giovedì 18 settembre 2025

Tre dita di Massimo Canuti, Uovonero

Esce venerdì 19 settembre in tutte le librerie "Tre dita" di Massimo Canuti, edito da Uovonero (qui).

In "Tre dita", Nado è un ragazzino vivace e inquieto, con una mamma molto devota, un padre molto silenzioso e poco presente e una sorellina un po' rompiscatole. Bettolle (SI), è il paesino toscano al centro sia della narrazione sia di una delle pagine più nere della storia del XX secolo (il romanzo è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale). Il protagonista si trova ad affrontare una serie di accadimenti più grandi di lui ma, nonostante questo, riuscirà a viverli con "la spensieratezza di chi ha fiducia nel mondo e nella vita".  Una spensieratezza tale da fargli compiere degli atti che a noi adulti possono sembrare incredibili, ma che per lui sono naturali. Nado si pone un sacco di domande su quello che gli accade intorno e, nonostante la giovane età, riesce a vivere in prima persona momenti importanti di quel periodo storico mettendo a rischio la sua vita.  

"Tre dita" saprà entrare nel cuore di ogni lettore che troverà in lui tantissima umanità e la freschezza di chi vive ogni attimo con curiosità per il mondo che lo circonda. Un personaggio che ci fa immergere in un periodo storico difficilissimo in punta di piedi, con empatia, riecheggiando in qualche modo il felliniano Amarcord.

 Ne ho parlato con l'autore

Come è nata l'idea della storia e perché hai deciso di scrivere questo libro? Conoscendo la tua passione sia per libri e romanzi di ogni genere sia per il cinema e i film di ogni epoca, a me sembra di ritrovare qualche nota di qualche storia e film che riecheggiano nel tuo romanzo, è una sensazione? Mi sembra che emerga un'atmosfera di un po' di sogno perché, anche se racconti una storia che tratta argomenti molto delicati, la racconti attraverso gli occhi di un ragazzino che vive delle atrocità, ma riesce comunque a superarle e ad "attraversarle a suo modo". Inoltre, anche se il periodo è breve, ritrovo una sorta di "romanzo di formazione", perché mi sembra che ci sia una grande trasformazione di questo personaggio, è così? 

Massimo Canuti: è esattamente così. In realtà c'è un libro che ho preso come riferimento per scrivere questo romanzo, che è "La vita davanti a sé", di Romain Gary da cui proviene la citazione iniziale ("nella vita non si può fare a meno di correre"): la storia di un ragazzino che viene cresciuto da una prostituta francese negli anni 50/60 a Parigi, un libro che mi ha toccato profondamente. Dopo che l'ho letto ho deciso che volevo riprendere quello stile, adattandolo alle mie capacità, e che il mio personaggio facesse eco al personaggio de "La vita davanti a sé", un capolavoro assoluto (infatti ha vinto nel 1975 il premio Premio Goncourt (qui), il più prestigioso premio di Parigi),

 

Da quanto tempo avevi in testa quest'idea? 

MC: Da quando ho letto quel libro... , Non lo so di preciso, ma ho iniziato  a concepirne il nucleo sei/sette anni fa, quando ho accompagnato mio padre a Bettolle (luogo di nascita di Nado Canuti, ndr) e ho pensato di scrivere una storia on the road, in cui raccontavo il mio viaggio con mio papà al suo paese, impiegandolo come pretesto per parlare del rapporto padre/figlio e ripercorrere anche alcuni episodi della sua infanzia. Alcuni capitoli di quel libro sono ora delle pagine di "Tre dita". In alcuni capitoli, anziché essere il Massimo che guidava in macchina e parlava con suo papà, ero il Nado piccolo:  immedesimandomi in lui, raccontavo quello che mi diceva. 

Parlando anche con alcuni miei colleghi copywriter, (es. Roberto Vella), amiche scrittrici (es. Cristina Brambilla) o editori, mi hanno dato una serie di consigli e mi hanno spronato a raccontare la sua storia, una storia incredibile (e ho anche pensato; un giorno mi piacerebbe fare un documentario, ma di questo ne parliamo poi).


Di mio padre, mi ha colpito sin da piccolo - come colpisce del resto tutti quando lo scoprono -  il fatto che, nonostante quelle menomazioni (un moncherino e tre dita) lui ha una manualità incredibile: Insomma, ha fatto lo scultore e il pittore, riesce a impiegare la sega elettrica, tenere in braccio i bambini piccoli con una naturalezza  incredibile. 

Io penso che quando c'è una bella storia, e questa è una bella storia, vada raccontata. 

 

Ma questa storia è anche un po' un tributo a tuo papà.

