/?p=2097#sthash.wd3kfrAs.dpuf

Per tornare al libro di poesie, non so perché ma mi è venuto naturale accostare due libri che hanno accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza, che mi hanno guidato alla scoperta dell'acquarello e della natura, Il diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento e Appunti sulla natura di Edith Holden, edito da Mondadori. Fa effetto pensare che questa illustratrice sia vissuta oltre un secolo fa e che potesse passeggiare e schizzare ad acquarello, in tutta libertà e solitudine per la campagna inglese.


martedì 17 giugno 2014

Ari ecoidee e la spesa alla spina






A sei mesi dall’apertura - quando è stato inaugurato il 23 novembre 2013 ero alle prese con una serie di eventi organizzati per Bookcity - finalmente sono riuscita a visitare Ari Ecoidee, il negozio che la mia ex collega giornalista Cristina Griner ha aperto in zona Porta Genova a Milano con due socie amiche, Patrizia Accatino e Antonella Garello.
Quando entri la prima impressione è di trovarti in una boutique di gioelli, o meglio ancora, da un grossista di pietre preziose, solo che in vendita non ci sono minerali e gemme ma fragole disidratate, zenzero candito, semi di chia, semi di lino, conserva di mele, fusilli integrali, infusi estivi, caffè tostato a legna, taboulè... e chi più ne ha più ne metta. Lo spazio offre una spesa alla spina - l'ideale è portarsi da casa i propri contenitori - di oltre trecento prodotti non solo alimentari ma anche detersivi e cosmetici (naturali e anallergici).

Ma cosa ha spinto tre amiche, due giornaliste e un'esperta di marketing, a lanciarsi in questa nuova impresa? Cristina mi spiega che in questo cambiamento l'ha fatta da padrone sicuramente l'incertezza lavorativa (molti giornalisti come me - pubblicisti e non - ne sanno qualcosa purtroppo!); a indirizzarle verso questo tipo di spesa alla spina - acquisti solo quello che vuoi nella quantità preferita - sono state, invece, le loro abitudini di consumo, attente sia alle questioni ambientali sia al risparmio, e la ricerca costante di prodotti di qualità. E in effetti se si dovesse riassumere con parole chiave le caratteristiche di questo marchio di franchising si potrebbe dire: qualità, etica e convenienza. Infatti, tutti i prodotti sfusi (alimentari, detersivi, cosmetici) sono di alta qualità e in gran parte biologici: tutto merito di un'oculata scelta (non solo dei prodotti ma anche dei produttori).
Risparmiando sul packaging, che non c'è più, la spina consente al tempo stesso di tenere contenuti i prezzi e tutelare l'ambiente (visto che si ha un minor impatto).
Durante la chiacchierata e qualche assaggio delle nuove albicocche bio appena arrivate (slurp!), Cristina mi conferma che i clienti - soprattutto giovani - sono alla ricerca della qualità, perché hanno capito che mangiar bene vuol dire star bene.
Ahimé, come tutte le cose belle, anche il tempo per la nostra conversazione è finito e sono dovuta scappare a casa dai bambini...
Dimenticavo, se non avete tempo e voglia di fermarvi in negozio, ma avete le idee chiare, con una telefonata potete anche prenotare la spesa e ritirarla in negozio. Io quasi quasi, fossi in voi, un giro me lo farei. Io me lo sono fatto e ci ritorno! (anche per farmi altre quattro chiacchiere con Cristina).

Prima che a qualcuno venga il dubbio... lo dichiaro subito. Ci tengo a precisare che (e questo vale per ogni post sul mio blog) non vengo pagata per quello che scrivo, ma scrivo quello che penso e, soprattutto, se conosco le persone, e mi fido, faccio passaparola.





mercoledì 11 giugno 2014

Meno male che c'è Gioia!




Quando oggi ho aperto il nuovo numero di Gioia! leggendo l'articolo di Paola Casella che ha intervistato Viggo Mortensen, devo ammettere che ho provato una grande invidia. L'invidia iniziale si è trasformata subito in immensa gratitudine perché l'articolo è appassionante e mette in luce un attore che al tempo stesso è intenso, profondo, intrigante e misterioso (che ha a sua volta ha un blog che tratta anche di filosofia).
Devo ammettere che se non fosse stato per Massimo, forse non avrei visto i suoi film più interessanti come A History of Violence o La Promessa dell'assassino. Massimo, con la sua passione profonda per il cinema, infatti da anni mi sta pian piano educando al gusto dei film. A volte ci riesce di più, a volte meno, ma devo proprio ringraziarlo perché quei film mi hanno emozionata tantissimo.

