Ora che è di dominio pubblico, le tombe etrusche sono state messe in evidenza, come di dovere, ma quello che crea sconcerto è il disprezzo per i cartelli che sono stati vandalizzati ovunque. Per fortuna, almeno, non ho scovato spazzatura in giro.
Il sentiero si percorre dunque facilmente, anche se consiglio di avere delle scarpe da trekking o solo dei sandali da camminata, per essere più comodi (la gente in infradito ci arriva comunque).
Dal parcheggio polveroso alla sinistra della salita di Populonia si accede a una scaletta sulla destra per inoltrarsi prima nella macchia mediterranea di lentisco, cisto e altri arbusti e graminacee, per poi in una lecceta con alberi dal fusto lieve che si abbarbicano sulla terra cangiante.
Chi è amante delle tonalità e dei colori ne scoprirà una varietà, dal bruno nerastro al rossiccio.
Qui si trovano anche insediamenti etruschi, tra i 12 più importanti della civiltà, come alcune tombe ipogee, e una cava per estrarre i blocchi di roccia.
Cercando in giro ho trovato su questo sito qui una leggenda, che vi riporto, anche perché il nome ha un suo perché.
La Leggenda
Tanto tempo fa, alcuni pescatori, passando con la loro barca in prossimità del golfo di Baratti, udirono un canto melodioso e scorsero i volti sorridenti di splendide fanciulle che affioravano alla superficie delle acque e subito scomparivano.
Decisero di scoprire chi fossero e, tornando più volte nello stesso punto, videro altre cose fantastiche, come il girotondo dei cavallucci marini e i lunghi cortei dei delfini giocherelloni che seguivano le fanciulle. Ma sempre queste apparizioni duravano brevi attimi, poi tutto scompariva, il mare tornava immobile e i pescatori, ogni volta, pensavano quasi di aver sognato. Tuttavia tornavano sempre più spesso alla “Buca delle fate”.
Un giovane pescatore di nome Valerio non credeva a questa storia e volle andare da solo alla Buca delle fate, per rendersi bene conto di quanto accadesse.
Fu una curiosità che pagò cara.
La barca fu afferrata da un vortice improvviso e si ritrovò in una strana galleria sottomarina, rischiarata da meduse fosforescenti. Arrivò poi ad un giardino fantastico, fatto di alghe, coralli e conchiglie.
Presso fontane dai riflessi d’argento giocavano piccole sirene.
Valerio fu spinto da esse in un’oscura caverna. Intanto gli altri pescatori e la sua fidanzata, non vedendolo arrivare, si preoccupavano.
Una sera Mariuccia, piangendo disperata in riva al mare, fu avvicinata da un delfino, che sembrò capire il suo dolore e si fece accarezzare.
Le sue lacrime rimasero tra le pinne dell’animale, come perle lucenti.
Fu così che una sirena ne rimase abbagliata e desiderò averle; ma il prezzo speciale richiesto dal delfino fu la liberazione del pescatore. Valerio potè così ritornare a riva sano e salvo, in groppa al fedele delfino.
Finalmente riabbracciò la fidanzata e tutto il villaggio dei pescatori fece gran festa per il suo ritorno.
Cercando in giro ho trovato su questo sito qui una leggenda, che vi riporto, anche perché il nome ha un suo perché.
Tanto tempo fa, alcuni pescatori, passando con la loro barca in prossimità del golfo di Baratti, udirono un canto melodioso e scorsero i volti sorridenti di splendide fanciulle che affioravano alla superficie delle acque e subito scomparivano.
Decisero di scoprire chi fossero e, tornando più volte nello stesso punto, videro altre cose fantastiche, come il girotondo dei cavallucci marini e i lunghi cortei dei delfini giocherelloni che seguivano le fanciulle. Ma sempre queste apparizioni duravano brevi attimi, poi tutto scompariva, il mare tornava immobile e i pescatori, ogni volta, pensavano quasi di aver sognato. Tuttavia tornavano sempre più spesso alla “Buca delle fate”.
Un giovane pescatore di nome Valerio non credeva a questa storia e volle andare da solo alla Buca delle fate, per rendersi bene conto di quanto accadesse.
Fu una curiosità che pagò cara.
La barca fu afferrata da un vortice improvviso e si ritrovò in una strana galleria sottomarina, rischiarata da meduse fosforescenti. Arrivò poi ad un giardino fantastico, fatto di alghe, coralli e conchiglie.
Presso fontane dai riflessi d’argento giocavano piccole sirene.
Valerio fu spinto da esse in un’oscura caverna. Intanto gli altri pescatori e la sua fidanzata, non vedendolo arrivare, si preoccupavano.
Una sera Mariuccia, piangendo disperata in riva al mare, fu avvicinata da un delfino, che sembrò capire il suo dolore e si fece accarezzare.
Le sue lacrime rimasero tra le pinne dell’animale, come perle lucenti.
Fu così che una sirena ne rimase abbagliata e desiderò averle; ma il prezzo speciale richiesto dal delfino fu la liberazione del pescatore. Valerio potè così ritornare a riva sano e salvo, in groppa al fedele delfino.
Finalmente riabbracciò la fidanzata e tutto il villaggio dei pescatori fece gran festa per il suo ritorno.
Le falesie
Qualunque sia la leggenda, appena arrivati all'aperto ci si trova di fronte a una vista mozzafiato su una baia con le falesie in ardesia a picco sul mare. Rocce scolpite dal vento e dall'acqua che hanno una serie di buchi e forme meravigliose e diversificate. Rocce dove si rifugiano granchi e tanti altri animali.
Il consiglio, se rimanete in zona, è di visitare anche il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, dove si può scoprire: nella parte bassa le due necropoli etrusche, le cave di calcarenite e i quartieri industriali, dove si lavorava il minerale di ematite, proveniente dai giacimenti dell’isola d’Elba, per ricavare lingotti di ferro; nella parte alta visitare l’acropoli di Populonia, con i templi, gli edifici, i mosaici e le strade della fase romana, e i resti delle capanne del primo insediamento etrusco con le mura che cingevano la città sul lato a mare del golfo di Baratti. Maggiori Info qui.
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