venerdì 11 marzo 2016

Piccola orsa di Orecchio Acerbo e qualche appunto di natura...



Piccola Orsa di Jo Weaver (un'illustratrice anglosassone che vive vicino a Londra con la sua famiglia) appena uscito per Orecchio Acerbo (qui la scheda) è un albo poetico che racconta la storia di una piccola orsa al suo primo risveglio in compagnia della sua mamma.


Un albo che tratta in toni delicati, attraverso l'uso della monocromia, la maternità in un animale molto amato negli albi e nei fumetti o nei cartoni animati.


La cucciola si gode insieme alla sua mamma, la sua unica guida, le meraviglie dell'ambiente in cui è nata, dove va per la prima volta alla scoperta del mondo. Il viaggio inizia nel bosco, una foresta dove la natura stenta ancora a sbocciare, per proseguire alla conoscenza dei suoi abitanti, dai ricci alle api. Fino alla scoperta del cielo stellato.

Piccola orsa impara anche a cacciare i salmoni, che faticosamente risalgono la corrente, o a nuotare in completo relax sul dorso della mamma (che goduria!). La piccola impara tutto, anche a cibarsi con le bacche autunnali.

Finché... finché la mamma, esperta della natura e del ciclo della vita, si accorge che è tempo di fermarsi di nuovo: lo capisce dal vento irrequieto e dalla migrazione degli uccelli. E così Grande Orsa conduce Piccola Orsa fuori dalla foresta.

Ma prima di andare a rifugiarsi, si soffermano a guardare il bellissimo paesaggio innevato che le circonda, come due semplici spettatori. Questa immagine, che trovo potente, poetica e bellissima, ha un non so che di umano e cinematografico. Ho provato questa sensazione salendo in cima a Rocca Calascio, in Abruzzo (la zona non a caso viene chiamata il nostro "Piccolo Tibet).


Nonostante la bufera di neve, Grande Orsa conduce la piccola alla loro "vecchia" tana, riuscendo a scovarla grazie all'istinto e al fiuto. Una tana dove c'è "odore di casa". Dove si sta bene, al calduccio e lontani dal freddo. E le due si accoccolano cadendo tra le braccia di Morfeo... aspettando l'arrivo della prossima primavera.

Qualche domanda all'autrice...
Cosa ti ha spinto a scrivere il libro e illustrare questo libro?
Volevi
dire la meravigliosa esperienza della maternità attraverso una storia animale?
Ho scritto e illustrato Piccola Orsa inizialmente come il progetto definitivo per il mio Master in Illustrazione per bambini. Non è stato in un primo momento la storia sulla maternità, piuttosto un racconto di relazione dell'orso con il mondo naturale. Ho aggiunto il piccolo orso in seguito, confrontandomi con il mio editore e ho deciso che la storia sarebbe più  intenta e più coinvolgente per i bambini, poter vedere il mondo attraverso gli occhi della piccola orsa. 


Che tipo di tecnica che hai usato. E come mai hai scelto di usare in bianco e nero - che apprezzo molto - (perché come nelle fotografie si concentra sui dettagli)?
L'intero libro è illustrato con carboncino ed è stato l'uso di questa tecnica monocromatica a dettare il tipo delle illustrazioni in bianco e nero. Ero eccitata all'idea di creare un libro senza colori. Io sono un grande ammiratrice dell'illustrazione in bianco e nero.


Perché hai scelto l'orso? Perché è molto popolare come un animale domestico nella fantasia dei bambini o per altri motivi?
Non ho davvero scelto l'orso, è l'orso ha scelto me! Ha appena l'ho disegnato sul mio sketchbook un giorno... poi la storia si è sviluppata intorno ai disegni che avevo creato. In particolare, mi è piaciuto disegnare la pelliccia e gli artigli dell'orso.


