giovedì 31 marzo 2016

"Hitchcock Truffaut", il film di Kent Jones, dal 4 al 6 aprile al Cinema



Uscirà nelle sale dei cinema italiani dal 4 al 6 aprile il film "Hitchcock Truffaut", diretto dal regista Kent Jones,  distribuito da Cinema e Nexo Digital, in collaborazione con Radio DeeJay e MyMoovies.it (media partner).
Un film documentario di 85 minuti che racconta l'importante sodalizio tra i due registi, l'uno inglese per nascita, americano di adozione, l'altro francese, grazie alla famosa intervista di cinquanta ore che Alfred Hitchcock - 63 anni, all'epoca una celebrità in televisione, conosciuto come il maestro della suspence grazie a Psyco - concesse al giovane Fraçois Truffaut nel 1962, rispondendo alle 500 domande che quest'ultimo si era preparato meticolosamente come prima di girare un nuovo film.  Il tutto grazie alla traduzione in simultanea di Helen Scott, del French Film Office. E a un reportage fotografico ad hoc.

Il cinema secondo Hitchcock
Grazie al libro di François Truffaut "Il cinema secondo Hitchcock", edito da Il Saggiatore (qui il link dove potrete trovare un "assaggio" in pdf)), il talento del regista inglese emerse definitivamente. Nella prefazione all'edizione definitiva del libro Truffaut scrive "Negli anni Cinquanta e Sessanta Hitchcock si trovava all'apice della creatività e del successo" specie con la serie di trasmissioni televisive "Hitchcock presenta", ma nonostante questo il regista era tenuto in scarsa considerazione dai giornalisti e dai critici americani che dicevano "E' ricco, ha successo ma i suoi film non hanno sostanza".

L'amore per il cinema e il passato di critico (Truffaut scriveva per le "Cahiers du Cinéma" e faceva parte dei registi della Nouvelle Vague come Jean-Luc Godard, Louis Malle, Claude Chabrol), gli fece pensare che Hitchcock era un vero artista, alla pari di Salvador Dalì. Infatti, dalla pubblicazione del libro nel 1968 (ci vollero infatti quattro anni per "far trascrivere i nastri" e "mettere insieme il materiale fotografico"), tutto cambiò e il libro è diventato un caposaldo per chi si avvicina al cinema. La prima versione si fermava al cinquantesimo film "Sipario strappato" (1966... con uno splendido Paul Newman seguace del metodo Stanislavskij di cui il regista non era un fan); la versione aggiornata del libro è stata rivista da Truffaut, anche se riguarda solo gli altri quattro film.

Così lontani, così vicini
Quando si incontrarono Truffaut aveva alle spalle tre film e un'esperienza di critico cinematografico, Hitchcock era all'apice del successo e aveva già girato quaranta film. Due registi così diversi - come emerge anche nel film - il primo istintivo, capace di cambiare un dialogo dopo una chiacchierata con un suo attore, il secondo meticoloso in ogni dettaglio, dalle immagini alle luci, dalle inquadrature alla sceneggiatura, fino al montaggio e al suono. Così diversi eppure così vicini, accumunati da una forte passione per il cinema, per entrambi fonte di vita.
Come racconta Truffaut "Hitchcock non si immischia nella vita, la guarda" e nell'intervista all'amico francese Hitchcock - riguardo al film "La Finestra sul cortile" (del 1954, con due interpreti magistrali, James Stewart e Grace Kelly ) - spiega "Niente avrebbe potuto impedirmi di girare questo film, perché il mio amore per il cinema è più forte di qualsiasi morale".

François Truffaut (1932-1984) era amante della libertà: sofferse molto per la sofferenza che gli procurò il padre adottivo e cercò di sostituirlo in seguito con altri padri "spirituali" quali André Bazin - per primo - Jean Renoir, Roberto Rossellini e, infine, Alfred Hitchcock, al quale rimase legato fino alla morte, nel 1980 (quattro anni prima della sua, precoce, scomparsa a causa di un tumore al cervello).
"Come Hitchcock riuscì a liberare il Trouffaut artista, questi lo liberò dalla fama di intrattenitore".

