Nell'ambito del Salone Off di Torino (che si svolge in parallelo al Salone internazionale del Libro di Torino), lo scorso 16 maggio Massimo Canuti, autore del romanzo “Contro i cattivi funziona”, edito da Instar Libri, ha incontrato la IV B dell'Istituto Santorre di Santarosa di Torino.
L'incontro- a cura di Instar Libri e Area Onlus -è stato coordinato da Rossella Bo, consigliere delegato di Area Onlus, associazione che da trent'anni opera a Torino in favore di famiglie di ragazzi con disabilità,
e ha visto tra gli invitati lo psichiatra e psicoterapeuta Mario Ancona, presidente dell'associazione ADR (Analisi delle Dinamiche di Relazione),
Chiara Zingariello, diplomata alla Scuola Holden di Baricco, che ha seguito i ragazzi sia nel corso della lettura del libro sia proponendo loro diverse attività,
il tutto sotto il beneplacito e la supervisione della professoressa Cristina Icardi.
Rossella Bo ha sottolineato come Area Onlus creda molto nell'importanza di contribuire a diffondere una cultura che sia il più possibile a favore della diversità, inclusiva e che aiuti a capire che la differenza arrichisce molto. E per questo il progetto è in collaborazione con il Salone Off.
Alla presentazione nell'Aula Magna (gremita) erano presenti non solo i ragazzi e le ragazze di IVB che hanno partecipato attivamente ma anche altre classi che hanno ascoltato attivamente l'intervento.
Dopo l'introduzione di Rossella Bo, la parola è passata direttamente alle ragazze (in effetti le quote rosa in quanto a domande non sono mancate... - nessuna quota azzurra - sarebbe interessante capire perché si sono sentite loro portavoce e protagoniste nell'incontro con l'autore).
Vista l'abilità dimostrata dalle ragazze nel raccontare e fare domande, e la vivacità dell'incontro, ho preferito in questo post riprendere le parole esatte. Sarà quindi molto più lungo del solito. Più racconto e meno foto. Ma a mio parere, ne vale la pena. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se volete lasciare un commento alla fine.
La presentazione dell'autore
Noemi ha esordito con la presentazione "Sono qui con l'autore Massimo Canuti che ha scritto alcuni libri "Al buio vedi" (qui la recensione di Biblioragazzi) e "Contro i cattivi funziona" (qui la recensione di Biblioragazzi, qui quella su ToWriteDown). Nato a Piombino, vive a Milano, laureato in architettura, ha intrpreso la carriera di copy writer (scrive i testi delle pubblicità, ndr); attualmente è in giro per l'Italia a presentare il suo libro, per incontrare i ragazzi, per parlare del suo libro che tratta tematiche forti come disalibità, discriminazione, disuguaglianza, sotto un particolare punto di vista... E qui cedo la parola ad Alice che brevemente riassumerà la storia.
La trama del libro
Alice Questo libro tratta in prima persona la storia di Matteo, ragazzino di 13 anni che si trasferisce in una zona periferica di Milano e vede il trasferimento come un'opportunità, avere amici nuovi e non essere preso in giro dai bulli, avendo un fratello con disabilità, che si chiama Guido. Entrando in questa nuova scuola Matteo fa subito amicizia con Francesco, il classico bullo temuto e rispettato da tutti, ed entra a far parte della sua gang. Inoltre Matteo esprime un senso di rabbia nei confronti del fratello perché lo considera come causa sia delle prese in giro dei suoi ex compagni, sia soprattutto della separazione dei suoi genitori.
La situazione di Matteo cambia, diventa popolare, inizia ad avere una ragazza e anche il suo modo di vedere le cose: inizia a disprezzare i diversamente abili e disprezzare gli "sfigati" della scuola e man mano inizia a far parte del gruppo dei bulli e diventa lui stesso un bullo senza rendersene conto. Incontra Selene, una ragazza che frequenta la stessa scuola ed è la sua vicina di casa; Selene, molto sensibile, frequenta la parrocchia, diventa amica di Guido e sembra l'unica in grado di comprendere il ragazzo, che non riesce a emettere parole comprensibili ma solo suoni e non ha sufficienza motoria.
Gli eventi precipitano quando Francesco e la sua gang decidono di rapinare la parrocchia e a questa rapina dovrebbe prendere parte anche Matteo, che però parte in gita con i genitori.
Al ritorno scopre che il colpo è andato a mal fine e che sono stati scoperti da una signora della parrocchia, che è stata colpita e portata in ospedale. Inoltre Francesco lo accusa del fallimento del colpo. Così Matteo va a casa di Francesco per chiarirsi, ma lo accoltella e, picchiandolo, lo fa finire in ospedale. Nonostante ciò, anche il fratello Guido, che sembra esprimere affaticamento, riesce a esprimere la prima parola compiuta e dice "Matteo". Questo fa venire angoscia a Selene che va in cerca di Matteo e lo racconterà poi a Matteo quando lo va a trovare in ospedale e grazie al fratello Guido, da lui tanto disprezzato, Matteo ne esce sano e salvo.
Se il libro vi ha in qualche modo già incuriosito, qui potete scaricare l'incipit.
Le domande all'autore
Chiara Zingariello ha spiegato che hanno preparato un'intervista all'autore sotto forma di domande, emerse attraverso un percorso e attività durante due incontri che hanno avuto a scuola ...