MC: Beh sì, visto che mio padre non ha mai voluto fare presa per la sua arte sulla sua disabilità (un artista non lo giudichi perché ha solo tre dita), negli ultimi dieci anni (ora ha 96 anni) mi dicevo "devo raccontare la sua storia, voglio che il mondo intero la conosca". 

Se c'è un momento in cui potrei farlo, devo farlo adesso, perché è alla fine del suo percorso, posso dire: adesso vi racconto quello che voi non sapevate. 

Così il libro sul viaggio è rimasto a lungo in un cassetto, perché era interessante, ma è solo un racconto biografico che può piacere ai miei figli.

Poi ho deciso di riprendere quella storia con un personaggio a cui esplode una bomba in mano. Inoltre, sono sempre rimasto affascinato dal tedesco o dai tedeschi (non ho mai saputo come siano andate le cose) che lo portarono all'ospedale, salvandogli di fatto la vita. C'è da dire che quando i tedeschi erano lì, non erano i "nemici dichiarati" finché non sono arrivati gli alleati e, comunque, alcuni hanno dimostrato come in quel caso una grande umanità.

Quindi sono partito dalla bomba e dal tedesco e mi sono chiesto come intrecciare questi episodi dando origine a una storia.

Inoltre, ho inserito una serie di scherzi che facevano davvero! Ne ho inseriti solo alcuni, con il senno di poi avrei potuto raccontarne altri.


L'episodio di Schiaccianocci, me l'ha raccontato Massimo, (un amico di mio padre che compare nel documentario "Nado" e che ora è morto): non me lo sono inventato. Nel modo in cui l'ho raccontato è verosimile: quello forse è Felliniano. Perché l'ho raccontato? Perché lo trovo bello. E l'editore non l'ha censurato.

Un'altra cosa interessante, è questo rapporto della madre con Dio, che rappresenta un altro filo conduttore della storia, no? Cioè, di come la madre sia così devota e abbia questo rapporto privilegiato, e questo bambino si interroga invece sul perché accadono allora alcune cose, no? 

MC: Sì. Mio papà mi ha sempre raccontato  della religiosità di sua mamma, contrariamente a suo papà, che pensava solo a lavorare.

Tra parentesi, altro episodio vero quello delle saponette: davvero i tedeschi gli chiesero di fare delle saponette con l'immagine del Duce e lui si rifiutò,. Cioè, nel romanzo ci sono tanti aspetti che sono veri.

Tornando alla madre, come scrittore "vai a nozze" con una persona del genere: hai un ragazzino a cui succede una serie di disgrazie (lo colpisce una bomba, gli muore il padre) e la madre al posto di "stargli accanto" continua solo a pregare... C'è un punto in cui Nado pensa "Il vero miracolo sarebbe stato farmi ricrescere le mani".  



All'inizio il tuo personaggio non si chiamava Nado ma Pietro. come mai hai deciso di cambiare?

Beh, Nado è un nome particolare e non lo vedevo bene come il nome di un protagonista di un libro. Però, nel frattempo, mentre terminavo di scrivere il libro, ho collaborato alla realizzazione del documentario Nado (qui), che vede la regia di Daniele Farina e la sceneggiatura mia e di Roberto Farina e che sta "partecipando" a una serie di festival (il 19 settembre sarà a Caorle).

Comunque mio papà veniva soprannominato "Bomba"., "Tre dita" glielo ho dato io. 

Cos'altro ti ha affascinato delle sue vicende personali?

La fabbrica di sapone di mio nonno: l'idea che una saponetta si possa scolpire (un per raccontare la sua creatività).

Trovo molto bella l'idea del profumo: il contrasto tra l'afrore della morte e il profumo delle essenze, Inoltre, quando Tre dita si rivolge a io pensando alla Creazione, per esempio, sì, se avesse usato il sapone anziché il fango... il mondo sarebbe stato tutto più profumato

Ci sono delle parti di cui vado molto orgoglioso


Perché hai scelto come editore Uovonero?

Diversi editori hanno letto il libro e si sono mostrati interessati, anche editori piuttosto grandi. All'inizio io non conoscevo bene Uovonero: sapevo solo che era un editore specializzato in letteratura per ragazzi, con delle pubblicazioni notevoli, con una una linea editoriale importante, ma che inizialmente un po' "contrastava con la mia visione". All'inizio avevo il timore che quel libro fosse etichettato come "libro per un certo tipo di pubblico e basta".

Allo stesso tempo, informandomi, ho capito subito che pur essendo un "piccolo" editore era molto serio. Avendo avuto già esperienza sia con grandi e piccoli editori, ho pensato che un piccolo editore ti segue molto meglio come autore. Inoltre a me piacciono anche per la fatica che fanno.