Talmente "ossessionato" dalla prigionia (il padre lo fece rinchiudere in riformatorio, un episodio che raccontò nel primo film autobiografico, "I quattrocento colpi", del 1959), Truffaut iniziò il libro con la prima domanda ad Alfred Hitchcock che diceva così: "Della sua infanzia conosco soltanto un episodio, quello del commissariato. E' una storia vera?" a cui il regista inglese rispose "Sì avevo forse quattro o cinque anni... Mio padre mi mandò al commissariato di polizia con una lettera. Il Commissario la lesse, e mi rinchiuse in una cella per cinque o dieci minuti dicendomi "Ecco cosa si fa ai bambini cattivi".

Insomma, due uomini, due grandi amici che sapevano cosa era la paura. Due persone che continuarono uno scambio di idee fino alla morte del regista inglese.

#HITCHCOCKTRUFFAUT
Nel film di Kent Kones si fa un tuffo nel passato, rivisitando il magico incontro di una settimana tra i due registi, intervallato dalle osservazioni preziose di registi di oggi quali:
Martin Scorsese


David Fincher


Arnaud Desplechin

Wes Anderson


James Gray


Richard Linklater

Olivier Assayas 

Kiyoshi Kurosawa


Peter Bogdanovich


Paul Schrader

Ognuno racconta come sia stato influenzato nel suo lavoro da Hitchcock o spiega come il regista abbia rivoluzionato il modo di fare cinema.

Anche nel suo "Hitchbook" come lo chiamava affettuosamente Truffaut, non solo il regista francese svelava i segreti di un artista, ma anche la sua importanza nella storia del cinema e la rivoluzione che inevitabilmente aveva apportato.

Nel film vengono fuori diversi aspetti, come l'importanza del cinema muto, la forza dell'immagine senza la parola, che ha il suo apice in un film come "La donna che visse due volte/Vertigo" (1958) in cui l'onirico, il contemplativo e il lato "perverso" - come viene spiegato ironicamente (la scena in cui il protagonista chiede a Kim Novak di tingersi bionda...)  - emergono prepotentemente.


Si racconta anche della Nuvelle Vague, costituita da "auteurs" (autori) che poi divennero registi e che si consideravano artisti a tutti gli effetti. "Essere un vero artista voleva dire esporsi, "gettarsi" completamente nel proprio film, con tutte le paure e le ossessioni e i feticci, proprio come faceva Hitchcock".

Si racconta brevemente anche la vita di Hitchcock (1899-1980) londinese di nascita, che prima di approdare al cinema hollywoodiano nel 1939 lavorò anche nella pubblicità, in seguito alle sceneggiature e alla produzione. Aveva lavorato anche nel cinema muto: come scrisse Truffaut "Hitchcock è il solo cineasta in grado di filmare e di renderci percettibili i pensieri dei personaggi mentre sappiamo bene che spesso le cose si svolgono diversamente nella vita"... e ..."Se assistiamo bene come osservatori ... avvertiamo benissmo che le parole pronunciate sono secondarie, di convenienza, e che l'essenziale è altrove, nei pensieri degli invitati, pensieri che possiamo cogliere osservando gli sguardi").

Si vedono alcune riprese dell'incontro in cui Hitchcock decide come i due devono posizionarsi davanti alla macchina fotografica (naturalmente lui in alto e il giovane regista in basso!), commentando con il suo humor inglese: "non con i sigari, potremmo sembrare registi".

Nel film, si intravede qualche scorcio - tenero - di vita privata, il rapporto con la moglie Alma Reville, che gli fu sempre accanto sin dagli esordi, e a cui lui chiedeva sempre consiglio (se non lo conoscete, andate a vedervi anche Hitchcock (qui un link), un film del 2012, diretto da Sacha Gervasi, in cui si intravede il rapporto con Alma e la figlia Patricia, magistralmente interpretato da un irriconoscibile Anthony Hopkins e da Helen Mirren).

Vorrei scrivere ancora... c'è molto da dire.... ma al tempo stesso non voglio svelare altro di questo film, sperando di avervi incuriosito. 

Qui trovate il trailer in italiano.

Sono sicura che, come è capitato alla sottoscritta, appena usciti, qualcuno andrà a cercarsi il libro di Truffaut (se non lo avete già in casa). 
Poiché i giorni a disposizione sono pochissimi, fatevi sotto e cercate subito la sala a voi più vicina: cliccate qui.

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