Tornando a Gioia!, sono tanti motivi per cui l'apprezzo. Ne citerò alcuni, quelli che mi vengono in mente subito, ma non sono certo esaustivi...

In primo luogo per l'editoriale, mai scontato e sempre profondo nonostante si tratti di un giornale brioso. In secondo luogo gli articoli, che sono sapientemente dosati, unendo la frivolezza a temi coraggiosi e difficili, affrontati sempre in modo approfondito. Sarà, che ho un debole per Maria Elena Viola, capitana coraggiosa al timone di questa nave da crociera.

In terzo luogo perché mi piace la rubrica di Francesco Uccello. Anche lì, forse perché l'ho conosciuto dal vivo e ho scoperto una persona profonda, laureata in lettere, che ha fatto l'educatore ai ragazzini e quindi, nonostante la sua "napolitaneità" (che per me ovviamente è un pregio), riesce a essere al tempo stesso leggero e istruttivo, senza essere pesante o didascalico. E mi fa vedere il punto di vista dei papà, e per me non è poco, anzi, lo trovo interessante. Per una serie di strane coincidenze della vita - e qui si ritorna al post di lunedì - l'ho incontrato in occasione della mostra Nella pancia del papà organizzata da Massimo Zerbeloni e Stefano Florio, nell'ambito del progetto Papà al centro
In quella circostanza  ho anche avuto la fortuna di partecipare al primo raduno dal vivo dei papà blogger e così oltre a lui ho conosciuto anche Fede Vita da papà, Vittore Mescia, Federico Olivo e Luca Ticozzi. Qui e qui il racconto. Per inciso, un altro papà interessante con cui ho dialogato di nuove tecnologie è Michele Ricci.

In quarto luogo, questa settimana c'è un articolo che parla di Adalgisa De Angelis, una signora che crea cappelli e borse con fiori, che ho incontrato in occasione di Orticola. In realtà, a questa bellissima fiera di fiori e piante, già da tempo ho in mente di dedicare un apposito post, perché ci sono diverse cose belle che ho visto e che vi voglio raccontare... Ma questa è un'altra storia.

lunedì 9 giugno 2014

Tempo di bilanci e riflessioni





Chiusa la scuola primaria di Marco (giovedì le prime "pagelle"), quasi conclusa l'esperienza al nido di Andrea, con l'arrivo dell'estate è tempo di bilanci, personali e professionali.
Oggi mi dedico a riflessioni a ruota libera, perché è un periodo che avverto una duplicità nella mia vita, più che mai. Da un lato sento e vedo amici e amiche in seria difficoltà, personale soprattutto, ma anche professionale. E vorrei aiutarli. Ma non so come, se non iniziando a dimostrare affetto. Ma forse l'affetto e l'ascolto, l'esserci non basta. E forse non si ha tempo di farlo nei modi e nei tempi giusti. E poi sono una che quando si sente chiamata dagli amici, parte in quarta. E forse lo farò. almeno per alcune persone che mi stanno a cuore. Per quel che posso fare.
Dall'altro sono in fermento - soprattutto professionale - perché sento che nell'aria c'è voglia di cambiamento. E perché penso che il cambiamento avvenga a partire dalle piccole cose e perché credo nella rete. La rete reale, quella delle persone, che possono anche incontrarsi in rete e fare rete virtuale. Le due cose magicamente si mescolano.
E sono in fase di progettazione e ridefinizione di quello che sono e che voglio fare "da grande".

Mi piacciono poi gli intrecci tra le persone, anche Milano è piccola quando scopri le relazioni tra le persone e amo molto l'idea dei "sei gradi di separazione". Mi appartiene, sono così. E' una delle cose che mi piace e diverte di più. Riprendendo da Wikipedia "La teoria dei sei gradi di separazione in semiotica e in sociologia è un'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari." E a parte la vita reale, nella quale mi succede spesso di trovare questo intreccio,  poi c'è anche il film. Magistrale e teatrale, con un giovane Will Smith e un Donald Sutherland in gran forma. Se non l'avete visto, vi consiglio di provare a gustarvelo. Richiede un giorno di calma però, non è un film frettoloso come molti che vanno adesso. Ho scoperto anche che su questa teoria c'è un articolo uscito sul Corriere della Sera relativo a un nuovo utilizzo di Linkedin.
In realtà, per quel che mi riguarda, con Linkedin è successo il contrario, ho iniziato a dare amicizia a persone che ho conosciuto personalmente e non professionalmente, sarà perché come mamma, nella mia "piazzetta" conosco persone davvero interessanti e sono partita da loro. Dalle persone concrete. E poi ne ho conosciute virtualmente molte e molte altre. Virtuali. Che ora continuano a chiedermi amicizia.