Alla prima domanda di Gaia - e Alessia - ha chiesto da dove avesse preso ispirazione dalla storia e se il libro fosse basato su una storia vera - Massimo Canuti ha raccontato che la storia non è autobiografica, non ha avuto mai a che fare con situazioni di questo tipo, in qualche modo è nata dalla sua immaginazione. La storia è nata perché sono nati Matteo e Guido. Matteo, in particolare, ha iniziato a parlare in modo molto schietto, perché sente il fratello come un peso. Il resto della storia ruota intorno ai due personaggi. L'unica parte di realtà è l'ispirazione che è venuta fuori dai ricordi dell'autore quando ha frequentato le medie.
Alessia ha chiesto come avesse fatto a definire il carattere dei personaggi “Vorrei saperlo anch'io” ha esordito Canuti, proseguendo, “E' difficile dire “come ho fatto”. Scrivo da quando ero piccolo. Ho sempre letto molto, leggendo i romanzi si imparano molte cose e come sono descritti i personaggi di un libro e quello che leggi lo assorbi, lo rielabori, lo fai tuo. La passione per la scrittura è cresciuta pian piano e a tal punto che mi sono ritrovato a mettere su carta le mie storie. All'inizio racconti. Ho anche iniziato a scrivere un romanzo a 18 anni ma dopo 30 pagine mi sono fermato. Non sapevo come andare avanti. E ha proseguito Sono riuscito a scrivere questo romanzo probabilmente perché arrivavo da tanti anni in cui provavo a raccontare, a inventare, a immaginare delle storie. Quando trovi la storia giusta, in realtà è semplice scriverla perché non sei tanto tu a pensare a come descrivere i personaggi ma sono i personaggi stessi a raccontarti la loro storia, perché te li vedi, ce li hai davanti, per te sono in carne e ossa e ti parlano. Ho incontrato questi personaggi nella mia immaginazione e loro mi hanno raccontato la loro storia.
Jasmina Volevo sapere come mai ha scelto il punto di vista del fratello?
Canuti Ho notato che in tutto quello che scrivo spesso il protagonista è un ragazzino, quindi evidentemente sono più a mio agio a dar voce a un ragazzino rispetto che a un adulto. Mi piaceva questo personaggio perché volevo creare un protagonista che dicesse davvero quello che pensa. E' difficile trovare qualcuno che ti dice cose vere, cose "dure." Un domani non mi dispiacerebbe raccontare la stessa storia ma da un punto di vista diverso (es. la mamma di Matteo o dar voce a Guido).
Il mondo dei sibling
Ilaria Talvolta diamo alle storie un finale che non corrisponde alla storia vera. Volevo sapere se scondo lei nella realtà Matteo - che potrebbe essere ognuno di noi - può accettare davvero la disabilità del fratello o non supererà mai i pregiudizi che aveva.
Canuti Questa storia è nata per pura finzione. Non volevo fare una lezione sull'accettare l'altro: mi è venuta in mente questa storia, mi sembrava bella e l'ho scritta. Poi mi sono accorto che in realtà molte persone vi si sono identificate. Parlando con i ragazzi ho scoperto che molte di quelle situazioni loro le vivono sulla loro pelle. Mi ha colpito, perché la storia è nata per intrattenimento, anche se ha un suo valore. Uno legge un libro perché vuole appassionarsi a una storia che sa - a parte quelle ispirate a fatti reali - che non è mai esistita. Però dalla finzione è diventata uno strumento di realtà, per agire nella realtà. Penso che possa accadere nella realtà. E me lo auguro.
Quando ho scritto la storia e l'ho inviata all'editore, l'editore mi ha risposto che forse il finale era un po' buonista, però, perché no, ci sta, di questi tempi.
E' ovvio che gli errori e gli sbagli ti aiutano molto a cambare, Matteo ha compiuto un errore ma solo dopo averlo compiuto se ne rende conto e riesce a capire il suo comportamento. E secondo me succede anche nella vita, per fortuna.
Rossella Bo Per fortuna, spesso, altrimenti non lavoreremmo in questo ambito da tanti anni!
Tra l'altro oltre a ringraziare l'editore presente in sala,
nella persona di Marta Bona, volevo spiegarvi che abbiamo “incontrato” questo libro nel corso di un progetto che abbiamo realizzato nel corso degli ultimi anni - e un pezzo di questo percorso lo abbiamo fatto come Area Onlus in collaborazione con l'associazione ADR di Mario Ancona - proprio occupandoci del tema dei “sibling”, un termine inglese che designa i fratelli delle persone con disabilità.
E' da tanto tempo che psicologi e psicanalisti lavorano con i genitori delle persone con disabilità, molti meno anni che gli psicologi ascoltano le storie dei fratelli che, come Matteo, hanno storie da raccontare, non tutte forse così drammatiche ma tutte intense e importanti. Per questo abbiamo realizzato il 6 marzo di quest'anno un convegno dedicato specialmente ai professionisti ma anche alle famiglie su questa tematiche. Perché pensiamo che tutti i pari - come tutti i ragazzi della vostra età - che hanno la possibilità di essere vicini a persone con disabilità siano risorse importantissime e che vada divulgata questa cultura della capacità dell'accoglienza. Tra pari è anche forse più facile parlare di certe cose. L'incontro di oggi ha anche lo scopo di sensibilizzarvi e chiedere il vostro aiuto, nel vostro quotidiano portare avanti esperienze di questo tipo.
