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domenica 26 giugno 2022

Lo slang che noi boomer non comprendiamo...



La colpa, se così si può dire nell'accezione più affettuosa del mondo, è di Marco Cattaneo (qui), Direttore di Le Scienze, Mind, National Geographic Italia e National Geographic Traveler, che ho avuto il piacere di conoscere dal vivo quando ho fatto un corso di giornalismo scientifico dopo la laurea, quando ancora penso alcune riviste fossero a Milano. 

Poi lui ha avuto una carriera fulminante ma mantiene una grande ironia per cui passa da argomenti scientifici a racconti più personali, come quelli in relazione a Didi e mi aggiorna sullo status quo dei dodicenni di oggi (e da mamma di un maschio adolescente ringrazio di cuore!).

Per esempio un post del 21 giugno da cui è nato il mio interesse sul "Corsivo parlato", di cui ero totalmente inconsapevole, in uso tra i tiktoker (e tra l'altro viene fuori chi vuole ora far lezioni e chi se la prende perché non parla effettivamente così, perché appunto non "lo vive"). Ma al corsivo parlato dedicherò un post a parte, dato che lo sto ancora studiando...

Eccomi quindi a provare a capirci qualcosa, partendo dal fatto che il mio M me lo ha esplicitamente detto!


Insomma, un conto è sapere un conto è usarle... (anche se ho scoperto ieri che limonare si usa ancora!)

A proposito, se avete figli adolescenti e volete segnalarmi altre parole vorrei arricchirlo con nuove puntate, sempre se vi fa piacere. Come sapete questo blog è indipendente, o meglio dipende esclusivamente dai miei interessi, sperando che intreccino i vostri e che sia utile. Grazie di cuore


Primo dizionario di slang...


Mi piacerebbe quindi portare una sorta di dizionario per chi è della mia generazione ma ha i figli nati dopo facebook (che per loro è un social preistorico!!!) o ha nipoti o conoscenti con cui interloquire e soprattutto per cercare di comprendere il loro mondo, da cui naturalmente, vogliono giustamente escluderci.

Per esempio un conto è scoprire che esiste la parola cringe /dall'inglese "to cringe", qualcosa che genera imbarazzo e mette a disagio/ un conto è capire come usarla...

E sono parole che trovate cmq quasi sempre già sull'Accademia della Crusca (qui), tra l'altro interessantissimo da leggere perché cita anche quando è iniziato l'uso e le citazioni sui giornali....

Cercando comunque diciamo che questi sono alcuni esempi che ho trovato (ma su questo termine ci siamo capiti)

«Hai visto Salvini su TikTok?»
«Madò sì, che cringiata assurda!»
Sono rimasti tutti senza parole per la cringiata che ha detto.



Cosa vuol dire fare un dissing?
Nella cultura hip-hop e, in particolare, nella musica rap, canzone, brano che ha l'obiettivo di prendere in giro, criticare o addirittura insultare una o più persone, di solito appartenenti all'ambiente stesso della musica rap.


Boomer (qui l'Accademia della Crusca): indica un adulto impacciato nell'utilizzo della tecnologia (es: i social) e, in generale, incapace a comprendere i meccanismi del mondo moderno. L'espressione prende in prestito la definizione Baby Boomer dati ai nati tra gli anni' 50 e '60 (il periodo del "boom economico"). Il boomer per eccellenza è quello che usa i social solo per postare foto di gattini, cerca di "fare il giovane" senza riuscirci e non capisce i meme.

Diciamo che, a mio avviso, anche l'Accademia dovrebbe aggiornarsi visto che anche io che sono della Classe del 73 sono definita una Boomer da mio figlio...

Blast/blastare (qui l'Accademia della Crusca):: prestito dall'inglese to blast ("far esplodere") che indica lo sconfiggere sonoramente qualcuno in una conversazione o nell'espressione di un concetto. Quando una persona risponde o apostrofa un'altra utilizzando ragionamenti inattaccabili che non ammettono replica, lo sta "blastando".

