Affollatissima la sala incontri alla Feltrinelli Duomo mercoledì 24 febbraio: persone sedute sulle sedie, per terra o in piedi. Tutte pronte ad ascoltare dal vivo la scrittrice Amélie Nothomb - con la traduzione in simultanea di Roberto Lana - a rispondere alle vivaci domande della giornalista Claudia De Lillo, ai più nota come Elasti, per presentare l'ultimo piccolo grande capolavoro "Il delitto del conte Neville", edito dalla casa editrice Voland (qui il sito).
Un tour sta portando l'autrice belga, cresciuta in parte in Giappone, nel nostro Paese, e lei non dispensa conversazioni e autografi, facendo una maratona tra le librerie che la ospitano...
Madrina della presentazione è stata Claudia de Lillo che ha esordito ringraziando sia Amélie Nothomb per la sua presenza, sia il pubblico in sala dicendo che "credo che anche per una scrittrice abituata alle folle, le conferme dell'affetto siano sempre un regalo. Grazie anche a chi ha avuto l'idea di invitarmi qui perché io sono una grande lettrice e fan di Amélie, quindi sono grata di questa occasione. Cercherò di essere professionale e di resistere alla tentazione poco nobile di abbracciarla, "toccacciarla"...
Amélie è reduce da una maratona di firme...
Come sta?
Amélie Sono in estasi. Lavorare in Italia per me è una vacanza!
Claudia de Lillo Entriamo subito nel vivo. "Il delitto del conte Neville" racconta la storia di un nobile, un conte che fa un'ultima festa nel suo castello perché, purtroppo, è costretto dalle sue finanze a vendere il castello, fa questa ultima festa, ma una veggente gli fa una terribile premonizione. Gli dice che durante la festa ucciderà uno degli invitati. E questa cosa è terribile!Vuole continuare lei Amélie?...
Amélie Sì, perché anche se è terribile per il povero conte scoprire che ucciderà qualcuno - il che può succedere a chiunque - scoprire invece che ucciderà un suo ospite, questo sì che è inaudito!... C'è un'aspetto autobiografico in questo racconto, perché i miei genitori tenevano ricevimenti con 1000 persone al mese, sin dalla mia più tenera infanzia, ed è da lì che è nata l'idea, il "fantasma", ovvero il desiderio di uccidere un invitato.
Claudia de Lillo Questo libro, oltre ad avere un lato autobiografico di cui poi parliamo meglio, è anche un omaggio - se così dsi può dire - a Oscar Wilde - c'è un delizioso racconto "Il delitto del Lord Arthur Savile", che vi consiglio di leggere: anche il nome "Neville/Savile/Nothomb sembra avere una radice comune...
Amélie Sì, il mio cognome Nothomb è di lontana origine britannica e Nothomb deriva da Neville ovvero da "New Town"/Nuova città, il conte Neville è evidentemente mio padre e con questo libro regolo i conti con la mia famiglia.
Claudia de Lillo Facciamo un gioco di porte scorrevoli... questo racconto potrebbe in qualche modo raccontare la sua vita se invece di aver avuto la storia esotica in Giappone e altrove, fosse nata e cresciuta in Belgio? C'è qualcosa di Serieuse, che è la figlia del conte, un'adolescente assolutamente paradigmatica degli adolescenti?
Amélie Sì, è vero. E' il racconto di come potrebbe essere stata la mia adolescenza se fossi cresciuta in Belgio. Io sono cresciuta in estremo Oriente; talvolta mi immagino cosa ne sarebbe stata di me, se fossi vissuta in Belgio, un Paese così incomprensibile: sarebbe stata una vera catastrofe.
Claudia de Lillo Restando in Belgio - un Paese per quanto piccolo e per quanto in Italia non sia ben conosciuto - un Paese estremamente moderno, anche solo per quanto riguarda i diritti civili o l'eutanasia... ma leggendo il suo libro è un Paese con tradizioni estremamente forti e antiche. Quanto si sente belga lei e cosa significa sentirsi belgi?
