Oggi il sole brilla in cielo rendendo le sommità degli alberi dorate mentre nel prato all'ombra tutte le foglie e i fiori sono avvolti dalla brina.
Sono arrivata al tuo tronco: freddo e umido dove c'è il muschio. Caldo e secco nella parte esposta al sole. Dal basso verso l'alto il tuo fusto appare ancora più maestoso e baciati dal sole i frutti e i nuovi abbozzi (non ricordo se siano fiorali) sono color del tramonto quando il rosa sfuma dal giallo/rosso intenso. L'aria è frizzante come se fossi in montagna.
Il passaggio continuo delle macchine è oggi assordante. Chissà come mai mi da così fastidio?
Non vedo l'ora che caschino i tuoi frutti per osservare ancora quella bellezza.
Devo aspettare.
Quanto?
Intanto oltre al rumore della sirena mi conquista il canto della cinciallegra. Sento dei passi sul vialetto. Sempre più forti. Avrà i tacchi? Aspetto che passi per sentire il suono e poi scoprirlo.
Il sole mi abbaglia come una lamina di luce diretta agli occhi. Non posso alzare troppo lo sguardo.
Allora provo ad abbassarlo e a scoprire se osservo o sento qualcosa.
A terra come le ultime volte ci sono cuscinetti di muschio. Saranno cascati o qualcuno li ha staccati?
Trovo legnetti. Pezzi dei tuoi rami color marrone pelle e con piccole lentixelle più scure e disposte verticalmente. Sembrano piccoli occhi socchiusi. Girando il pezzo di ramo una parte presenta solchi molto ampi. Sarà solo di questo ramo o è una caratteristica di tutti? Ecco una nuova domanda. Non smetti mai di incuriosirmi.
Ai tuoi piedi è già arrivato in parte il sole e la brina si è trasformata in umidità. Le foglie sono bagnate. È buffo vedere accanto a te foglie di quercia rossa spiccare con il loro color marrone caldo rispetto alle tue rotte e nerastre.
Una cornacchia grigia è passata e ha fatto sentire il suo gracchiare. Per il resto un rumore di fondo assordante delle macchine lontane che passano. E il picchetto nella officina di macchine di fronte. Dal lato scuola infanzia silenzio.
Trovo in terra altri due tuoi rametti spezzati. Stesse lenticelle ma quello più piccolo ha cicatrici tonde. Un'amica mi ha detto che quando una foglia cade lascia una cicatrice sul ramo e in base al tipo di cicatrice si può capire che albero sei. Ne terrò conto. Bisognerebbe guardare i tuoi rametti da vicino prendendosi tutto il tempo necessario.
Ecco nel prato due tuoi frutti spaccati a metà. Uno è solo un guscio vuoto con la separazione verticale. L'altro chiuso e gelato. Bisogna abbassarsi a terra per scoprire i dettagli del prato.
Una pratolina audace sta aprendo pian piano i suoi "petali" (so che non sono tali ma non ricordo il nome). Le punte sono rosa e gelate. Accanto un'altra è ancora chiusa.
Stare accucciato a terra in un parco urbano crea curiosità e talvolta, come oggi, mi trovo a rispondere a persone che mi chiedano come mai sia in quella posizione. È buffo e piacevole al tempo stesso.
Osservo il prato. Sembra che fumi. Deve essere un effetto del sole e dei suoi raggi caldi a contatto con la brina e il terreno gelato. Mi piacerebbe afferrare questo alito che scorre come quando il fuoco è basso e rimangono le ultime ceneri. Afferrarlo per sentire se è freddo o caldo. L'effetto si vede solo in controluce altrimenti sparisce. Quanto è importante muoversi. Cambiare punto di vista.
Intanto continuo a sentire almeno una cinciallegra cantare. Nessun merlo o fringuello. Come mai? Dove saranno? E gli scoiattoli?
Il sole rende belle anche le cartacce, gli involucri delle merendine che brillano.
Il canto delle cince si fa continuo e sembrano aver instaurato un botta e risposta da più fronti. Cosa si diranno? Parleranno del cibo?