Cringe: (qui l'Accademia della Crusca):: il cringe sarebbe l'imbarazzo vicario, ossia il sentirsi a disagio al posto di qualcunio che sta compiendo un'azione imbarazzante. Un esempio? Se ad uno spettacolo si vede un comico salire sul palco e sfoderare una serie di battute fuori luogo che ci fanno sentire in imbarazzo per lui, allora si sta vivendo una situazione cringe.

(per lo slang ieri è partito tutto da qui a tavola, per una volta che sono riuscita a parlare/interloquire con M.)

Dissing/Dissare (qui l'Accademia della Crusca): il dissing è un offesa, un insulto che da inizio ad uno scontro verbale. I primi dissing erano quelli dei rapper anni '90 che si "dissavano" nelle loro canzoni.

Eskere (qui l'Accademia della Crusca): l'origine probabilmente è da ricondurre alla storpiatura del suono prodotto dalla frase inglese Let's get it! ("Facciamolo!"). Viene usato in contesti in cui si indica la volontà di fare soldi e successo.

Flame (qui dall'Oxford Languages and Google): è una lite online che si genera in seguito ad un commento o un video pubblicato sui social. Nel linguaggio comune indica appunto un litigo prolungato.

Meme/Memare (qui da Google): Cos'è un meme esempio? Un meme è un contenuto digitale, spesso umoristico, che si diffonde rapidamente attraverso internet. La maggior parte dei meme sono foto con didascalie destinate a suscitare umorismo. Tuttavia, ci sono anche molti video-meme viral.

(ci arriviamo anche noi, dai!... anche perché L'Accademia della Crusca ci ricorda qui: che "Il termine meme (plurale memi o meme) è stato coniato dal biologo Richard Dawkins negli anni Settanta del secolo scorso, in un'opera intitolata Il gene egoista (The Selfish Gene, 1976), basandosi su alcune osservazioni di Karl Popper sul parallelismo tra evoluzione genetica ed evoluzione culturale dell'essere umano. Il gene, scrive Dawkins, è un replicatore di informazione che permette l'evoluzione della specie. Esistono altri tipi di replicatori? Secondo l'autore sì. Abbiamo un nuovo "brodo primordiale" e un nuovo replicatore. Riporto qui – in traduzione – il pezzo in cui Dawkins spiega la creazione del nuovo termine:")

Snitch/Snitchare (qui): lo snitch è la spia, chi si comporta in modo poco onorevolae. "Sntichare" significa quindi "fare la spia" o "fare uno sgarbo" particolarmente grave

Trigger/Triggerare (qui l'Accademia della Crusca): in inglese il trigger è l'innesco o il grilletto della pistola. Triggerare vuol dire quindi istigare una reazione particolarmente accesa. Quando un personaggio si arrabbia o agisce d'impulso, si dice che è "triggerato".

Troll/Trollare: originariamente sul web i troll erano profili che insultavano o deridevano apposta gli altri utenti solo per il gusto di farlo. Oggi "trollare" significa quindi "prendere in giro" (es: "mi stai trollando?")

venerdì 15 aprile 2016

Referendum 17 aprile: perché andare a votare



Domenica 17 aprile dalle 7 alle 23 saremo chiamati ad andare a votare per il cosiddetto "Referendum sulle trivelle". In realtà gli esperti ci parlano di perforazioni nel mare (diverso dalle trivellazioni). Per votare sul sito del Comune di Milano si spiega cosa si va a votare: qui il link, mentre qui il link ai documenti utili per votare.