Qui il video dell'incontro realizzato da Mario Ancona.
Il Linguaggio
Chiara Zingariello la prossima domanda "cade a fagiolo"...
Sandra Volevamo cosa l'ha spinta a scrivere questo libro in questo linguaggio così giovanile ed estremo, se c'è voglia di avvicinarsi ai giovani o altro.
Canuti Hai detto “estremo”. Mi piacerebbe capire ma a voi il linguaggio è sembrato estremo, l'avete sentito finto o reale?
Dalla platea
“Reale”
Canuti Il
problema è che ci sono tante parolacce. Io mi ricordo
che quando ero alle medie parlavo così. Addirittura mi ricordo che
quando ero all'asilo c'erano ragazzini delle medie che ci
raccontavano le parolacce perché volevano che le imparassimo.
Comunque quando hai 13/14 anni parli in quel modo, non stai attento a
definire “persona con disabilità” o “diversamente abile” e
neanche sai cosa vuol dire. Ho scelto quel linguaggio perché volevo
rendere lo stile realistico. Mi sono immedesimato. Noi parlavamo
così.Mario Ancona Penso che la risposta l'abbiano già data loro quando dicono "noi parliamo così".
Canuti Voi avete 18 anni. Ho incontrato ragazzi di 13/14 anni e quando ho chiesto se parlavano così loro sorridendo hanno risposto di sì. NB Qui il post dell'incontro realizzato con la scuola di Potevico (BS) che ha fatto proprio un lavoro sulle "parolacce.
A chi dare voce?
Martina Ci chiedevamo perché avesse scelto il pensiero di Matteo e non quello di Guido che non può parlare.
Canuti Il libro è in prima persona e volevo raccontare il punto di vista di Matteo perché mi piaceva questa sua rabbia. La volevo esprimere. Quando Guido parla, parla in versi. Mi piacerebbe immaginare un romanzo in cui Guido parla, dar voce anche a lui, tra l'altro potrebbe spiegare alcune cose, che ho lasciato in secondo piano. Il racconto in prima persona è una scelta stilistica.
Mario Ancona C'è un libro che non parla di una disabilità di questo tipo “Cosa sognano i pesci rossi” (di Marco Venturino, edito da Mondadori, ndr) scritto da un anestesista, che racconta il pensiero, cosa vive una persona in un reparto di terapia intensiva e rappresenta il mondo dal suo punto di vista. Un altro scritto da un infermiere racconta la vita vista da un paziente con schizofrenia catatonica, che quindi non si può muovere, ed è estremamente difficile. I vissuti erano molto immaginati e sottolineava come ci fosse una discrepanza tra quello che le persone ritenevano giusto per questa persona e quello che quella persona pensa. Per esempio, il medico entra dicendo”Come va oggi?” e la persona schizofrenica pensa “Come cavolo vuoi che vada oggi?”. E' ancora più difficile entrare in una sorta di “protopensiero” difficile da immaginare in cui questa persona non ha mai acquisito un linguaggio. E' chiaro che è un lavoro complesso. E infatti qui Selene, che riesce a trovare questa dimensione di ascolto, ha una capacità intuitiva di apertura verso l'altro notevole.
Il punto di vista
Chiara Zingariello Alla prossima domanda c'è infatti già stata una risposta. L'autore cambierebbe punto di vista per riscrivere la storia, e allora la domanda protrebbe diventare “quale tra i personaggi affascina di più?
Massimo Canuti Sicuramente Guido sarebbe interessante. Francesco il bullo, non so se mi piacerebbe raccontarlo. Forse opterei più per la mamma di Matteo.
Chiara Zingariello Come tutti i cattivi Francesco ha affascinato molto...
Mario Ancona Sarebbe interessante capire perché...
Alla ricerca dell'identità
Giulia La popolarità di Matteo lo può portare alla perdita di se stesso?
Canuti Matteo si è sentito oppresso, dimenticato, quando ha opportunità di non sentirsi più fratello di Guido è una catena che si è spezzata. Cerca di fare in modo di sentirsi per la prima volta una persona autonoma, essere se stesso, scopre che gli piace essere amico di un bullo perché gli porta dei vantaggi, è il suo angelo tentatore, in qualche modo. E' ovvio che poi per fortuna si rende conto che un eccesso di popolarità può essere devastante.
Il rapporto tra Selene e Guido, tra Guido e Matteo
Serena Selene prova un amore sincero o fraterno nei confronti di Guido visto che è l'unica che riesce a capirlo?
Canuti Un romanzo può essere diverso dalla realtà. Nella realtà è difficile, ma non impossibile, che Selene possa davvero provare dei sentimenti di amore nei confronti di Guido. Perché è un rapporto complesso. Selene ha un atteggiamento affettuoso perché ha un passato alle spalle, il fratello che ha perso. Non ho voluto approfondire questo aspetto lasciando libera l'immaginazione.
