Nella prima doppia pagina osserviamo un adulto perso nella lettura e leggiamo "Questa storia comincia in una giornata un po' inutile, in cui non sta accadendo niente di speciale". Mi basta soffermarmi per pensare a come l'estate e il tempo "vuoto", l'"otium" latino ci ricordino quanto il "perder tempo", la cosiddetta "noia" anticipino momenti meravigliosi. Forse perché si fa spazio per i pensieri, forse perché si fa spazio per la curiosità, forse perché... cosa direste voi? E cosa potrebbe dire un bambino o una bambina?
Fatto sta che il protagonista trova dei pali speciali (quanto sono meravigliosi i dettagli!), che hanno delle punte di matita su cui si arrampica e ammira il paesaggio. E noi ammiriamo le illustrazioni in cui penso Daniela Iride Murgia si sia dilettata a inventar nomi delle cime innevate di montagne che nascono da un libro... che sia tutto frutto della fantasia? Che fosse tutto nel libro che il nostro protagonista stava leggendo? Poco ci importa ora perché lo seguiamo e non vediamo l'ora di voltar pagina.
Illustrazione premio Andersen, Daniela Iride Murgia. |
(Marina Petruzio, esperta di moda ha avuto più volte modo di raccontare meglio della sottoscritta quanto questa artista, vincitrice quest'anno del premio Andersen come "Miglior illustratrice dell'anno", sia una delle poche a vestire i suoi personaggi con abiti di una grazia infinita)... a proposito c'è un numero speciale di Andersen che parla di lei... (qui)
L'avventura prosegue con altri personaggi che si pian piano compaiono e mi sembra un po' di ripensare anche alla fiaba di Jack e il fagiolo magico...
La magia di questo albo è che ti continua a sorprendere e il protagonista non cede ai "ricatti" dei genitori paurosi che lo vogliono far scendere perché "è pericoloso!" ma li convince a provare a guardare dal suo punto di vista. Questa svolta nella storia la ritengo molto preziosa. Troppo spesso la paura che si inciampi, si cada, ci si possa far male intralcia le nostre esperienze? I bambini e le bambine di oggi sono spesso preda di adulti ansiosi, che non li lasciano esplorare in solitudine.
Non mi addentro oltre per non rovinare il libro e lasciarvi la curiosità di prenderlo, leggerlo e sfogliarlo. Metterlo giù. Poi riprenderlo, osservarlo e rileggerlo.
Io rimango incantata e ringrazio le due autrici per un testo così delicato e coraggioso al tempo stesso, pieno di fantasia e creatività, che invita a esplorare, che sia con un libro, con una matita o con la fantasia. L'importante è andare.
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