Da dove sono partita
Sono partita dal blog (qui il link) del giornalista Marco Cattaneo direttore de Le Scienze - che stimo molto - che spiega le sue motivazioni per cui non serve votare sì - sperando di riassumere in modo corretto, il suo pensiero parte da una riflessione a livello globale, che implica questioni delicate come l'inquinamento di altri territori incontaminati come le acque del Mozambico, che essendo un Paese povero potrà difficilmente opporsi all'ingresso delle multinazionali - e in cui - nei commenti - si possono trovare diversi link di approfondimento.
Ha fatto - a mio parere anche troppo - scalpore la notizia della geologa Michela Costa che invita le persone a non andare a votare per le motivazioni che spiega nel suo pezzo (riportato qui).

Le mie riflessioni iniziali e la confusione generale ...
Io ho letto e riletto le ragioni di questa geologa. Ho letto e riletto anche il discorso di Marco Cattaneo e i diversi commenti. Si parla di avere, giustamente, una visione globale. Ma io voglio e devo anche pensare al futuro dei miei figli, al fatto che vivo in Italia, a chi lavora nel Mar Mediterraneo - non per estrarre metano ma per pescare - al Santuario dei Cetacei (quanto può influire e influisce l'azione di questi macchinari sui cetacei e sugli altri abitanti marini)? Anche se sono biologa onestamente NON LO SO.
Io non posso promettere di avere una vita da ecologista pura. Vivo a Milano, città inquinata di per sè e già non prendo la macchina e abbiamo il riscaldamento autonomo al minimo. Ma non posso promettere di non prendere mai più aerei, né di rinunciare ad altre cose. Devo essere realista. Alcune cose le posso fare, altre no.

Però posso pensare a tutte le convenzioni che abbiamo firmato, al patrimonio di biodiversità del nostro Paese (uno dei più preziosi e ricchi in Europa... quanti lo sanno?), al fatto che noi dovremmo puntare più su questo patrimonio e su quello culturale/paesaggistico piuttosto che puntare sull'energia che ricaviamo dal nostro territorio perché, di fatto, continuiamo a dipendere da altri. Non siamo in grado di superare altri Paesi per alcune cose. Lo sappiamo. Quello che caratterizza l'Italia come eccellenza nel mondo sono la creatività e la qualità del lavoro. Questo ci viene riconosciuto all'estero. Non a caso molti cervelli italiani compiono grandi cose (non solo quelli che emigrano...  di cui si parla tanto, ma anche quelli che restano: tanto per fare un esempio, leggetevi il post su Cristiano Dal Sasso, un paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano che ha fatto due scoperte importantissime a livello mondiale: qui un post).

Penso a tutte le sanzioni che ci prendiamo (e di cui quasi nessuno parla) per le leggi europee ambientali a cui abbiamo aderito e accordi che abbiamo firmato che non rispettiamo. Penso ai tanti progetti europei che vengono fatti in Italia da gente competente e di cui nessuno parla, all'impronta ecologica (ovvero il nostro impatto con le nostre azioni quotidiane) che abbiamo sul Pianeta attraverso le nostre azioni quotidiane e che abbiamo già abbondantemente superata. 

Come hanno ribadito in molti, lo strumento referendario è uno dei pochi strumenti democratici che ancora abbiamo. E quindi meglio andare a votare e piuttosto fare scheda bianca o nulla, ma andare. Anche perché spendiamo dei soldi come contribuenti.



Non ho le idee chiare ma so che come cittadina ho il dovere e il diritto di andare a votare
Per chiarimi le idee ho chiesto aiuto ad alcune persone più esperte di me, per capire. Spero che possano servire anche a voi.
Sia chiaro, non per convincervi a votare sì o no.  
Ma per convincervi ad andare a votare.
Buona lettura.

La parola all'avvocato
Per prima cosa ho parlato con l'avvocato Fabrizia Vaccarella, per capire meglio alcuni elementi tecnici relativi al referendum. "La formulazione del referendum non è comprensibile a tutti di primo impatto, perché il quesito non chiede se l’elettore sia a favore o meno dell’interruzione delle c.d. trivellazione, ma a favore o  meno dell’abrogazione di una norma che prevede la cessazione  dell’attività rispetto al naturale termine di scadenza già prefissato.