Mario Ancona Si potrebbe anche dire che attraverso questa nuova esperienza Selene riesce a fare esperienza di una relazione riparativa, rispetto a quel momento che era stato solo di sofferenza e di perdita. Qui possiamo vedere un altro aspetto della vita: incontri e imprevisti possono aiutarci a trovare delle risposte a perdite precedenti. Selene era desiderosa e interiormente pronta a cogliere questo incontro. Tenete conto che l'aspetto riparativo è fondamentale nella vita degli esseri umani; inevitabilmente ci troviamo di fronte a situazioni difficili (perdite, errori), ma se non abbiamo un atteggiamento riparativo, non possiamo imparare mai da queste esperienze, perché diventano solo tragedie.
Rossella Bo La cosa interessante di questo romanzo è che non solo mette in scena un fratello, ma due fratelli, in questo intreccio, mette in scena l'ambivalenza che i fratelli provano, da un lato essere molto vicini, dall'altro di mettere delle distanze. Che è anche una cosa molto propria dell'età. Adolescenza è mettere delle distanze dalla famiglia. E' un percorso normale, anche se ci può essere il desiderio di stare vicini. In questa situazione ci sono tante variabili che rendono l'elaborazione più complicata.
Bullismo
Maria Rosa Ha mai avuto esperienze di episodi di bullismo?
Canuti No, non a quei livelli. Tornando a esperienze di scuola media: ero grassottello, occhiali grossi quadrati e un po' di persone mi prendevano in giro. Il tutto non era così violento. Era facile trovare un difetto di una persona e deriderla. Ma episodi così importanti non ne ho mai subiti.
L'importanza della famiglia
Però spesso mi sono posto il problema, se avessi avuto un fratello come Guido come mi sarei comportato? Che tipo di atteggiamento avrei avuto? Probabilmente da un lato sarei stato come Matteo, non deve essere stato facile, specialmente se non hai una famiglia alle spalle che ti sostiene.
Ho conosciuto Stefano Pietta una persona disabile (persona eccezionale, che ora ha una web radio, SteradioDJ, qui una sua intervista, ndr) che mi ha intervistato in occasione del Festival Occhiodibue di Verolanuova ed è stato interessante perché lui mi ha detto" ho letto il tuo romanzo e dopo averlo letto, mi sono posto la domanda di cosa le mie sorelle avessero provato nei miei confronti. Cosa pensavano di me a quell'età lì? Allora una sera ci siamo trovati e ne abbiamo parlato. Ho chiesto se mi avessero accettato da subito e loro hanno risposto di sì."
Poi ho conosciuto i genitori e sono veramente eccezionali, sono una famiglia molto unita e questo le ha aiutate a vivere l'accettazione in maniera positiva.
La famiglia di Guido e Matteo non è così.”
Rossella Bo È una famiglia di genitori separati, con tutta una serie di difficoltà di comunicazione già insite nella situazione.
Zingariello L'atteggiamento della madre e del padre nel confronti di Guido è molto diverso. Il padre ha atteggiamento di distanza evidente da Guido.
Kate Esiste un personaggio in cui si identifica di più?
Massimo Canuti Come ho già fatto intuire, mi sento un po' Matteo, probabilmente sarei in difficoltà. Allo stesso tempo come Matteo sento di avere dentro di me qualcosa che mi porta ad accettare, capire e riconoscere certi sbagli. Un pochino di Francesco c'è in tutti noi. E' capitato anche a me di avere degli atteggiamenti di rabbia, è normale avere dei pensieri negativi. Perché in quel momento lì non ti senti bene con te stesso. Ci sono tanti motivi. Non è che se hai degli atteggiamenti negativi sei cattivo. Come Matteo mi rendo conto di compiere degli errori. E cerco di cambiare.
Paola Perché ha introdotto il tema del nazismo attraverso il papà di Francesco?
Canuti Lui è un ultrà, tifoso di calcio, spesso nella realtà capita che le persone abbiano ideologie di quel tipo. Ragionando da scrittore, quel tipo di personaggio era "funzionale" alla storia, aggiungeva credibilità ulteriore. Però ti accorgi che questi personaggi rispecchiano situazioni reali.
Ancona Sono credibili e reali e c'è anche - purtroppo - una trasmissione di cattivi comportamenti che passano dal genitore al figlio.
Il personaggio più difficile....
Claudia Qual è stato il personaggio più difficile da costruire, Selene?
Canuti Nella prima versione - tornando alla domanda di prima del rapporto tra Selene e Guido, se il loro è un rapporto di vero amore o un legame fraterno - si capiva chiaramente che Selene era innamorata. Poi parlando con una persona mi ha fatto riflettere e capire che un personaggio come Selene anche se c'è poco nel libro è molto complesso, riuscire a renderlo il più possibile reale e credibile, una ragazza che sembra capire tutto ed è molto più matura dell'età che ha, è sicuramente difficile da costruire e descrivere. Forse è lei che mi ha "dato più filo da torcere". Francesco è un bullo, è abbastanza chiaro, anche se c'è la difficoltà di non cadere negli stereotipi. Qualcuno mi ha detto che era una figura troppo negativa. In realtà poi non mi sembra così negativo, per me lui dentro ha qualcosa di positivo che non riesce a tirar fuori. Ho cercato di non creare personaggi stereotipati.