L'amore vero è arrivato in seguito. Nel momento in cui il libro è stato preso in mano da Sante (Bandirali, ndr), ho visto e ho conosciuto la squadra, ho toccato proprio con mano la cura e la grande professionalità e attenzione con cui hanno seguito la costruzione del libro, dall'editing  alla scelta della copertina.

Un'altra cosa che mi ha colpito tantissimo è che non hanno cambiato nulla nella storia, anche alcuni passaggi "scomodi" che nei colloqui con altri editor ho compreso che sarebbero stati "tagliati o modificati" (c'è da dire che io quel libro non l'ho pensato solo per ragazzi ma per un pubblico ampio).

Sante ha accettato tutto, con grande coraggio.

 Sono molto contento sia della fiducia nel mio lavoro, sia della lavorazione in itinere, sia del risultato finale. Ora spero possa andare in giro ed essere letto da tanta gente.

Allora auguri a "Tre dita", il suo viaggio è appena iniziato!

venerdì 15 agosto 2025

Appunti sparsi dei doni che mi porto dalla Toscana



Da questa vacanza in Toscana mi porto a casa in dono (in ordine sparso):

i gruccioni colorati con un volo leggero simile ad aquiloni di carta velina

il tasso sbucato dal sentiero lungo la strada per la strada Populonia

il garrulo volo delle rondini

i gechi i piccoli (dove sono finiti i grandoni intorno alla casetta?)

 

il tramonto a Cala Violina, il primo bagno in mare alle 20, la Luna piena che ci ha guidato al ritorno

salire sulle balle di fieno insieme, con l'aiuto dei ragazzi

vedere la Luna piena sorgere veloce come una palla infuocata,

esprimere un desiderio alla vista della prima stella cadente

 

i prati incolti pieni di ombrellifere sullo sfondo degli ulivi 

i sorrisi e le risate dei ragazzi,

 

le ombre al tramonto, tra le foto più belle di questa stagione (qui) 

l'aria fresca verso sera

 

l'Acropoli di Populonia (qui)

le ombre lunghe della sera, 

 

la luce sui girasoli al tramonto

Sally che crea un polverone rosso mentre corre 


 gli equiseti neri

 

le femmine di ragno vespa (qui)

le luci del treno che passa la sera illuminando il buio 

il canto cadenzato dell'assiolo

il frinire delle cicale, anche alle 4 del mattino!

I lampi intermittenti prima del temporale

il canto rilassante dei grilli la sera

 

Massimo (e Sara) che fa lezioni guida a Marco 

Sally che rincorre la macchina mentre Marco guida

questo 5 agosto: la "doppietta" ovvero i 18 di Marco e i 96 anni di Nado

 

i frutti dei papaveri secchi e fragili, ma incantevoli, sopra un contenitore arrugginito e scrostato

il tempo passato noi quattro In famiglia

il tempo trascorso con Sara



i fichi gustati poco dopo averli raccolti dall'albero

il profumo intenso del rosmarino

le partite a ping pong con Andrea 

         gli incontri furtivi tra la gattina Clide e Sally

le coccole a Sally dei ragazzi 

l'ultima camminata prima di partire, nell'aria fresca del mattino e tra la rugiada che bagnava i piedi, vedendo sorgere il sole

mercoledì 13 agosto 2025

Una visita all'Acropoli di Populonia (LI)


Se passate dal Golfo di Baratti, non mancate di fare una visita guidata all'Acropoli di Populonia (indicazioni qui), una parte archeologica tutta da scoprire: gli scavi (che sono solo il 4 % di quanto si presume esista) sono iniziati  25 anni orsono e costituiscono una vera "manna" per gli appassionati. Non oso pensare cosa possa provare un archeologo toscano a partecipare a queste scoperte appena iniziate.

Quasi tutto quello che rimane risale all'epoca romana: infatti Populonia, che era inizialmente una città-stato indipendente (tra il VI e il IV secolo a.C., diventa il principale centro siderurgico del Mediterraneo nella lavorazione dell’ematite, minerale di ferro di cui l’'Isola d’Elba, situata proprio di fronte, era ricca), a partire dal III secolo a. C. diventa "affiliata" ai Romani.
Quindi la città passa dal Lucumone etrusco alla Repubblica romana. 

Purtroppo pochi libri parlano di Populonia. Però, Tito Livio racconta che nel III secolo a.C. Populonia partecipa alla guerre Puniche di Roma contro Cartagine, inviando ferro e armi per sconfiggerla.

L'Acropoli (ovvero la parte alta della città) viene realizzata subito dopo la vittoria su Cartagine e - da quel che si è compreso -  riceve una serie di soldi per realizzare questa parte della città.