Il referendum sarà valido se si raggiungerà la maggioranza più 1 degli aventi diritto al voto.
Questo vuol dire che tutte le schede utilizzate concorrono al conteggio dei votanti, il c.d. quorum appunto, ma se in totale vi saranno più “si” verrà abrogata  la norma che prevede il termine già fissato, se prevarranno i “no” verrà mantenuta tale norma e l’attività verrà interrotta secondo quanto previsto.
Di conseguenza, non votare e impedire il raggiungimento del quorum rispetto al totale, di fatto, corrisponde all’effetto corrispondente alla prevalenza dei no, (sempre che il governo o il parlamento non intervengano in seguito diversamente).
Le schede nulle  (per errore o volutamente nulle per esprimere una protesta) e le schede bianche (prive di alcuna preferenza per scelta o indecisione) concorrono solo a formare il quorum.
 

La scelta del governo di  fissare in questi giorni il referendum e di non farlo svolgere unitamente alle elezioni amministrative appare una scelta “strategica”; scelta che da un lato non ammortizza i costi, e dall’altro non incentiva le persone ad esprimersi: è frequente, infatti, che le persone non rinuncino al w.e. fuori porta per il mero referendum, peraltro scoraggiate dagli esiti “a vuoto” o vanificati dalla politica  di quelli  passati.  
 
Una preoccupazione generalizzata riguarda, tra le altre, la smobilitazione delle strutture e i costi che questa comporterà: in ogni caso il Governo dovrebbe prevedere rigorosamente che tali somme vengano poste sotto “vincolo di destinazione “ per evitare che si eluda quest’obbligo nel  breve o nel lungo periodo.
"

La parola a un esperto di biologia e cittadino
Dal canto suo il teriologo (esperto di mammiferi) Adriano Martinoli, dell'Università dell'Insubria, mi risponde a titolo personale dicendomi "Faccio due analisi. Da cittadino penso che lo strumento referendario sia ora uno dei pochi strumenti democratici che abbiamo e quindi è sciocco non utilizzarlo. Lo dico anche ai miei studenti in Università. Non andare a votare è la mancata opportunità di poter esprimere la propria opinione in merito ai temi proposti.
Poi se mi si chiede: tu avresti proposto un simile referendum? Io rispondo no. Perché è un referendum molto complesso, incentrato su aspetti tecnici e quindi le scelte strategiche politiche sono demandate ai cittadini. Ed è un referendum che non va a toccare problemi prioritari quali possono essere la tutela della biodiversità. Quello che posso aggiungere è che i risultati di questo referendum, se raggiungerà il quorum, costituiranno una sorta di sondaggio popolare per capire se la strategia energetica di mettere al centro i combustibili fossili è vincente (se vincesse il no) o se gli italiani vogliono cambiare strategie energetiche, che non vuol dire un cambiamento dall'oggi al domani ma prepararsi con un aumento delle ricerche sul tema delle possibili alternative per cercare di creare un impatto minore ottenendo lo stesso benefit."


La parola all'esperto del CNR
Ho chiesto a Valerio Rossi Albertini, fisico del CNR, di parlarmi dei rischi connessi alla biodiversità marina. Ecco la sua risposta "Sinteticamente, si possono distinguere due fasi nel danno arrecato all'ecosistema marino.
La prima corrisponde alla fase di prospezione geologica dei fondali, quando si ricercano delle sacche di petrolio contenute nel sottosuolo marino. La tecnica è molto aggressiva, consistendo in una serie prolungata di esplosioni subacquee, la cui eco sul fondale è registrata da un idrofono, capace di rilevare cavità e fessurazioni in cui può essere contenuto il petrolio. Le esplosioni sono effettuate con la tecnica dell’ “airgun”, in cui aria ad alta pressione viene fatta espandere violentemente, proprio come avviene per i gas prodotti dalla deflagrazione di un comune esplosivo. Siccome l’acqua è un mezzo incompressibile, cioè non è in grado di variare il proprio volume assorbendo l’energia dell’esplosione, gli effetti dell’airgun possono ripercuotersi a distanze molto grandi, infliggendo danni anche gravissimi a pesci e a mammiferi acquatici. Per approfondimento vedi questo link.