Amélie Ho finito per capire che ero profondamente belga... Ti senti belga quando ti senti goffa e patetica. Con il passare degli anni mi sento sempre di più belga. E' vero che c'è il cosidetto "paradosso belga", perché se da un lato siamo all'avanguardia per certi aspetti morali- nel 2003 è stata approvata la legge sul matrimonio degli omosessuali, e nessuno ha reagito in nessun modo a queste leggi, nonostante ci siano molto stupidi in Belgio, lo stesso vale per l'eutanasia - ma siamo al tempo stesso medievali, perché sono stata ricevuta pochi giorni fa dalla regina del Belgio e tutti hanno gioito di questo avvenimento. Un Paese davvero paradossale!
Claudia de Lillo Nel libro la descrizione della nobiltà belga è in parte spietata, ma anche in qualche modo "pacificata", a tratti quasi affettuosa. Cosa hanno detto i suoi? Recentemente, tra l'altro, è diventata baronessa e non le spettava di diritto...
Amélie Giuro che non c'era affatto premeditazione... Nessuno mi crede quando lo dico. Non volevo assolutamente diventare baronessa. Quando ho scritto il libro non ero baronessa e non volevo assolutamente diventarla. Quando il re mi ha insignito del titolo di baronessa, è stato incredibile. Questo mostra l'umorismo di questo Paese, perché in questo libro mostro tutto il lato ridicolo della nobiltà belga, che è ancora più ridicola di altre forme di nobilità. E non ho fatto a tempo a scrivere il libro che il re mi ha incoronato baronessa...
Claudia de Lillo Attraverso Sérieuse racconti l'adolescenza. Sarà che io ho un figlio che si sta affacciando al mondo dell'adolescenza, quindi devo dire che vista da fuori è un'età molto affascinante, vista da dentro molto meno probabilmente, che memorie ha della sua adolescenza e qual è l'età in cui è stata più "comoda" nei suoi stessi panni?
Amélie Non ho un solo ricordo bello della mia adolescenza ma penso che questo sia successo a tutti. Non so come ho fatto a sopravvivere alla mia adolescenza ma è una domanda che pongo anche agli altri. Come ci siete riusciti? (rivolgendosi al pubblico). E' una domanda che non ha risposta.
Claudia de Lillo E se dovesse scegliere un'età in cui cristallizzarsi? Quale sceglierebbe dagli zero agli anni odierni?
Amélie Nel mio caso due anni e mezzo. E' stata la mia età della perfezione (... l'età raccontata nel libro "La metafisica dei tubi").
Claudia de Lillo Parlando di anni e date, sono affascinata da questa descrizione: "1975. Esiste una frontiera temporale tanto più insormontabile in quanto non ufficiale che divide l'umanità in due specie che potrebbero non capirsi mai. Collochiamola arbitrariamente nel 1975. Ben consapevoli dell'estrema variabilità della data a seconda dei Paesi e degli ambienti. E' il confine che separa i bambini nati per sedurre dai bambini nati per essere sedotti. Io trovo geniale questa descrizione. Entrambe siamo nate in un'età un po' sfortunata. Ho letto, non so se sia vero, che suo fratello la "sfrutta" per i suoi nipotini nati dopo il 1975 come "spauracchio", dicendo "adesso arriva la zia Amélie... E' vero?
Amélie Non ho figli ma in compenso mio fratello ne ha sette. Ho dovuto imparare a diventare zia. E l'unica maniera possibile è questa: sono diventata la zia spaventosa. Faccio terrore ai bambini e ho scoperto che mio fratello mi "sfrutta" per terrorizzare i suoi figli: per esempio "mangia la minestra altrimenti chiamo zia Amélie... In effetti funziona molto bene.
Claudia de Lillo Tornando un secondo alla nobilità, leggerei un passo molto rapido per introdurre la domanda:
All'età di otto anni Henri - il conte Neville si chiama così - aveva rivolto una domanda terribile al padre. Non era "Babbo Natale sono i genitori?"
"Non era neanche Come si fanno i bambini?"
" Era molto più grave: papà, cosa vuol dire essere nobili?"
Aucassin aveva rivolto verso di lui uno sguardo penetrante. "Secondo te, figlio mio, che cosa significa?"
"Non lo so. Rifletti"
Il bambino azzardò "Non so. Perdere il castello?"
"Ma no, insomma" risposte il padre con disprezzo.