Nel tuo sito ho letto che vivi con la tua "piccola famiglia" nei pressi di Londra. Mi chiedevo se sei mamma o se sei solo interessata ai bambini e agli animali in generale.
Io vivo a Londra con mio marito e il nostro bambino che è ora ha sei mesi. In realtà ho finito il libro quando ero in dolce attesa. Ho anche un sacco di nipoti ....
 


Ho letto che ti piace passeggiate in natura (anche per trarre ispirazione). Che posto occupa l'ambiente nella tua vita?
Il mondo naturale occupa un posto molto importante nella mia vita. Sono cresciuta in campagna vicino al mare e appena posso trascorro molto tempo fuori città. Sono più felice e ispirata quando sono fuori a piedi a passeggiare.
 


Questo (qui) video è su di te?
sono io! Ho lavorato in un ambito diverso prima di arrivare agli albi illustrati.
 

Letargo, riposo invernale e ibernazione: a ognuno il suo.
Poiché sempre più la biologa che è in me sta tornando "alla ribalta" (grazie ai miei bambini...), vorrei concludere questo albo con alcuni aspetti e curiosità legate al mondo della natura.
Il letargo, come viene spiegato bene qui, è un termine che deriva dal greco e indica uno stato inoperoso. Iniziando con questa premessa, vorrei sfatare alcuni miti.

Ci sono specie come la marmotta e il ghiro, che vanno in letargo, ci sono altre, come lo scoiattolo, che non lo fanno!!

Il letargo funziona un po' come il termostato del termosifone: quando si vuol lasciare la casa tiepida, senza che si rompano le tubature, si regola la temperatura abbassandola ad una certa soglia limite. Così avviene nel cervello degli animali che vanno in letargo, che compiono lunghi sonni (come i ghiri, che vanno a nanna da novembre a maggio!!).
Altri, come gli orsi fanno il cosidetto "riposo invernale" (infatti le femmine danno alla luce i piccoli), risvegliandosi di tanto in tanto all'occorrenza: in questo caso la temperatura del corpo, il battito cardiaco e la respirazione non scendono, come nelle specie che vanno in letargo (fenomeno peraltro molto complesso e ancora studiato).

Diversa ancora è l'ibernazione, tipica delle specie comunemente (e impropriamente) note ai più come "a sangue freddo" (provate a misurare la temperatura di una tartaruga di terra o testuggine dopo che ha deposto le uova o dopo i cosiddetti "bagni di sole" (basking") mattinieri in una calda giornata estiva e vedrete a quali temperature si arriva: 30° o più.

In generale, diciamo che che si parla più correttamente di eterotermi, per anfibi e rettili, animali che, diversamente dagli omeotermi (mammiferi e uccelli) non riescono a regolare la temperatura interna, ma dipendono per la loro temperatura corporea dalle condizioni ambientali. Quindi quando fa freddo la loro temperatura cala e di parecchio (!) e, volenti o nolenti, vanno in ibernazione; quando fa troppo caldo e rischiano di surriscaldarsi vanno in estivazione.
Spero di non sembrare troppo "saccente", ma di farvi solo scoprire cose nuove e i termini giusti, perché ogni disciplina ha il suo vocabolario. E secondo me è importante scoprire l'ABC. Soprattutto se avete a che fare con i bambini.

Foto scattata al Parco Faunistico "Le Cornelle".
L'orso nella realtà 
Diurno, notturno e solitario (tranne la femmina nel periodo in cui accudisce i cuccioli), l'orso è una specie di quasi due metri di altezza, con corporatura pesante (che varia da 100 a 300 kg), che ha una dieta onnivora, ovvero mangia di tutto (dalle bacche ai frutti, dalle radici ai germogli, dal miele alle formiche, dagli uccelli alle carogne di animali, ai pesci...), e di indole "buona" (a meno di disturbare la femmina quando ha i cuccioli, ma mi sembra ovvio, ogni mamma difende i propri!! Se ci fate caso, quando si è sentito parlare di orsi aggressivi - che a volte sono anche stati uccisi - si trattava di femmine con cuccioli).

