Paul Gauguin - Mahana no Atua (Giorno di Dio), 1894 Olio su tela, cm 68,3 × 91,5 © The Art Institute of Chicago |
Un insieme di capolavori di respiro internazionale, che presentano un artista poliedrico, che attingeva a diverse fonti iconografiche e un mosaico di diverse culture e stili diversi, alla ricerca del suo stile personale, con una grande attenzione al mondo naturale.
Paul Gauguin Pattinatori nei giardini di Frederiksberg, 1884 Olio su tela, cm 65 x 54 © Ny Carlsberg Glyptotek, Copenhagen /Photo: Ole Haupt |
I capolavori in mostra
Le opere esposte, provenienti da 12 musei e collezioni private internazionali, insieme ad artefatti e immagini che documentano i luoghi visitati dall’artista, permettono di riconoscere e analizzare le fonti figurative dell’arte di Paul Gauguin (1848-1903), che si estendono dall’arte popolare della Bretagna francese all’arte dell’antico Egitto, da quella peruviana (culture Inca) alla cambogiana e alla javanese (dell'Isola di Giava), a quella giapponese fino alla vita e alla cultura della Polinesia. Attraverso il confronto tra alcuni capolavori dell’artista e le sue fonti d’ispirazione, la mostra vuole dimostrare il suo approccio peculiare e originale al “primitivismo”.
Tra le 70 opere in esposizione, più di 35 provengono dal museo danese (Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen) che custodisce una una delle collezioni più complete al mondo di opere di Paul Gauguin, oltre a quadri importanti degli impressionisti francesi Paul Cézanne e Camille Pissarro e del pittore olandese Vincent Van Gogh. A queste meraviglie si aggiunge la Volpini Suite, costituita da 10 zincografie, visitabili solo su appuntamento e prestate molto raramente dallo Statens Museum for Kunst di Copenhagen (interessantissime!), l'autoritratto con Cristo Giallo del Musée d’Orsay di Parigi e l'opera Mahana no atua (Giorno di Dio) dell’Art Institute of Chicago (in alto all'inizio del post).
Alla ricerca del primitivo
La mostra intende sottolineare l’originalità della ricerca del primitivo che Paul Gauguin perseguì nel corso di tutta la sua vita. L’interesse dell'artista per le altre culture si tradusse in una ricerca di materiale originale da integrare e fondere nella sua produzione (dai dipinti alle sculture in legno, dalle ceramiche e alle terracotte alle incisioni, alle spille). Il “primitivo” di Gauguin è la sua visione artistica, il suo stile di vita, il viaggio di evasione dalla contemporaneità verso un mondo altro, incontaminato, carico di antichi significati, abitato da forze e spiriti ancestrali.
La fascinazione di Paul Gauguin per il “primitivismo” rappresenta una costante della sua produzione artistica. Il suo approccio nacque da un profondo desiderio di evasione dai dettami tradizionali della società contemporanea e dai canoni dell’Impressionismo francese (in mostra si possono ammirare le sue prime opere che si avvicinano a questa corrente artistica, in cui le pennellate sono veloci e senza contorno, da cui poi l'artista si distaccherà lasciando spazio alle pennellate piatte e con colori accesi e contrastati che contraddistinguono quelle successive), per raggiungere un più elevato grado di verità e autenticità, sia nella vita sia nell’arte.
La personale visione di Gauguin del “primitivo” come forza primigenia del mondo, come essenza fondamentale della natura umana, lo portarono a combinare consapevolmente nella sua arte una serie infinita di fonti figurative tra loro lontane nello spazio e nel tempo.
Il suo iniziale interesse per l’arte medievale europea e, in particolare, danese fu ben presto affiancato dalla ricerca di un qualcosa di più autentico rispetto alla cultura europea a lui contemporanea. Fu questa necessità a spingerlo in un primo momento nella Bretagna francese, luogo dalle tradizioni millenarie e dalla vita semplice e tradizionale (bellissime le opere in mostra), e in Martinica, isola dalla natura esotica e incontaminata. Successivamente, a seguito dell’incontro con artefatti tradizionali delle colonie francesi in mostra all’Esposizione Universale del 1889, Paul Gauguin si spinse sempre più lontano, fino alle isole della Polinesia francese, in cui egli tenterà di realizzare il sogno di una vita primitiva.
I viaggi e gli spostamenti corrispondono anche a viaggi interiori che compie l'artista, che passa dalla pittura all'aperto tipica degli impressionisti a una creazione in studio basata su rielaborazioni e astrazioni fondate su ricordi, sogni e osservazioni della natura.
Paul Gauguin Donna tahitiana con fiore, 1891 Olio su tela, cm 70,5 x 46,5 © Ny Carlsberg Glyptotek, Copenhagen /Photo: Ole Haupt |
Questo percorso di scoperta nell’immaginario di Paul Gauguin si articola in cinque sezioni.
Nella prima sezione “Introduzione” della mostra un autoritratto di Paul Gauguin introduce la sua figura all’interno del contesto storico e culturale francese ed europeo di fine Ottocento.
"Quel tanto di selvaggio che vedo in loro ed è in me stesso".