Per quanto riguarda la seconda fase, cioè quella di esercizio, un certo grado di contaminazione, dovuta a perdite e versamenti, è da considerarsi fisiologica. Il petrolio, essendo una miscela di
componenti, contamina sia i fondali, su cui si depositano le componenti più pesanti, quali i metalli, sia la superficie, che si vela di chiazze oleose. Le creature marine che vivono sul fondo o che
filtrano l’acqua, trattengono o ingeriscono tali sostanze, introducendole così nella catena alimentare, che culmina con le specie marine maggiori e con l’uomo
."

La parola all'ecologo marino
Ho posto la domanda anche all'ecologo marino Giuseppe Notarbartolo di Sciara che mi ha risposto riprendendo quello che aveva già scritto e scusandosi perché la sua risposta "Non è tanto una motivazione tecnica quanto politica, quindi forse non quello che si aspetta da me. Tuttavia ritengo che in effetti si tratti di un problema politico perché dal punto di vista tecnico/scientifico il nostro povero mare ci perde comunque, anche nel caso improbabile che si raggiunga il quorum, e in quello ancora più improbabile che vinca il si. 

Il 17 aprile andrò a votare, e voterò . Malgrado i tecnicismi della formulazione del referendum non consentano di far piena giustizia dello scempio per lo sfruttamento delle quattro scorregge di gas che si celano nei fondali italiani, con il mio voto intendo contribuire a mandare al governo il messaggio che il mare è molto di più che una commodity da monetizzare, che le nostre coste hanno una vocazione diversa da quella industriale, e infine che questo governo ha da sempre conferito all’ambiente meno attenzione non solo di quanto avrei desiderato, ma anche di quanto è necessario.
E mi ha segnalato quello che scrive l'associazione MareVivo Domenica votiamo sì perché

diamo una scadenza certa alle concessioni di petrolio e gas in mare entro le 12 miglia dalla costa. La vittoria del sì al referendum cancellerà l’ennesimo regalo fatto alle lobby petrolifere, le quali, grazie all’approvazione della Legge di Stabilità 2016, possono estrarre petrolio e gas nei nostri mari entro le 12 miglia, senza alcun limite di tempo e lasciare le piattaforme installate come monumento a sfregio dei nostri mari. Se vince il SI’, riaffermiamo con forza che il mare è di tutti e non possono esserci concessioni a tempo indeterminato.
 
si ricava dalle attività estrattive entro le 12 miglia il 3% dei nostri consumi di gas e meno dell’1% di petrolio: quantitativi non essenziali per i nostri fini energetici a fronte di rischi incalcolabili. Senza contare che gli idrocarburi estratti sono di proprietà delle Società concessionarie e l’utilizzo delle fonti fossili provoca l’aggravarsi dei mutamenti climatici. Se vince il SI’, andiamo oltre il tempo delle fonti fossili e guardiamo ad futuro sostenibile e che punti all’innovazione.

il futuro non è il petrolio delle compagnie petrolifere né il lavoro sulle piattaforme. Il futuro è nel turismo sostenibile, nella ricchezza della biodiversità e nella bellezza del nostro mare. Se vince il SI’, impegniamo la politica ad investire in un nuovo modello energetico.

siamo stati noi cittadini, che ci teniamo all’ambiente e siamo contro gli sprechi,  a chiedere al Governo di accorpare il referendum alle amministrative. E questo il Governo ce l’ha negato. Se andiamo a votare, riaffermiamo che la democrazia è partecipazione.

non possiamo mettere a rischio la vita del mare, il polmone blu della terra
.
Altri approfondimenti  qui qui.