E tornando alle persone, per chiudere il cerchio delle riflessioni che hanno detto tutto e raccontato niente, non posso non pensare a due persone che non ci sono più e che mi mancano tanto. Soprattutto in questo periodo. Due persone diverse, meravigliose, che hanno segnato e disegnato il mio destino, in modo piacevole: Meris Rabani e Ilaria Vinassa de Regny.
Meris è stata la mia "Maestra" di pittura, la persona che ho frequentato dall'età di undici anni fino all'Università, una volta alla settimana, e poi rivisto continuamente anche con i miei bimbi, finché purtroppo ci ha lasciati definitivamente a gennaio del 2013. Ma continua a essere con me, nel mio cuore, con il suo fare ingenuo, le sue facce buffe e incantate (nonostante anche l'età) e al tempo stesso l'amore e la passione per la pittura che mi ha trasmesso.
Ilaria Vinassa de Regny se n'è andata invece troppo presto - il 22 maggio del 2012 - lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile nella divulgazione della scienza a Milano.
Difficile definire Ilaria con poche parole; sicuramente combattiva (e ha combattutto molto nella sua vita, soprattutto con il male che l'ha accompagnata per dieci anni, ma anche per molte altre cose, personali e professionali), abile, vulcanica...
A entrambe dedicherò prima o poi un post, per raccontare chi erano e cosa hanno lasciato. Almeno a me, ma non solo a me, a molti. A tutte le persone che le hanno amate o conosciute soltanto.

sabato 7 giugno 2014

Lettura che passione.


Sono giornate densissime, mi piacerebbe davvero tanto che fossero composte non da 24 ma da 48 ore per fare tutto quello che mi appassiona. Ma non posso e quindi devo scegliere, bisogna sempre scegliere, dare delle priorità e in questi giorni le priorità sono state le foto. Foto alla scuola infanzia Stoppani, foto per le Stoppaniadi della scuola primaria, selezione di foto per un progetto. Foto, foto e ancora foto. Una passione che mi prende sempre più e che sto valutando anche se trasformare in qualcosa di più concreto. Ma facciamo un passo alla volta... e non facciamo il passo più lungo della gamba (che è corta!). Comunque per farvi ridere, ecco una foto che mi hanno fatto (per darvi l'idea di come sono messa...). Grazie Manuel!

L'unico momento di riflessione e di relazione (con i miei figli) in questi giorni concitati li concedono i libri. Spero di riuscire a parlare più volte e più diffusamente delle ultime scoperte che ho fatto grazie a Marco. Marco, il mio super lettore. Marco che nonostante i suoi sei anni e mezzo chiede ancora con forza di leggergli (infatti nella lettura ad alta voce è un po' indietro, ma ci lavoreremo su, promesso!). Ma non mi posso certo tirare indietro di fronte alle sue richieste e così, visto che ama molto ascoltare e a me piace molto leggere ad alta voce, stiamo passando velocemente a testi lunghi, testi che non richiedono più anche le immagini di corredo (anche se mi chiedo come mai non si pensi che le tante immagini non possano piacere e anche molte ai bambini dagli otto anni in su e, perché no, agli adulti; ok ci sono problemi di costi, ma un'immagine consente anche di sognare, di immaginare, di andare oltre e se ben fatta sicuramente non penalizza il testo ma lo potenzia, facendoti cogliere particolari sfuggenti a una prima lettura). Comunque sia, con Marco, dopo aver concluso"Matilde" di Roald Dahl, a cui spero presto di dedicare un post a parte, ci siamo lanciati nella lettura de "Il giardino segreto", di Frances Burnet (autrice de "Il piccolo Lord"). Mi ha incuriosito la fascetta gialla che lo accompagnava "Più di tutti mi è piaciuto Il giardino segreto. Era pieno di misteri: quello della stanza dietro la porta chiusa, e quello del giardino dietro il muro" Roald Dahl. Mi ha incuriosito anche la scritta della collana "GL'ISTRICI I libri che pungono la fantasia".
Abbiamo iniziato la lettura questa sera. Solo i primi capitoli, subito appassionanti. Marco si è un po' spaventato per via del colera, che spazza via tutto e tutti. Per cercare di rassicurarlo gli ho raccontato che un episodio di colera in Italia c'è stato proprio l'anno in cui sono nata io, ma poi in Italia (che io sappia) non è successo più nulla.
E' anche interessante accompagnare la lettura aspettando i commenti che vengono spontanei dai bambini. Ad esempio, quando la protagonista si beve un bicchiere di vino, Marco subito si è arrabbiato perché noi più volte gli abbiamo spiegato che il vino al di sotto dei dodici anni fa male, perché non ci sono gli enzimi per degradarlo. Per dare un'idea gli ho detto che se uno beve il vino si mangia un po' di cellule del suo cervello e quindi lui ha esclamato "forse a me mi sono scomparite delle cellule perché io ho mangiato una torta con il vino (#marcopensiero)."
Se da un lato con lui mi sono imbarcata in questa avventura di una giovane orfana che dall'India andrà ad abitare nel maniero dello zio gobbo e acido, dall'altro mi sto dedicando a leggere in solitaria "Miss Charity", di Marie Aude Murail, consigliatomi da un'amica e che ha vinto nel 2012 il premio Andersen per la miglior collana di narrativa. Bello anche questo.
Non so perché mi è venuto naturale associarli, ma hanno diversi punti in comune, ma devo continuare a leggerli entrambi per trovarli ed esplicitarli. Forse perché entrambi parlano alla mia dimensione più romantica, ottimista e "vittoriana". Non a caso, in questi giorni, mi è anche venuta voglia di riguardarmi "C'è posta per te", un bellissimo film di Nora Ephron che, guarda caso, parla ancora una volta di libri.

