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mercoledì 15 gennaio 2025

Educatori esperienziali in natura, di Christian Mancini, 78Edizioni

 


Quanto più tengo a un libro (e a una persona) e quanto più mi emoziona, faccio fatica a elaborare in fretta una recensione. Sarà per questo che mi sono occorsi diversi anni dopo la prima lettura di “Educatori esperienziali in natura - animali, piante, storie e attività per l'Outdoor education” di Christian Mancini, a cura di Raffaella Cataldo, prima che ne parlassi.

 

Il libro è strutturato in tre parti: "Pensare e capire", "Sentire e agire", "Un anno in natura"

La prima parte è più teorica e cerca di indirizzare verso gli autori che hanno formato e ispirato Christian Mancini, la seconda parte è collegata al gioco, a come prepararsi ad andare in Natura e al ciclo (o spirale) naturale. La terza parte del libro è dedicata alla scoperta delle specie, ad attività pratiche - suggerite a seconda delle stagioni - e racconti che possono essere letti - preferibilmente - sotto alcune piante protagoniste delle storie - e che che servono a creare quel coinvolgimento emotivo, che è molto prezioso durante una parte della giornata.

 

Siamo nati selvatici...

Come scrive nella prefazione Giuseppe Barbiero, esperto di Biofilia, e come ci ricorda l'autore del libro (Christian Mancini), in tutto il manuale, noi siamo nati a contatto con la Natura e pian piano, nel corso della nostra evoluzione, siamo passati da esseri inseriti nei boschi e nella Natura selvatica (esploratori) a persone sempre più sedentarie; basti pensare che. "la standardizzazione scolastica prevede che i bambini stiano seduti ai banchi 10.000 ore ".

 

Quindi - in realtà - i bambini iparattivi o che o hanno disturbi di attenzione - e che fanno fatica a stare fermi - in realtà sono delle "vittime" della società moderna, perché la loro attitudine al movimento è qualcosa di innato e primordiale (non a caso questi bambini immersi in Natura tornano a essere calmi).

 

Torniamo a connetterci con la Natura. 

Per tutto il libro l'autore ci invita, quindi, a riflettere e ci dona degli strumenti operativi per poter capire come ritornare a connettersi con il mondo naturale, cercando di stimolare quella che viene chiamata la nostra biofilia, ovvero l'amore per la Natura, quella che è una vera e propria "connessione" ovvero un contatto stretto con la Natura e ci invita a sviluppare la nostra intelligenza naturalistica.

 

Intento dell'autore è quello di invitarci a ritornare in Natura, non solo per diventare curiosi della Natura stessa e scoprire gli esseri viventi (esseri e non oggetti di studio!) che ne fanno parte, ma anche per scoprirci a nostra volta essere viventi come tutti gli altri. Christian lo fa offrendo non solo una base teorica a supporto, ma anche una serie di attività pratiche da fare in natura. 

 

Queste esperienze indimenticabili e piacevoli, proprio in quanto tali, possono portare oltre al benessere e al divertimento a iniziare un viaggio che conduce a una vera e propria trasformazione. Chi ha fatto l'H3educamp sa di cosa parlo. Chi non lo sa potrà capirlo non solo leggendo il libro ma anche sperimentando una delle tante proposte offerte da Christian & Co.

 

Come opera un formatore in Outdoor education?  

Mancini ci invita a provare a capire cosa può offrire quello che viene chiamato un educatore o un formatore in Outdoor Education, che sa guidare un gruppo in natura in un certo modo, con determinate regole e facendo leva - allo stesso tempo - su " testa -mani e cuore" ovvero stimolando al tempo stesso, il pensiero, l'azione e le emozioni per cercare di far sì che ognuno possa trovare un proprio equilibrio in Natura, sviluppare delle proprie competenze a livello naturalistico, imparando a "stare in Natura" e a "sostarvi".
Queste esperienze possano portare sia a un benessere fisico sia a un apprendimento, perché di fatto la Natura è - diciamo - il contesto più prezioso in cui apprendere la totalità della vita e del mondo che ci circonda;
in Natura tutto avviene in un modo molto più fluido, interdisciplinare, multidisciplinare e, quindi, più consono a quella che è l'attitudine antica dell'Uomo.

 

Dopo una prima parte più tecnica relativa alla storia che sottende diciamo il libro e quali sono i formatori pensatori a cui si ispira l'autore si passa a una parte più più semplice in cui si cerca di far comprendere come sia prezioso fare delle esperienze - come quella che ho fatto io attraverso l'h3 educamp nel 2019 - per scoprire una propria attitudine per stare in natura rimettendosi in sintonia con il ritmi naturali con i ritmi stagionali e che spesso sono dimenticati perché la cultura e la società odierna ci portano a una deriva, in un qualche modo, e a uno scollamento tra il corpo, le emozioni e l'intelletto, che invece hanno pari dignità nell'individuo e che vanno sviluppandosi insieme armonicamente se, appunto, si frequenta di più la Natura e ci si riconnette con i suoi ritmi.

 



L'importanza del gioco. 