Osservo ancora una volta le tue foglie. Alcune sono morbide quasi come velluto. Altre piene di gabbietta e "raspose". Sono di un grigio argentato. Alcune sono a pezzetti altre ancora intere si mostrano nella loro grandezza. Oltre il palmo della mia mano.
Girovago e trovo i tuoi piccoli semi bianchi sopra le foglie e messi così agglomerati per il freddo potrebbero essere scambiati per uova . Ma io so che non è cosi.
Il mio tempo è finito e vado a casa piena di scoperte e domande nuove.
Intanto oltre al rumore della sirena mi conquista il canto della cinciallegra. Sento dei passi sul vialetto. Sempre più forti. Avrà i tacchi? Aspetto che passi per sentire il suono e poi scoprirlo.
Il sole mi abbaglia come una lamina di luce diretta agli occhi. Non posso alzare troppo lo sguardo.
Allora provo ad abbassarlo e a scoprire se osservo o sento qualcosa.
A terra come le ultime volte ci sono cuscinetti di muschio. Saranno cascati o qualcuno li ha staccati?
Trovo legnetti. Pezzi dei tuoi rami color marrone pelle e con piccole lentixelle più scure e disposte verticalmente. Sembrano piccoli occhi socchiusi. Girando il pezzo di ramo una parte presenta solchi molto ampi. Sarà solo di questo ramo o è una caratteristica di tutti? Ecco una nuova domanda. Non smetti mai di incuriosirmi.
Ai tuoi piedi è già arrivato in parte il sole e la brina si è trasformata in umidità. Le foglie sono bagnate. È buffo vedere accanto a te foglie di quercia rossa spiccare con il loro color marrone caldo rispetto alle tue rotte e nerastre.
Una cornacchia grigia è passata e ha fatto sentire il suo gracchiare. Per il resto un rumore di fondo assordante delle macchine lontane che passano. E il picchetto nella officina di macchine di fronte. Dal lato scuola infanzia silenzio.
Trovo in terra altri due tuoi rametti spezzati. Stesse lenticelle ma quello più piccolo ha cicatrici tonde. Un'amica mi ha detto che quando una foglia cade lascia una cicatrice sul ramo e in base al tipo di cicatrice si può capire che albero sei. Ne terrò conto. Bisognerebbe guardare i tuoi rametti da vicino prendendosi tutto il tempo necessario.
Ecco nel prato due tuoi frutti spaccati a metà. Uno è solo un guscio vuoto con la separazione verticale. L'altro chiuso e gelato. Bisogna abbassarsi a terra per scoprire i dettagli del prato.
Una pratolina audace sta aprendo pian piano i suoi "petali" (so che non sono tali ma non ricordo il nome). Le punte sono rosa e gelate. Accanto un'altra è ancora chiusa.
Stare accucciato a terra in un parco urbano crea curiosità e talvolta, come oggi, mi trovo a rispondere a persone che mi chiedano come mai sia in quella posizione. È buffo e piacevole al tempo stesso.
Osservo il prato. Sembra che fumi. Deve essere un effetto del sole e dei suoi raggi caldi a contatto con la brina e il terreno gelato. Mi piacerebbe afferrare questo alito che scorre come quando il fuoco è basso e rimangono le ultime ceneri. Afferrarlo per sentire se è freddo o caldo. L'effetto si vede solo in controluce altrimenti sparisce. Quanto è importante muoversi. Cambiare punto di vista.
Intanto continuo a sentire almeno una cinciallegra cantare. Nessun merlo o fringuello. Come mai? Dove saranno? E gli scoiattoli?
Il sole rende belle anche le cartacce, gli involucri delle merendine che brillano.
Il canto delle cince si fa continuo e sembrano aver instaurato un botta e risposta da più fronti. Cosa si diranno? Parleranno del cibo?
Osservo ancora una volta le tue foglie. Alcune sono morbide quasi come velluto. Altre piene di gabbietta e "raspose". Sono di un grigio argentato. Alcune sono a pezzetti altre ancora intere si mostrano nella loro grandezza. Oltre il palmo della mia mano.
Girovago e trovo i tuoi piccoli semi bianchi sopra le foglie e messi così agglomerati per il freddo potrebbero essere scambiati per uova . Ma io so che non è cosi.
Il mio tempo è finito e vado a casa piena di scoperte e domande nuove.
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