venerdì 6 agosto 2021

Diario naturale: primi giorni in Toscana



 

 

6 agosto

Il frinire delle cicale è assordante ed è una certezza per sapere, anche senza aprire le finestre, che fa caldo. Infatti, appena c'è molto vento o fresco, smettono improvvisamente.

Oggi è dunque caldo, il finocchiello sapeva di mare e la terra si spostava polverosa sui miei piedi.

In questi giorni ci stiamo acclimatando e le scoperte del primo giorno, hanno ceduto il passo a ore più lievi e sonnecchiose.


Appena arrivati siamo stati accolti da una piccola mantide religiosa, che non è sfuggita agli occhi accorti di Andrea. E poi un'altra ancora ieri...


Poi, lungo il sentiero abbiamo ritrovato le more, dolci e succose anche se impolverate, gli equiseti,
 
una spiumata di una giovane gazza, una penna di ghiandaia, così azzurra e luminosa da farci meravigliare ogni volta. Infine, un osso grande, forse appartenente a un ungulato, ma non ho approfondito.

Abbiamo camminato tra le stoppie tagliate e taglienti, ritrovando alcune spighe sfuggite alla raccolta, per me preziose. E anche luoghi dove alcune sono state lasciate. Una magnificienza per gli occhi.


Infine, altri frutti di asteracee, che formavano un intreccio particolare e affascinante.

Invece, i fossi sono stati ripuliti per bene e dunque hanno tolto spazio ai ragni, agli equiseti e a tutte quelle piante che per i contadini sono poco utili e per il curioso interessantissime.



Siamo saliti sopra l'altana costruita dai cacciatori. Il vento ululava tra i pioppi e la sensazione era quella di essere in cima a una nuvola. Uno sguardo panoramico e l'ebbrezza della salita.

Dobbiamo ancora andare a guardare bene. Intanto, poche tracce di animali sulla terra. Una terra arsa e riarsa dal sole, che si spezza per la siccità.

Le spighe e le erbe selvatiche di una bellezza struggente, specie controluce e al tramonto.

La sera il richiamo della civetta. Mi mancava.



E il cielo cangiante, con le nuvole grandi, che vengono spazzate via dal vento.

Come mancavano i tramonti, di un colore acceso.

4 agosto

Qui il tempo cambia subito. Stamattina faceva fresco e c'era silenzio a parte il canto monotono monocorde e - come dice Nado lugubre - delle tortore dal collare.

 
Ora è arrivato il sole e le cicale fanno a gara per chi grida di più, chi dalla quercia chi dal pino. Le fronde degli alberi sono mosse da una brezza fresca. Noi siamo rientrati dalla prima passeggiata insieme. Oltre a scoprire rovi con amore gustose in quantità abbiamo prima trovato una spiumata di una povera giovane gazza (riconosciuta per le penne bianche e nere delle ali) poi un grande osso delle zampe di un mammifero non ancora identificato (le ossa non sono il mio punto forte).

 
Poi ci siamo infilati nel fosso che quest'anno e stato ripulito ben bene (peccato, in passato ospitava equiseti, argiopi e in altri mesi uova di rospo smeraldino) e ci siamo presto trovati infilati in una poltiglia che si appiccicava alle scarpe per cui siamo rientrati. Abbiamo notato la terra secca e crepata, assetata di pioggia con impronte di zoccoli di ungulati.
Infine, Andrea ha trovato una penna colorata di ghiandaia.
Come prima escursione non è andata affatto male.

PS come da tradizione Andrea ieri appena arrivato ha trovato la sua prima mantide religiosa. Piccola piccola e quasi invisibile ma non ai suoi occhi accorti. Bentornato insettajones.


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