E per finire ho chiesto il parere a due persone che sono molto attente alle questioni ambientali ma che hanno anche esperienza in politica.

La parola a una politica
Ho chiesto un parere a Paola Bocci, presidente della commissione educazione del Comune di Milano,  persona intelligente e preparata, che stimo molto e che mi ha risposto così "Sperare che un referendum non ottenga il quorum è un insulto alla gente che andrà a votare e voterà informata, allora dico alla geologa: cerca di essere convincente nelle tue argomentazioni sul tenere le cose come stanno, sforzati un pochino di più, non accontentarti di sperare che si sia in pochi...
Secondo: se un bene pubblico viene dato in concessione a qualcuno, questa concessione deve avere un inizio e una fine, sennò è alienazione
Terzo, se pensiamo che bisogna cambiare rotta in campo energetico, ogni (anche piccolo) passo deve andare in quella direzione

Poi il mio amico Gianluca Ruggieri, dell'Università dell'Insubria, (per vedere le sue referenze cliccate quiqui dice meglio e di più tutti i miei perché di un sì."
Un pezzo significativo del testo, a mio parere è questo : "Con la legge di stabilità 2016 è stata sostanzialmente ripristinata la normativa precedente, sia per quello che riguarda gli impianti (vecchi e nuovi) sulla terraferma sia per quello che succede oltre le 12 miglia dalla costa, pari a circa 22 chilometri. È importante ricordare che la zona in cui l’Italia ha diritti sovrani sulla gestione delle risorse è ben più ampia (ad esempio nel mare Adriatico arriva fino a metà della distanza con gli altri paesi costieri). La legge di stabilità ha peraltro vietato le nuove autorizzazioni entro il perimetro delle 12 miglia, cioè nelle cosiddette acque territoriali. Ma è mantenuta la possibilità di ricerca ed estrazione di idrocarburi (gas e petrolio) per le concessioni attive."
Paola mi ha anche segnalato questo articolo su Internazionale: qui. 

Io aggiungo che si potrebbe leggere anche questo articolo qui di Gianluca Ruggieri.

La parola a un naturalista e politico
Luca Canova, naturalista, ricercatore e dirigente (come si definisce lui) "di medio calibro" del Partito Democratico, mi spiega "Andrò a votare in occasione del referendum. E annullerò la scheda. Come soggetto politico, vado a votare perché in questo Paese c’è chi si è fatto fucilare per permettermi di farlo. E siamo a pochi giorni dal 25 aprile. Parimenti, annullerò la scheda, perché ritengo sconcertante che questioni così di dettaglio, tecniche, di scarsa o nulla aderenza alla vulgata che se ne fa in questi giorni, non possano essere affrontate e risolte che in sede legislativa e in Parlamento. Per dirla chiara, la questione non ha nulla a che fare con la possibilità di trivellare il fondale entro le 12 miglia nautiche, né con le sue ricadute ambientali, né con i tempi di sfruttamento dei giacimenti. 

La questione vera, reale, riguarda il rapporto Stato-Regioni, con il primo che vuole riappropriarsi del ruolo di governo dei processi strategici (quale è la questione energetica) e le seconde che vogliono poter discutere il rinnovo delle concessioni (e le ricadute economiche che ne derivano per il territorio) senza l’ingombrante presenza dello Stato nelle trattative fra compagnie petrolifere e le regioni stesse. Una questione che andrebbe risolta in sede legislativa e di cui il cittadino, anche il più informato, ben poco sa. Ma che, soprattutto, nulla ha a che fare con l’ecosistema marino, l’inquinamento, i cetacei, i teleostei e la biodiversità. Sono stato intensamente naturalista. Amo la complessità del mondo naturale come si ama e onora un dio. Farei qualsiasi cosa per proteggerne il valore sacrale. Per me vale il principio “la vita, e la biodiversità che ne compendia ogni forma, prima di tutto: prima di religione, politica, famiglia. Prima di tutto”. 