Bo Ne approfitto per inserirmi, un personaggio che a me è piaciuto tanto è l'amico secchione di Matteo, perché a sua volta vittima di violenza.
Canuti Ecco lui potrebbe essere un altro personaggio su cui raccontare una storia.
Ancona E che poi lui subisce anche un grande tradimento, perché viene picchiato e dimostra come si può riuscire a perdonare. Francesco è trasportato dall'impulso di rabbia e vendetta che creerà in lui sempre maggiore isolamento, invece l'amico da seguito a un'altra oppportunità, che non è scontata.
Zingariello C'è un'altra domanda su Selene, un personaggio che evidentemente piace, forse perché un po' misterioso...
Ancona Come il nome definisce, un po' lunare.
Cristina Cosa sarebbe successo se non ci fosse stata Selene?
Canuti Selene è fondamentale per Matteo, è lei a fargli a capire cosa fa. Fa da interprete e da tramite con Guido e permette il riavvicinamento tra i due fratelli; se non ci fosse stata lei sarebbe mancato un pezzo importante. C'è un riferimento anche a un libro che ho amato molto "Skelling" dell'autore inglese David Almond, Selene in qualche modo lo ricorda quando descrive le scapole di suo fratello che escono dalla schiena. E' una piccola citazione che qualcuno ha colto. Anch'io sono rimasto colpito da Selene e se non ci fosse stata lei al libro sarebbe mancato il punto di snodo fondamentale.
Bo In fondo per quello che dicevamo prima, perché Selene e Matteo sono due parti di un intero. Uno porta fuori più la parte dell'aggressività, della rabbia e della non accettazione del fratello disabile, mentre Selene è passata attraverso la morte del fratello che le ha permesso di elaborare. Mentre Matteo vive sulla sua pelle e "gli brucia", quindi agisce, si comporta in maniera poco comprensibile e sono entrambe le facce della stessa medaglia dei sibiling.
Gli incontri possono cambiare la vita
Alessandra Perché è stato punito solo Francesco?
Zingariello Spiego meglio per chi non ha letto il libro: Francesco è il capo ma è una banda che ha commesso il reato, allora come mai gli altri "se la cavano"?
Canuti Quando scrivi un libro devi rinunciare a qualcosa, e di alcuni personaggi magari non hai raccontato abbastanza. In una storia sei tui che fai in modo che un personaggio esca fuori più degli altri e diventa una questione autoriale, di scelte mie, perché per me aveva più senso concentrarmi su Francesco e non sugli altri. Francesco ha una realtà difficile e complessa, con mamma assente e padre violento. Semplicemente ho dato meno importanza alla punizione degli altri due.
Ancona Il ruolo è anche diverso, Francesco è il motore che trascina i suoi compagni e qui si può notare come l'effetto negativo della pressione dei "peer", che trasforma in ragazzi aggressivi ragazzi "normali", che perdendo una figura di riferimento negativa tendono a recuperare una modalità più relazionale e sociale.
Gli incontri sono fondamentali nel corso della nostra vita. Tra l'altro i primi incontri possono essere i più importanti e segnare in un modo o nell'altro. Non possiamo sapere se alla fine Francesco, grazie all'incontro finale che avviene e in quel momento di perdono che lo colpisce un po' avvii un meccanismo di cambiamento, trovare altre modalità creative ed espressive, chi lo sa...
Il desiderio di farsi accettare
Chiara Uno dei primi temi trattati è quello dell'accettazione del singolo sviluppato a specchio nella figura del protagonista e di quella di Guido. Come mai ha fatto questa scelta stilistica? Crede che la nostra società si basi sul bisogno di accettazione individuale?
Canuti La risposta sincera è: tutti questi ragionamenti quando scrivi un libro non te li fai. Poi gli psicologi sono riusciti a tirare fuori da questo libro degli aspetti di cui io non avevo assolutamente consapevolezza. Però mi auguro e spero che una persona possa capire, possa rendersi conto, mettersi nei panni dell'altro, essere empatica... Tutti i valori positivi che il libro vuole trasmettere io li sottoscrivo in pieno, perché sono frutto dei miei pensieri. Ma quando scrivi un libro non ti fai queste domande, non lo sai. A meno che tu non parli di fatti realmente accaduti, di una storia "già stata scritta", personali, e allora lì l'atteggiamento cambia.
L'importanza di tirar fuori i problemi
Larisa Alla fine del libro il suo pensiero sulle tematiche trattate è cambiato?
Canuti No. Non si è modificato, perché sono persona equilibrata, per fortuna, non sono come Matteo né come Francesco, ho assistito, sono stato in qualche modo "spettatore" ma anche autore della storia, osservando quello che stavano facendo. Mi considero rispettoso di tutti i miei simili e non avevo un atteggiamento negativo nei confronti della disabilità. E' ovvio che il mio è un atteggiamento di condanna.
La cosa fondamentale che ripeto è: mai tenersi dentro le cose, cercare di tirare fuori il disagio che uno ha, parlarne, con gli amici, con i genitori. Anche a me capita di tenere dentro, ma quando riesco a parlarne con qualcuno magicamente, smettono di essere complicate ma diventano più leggere.
Dalla finzione alla realtà
Bo Dopo tutto questo lungo giro di presentazioni che hai avuto, da quando il libro è stato pubblicato, è cambiata invece la rappresentazione che avevi del modo in cui il libro sarebbe stato letto, apprezzato, cioè ti aspettavi qualcosa di diverso o è andata come pensavi tu?
