Grazie a Natura e Cultura editrice (qui), è finalmente uscito anche in italiano il libro dell'autrice olandese Gerda Muller "La grande quercia". Si tratta di un bellissimo albo che racconta una storia che ruota intorno a una quercia, considerata dai Celti la regina della foresta, e da sempre simbolo di forza, protezione e fertilità. Anche il titolo dell'edizione italiana - diverso da quello inglese "A year around the great oak" (che ha anche le pagine lucide, mentre in questo italiano sono opache) - pone l'accento sul valore dell'albero in sé. In copertina si vede un bambino sull'albero placidamente accomodato su un grande e robusto ramo intento a leggere, mentre gli altri due protagonisti, appesi la borsa e il maglione su un ramo, se ne stanno accovacciati per terra, al fresco riparo del grande albero a osservare gli insetti. Uno scoiattolo rosso li osserva indisturbato dal folto del fogliame in alto.
Questo libro è un inno a riscoprire la lentezza delle stagioni e osservarne i cambiamenti, anche nei più piccoli dettagli: il racconto si snoda lieve nell'arco di un anno e osserviamo insieme all'autrice la metamorfosi del bosco con il passare delle stagioni. Ogni pagina invita l'osservatore a stare in guardia, a scoprire tutte le creature che la popolano, siano nominate o meno.
Protagonisti sono tre bambini: Robin - nomen omen, ovvero il nome è un destino come si dice, in inglese significa pettirosso e non sarà stato scelto a caso dall'autrice - che vive con i genitori in una bellissima casa immersa nei boschi, e i suoi cugini Anna e Benjamin, che pur venendo dalla città - o forse proprio per questo - sono letteralmente catturati dalla bellezza di quello che c'è fuori (e con questa parola mi riallaccio al libro corale "Fuori", di cui ho parlato qui, e all'intervento di Monica Guerra, non a caso presidente dell'associazione Bambini e Natura, qui). Infatti appena arrivati non vedono l'ora di perdersi in giro con il cugino.
Protagonisti sono tre bambini: Robin - nomen omen, ovvero il nome è un destino come si dice, in inglese significa pettirosso e non sarà stato scelto a caso dall'autrice - che vive con i genitori in una bellissima casa immersa nei boschi, e i suoi cugini Anna e Benjamin, che pur venendo dalla città - o forse proprio per questo - sono letteralmente catturati dalla bellezza di quello che c'è fuori (e con questa parola mi riallaccio al libro corale "Fuori", di cui ho parlato qui, e all'intervento di Monica Guerra, non a caso presidente dell'associazione Bambini e Natura, qui). Infatti appena arrivati non vedono l'ora di perdersi in giro con il cugino.
Il libro inizia in autunno, quando le piante hanno già cominciato a perdere le foglie o a tingersi di colori caldi, che vanno dal giallo al marrone (prima di cadere le foglie perdono progressivamente la clorofilla e - prima di non ricevere alcun nutrimento dalla pianta e staccarsi - rimangono con altri pigmenti, che ne fanno risaltare i colori dorati: qui un approfondimento).
Siamo in un bosco di faggi e betulle ma la vera protagonista è lei, la quercia, un esemplare di trecento anni che si erge in tutta la sua bellezza nel folto del bosco, in mezzo a una radura. Quando i bambini arrivano a conoscerla la prima ad andarsene è la ghiandaia, conosciuta come la sentinella del bosco, che lancia il suo richiamo di allarme per avvisare gli abitanti dell'arrivo degli estranei. Ma non c'è solo lei. All'inizio del libro la Muller nomina i diversi animali e si può cercarli insieme a bambini nei diversi nascondigli (es. il riccio tra il cespuglio), come ci invita a scoprire quali funghi hanno trovato i tre cugini, funghi come finferli (o gallinacci) e porcini che si trovano anche nei nostri boschi o anche quelli del legno (non commestibili). L'autrice qua e là ci stimola anche a trovare strumenti semplici per indagare la natura, (come utilizzare uno specchietto per osservare se i funghi hanno o meno le lamelle).
Il racconto prosegue in inverno - e ci perdiamo tra le bellissime illustrazioni a scoprire quali sono quei piccoli uccellini che popolano il bosco (come la cinciarella dalle tinte azzurre e gialle, che sta a pancia in su, o il pettirosso).
In primavera osserviamo il cambio di colori e il tripudio delle tinte verde pastello, diverse a seconda delle piante che hanno appena messo le foglie e l'autrice ci illustra gli amenti penduli, le infiorescenze presenti in tante piante, come il nocciolo, la quercia o il castagno.
Siamo ormai in primavera inoltrata quando i bambini incrociano lungo il loro cammino un piccolo di capriolo appena nato: nonostante la voglia di accarezzarlo sia fortissima il monito è quello di non toccarlo altrimenti la mamma non riconoscendo il suo odore smetterà di allattarlo (qui una bellissima foto fatta a un cerbiatto per un progetto di salvaguardia delle faggete dell'Abruzzo - Forest Beat - dove si spiega meglio tutto: il discorso di non toccare gli animali naturalmente vale per tutti i cervidi... e non solo). Per fortuna il piccolo viene scovato più tardi, quando è fresco in compagnia della mamma (la femmina si riconosce dal maschio perché non ha il palco ramificato sulla testa).
Il ciclo prosegue e la natura anche (con una famiglia di civette... o sono allocchi?) e con una piccola disavventura - che aumenta la souspance e alimenta il racconto - che si risolve al meglio.
Questo libro penso dovrebbe stare in tantissime case, per iniziare a capire il valore dell'ambiente che ci circonda, scoprendolo a partire dalle piccole cose: è infatti un suggerimento a indagare le meraviglie della natura, che può essere così appagante da dimenticarsi di tutto il resto. Inoltre, è un invito ai genitori e agli adulti, di avere più fiducia nei bambini, lasciandoli andare a vagabondare da soli nel bosco (fortuna che ho avuto sin da piccola!), a compiere mille avventure e scoperte.
Siamo ormai in primavera inoltrata quando i bambini incrociano lungo il loro cammino un piccolo di capriolo appena nato: nonostante la voglia di accarezzarlo sia fortissima il monito è quello di non toccarlo altrimenti la mamma non riconoscendo il suo odore smetterà di allattarlo (qui una bellissima foto fatta a un cerbiatto per un progetto di salvaguardia delle faggete dell'Abruzzo - Forest Beat - dove si spiega meglio tutto: il discorso di non toccare gli animali naturalmente vale per tutti i cervidi... e non solo). Per fortuna il piccolo viene scovato più tardi, quando è fresco in compagnia della mamma (la femmina si riconosce dal maschio perché non ha il palco ramificato sulla testa).
Questo libro penso dovrebbe stare in tantissime case, per iniziare a capire il valore dell'ambiente che ci circonda, scoprendolo a partire dalle piccole cose: è infatti un suggerimento a indagare le meraviglie della natura, che può essere così appagante da dimenticarsi di tutto il resto. Inoltre, è un invito ai genitori e agli adulti, di avere più fiducia nei bambini, lasciandoli andare a vagabondare da soli nel bosco (fortuna che ho avuto sin da piccola!), a compiere mille avventure e scoperte.
Si, Allocco - Strix aluco
RispondiEliminache bello!
Brava