sabato 3 marzo 2018

"La figlia del dottor Baudoin" di Marie-Aude Murail, Camelozampa


"La figlia del dottor Baudoin" di Marie-Aude Murail, edito da Camelozampa (qui la scheda), come tutti i romanzi dell'autrice francese parte in sordina per catturarti subito nella sua trama, che tesse abilmente per tenerti con il fiato sospeso finché non sei giunto all'ultima parola. Un racconto corale in cui emergono diversi protagonisti.

C'è il dottor Jean Baudoin, medico di mezza età, che sembra ormai aver perso qualsiasi interesse per i suoi pazienti, a cui propina troppi farmaci e analisi inutili, che si trova incastrato in una vita famigliare che sembra essere impantanata nella routine e nella mancanza di dialogo. Una famiglia in cui ogni figlio (Paul-Louis, Violaine e Cerise) si ritira nella propria stanza, permeata dai mezzi elettronici che sembrano essere l'unico contatto con il mondo. E dove c'è una moglie (Stéphanie) ancora innamorata che non viene vista. Ci sono però alcuni passaggi, poche essenziali parole, che fanno emergere qualcosa di interessante in questo personaggio.

C'è poi il giovane dottor Vianney Chasseloup, che divide lo studio con Baudoin, con i suoi occhi d'asino, all'apparenza incapace nello svolgere il suo lavoro ma in realtà in grado di ascoltare i pazienti (qualità ormai rara e preziosa) e di curarli davvero (sia da mali veri, sia da tutto quello che crea malessere). Un ragazzo da un passato triste e una vita all'apparenza piatta, che non si sente all'altezza del suo ruolo, ma si conquista pian piano, grazie al suo modo di essere e ai valori in cui crede, un posto nel cuore di molte persone (non a caso è l'unico medico dell'ospedale - in cui presta servizio due pomeriggi alla settimana -che "tutti chiamavano per nome e baciavano sulle guance"...  e che in qualche modo crea una sorta di gelosia latente e un "caso Chasseloup").

E infine c'è Violaine, un'adolescente inquieta che scompagina la vita di chi le sta accanto, ma si mostra molto più matura di quanto possa sembrare, che nella fragilità della sua condizione si ritrova a dialogare con se stessa in una riflessione interiore che la accompagna pagina per pagina facendola trasformare in una giovane donna, abbandonando per sempre quel "paese dei sogni" che è l'infanzia. Una ragazza in grado di prendere una decisione difficile - decisione che gli adulti accanto a lei non sembrano capaci di supportare o contrastare in quel ruolo educativo che i genitori dovrebbero avere (chissà se con loro accanto la sua decisione sarebbe stata diversa?). Una diciassettenne che riesce con questa sua ritrovata consapevolezza ad avvicinarsi alle persone che ha accanto, facendo rinascere un dialogo che sembrava smarrito.

E poi ci sono personaggi "minori" non per questo meno importanti o meno adorabili, come la piccola Cerise, otto anni e una passione sfrenata per i giochini in cui si nutrono e allevano animali e bambini, disarmante nella sue riflessioni, che sa come stare accanto alla sorella con piccoli gesti dolcissimi; o Paul-Louis, altro fratello quindicenne di Violaine che "in quella terra di nessuno che era il suo cuore di adolescente, aveva conservato un posto per Violaine, la Violaine dei tempi in cui lui si chiamava Pilou".

La scrittrice riesce sempre a trattare con ironia, leggerezza - mai con superficialità -temi assai delicati, in un intreccio ben riuscito che fa appassionare.

Se qualcuno non fosse ancora convinto, vi invito a leggere anche la bellissima recensione di Monica Tappa qui (anche lei con le parole sì che ci sa fare!).

Ps Il romanzo è finalista al "Premio Scelte di Classe, categoria 14-16 anni" e  "Premio Orbil, categoria Young Adults"

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