Canuti Non mi aspettavo che i problemi affrontati nel libro fossero così veri, così reali nella vita. Proprio perché quando l'ho scritto ho pensato a una storia, senza pretese o finalità. E invece sapere che esiste il vostro studio sui sibling (i fratelli dei disabili). E' ovvio che non vivo in un mondo di fantasia e sono slegato dalla realtà, non ho scritto un romanzo fantasy, di questi temi ne sento parlare, ma non mi aspettavo che venisse usato come strumento per parlare di questi problemi e tirare fuori tante situazioni che esistono, purtroppo.
Cosa potrebbe succedere ai personaggi...
Giulia Ha mai pensato a un seguito del libro?
Canuti Ogni tanto mi capita di pensare a un seguito, questa domanda mi è stata posta diverse volte. Mi piacerebbe fare una versione dal punto di vista di Guido, capire il seguito, che fine fa Francesco o fare una storia in cui i due fratelli si incontrano dopo decenni... Le storie sono infinite.
Zingariello Noi abbiamo provato a immaginare come sarebbe andata avanti la storia e la vita di questi personaggi. Abbiamo lavorato e secondo me quando i personaggi diventano persone in carne e ossa si lasciano al loro destino. Ci è piaciuto immaginare cosa gli sarebbe potuto capitare dopo qualche anno o molti anni. Il lavoro che abbiamo fatto è stato in piccoli gruppi di scrivere delle lettere dei quattro personaggi che ci sembravano più significativi (Matteo, Guido, Francesco e Selene) e immaginarli come ragazzi che entrano in una scuola superiore e in un caso molti anni dopo.
Come prosegue la storia? La parola ai ragazzi
Segue lettura delle lettere da parte di Ilaria, Gaia, Alessandra e Larisa... (bellissime ed emozionanti!).
Guido
Se ripenso a ciò che è
successo, mi sale una rabbia incontenibile e non solo. Ho una miriade
di domande in testa a cui non riesco a dare ordine .
Per esempio: perché
persone come Francesco si comportano in questo modo?
Purtroppo, nella mia vita
ho incontrato molti che non sono stati capaci di accettare la mia
condizione, ma la persona che mi ha ferito di più è stato mio
fratello Matteo.
Nonostante tutti gli
sforzi fatti per tollerare ciò che sono costretto a essere, mi sono
reso conto che non è mai riuscito a essere pienamente se stesso.
Le persone credono che io
non capisca ciò che mi sta intorno, ma, in realtà, la mia è una
disabilità essenzialmente fisica nonostante la quale percepisco
tutto a livello interiore.
Questa situazione mi pesa
profondamente; non poter esprimere ciò che penso davvero mi fa
sentire prigioniero del mio stesso corpo.
Selene
Cara Katherine,
ti vorrei raccontare una
cosa perché, ormai, dopo un anno, non ce la faccio più a tenermela
dentro.
L'8 aprile 2014 è morto
colui che, per me, rappresentava l'amore: Guido, un ragazzo disabile.
Da quando Guido è morto,
è morta anche la fede che riponevo in Dio. Non capisco come una
persona così buona ed innocente non debba poter continuare a vivere,
soprattutto ora che suo fratello Matteo aveva smesso di vergognarsi
di lui e lo aveva accettato per quello che era.
Mi ricordo di quei
pomeriggi che passavamo al parco, Guido, Matteo ed io, e di tutti i
nostri momenti felici.
E non capisco perché Dio
ci abbia dovuto togliere la nostra felicità. Ora mi sento vuota e
sola perché Matteo, a partire dalla morte del fratello, è tornato a
essere freddo, cattivo ed egoista.
Questo è accaduto perché
Dio ci ha portato via l'unica persona che ha insegnato a entrambi ad
amare.
Quindi, forse, a questo
punto, Dio non esiste. E io mi sento ancora più sola.
Matteo
Ciao, sono Matteo, ho
diciassette anni, facciamo quasi diciotto. Ho un fratello mongolo che
si chiama Guido.
Durante la mia
adolescenza lo odiavo. A casa me ne dovevo occupare per forza sempre
io. A scuola, invece, facevo finta che non esistesse.
Dopo le esperienze che ho
vissuto alle scuole medie, ho capito che non serve a niente trattare
male gli altri solo per diventare amico dei fighetti della
scuola ed essere rispettato da loro.
Adesso continuo a
prendermi cura di lui a casa e a scuola non mi vergogno di far
vedere agli altri che Guido è mio fratello; anzi, lo proteggo dai
bulli che lo prendono in giro.
A volte, però, vorrei
avere più spazio per me e più tempo libero per giocare a calcio con
i miei amici.
Francesco
Sono passati una ventina
d'anni dall'ultima volta che ho visto Matteo.
Ho voluto questo incontro
con voi per potervi raccontare come sono andate le cose.
Ne è passato di tempo.
Quando sono uscito dalla
casa di correzione, nella mia vita sono accadute delle
trasformazioni. Ho incontrato Jessica, la mia attuale moglie, e, per
anni sono stato processato per l'accusa di aver causato violenza
fisica a Guido. Tuttavia, al termine dell'iter processuale, è stata
provata la mia innocenza.