La gestazione è, "sulla carta",  di 6/7 mesi (meno che nell'uomo!!!), ma in realtà dura solo 8/10 settimane (poco più di due mesi!!) perché, dopo l'accoppiamento, l'embrione si arresta nel suo sviluppo - si parla di "annidamento differito dell'ovulo fecondato" che parolone!! - fino a riprendere a crescere a novembre. Poi tra dicembre e gennaio, l'orsa dà alla luce due o tre piccoli, ciechi e sordi alla nascita (a due settimane aprono le orecchie, a 4/5 gli occhi), pesanti solo due/tre etti, allattandoli per quattro mesi con un latte super nutriente che li fa crescere "a velocità della luce" (se paragonati ai "cuccioli" di uomo).
I piccoli rimangono con la madre per due anni: infatti, ne hanno di cose da imparare (anche se meno di noi, che li teniamo in casa almeno fino a 18/30 anni!).

Forse non tutti sanno che l'orso è una specie protetta in Italia dal 1939, e si trova non solo sulle Alpi trentine (dove è stato reintrodotto nel Parco naturale Adamello Brenta grazie a un progetto comunitario Life Ursus (qui la storia per chi volesse saperne di più) che ne ha consentito la ripresa - anche se per molti motivi l'orso è stato faticosamente accettato dalla popolazione, nonostante anni di campagne informative) ma anche in centro Italia, dove c'è una sottospecie marsicana in pericolo (qui il link al Parco nazionale d'Abruzzo, Molise e Lazio e qui al progetto Life Arctos conclusosi nel 2014, che ha rilevato una popolazione costituita da una cinquantina di esemplari soltanto! Insomma, "una manciata" di animali che hanno poca probabilità di sopravvivenza sul lungo periodo).

L'incredibile viaggio dei salmoni
L'immagine di Piccola Orsa e Grande Orsa a caccia di salmoni richiama alla memoria un bellissimo diorama che si trova al Museo di Storia Naturale di Milano... (per chi non lo sapesse, i diorami sono ambienti ricostruiti, in cui il fondale è dipinto, le rocce possono essere fatte di poliestere o materiale plastico leggero, gli animali veri ma tassidermizzati - ovvero dell'animale resta solo il corpo e le parti che non vanno "a male" mentre la struttura leggera è fatta ad arte in materiali leggeri. NB: gli animali non sono uccisi appositamente ma provengono da parchi faunistici che li donano al Museo quando l'animale muore).


I salmoni sono pesci particolarissimi e molti di voi conosceranno la storia che è una vera e propria avventura. Le femmine depongono fino a 14mila uova in buche scavate nella ghiaia dei torrenti, che ricoprono con la sabbia. Qui le uova si schiuderanno alla primavera seguente e gli avannotti (così si chiamano i pesciolini neonati), dopo essersi nutriti per alcune settimane, ridiscendono il corso del torrente e poi del fiume, superando rapide e cascate.
 I giovani salmoni approdano così al mare; una volta adulti, si riuniscono in branchi e risalgono il fiume ritrovandolo grazie ai miscugli di minerali e di sostanze organiche disciolte. La risalita è estenuante: c'è giusto il tempo per riprodursi e poi i salmoni muoiono. 
Nel corso della risalita ci sono diversi animali ad aspettarli, tra i quali gli orsi (di solito in America).

5 commenti:

  1. Proprio ieri leggevo questo libro a una classe di cinquenni, mentre facevamo una sosta nel bosco... Bellissimo articolo Anna!

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  2. Siamo in perfetta sintonia :))
    Ormai penso sempre a te. Devo anche a te e al tuo blog se ho ripreso la parte naturalistica cercando di conciliarla con gli albi. Grazie Fra

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    1. Felice di aver contribuito, visti i risultati!

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  3. Un articolo bellissimo! Mamma lettrice e biologa è un binomio affascinante!
    Ketty

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