Intanto, si può iniziare a incuriosirsi su come il gioco possa essere uno strumento molto prezioso per imparare anche a stare al mondo, per imparare a tollerare e frustrazioni, a svolgere o risolvere dei problemi, a stare in relazione con altre persone o lavorare in gruppo: quindi imparare la collaborazione e le dinamiche di gruppo.

 

Giocare e apprendere sono una sorta di "binomio fantastico" per poter svilupparsi al meglio, certo, se alle persone in formazione (e non solo a loro), viene fornito il giusto contesto e il giusto quadro in cui inserire il gioco e l'apprendimento.



Riflessioni finali

Rileggendo questo libro dopo alcuni anni - e dopo avere frequentato il primo livello del Corso H3educamp nel 2019 e aver fatto aver partecipato in seguito come "custode" a un Educamp intensivo (ne ho parlato qui) - ho osservato che il mio corpo tende ora a "comportarsi "secondo i ritmi naturali" descritti da Christian Mancini nel suo libro, in una delle parti per me più interessanti e intriganti (in cui tratta dei cicli stagionali). Negli ultimi anni In autunno raccolgo tesori per fare - come le chiamo io - scorte di bellezza per l'inverno un po' come il topo Federico Di Leo Lionni - mente in inverno mi sento come in un bozzolo e la riflessione ha la prevalenza su tutto, come anche la lentezza e il raccoglimento; mi sento quasi in una sorta di pausa, finché non ricomincia qualcosa dentro di me e nasce un intuizione, che porta a qualcosa di creativo (quando, guarda caso, si sta andando verso la primavera).

 

Cosa dire se non invitarvi a scoprire il libro, da dove vi "intriga" maggiormente e poi, provare un'esperienza in natura con Christian (qui) e Raffaella ... (Nature Rock qui e qui)

 

giovedì 25 agosto 2022

Custode all'H3 educamp intensivo


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C'è voluto del tempo per arrivare a queste parole. E forse queste parole non bastano e non so se arriveranno a molti. Ma forse a qualcuno sì. Almeno lo spero. Parole innanzitutto di estrema gratitudine.

C'è voluto

Tempo per decantare tutta la magia, le energie, la gioia, le emozioni che ho provato.

Tempo per iniziare a conoscere le persone con cui ho trascorso solo alcuni giorni, giorni che magicamente si sono moltiplicati.

Tempo, per capire che il tempo è una "definizione" che a volte sta stretta, perché si dilata all'infinito e ore possono sembrare giorni, giorni settimane.

Tempo per so-stare. Ma non so se ho ancora imparato a so-stare. Per ora so stare. Ho iniziato un cammino. Sono in cammino. Ed è già tantissimo.


Raffaella Cataldo


Christian Mancini

Tempo che mi sono regalata per vivere come custode all'H3educamp intensivo, organizzato da Nature Rock e in particolare da due persone magiche e meravigliose che ho iniziato a scoprire qualche anno fa: Raffaella Cataldo e Christian Mancini. A loro va tanto affetto e tanta riconoscenza.

Sono stata per la prima volta una custode, ma ho avuto accanto due persone preziose, Valentina e Massimo.

Ho quindi vissuto in un modo tutto mio questi giorni  insieme a chi ha iniziato un percorso di scoperta di sé e dello stare in Natura. 

Un modo per prendermi cura degli altri e di me, al tempo stesso.

Mia fedele compagna di avventura, e mascotte del gruppo. è stata Sally, che ha potuto godere per un periodo di persone sensibili che l'hanno accolta e con cui si è sentita in sintonia. E che sicuramente le mancano.


Come raccontare questa esperienza? 

Lo ha spiegato Betty in un suo post tempo fa. (qui) Un corso particolare per tanti motivi. Un corso che forse non si può raccontare del tutto, ma vivere. Ognuno a modo suo.

Un corso che ti mette alla prova, ma che alla fine ti regala molto, anche se forse al momento non lo comprendi. Ne godrai i frutti poi. Un corso che ha bisogno di tempo per essere gustato fino in fondo. E quanto tempo lo decide ognuno di noi.

Un corso in cui scopri l'essenza di persone che fino a poco tempo prima erano estranee e da cui non vorresti più separarti. Un filo rosso vi unisce. Una sorta di cordone ombelicale nato quando si è creato il gruppo...

Un corso in cui le persone si mettono in discussione fino in fondo, scoprendo anche lati di sé o del proprio mondo che non amano. Ma riflettono,

La riflessione, un momento prezioso.

Come la condivisione. Un ascolto profondo, con un rituale simbolico e spirituale, a mio avviso.


Se in fondo quello che si vuole davvero è recuperare la propria parte più vera, sincera, autentica, ancestrale, il percorso interiore è forte. Ma questo avviene con una grande cura da parte dei conduttori, con grande sapienza e progressione che passa per tantissimi step, che comprendono momenti ludici.

In effetti, come tutti i mammiferi, il gioco è essenziale per scoprire e scoprirsi.

Il gioco è prezioso per creare un gruppo.


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Cosa non dimenticherò

Non dimenticherò facilmente i cerchi e il profumo dell'incenso.

Non dimenticherò facilmente le canzoni, allietate dalle percussioni uniche di Igor.