Ma se vogliamo finire con appuntamenti libreschi, eccone uno immancabile che inizia dal 9 giugno (e finisce il 14 giugno) : direfareLEGGEREgiocare ideato dalla Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano che, guarda caso, quest'anno ha preso un Andersen per la promozione della lettura. Ma anche a questo vorrei dedicare un post a parte, appena riesco a fare due chiacchiere con una delle sue anime, Giuseppe Bartorilla, bibliotecario per passione. Talmente preso da mille progetti da essere sfuggente, ma prima o poi la nostra eroina (per tornare a uno dei temi di questo post) ce la farà.


martedì 3 giugno 2014

In viaggio con "Streghetta mia"



Ho sempre amato ascoltare le storie. Forse perché da piccola ho ascoltato per anni e anni mio padre leggerci le fiabe, le storie e i racconti. Sono cresciuta con la sua voce, forte e potente e mi sono divertita ad ascoltarla e riascoltarla (ci registrava infatti le storie su mangianastri per quando eravamo malati o per quando lui era al lavoro). Quando sono diventata mamma ho scoperto che mi piace tantissimo leggere ai miei bambini. Ho imparato a leggere con Marco, ne ho assaporato il piacere e spesso ci concediamo molto tempo insieme per questa attività. Come stasera, quando ci siamo "divorati" L'incredibile storia di Lavinia, di Bianca Pitzorno, o ieri quando finalmente abbiamo concluso, con non poche sorprese, Matilde di Roald Dahl, che ci accompagnava da diversi giorni.
Mi piace leggere ai miei bambini e ai bambini degli altri. Respirare il libro, assaporarmelo, condividerlo. Gustare le parole e farmele tornare in mente.
Quando siamo in auto per fortuna ci vengono in conto i beneamati audiolibri. Un'invenzione meravigliosa, soprattutto per chi come noi non cede ancora alla tv o ai videogiochi in macchina. Dopo aver fatto una scorpacciata di fiabe classiche, edite da Fabbri editori prima e dal Corriere poi (con suoni e musica dell'Istituto Barlumen), che consiglio caldamente per qualità sia delle illustrazioni sia delle voci, ora stiamo passando a storie un po' diverse. Mi spiace per Andrea che come secondo precorrerà sempre un po' i tempi.
La storia scelta per il nostro viaggio in Toscana ha catturato i miei piccoli, sia all'andata sia al ritorno. Si tratta di Streghetta mia, una bellissima storia scritta e raccontata dalla stessa Bianca Pitzorno. Per prima cosa si rimane affascinati dai nomi dei protagonisti, piccoli e grandi: Asdrubale Tirinnanzi, Diomira, la famiglia Zep, Zaccaria, il pappagallo Zitto, Ermelinda... Poi vieni catturato dall'accento sardo della scrittrice che ti trascina dentro alla storia con passione e ironia. Inutile dire che la storia è avvincente, curiosa e divertente. Ma non voglio aggiungere altro per non rovinare la sorpresa dell'ascolto. Su questo sito potete trovare un'intervista all'autrice che racconta un po' di curiosità.
Dimenticavo, l'illustrazione di copertina immaginate un po' di chi è? Della mia carissima amica Emanuela Bussolati. Il cerchio si chiude...