La seconda sezione “Le visioni di Gauguin e il concetto di primitivo” ripercorre il lavoro di Gauguin dal 1876 al 1892 circa, illustrando l’ossessione dell’artista per l’arte e la cultura primitiva. Partendo dall’impressionismo, Gauguin persegue una precisa elementarità di espressione artistica, che per lui sono sinonimo di autenticità e verità. La terza sezione “I viaggi di Gauguin, reali e immaginari” vede esposti alcuni lavori chiave, realizzati durante i viaggi in Bretagna (1886‐1888), Danimarca (1884‐85), a Parigi e ad Arles (1888‐89), dove andò a trovare Van Gogh e suo fratello Theo, mercante d'arte. In questa sezione il visitatore può peregrinare insieme all'artista e nel mondo interiore di uno dei maestri della pittura francese grazie a un video con immagini e racconti dello scrittore, regista e attore Filippo Timi.
Nella quarta sezione “I dipinti di Gauguin: tecnica e visione” due opere Veliero alla luce della luna (1878) - uno dei primi realizzati da autodidatta - e Donne tahitiane sdraiate (1894) mostrano l’evoluzione tecnica dell’arte di Gauguin dagli esordi agli anni della maturità artistica.
La quinta sezione “Il primitivo come credo artistico” esplora l’intersezione tra mito, fantasia, sogno e realtà nelle opere di Gauguin, ponendo l’accento sui temi chiave che ricorrono nella sua arte in diversi periodi, stili e luoghi. La Polinesia sicuramente porta Gauguin a dipingere soggetti esotici, ma la sua visione del paradiso fu solo uno degli strumenti che impiegò intenzionalmente come un veicolo per creare arte.
Il visitatore è quindi portato a viaggiare in un racconto che non prosegue in ordine cronologico ma piuttosto invita al confronto con altri artisti e a uno sguardo che si accende anche su ceramiche e materiali inconsueti. E che a tratti lascia senza parole (almeno, per chi non è così esperto di questo artista e ne conosce solo una minima produzione, basata sulle sue opere più note).
Interessante è per esempio osservare il primo autoritratto di Gauguin e confrontarlo con l'Autoritratto con Cristo Giallo (1890/1), in cui l'artista cita due sue quadri.
L'allestimento
Il progetto d’allestimento, a opera di Peter Bottazzi, vuole soprattutto esaltare il perpetuo movimento e lo sconfinamento, propri della ricerca artistica e della vita personale dell'artista. Date le premesse il primo passo è stato quello scegliere assieme ai curatori alcuni colori che potessero esaltare i lavori in mostra, per poi impregnarne i pavimenti e le numerose composizioni tridimensionali chiamate "isole", elementi sfaccettati dalle svariate finiture e misure, che svettano nelle sale del museo nel tentativo di rendere frastagliato e sconfinato l'ambiente espositivo in cui sono collocate tutte le opere.
Le varie "isole" disseminate in mostra (una trentina) sono composte da elementi tridimensionali verticali sempre diverse per numero, misure di pannelli e finiture, interamente realizzate artigianalmente una a un, mediante l'uso e la rielaborazione della trama delle tele e delle jute.
L'allestimento ha suscitato diversi commenti e perplessità da parte di alcuni visitatori. Io ho trovato che, a parte le didascalie a volte difficili da individuare e poco contrastate, l'atmosfera complessiva favorisse la contemplazione delle opere, anche per l'impossibilità di fotografare le opere (ormai la gente non osserva ma fotografa, senza soffermarsi sull'opera originale). Questo consente una maggiore concentrazione e favorisce lo spirito di osservazione.
Informazioni utili
La visita può essere effettuata con audioguide o attraverso una serie di attività per scolaresche, gruppi e famiglie, a cura del Mudec Lab, volte a far scoprire ai piccoli visitatori l’arte e la storia di Gauguin.
Il programma delle attività propone, oltre alla semplice visita guidata alla mostra, una serie di laboratori preceduti dalla visita guidata alla mostra incentrata sui temi che si andranno poi ad approfondire in sede di laboratorio.
Mudec - Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano.
Info e prenotazioni 02.54917 | www.ticket.it/mudec
Il viaggio continua "in classe"
Naturalmente in alcuni casi le rielaborazioni avvengono anche a posteriori. Questo è un esempio di alcuni lavori effettuati presso la Scuola dell'Infanzia Stoppani, dove i bambini di quattro e cinque anni sono andati a visitare la mostra.
Il viaggio alla scoperta di Gauguin viene rivissuto attraverso la pittura e l'esame di alcuni suoi quadri e il racconto di quello che ha colpito maggiormente i bambini, come Giulia che riferisce "Oggi siamo stati alla mostra di Gauguin a vedere i quadri. Francesca ci ha regalato una bussola magica che si trasforma in tante facce. Gauguin era un pittore famoso che ha trovato tanti amici. Per esempio un altro pittore che lo ha aiutato a prendere i colori. Poi c'era una signora che ha regalato una bussola a Gauguin. La bussola lo ha portato a pattinare sul ghiaccio e si è pure trasformata in delle facce buffe. E' finita con dei bellissimi colori. Mi è piaciuto l'ultimo quadro, quando ci penso perdo quello che sto facendo, perché era troppo bello. C'erano arancio, verde, rosso, giallo, c'era un mare di colori".
Se non vi ha convinta lei a visitare la mostra, non so cos'altro scrivere... se non che vi perdete qualcosa di magico. Vedere, osservare, ammirare per credere.
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