Non dimenticherò le sedute all'aperto scrutando il firmamento.

Non dimenticherò la mia seduta individuale.

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Non dimenticherò i giochi in coppia con Sabrina, l'affidarsi. Il fidarsi ciecamente. letteralmente parlando, La sua allegria e quella di Monia.


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Le risate, le canzoni meravigliose di Simone (e Spritz), la vitalità di Mariaestella, le parole e la cura di Betty, l'energia di Vittoria, la serenità di Elena, la dolcezza e freschezza di Claudia, Lisa e Chiara, la pragmaticità di Carmela, la profondità di Barbara, l'ironia - che maschera una grande delicatezza e profondità - di Alessia, l'estro di Igor. La sincerità e forza di Silvia.

Sarò difficile non ricercare Valentina per la sintonia, Massimo per la saggezza. I nostri momenti passati a prendere l'acqua e a ritirare il cibo rimarranno epici.

Ho amato alcuni momenti in cui Raffaella mi ha fatto sentire in connessione profonda con gli alberi, con le loro chiome che si piegavano al vento, e con la terra ai miei piedi. 


Ho adorato l'arrampicata sulla quercia in cui sapevo che Christian era lì pronto ad aiutarmi, il calore delle persone accanto, Sally ai miei piedi. Ho ancora lo sguardo sul gruppo, come un quadro che porterò a lungo nella mia memoria.

Rimarranno custodite nel cuore le confidenze, gli sguardi complici, la gratitudine.

Rimaranno memorabili le baruffe tra l'asino Rocco e Sally.


Non dimenticherò la danza in cui siamo diventati un tutt'uno con gli alberi, in una sinfonia melodiosa.


e ancora...

Mi sono sentita supportata da Monia quando sono salita sulla corda: guidata, coccolata, custodita dalla sua voce e dalle sue parole.


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Penso che tutte queste energie compresse di quei giorni si diluiranno magicamente, racchiusi in barattoli virtuali come quelli del GGG che catturava i sogni. Saremo pronti a dispensarli e liberarli per chi ne avrà bisogno.

Difficile, come ci dicevamo con qualcuno, tornare alla realtà. La voglia di ritrovarsi è tanta.

L'ho già scritto, questi corsi creano dipendenza, Una dipendenza sana. Perché mettono in moto meccanismi che pian piano si dipanano, aprono brecce nei muri, piccole crepe che si fanno strada, creano nuova linfa e vitalità nel proprio lavoro e nella propria quotidianità. Cambiano lo sguardo, almeno lo è stato per me - e l'ho ritrovato ancora - di stare in natura.

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sabato 18 gennaio 2020

Racconti naturali dal Parco Agricolo Sud



Dove si nasconde la vita? Lontano dalla "pazza folla" in luoghi più discreti, compare.







Basta sollevare un mattone accanto a un albero o un tronco in decomposizione ed eccoli: tanti invertebrati come anellidi o crostacei come i rinomati porcellini di terra. Prima appallottolati, poi disturbati, iniziano a muovere le zampette, come a volerle sgranchire una alla volta.
E diverse uova. Sono minuscole e tonde. Ne trovo diverse, in diversa quantità sotto vari nascondigli.
Sorgono spontanee tante domande. A chi apparterranno? Quando saranno state deposte? Quando nasceranno?


E ancora in alto lungo un filare defilato un gruppo di codibugnoli, i folletti con la lunga coda e quel fischio sibilante sottile.


E in alto i versi stridenti dei parrocchetti che ormai hanno colonizzato la città e i suoi dintorni. Mi fermo sotto un albero e vedo finalmente le loro sagome in controluce. Sono tre e con il loro becco aguzzo staccano con destrezza i frutti deiescenti prendono i semi e fanno cadere in terra ciò che resta. Sono metodici e ogni tanto fanno il loro richiamo. Cosa vorranno dire?

Ci spostiamo in un'area aperta, più frequentata, ed ecco il canto delle cinciallegre.
Qui siamo già nel parco Agricolo sud e la vita sorprende. Direi molto.


La vita nuova. Non importa se siano le prime giovani foglie che compaiono su un ramo spoglio, teneri e ancora di quel verde chiaro e non definitivo. Non importa se sia un tarassaco che si fa strada nella lettiera umida o se sia una piantina che sorge sopra un muschio sopra un tronco. Non importa se sia il 18 gennaio. La vita va avanti. Vicino alle samare secche e bagnate c'è un verde intenso. Giovani piantine sotto la lettiera, sotto i sassi o il legno morto si preparano.



Intanto le facce mi guardano... che siano quella del Guardiano del bosco, come l'ho soprannominato visto che osserva gli alberi del boschetto, o il signore baffuto pieno di buchi di picchio.

Per finire, al rientro ci oltrepassa un airone con il suo collo sinuoso piegato a S. È più bianco di un airone grigio ma ha la sua stazza. È passato in  volo cosi veloce da non darmi la certezza, ma la speranza sì. Che sia un airone bianco?

Mene vado piena di gratitudine con impressa ancora l'immagine del germoglio che sembra appoggiarsi a una samara.