In terrazzo riecheggia lontano il garrulo chiacchiericcio delle rondini. Dai pini domestici le tortore dal collare orientale tubano monotone la loro litania (come dice mia mamma "Roberto, Roberto, Roberto", in effetti se ci si fa caso sembra proprio così), mentre una giovane
ghiandaia si aggira furtiva tra rami.
Quest'anno, complice il fresco, le upupe non hanno fatto le loro consuete apparizioni in giardino.
Quest'anno, complice il fresco, le upupe non hanno fatto le loro consuete apparizioni in giardino.
Appena cessa il vento riprende
frenetico il frinio delle cicale, che in prossimità diventa quasi
assordante. Ricorda il caldo, l'afa, l'estate. Lo scorso anno le ho sentite persino nei dintorni del Castello Sforzesco, a Milano.
Fioriture selvatiche multicolori si fanno spazio tra i campi coltivati a girasole, cardi e cocomeri. Se lo stridulo canto dei verzellini è stato meno frequente, nell'aria è un continuo sfarfallio di bombi, vespe, coccinelle e farfalle, in cerca di nettare. Tra i muri, furtivi, si
incrociano di sfuggita i gechi mentre nell'erba assolata o tra i ceppi di legno scappano veloci le
lucertole muraiole o saltano le mimetiche cavallette.
Nelle pozze d'acqua stagnanti si aggirano libellule azzurre e rosse, gli
elicotteri dell'aria. Al rapido avanzare
dei passi si sente improvvisamente "plof, plof, plof", sono le rane verdi che si tuffano tra le lenticchie d'acqua.
Il trattore lavora imperterrito nei
campi e, al passaggio, solleva gli insetti, seguito da un piccolo
stormo di rondini, che piroettano leggiadre nel cielo ventoso.
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