Di Matteo non ho avuto
più notizie fino a quando non ho letto questo libro. Vi chiederete
la ragione per cui lo abbia letto.
Mia moglie era al
corrente della mia storia ed è stata proprio lei a propormi una
sera: "perché non leggi il romanzo Contro i cattivi
funziona?. Ti farà riflettere molto."
All'inizio ho esitato,
ma, poi, la curiosità mi ha spinto a intraprendere la lettura. Sulle
prime non mi suscitava interesse, ma, in seguito, ho cominciato a
rispecchiarmi in questo Francesco. Avevo l'impressione che l'autore
stesse raccontando la propria adolescenza e,dunque, mi documentai su
chi fosse Massimo Canuti e venni a scoprire che era il nome d'arte di
Matteo.
Dopo la lettura di questo
libro ho riflettuto molto sulla mia vita e sugli errori commessi. Ora
come ora sono cambiato su certi aspetti grazie anche all'aiuto di mia
moglie. Mi sono pentito dei miei atteggiamenti adolescenziali e...
Ah, dimenticavo, Matteo, cioè Massimo, nel libro ha cambiato molti
nomi tra cui il mio: in realtà, non sono Francesco, bensì Luca.
Canuti Tutti molto belli, lo dico onestamente.
Bo Ci farebbe piacere allargare il discorso, creare una contaminazione con la platea.
Da dove si parte per scrivere?
Domanda di un professore: Di solito il problema è: come scriviamo? non mi viene in mente niente. Come si fa di fronte a un problema a cercare di tirar fuori qualcosa da dire se quello davanti non ti dice niente? A volte altri ragazzi hanno molte cose da dire ma non riescono a esprimerle. Qualche suggerimento?
Canuti Nella mia esperienza - posso parlare per quanto mi riguarda - mi ricordo che alle medie ero bravo in italiano perché esistevano i temi di fantasia, liberi. Finiti i temi liberi al liceo prendevo voti bassi. Dovevo per forza un tema sull'argomento di attualità o un libro letto. Nel tema di fantasia in qualche modo esprimevo me stesso, una parte di me. Per come sono fatto io ho sempre avuto più facilità nell'inventare che nello scrivere cose vere. Tant'è che quando devo scrivere una lettera a una persona sono nel panico più totale. Per me è più facile scrivere una storia da zero. Questo è il mio modo di esprimermi. E' una questione personale. Qualcuno può trovare altre forme di comunicare, suonare, fare un disegno...
Bo Forse la soluzione potrebbe essere avere una traccia come quella della maturità o a lavorare su personaggi della letteratura come fossero personaggi di un libro. Provare a entrare nelle storie delle persone come se fossero personaggi di una storia. Girerei la domanda anche a Chiara Zingarello che ha frequentato la Scuola Holden, di scrittura creativa di Torino fondata dallo scrittore Alessandro Baricco a cui collaborano molti scrittori.
Zingariello Quando uno scrive è vero che non si va domande sui messaggi che sta lanciando o insegnamenti, diventa una responsabilità. Anch'io nei saggi andavo nel panico, mentre se c'era da raccontare una storia mi veniva più facile mettermi a servizio dei personaggi. E' quello che ho fatto quando ho frequentato la Scuola Holden. Non penso che ci sia una vera e propria tecnica per imparare a scrivere però si può iniziare partendo dalle proprie esperienze, dai nostri interessi e cercare di capire dopo quello che possono raccontare.
Il mestiere dello scrittore...
Domanda: Qual è il momento in cui ha capito qual era la sua vocazione e deciso di far diventare la scrittura un mestiere?
Canuti A me piacerebbe che diventasse un mestiere veramente, perché per ora non mi da da vivere. Per vivere faccio il copy writer (pubblicitario). Scrivere, scrivo sempre, perché il copywriting è un mestiere di scrittura. Questo lavoro mi ha aiutato a imparare a scrivere. Fin da piccolo ho avuto questa passione, ho iniziato a scrivere la mia prima storia e poi ho sempre letto tanto e questo per come sei fatto, per l'aria che respiri - mio papà è uno scultore - Nado Canuti ndr, mia mamma ha iniziato come giornalista - evidentemente qualcosa ho ereditato. Questa passione è cresciuta sempre più finché ho provato a confrontarmi con il romanzo, facendo tentativi e tanti errori (sono pieno di manoscritti inediti). L'ho scoperto vivendo. Mi piacerebbe fare solo questo ma in Italia sono davvero pochi gli scrittori che riescono a vivere di questo. Siamo il Paese che pubblica più libri ma legge di meno...
Domanda: A Chiara Zingariello cosa ti è piaciuto di piè del percorso alla Holden?