Tanto che il bambino si domandò perché si dissanguassero per abitare a Pluvier
"Rifletti bene" ordinò Aucassin.
"Essere di buona famiglia?"
"Non basta"
Henri abbassò la testa assolutamente confuso.
Il padre alla fine dichiarò con voce minacciosa "Essere nobili, figlio mio, non significa che si hanno più diritti degli altri, significa che si hanno molti più doveri".
Ecco, in qualche modo è entrato dentro di lei questo discorso sulla nobilità?Gliel'hanno trasmessa anche i suoi genitori l'idea che si hanno più doveri degli altri?
Amélie La mia situazine è paradossale. Faccio parte di questo mondo nobiliare, ma al tempo stesso non ne faccio parte, in quanto donna, in Belgio il titolo nobiliare non è trasmesso alle femmine a meno che le donne non sposino un nobile. Io rappresento un'eccezione perché il re del Belgio mi ha assegnato questo titolo. Quindi, ma aderisco a questi dettami, penso che sia per questo motivio che mi lascio totalmente "tartassare" dagli editori, penso di avere più doveri degli altri scrittori, più interviste da rilasciare, e si presta a firmare autografi ai lettori...
Claudia de Lillo Sempre a questo proposito, citando Proust nel libro, parla del "Dongiovannismo dell'aristocrazia" e lo spiega molto bene come una specie di compulsione a sedurre; anche il talento nell'ospitalità del protagonista è l'idea di far sentire l'invitato la persona più importante del mondo. Questo un po' si riallaccia anche al discorso del suo rapporto con i lettori...
Amélie Sì, ho l'impressione che l'unico scopo della nobiltà sia il ricevimento; l'unico scopo sia invitare ed essere invitati, e che quando si invita hanno il dono di far sentire l'ospite unico, amato, farlo sentire a suo agio... L'unico aspetto terribile è la paura di non poter più invitare o non essere più invitati... Mio padre faceva lo stesso quando invitava gli ospiti, mostrando una grazia infinita; ma in privato, tra me e mio padre non succedeva nulla di speciale. La mia vita è piuttosto diversa, penso che il fantasma di uccidere un invitato, che mi ha accompagnato per tutta la vita, sia proprio dovuto a questo. Ma ho avuto sempre troppa paura di uccidere un invitato: vi assicuro che non ho nessuna intenzione di uccidere nessuno... ma è per questo che non invito mai nessuno, per la paura che questa compulsione possa mietere delle vittime...
Claudia de Lillo Tornando al rapporto con i lettori, questo è il 24simo libro pubblicato; sono ormai tanti anni che Amélie Nothomb è una star, immagino che i lettori siano tanti e che a volte siano invadenti, noisi...E allora mi chiedo: non si stufa mai di questo popolo che la circonda, non solo affettuoso ma anche invadente? E poi... Se pensa ai lettori quando scrive, se in qualche modo pensa a loro o risponde a un bisogno interiore?
Amélie Rispondo prima alla seconda domanda: No. Amo molto i miei lettori ma quando scrivo non penso a loro. Scrivo molto di più di quello che pubblico. Sto per scrivere il mio 85simo romanzo, ne ho pubblicati solo 24. Non c'è quindi un intento di premeditazione o seduzione quando scrivo. Quando scrivo non penso che alla "musicalità" della scrittura.
Quando sono al momento di pubblicare, allora sì, mi pongo la questione e penso al mio pubblico, se quello che ho scritto può interessare. E' una questione delicata e istintiva, non è sempre falice capire se quello che stai per pubblicare piacerà al tuo pubblico.
E per rispondere alla prima domanda questa è la mia risposta: il pubblico è soffocante? Mi regolo ultimamente con lo Champagne.... Una buona collezione di Champagne crea un'atmosfera festosa che mi permette di vivere in uno stato di completa incoscienza (è ben descritto nel romanzo precedente, nota del traduttore...).
Claudia de Lillo Oggi avrà incontrato moltissimi lettori; qual è la cosa le fa più piacere, che la sorprende sempre e che le fa dire "Ah, questo da un senso al mio lavoro".
Amélie Una cosa che mi viene detta spesso e che mi fa un piacere immenso è "da quando leggo i tuoi libri, ho ricominciato a leggere."