Detto questo, diciamo che i rischi per la biodiversità marina sono solo in minima parte imputabili alle estrazioni, quantomeno nel Mediterraneo. Ho visto, era il 1981, decine e decine di navi arare l’Adriatico al largo di Porto Garibaldi ed estrarne centinaia di tonnellate di pesce azzurro. E ridurlo in pasta sulle banchine, per farne farina per i maiali. Erano decine e decine di barche, che pescavano centinaiai e centinaia di tonnellate di biomassa, ogni giorno, tutti i giorni, per anni e anni. In tutti i porti, da Grado a Pescara. E ho visto (da Lodigiano) migliaia di fabbriche milanesi e brianzole scaricare nel Lambro miliardi di litri di liquami chimici. Una intera metropoli, Milano, scaricarvi la cacca di 1.400.000 cittadini ogni giorno, tutti i giorni, da quando sono nato a pochi anni fa, senza alcuna depurazione. E da lì, dai piccoli fossi brianzoli o dalle rogge dell’hinterland al Lambro. E dal Lambro al Po. Dal Po all’Adriatico. E dall’Adriatico al resto del Mediterraneo. Il Lambro puzzava, in luglio. Puzzava di cacca e di fenolo. E il Po puzzava fino a Piacenza, in estate. 

Fino a pochi anni fa. Ho visto, ed erano gli anni 2000, reti ovunque alle bocche del Po. Catturavano le cheppie. Per farne che? Farina. Ancora farina per maiali. Si catturavano, e credo si catturino ancora, predatori per farne farina. Poi la si porta nella Bassa Lombarda e finisce in qualche mangime. Da li ritorna nei fossi e nelle rogge, evacuata da decine di migliaia di sederi rosa di maiale. E da lì al Lambro E dal Lambro al Po. Dal Po all’Adriatico. E dall’Adriatico al resto del Mediterraneo. Il resto non lo so. Ho visitato molti altri delta in Europa. Ebro, Rodano, Po, Neretva, Aliakmon. Le cose erano un pò migliori, ma vorrei vederli ora. Ecco. Non ho tempo e non ho voglia di raccogliere dati a supporto delle mie intuizioni. Ma sono certo di un fatto: quel che ho visto aveva e ha sicuramente un impatto sull’ecosistema costiero e marino. Una perforatrice che cava gas dal sottosuolo molto, molto, molto meno. La magnitudo dei fenomeni e dei relativi impatti che abbiamo visto in questi decenni, voglio dire, è intuitivamente e certamente maggiore di quanto abbiano fatto le perforatrici che (per inciso) a quanto mi consta non estraggono petrolio, ma gas

Quindi? Quindi non venitemi a dire che questo referendum ha qualcosa a che fare con la tutela della biodiversità dell’ecosistema marino, perché è una "fregnaccia". Questo al di là delle valutazioni di merito sul resto delle questioni, se il gas sia o non sia eco-friendly. E non venitemi a dire che “è un inizio”. Non è affatto un inizio: è solo una confusione gratuita. Come confusa e gratuita è la discussione sull’eolico off-shore, per restare in mare aperto, o sui versanti appenninici. Ecologico e sostenibile? Andatelo a dire agli uccelli migratori transahariani, e al ragù che ne fanno le pale, se preferiscono l’eolico o una piattaforma di trivellazione, poi ne riparliamo... Buon 17 aprile a tutti voi."
PS un approfondimento di oggi, che fornisce alcuni dati, lo trovate qui sull'Huffington Post.

PS Chiedo scusa ai mie lettori se ho postato solo foto generiche del mare (ma in effetti di mare parliamo) relative alla costa che non è interessata dal referendum. Purtroppo non vado in alto mare, quindi questo è quanto posso proporvi. Spero che il post sia utile anche se mi rendo conto lungo. Del resto ci vuole tempo per approfondire e chiarirsi le idee. Spero nel mio piccolo di avere fornito un contributo.