Zingarello Anch'io sin da piccola ho divorato libri, ho sempre cercato nelle storie cose più vicine a me o lontanissime, diciamo che ho viaggiato attraverso i libri che ho letto. Ho sempre scritto. Poi però percepivo come qualcosa che volevo imparare a fare ma era qualcosa di altro rispetto alla realtà di tutti i giorni. Anche a scuola, all'Univeristà imparavo ed era un insegnamento teorico, che mi appagava, ma se avessi dovuto dire cosa sapevo fare non avrei potuto rispondere. Poi un giorno, quando ho iniziato i primi due anni della scuola Holden, uno dei primi esercizi che ci hanno fatto fare è "racconta una cosa che sai fare, non una cosa che conosci". E sono andata nel panico! Perché io sapevo tante cose ma non sapevo fare niente. Per due anni ho lavorato sulle storie come in un laboratorio, scrivere tanto, leggere tanto, confrontarmi con persone che facevano la stessa cosa e avevano più esperienza. Con il senno di poi posso dire che non ti serve a risolvere il problema dell'occupazione, perché fai mille altre cose, non fai solo lo scrittore, ma serve a capire che forse c'è una cosa che sai fare. Oggi giorno è una salvezza sapere che c'è una cosa che ti piace fare, sai fare e che vuoi fare.
Ancona Questa cosa che dice Chiara è molto importante, perché non esiste solo lo scrivere, ma scoprire cosa sappiamo fare e che il nostro obiettivo è cercare questa possibilità è importante. Ultimamente sto incontrando molti ragazzi di vent'anni che non hanno obiettivi e il vero problema è che sta diventando sempre più diffuso. Scoprire di poter fare delle cose, di saperle fare, quella è la strada. Quando mi chiedono non possiamo poi fare nulla rispondo: cercate di capire cosa vi piace fare e che suscita dentro di noi un interesse e poi imparare a scoprirlo.
Zingariello Volevo aggiungere non è che uno dice, so scrivere, sono uno scrittore, è un dubbio continuo, che ti spinge a cercare sempre qualcosa.
Bo La scrittura è sia mestiere sia arte e sono due cose diverse, che possono anche stare insieme. Come diceva Massimo, il suo mestiere è fare il copy e poi il suo lavoro di scrittore, autore di libri è anche letteratura e arte. E poi, non dimentichiamocelo, si può anche essere lettori di professione. Il mestiere intellettuale in Italia non è ben riconosciuto. Siamo il Paese che ha ereditato il patrimonio culturale più ricco del mondo occidentale ma la valutazione del mestiere intellettuale è molto ridotta. Non bisogna desistere. Se qualcuno ha la vocazione a scrivere o a leggere (per anni ho fatto recensioni su una rivista di critica letteraria ed era molto interessante).
Zingariello volevo sapere se leggete, e cosa vi piace leggere... Canuti e se scrivete...
.... (silenzio in aula)
Bo Come aveva risposto un compagno di mio figlio alle medie: le istruzioni del budino...
Come si riesce a pubblicare?
Domanda: se uno non studia per fare lo scrittore, ma a casa si mette a scrivere, come riesce a contattare l'editore?
Canuti: siccome mi interessa scrivere per qualcuno, non ho diari, invento storie e vorrei che qualcun altro la possa leggere. Ho scritto a ventun'anni il primo libro e ho mandato alcuni manoscritti alle case editrici e ho avuto risposte da amici che dicevano guarda che nelle case editrici spesso non ti leggono o è già una fortuna se leggono le prime pagine...
Sapevo che era difficile farsi leggere.
Ho oscillato tra momenti in cui ero fiducioso in altri in cui non provavo neanche a spedire pensando di ricevere la lettera prestampata "La ringraziamo per aver letto il suo manoscritto, l'abbiamo trovato interessante ma purtroppo non rientra nella nostra linea editoriale". Passati gli anni ho sempre cercato, riuscire a pubblicare era un sogno.
Per questo libro, scritto nel 2012, la cosa più difficile è stato trovare qualcuno che ti legga, e che sia il più possibile oggettivo, se fai scrivere le cose a un amico lui non sarà del tutto sincero, la mamma poi non ne parliamo, qualsiasi cosa uno scriva sembra bellissimo - Rossella Bo: il valore di autostima della mamma! - Trovare qualcuno disposto a leggere che non ti conosca e che sia obiettivo è difficile. Io l'ho trovata. Cristina Brambilla, editor per ragazzi, ha letto il libro e lo aveva trovato interessante, anche c'erano a suo parere alcune cose che non funzionavano, e che a suo parere andavano cambiate. L'ho tenuto lì. Dopo qualche mese ci ho rilavorato e poi ho cercato alcune case editrici. Una che mi piaceva molto era la Instar di Torino, dove chiedevano di inviare anche manoscritti via file e l'ho inviato. Dopo un mese mi chiama l'editore, mi dice abbiamo letto il suo libro, mi è piaciuto molto, vorremmo pubblicarlo. Io sono rimasto emozionato, non ci credevo. E non ci ho creduto davvero finché non è stato pubblicato.
Qui il video della prima presentazione in assoluto (2013) ... e Gaspare Bona, l'editore, che ne parla.
Il manoscritto lo avevo spedito anche ad altri editori che non mi hanno mai fatto sapere nulla. Eppure vedo che il libro piace, ha critiche positive.
Devi avere molta fortuna. Però se tu non insisti, la fortuna passa di lì e tu non la cogli. La fortuna, come diceva Faletti, è come essere alla stazione e aspettare che passi un treno. Se non sei alla stazione il treno non lo prendi. Almeno devi essere alla stazione, anche se non è detto che tu riesca a prendere quel treno. Devi scrivere una cosa bella, che ti piace, che funzioni e sperare che il treno passi.
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