Sono consapevole che, grazie a me, molti si sono riaccostati alla lettura.
Claudia de Lillo In questo, ma anche in molti altri suoi libri, c'è il destino. Il conte Neville non mette in dubbio neanche per un istante che il suo destino sia quello di uccidere un invitato. Anche per lei il destino è così importante il destino.
Amélie Credere al destino, al fato è il difetto professionale di tutti gli scrittori. Sono come il conte Neville, non posso neanche accostarmi a un veggente o un medium o leggere un oroscopo perché mi senterei in dovere di obbedire alle predizioni.
Claudia de Lillo Pétronille, che è la protagonista di un altro libro, amica scrittrice e compagna di champagne di Amélie, un altro romanzo dice "Per essere scrittori di successo non basta il talento, ci vuole la follia".
Amélie E' vero, bisogna essere un po' folli. Ma non basta. Non è così semplice. Il successo è qualcosa di ingiusto, complicato e incomprensibile. Non è che io non sia felice di avere successo e non dico di non meritarlo.
Ma lo merita anche Pétronille e non ha successo.
Ma con quel libro faccio giustizia, cerco di dare successo a una persona di talento. Denuncio un'ingiustizia e, attraverso questo romanzo, cerco di ristabilirla. Mostro chi è Pétronile, che è una persona in carne e ossa, una scrittrice edita da Voland, che si chiama in realtà Stephanie Hochet (qui il link ai suoi libri). Quando gliel'ho scritto e le ho chiesto se potevo pubblicarlo, lei mi ha risposto "Fai bene a farlo, per la prima volta parli di un soggetto importante".
Claudia de Lillo Questo va un po' contro alla risposta precedente sul destino... Ha mai pensato che cosa avrebbe voluto fare se non avesse scritto?
Amélie Domanda difficile... All'inizio, come sapete, volevo essere Dio, fino all'apoteosi. Poi la carriera di essere Dio è andata alle ortiche, è stata un fallimento, e ho deciso di diventare martire. E questo ha funzionato. Sono diventata martire in un'azienda giapponese (lo racconto in "Stupori e tremori"). Poi sono diventata scrittrice di Voland (che non è un martirio - aggiunge Roberto - e lei risponde "una via di mezzo...").
Claudia de Lillo C'è una leggenda che aleggia, ma mi piace credere a tutto quello che si scrive su di lei...
Amélie ha ragione.
Claudia de Lillo La sua routine letteraria prevedere che lei si alzi alle quattro del mattino e scriva per quattro ore... ogni vero scrittore dice che ci vuole estrema disciplina. Ora io so quanto sia faticoso alzarsi alle quattro, non per volontà mia ma perché lavoro alla radio (NB è conduttrice del programma radiofonico Caterpillar su Radio 2). Ci vuole raccontare dopo le otto del mattino qual è la vita di una scrittrice vera?
Amélie Dopo le otto? Prima di tutto mi vesto, perché scrivo in pigiama arancione, poi vado nella sede della casa editrice Albin Michel e poi mi metto a leggere le lettere che ricevo - ne ricevo in effetti diverse... - e questo mi prende diverso tempo perché non rispondo con l'email ma a mano, per lettera. E' un lavoro durissimo, anche se mi piace molto, e mi occupa molte ore. Quando decido che ne ho scritte abbastanza per quel giorno, è già pomeriggio e allora inizia la "vita dannata", e il suo incontro con lo champagne...
Claudia de Lillo Qualche anno fa sulla mia strada ho incontrato un'insegnante meravigliosa che mi ha detto una grande verità, riferendosi agli scrittori, ma che vale anche per tutti. Ci disse "diffidate di chi porta pantofole a forma di cane e di chi non ha una visione del mondo. Ora, io sono sicura che lei non porti pantofole a forma di cane...
Amélie Brava!
Claudia de Lillo Detto questo, scansato ogni dubbio. So che è difficile. Se dovesse dire qual è la visione del mondo che vorrebbe emergesse dai suoi libri; una volta ha detto "Il metodo per sfuggire al principe azzurro"...
Amélie E' una domanda difficile. Prima dicevo che non avevo una risposta. Ma oggi i professori mi mandano così tanti adolescenti di 14 anni che ho dovuto inventarmi una risposta... A un adolescente di quattordici anni non puoi dire che non hai risposte.
Penso che la visione del mondo che cerco di trasmettere è il "romanticismo belga" - l'ho inventato io! da domani comparirà nei libri di testo... - ovvero il "romanticismo paranoico", una visione duale del mondo. Ci sono due poli nella mia personalità: quello creativo, demoniaco, comico, che mostra quanto c'è di ridicolo in tutte le cose; l'altro è quello romantico, che si riferisce all'amore, e io ci credo veramente anche alle cose grandiose. E io mi ritrovo in mezzo a questi due poli. Quando affermo cose romantiche, favolose, il diavoletto che c'è in me, mi prende in giro e mi fa vedere il lato grottesco. Ma le due cose coesistono e nella sua visione del mondo.
Claudia de Lillo Farò ancora due domande, anche se ne avrei ancora tantissime... poi lascio la parola al pubblico.
C'è un equilibrio sottile tra "esporsi" e "proteggersi", nel senso che lei parla di sé, delle persone a cui si vuole bene, ma inevitabilmente bisogna mettere dei filtri... almeno credo... ma lei sembra molto disinvolta nel camminare su questo filo... che filtri usa - e con le persone e con se stessi uno fà i conti con sé -ma con le persone che coinvolge nel libro come si regola?
Amélie Penso che con il passare degli anni filtri diventano sempre più sottili. Perché meno filtri uso e più le cose sono paradossali, meno le persone ci credono... a partire dai miei parenti: nell'ultimo libro "Il conte di Neville" parla di me, mio fratello, mia sorella dei miei genitori. Quando lo hanno letto sono morti dalle risate e mi hanno detto "Ma chi sono queste persone?
Claudia de Lillo So che lei è una grande lettrice, ci consiglia 3/5 titoli di libri interessanti, di cui uno belga - possibilmente non Simenon perché lo conosciamo...
Amélie Rischio di diventare accademica, ma vorrei citare un autore Simon Leys "La morte di Napoleone", naturalmente Marguerite Yourcenar, poi "Il delitto del Lord Arthur Savile" di Oscar Wilde, "Il padiglione d'oro", di Yukio Mishima, una storia vera di un monaco folle che nel 1950 ha incendiato il padiglione d'oro a Kyoto perché odiava la bellezza, poi un libro francese di Madame de Lafayette "La principessa di Clèves" che parla di un rifiuto amoroso, un erotismo mostruoso, in cui la donna si rifiuta di concedersi fino alla fine.
Spazio alle domande.
Una prima domanda dal pubblico: Parli di Sérieuse, della sua età difficile come l'adolescenza usando il termine "sentiti".
Amélie In Francia e in Belgio un tempo si provavano sentimenti, emozioni, sensazioni ora si parla di "resenti". Si è creato qualcosa di nuovo, di intellettuale...
Roberto Lana E' stata anche una grossa "sfida" nella traduzione, non c'è una corrispondenza di verbi in Italiano.
Amélie Come quando un tempo non si parlava di una vita ma di un "vissuto"...
Un'altra domanda: Mi vuoi sposare? Vista la situazione in Italia...
Amélie Mi sono informata, se mi sposo voi non potrete diventare baronessa...
Un'altra domanda: grazie innanzitutto, ogni anno aspetto l'uscita del tuo nuovo libro e sto per qualche tempo senza leggere libri, prima di leggere un tuo libro, rimango in astinenza per godermelo maggiormente... Quando ritieni sia cambiato il tuo modo di vedere dal tuo primo libro pubblicato "Igiene dell'assassino" del 1992.
Amélie Il mio primo libro pubblicato era in realtà l'unidicesimo manoscritto. C'è stato un cambiamento, ora i miei libri sono più leggeri. Il primo ha una scrittura barocca e molto grottesco. Se continuerò a scrivere alla fine l'ultimo romanzo sarà un haiku.
E ora spazio agli autografi. Grazie Amélie e a Voland per averti portata in tour a Milano e in Italia.
E se non vi basta l'intervista, ecco le sensazioni di Claudia de Lillo sul suo blog Nonsolomamma qui.
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