Ancora. non si hanno certezze sulla fine di Populonia che accade intorno all' 80 a.C. Secondo alcuni la città è stata distrutta (ma gli scavi non hanno rilevato tracce di distruzione; secondo un'altra scuola di pensiero di pensa che Populonia sia stata pian piano abbandonata perché le miniere di ferro sono state ritrovate anche in altri luoghi quindi non aveva l'esclusiva di questi commerci e anzi le miniere vengono abbandonate. Strabone, un Greco che vive nel periodo di Augusto racconta di aver visitato una Populonia  "deserta".



I templi romani

Il percorso di visita dell’Acropoli inizia dai resti degli importanti templi romani che si affacciavano su un grande foro (piazza) al centro della città antica. 

Tre templi - di cui restano solo i basamenti - che erano imponenti: il primo, alto circa 23 m dedicato a una serie di divinità - Giove, Giunone e Minerva - un altro dedicato a Tinia (il nome della principale divinità etrusca, corrispondente a Zeus per i Greci e a Giove per i Romani. Era il padre degli dei e marito di Uni (Giunone) e Menrva (Minerva). Tinia era associato alla luce, ai fulmini e alla protezione della terra etrusca). Dai resti degli scavi si ipotizza che il tempio fosse a lui dedicato avendo trovato elementi che contraddistinguono questa divinità: i fulmini e le aquile. Il terzo tempio è collegato alle messi e si ipotizza fosse dedicato a Cerere.




La strada lastricata e la rete fognaria

Dai templi si diparte una strada lastricata che, dotata di una pendenza importante (per essere così breve) e non presentando i solchi tipici del passaggio dei carri, era probabilmente una strada processionale, percorsa solo a piedi, impiegata durante occasioni solenni e portava a un un monumentale terrazzamento, scandito da una facciata a arcate cieche, noto come Edificio delle Logge, un luogo sacro. Infatti qui un sacerdote sacrificava gli animali alla presenza dei patrizi.



Lungo la strada si possono osservare elementi della rete fognaria di cui era dotata Populonia. L'acqua piovana della strada veniva incanalata al centro e portata nella cisterna di raccolta. La cisterna - non ancora scavata -  era costituito da  coccio pesto e malta con cocci sbriciolati, perché la roccia di base era l'arenaria, particolarmente "fragile". Lo studio degli elementi ritrovati dentro la fogna (resti di vasi rotti, ossi di animali ed escrementi animali) verranno analizzati dai chimici e potranno fornire una serie di indicazioni interessanti sulla dieta e sulle abitudini. 


La Domus

"La strada costeggia una lussuosa Domus, decorata con pavimenti in mosaico policromo e in cocciopesto, con inserti in marmo colorato, articolata in diversi ambienti, di cui si conservano i pavimenti e parte degli alzati."

La domus aveva al proprio interno una piccola terma, suddivisa in uno spogliatoio e in un ambiente per il bagno caldo e di vapore (caldarium), un pavimento rialzato su un ipocausto (sotto esisteva un caminetto o prefurnio, che dirigeva il calore del fuoco vivo in alto per scaldare l'ambiente). 







Il mosaico che si vede ancora è dunque sospeso nel vuoto  ed è composto di tesserine inserite con particolare  (gli artisti "musivari" erano specializzati  -alcuni si occupavano di disegni particolari, altri di tessere...  - i mosaici si pensa che abbiano occupato almeno 3/4 anni di lavorazione per la costruzione del pavimento.)

Accanto alla seduta - panchina dotata di parti calcaree - si vede una sorta di "tappetino" di torri bianche e nere, le prime rivolte a chi entrava nella sauna, le seconde a chi esce. Si pensa che ci fosse anche un caminetto con carbone che veniva riempito con incensi e piante aromatiche. A fianco l'intonaco rosso  è stato ricavato dall'ematite (minerale costituito principalmente di ossido di ferro), tipica della zona.


Il belvedere con terme e logge

"Le Logge avevano un affaccio scenografico sull’area dei templi: un ambiente decorato con stucchi e intonaci dipinti a imitare vari tipi di marmo e con il pavimento a mosaico, bordato da una fascia rossa e impreziosito da un emblèma centrale a cubi prospettici, in marmo locale. L’incredibile decorazione è stata recuperata e ricomposta; al Museo archeologico si può ammirare parte del pavimento ricomposto e l’emblèma policromo. L’ambiente non è più conservato ma dal Belvedere è ancora possibile affacciarsi dalla terrazza delle Logge, proprio come in antico." (rif. testo tratto dal sito qui)

Da qui c'è un ambiente termale. Come si sa i Romani amavano molto le terme. Queste si pensa risalgano al 100 a. C. e presentano una parte molto ben conservata con un pavimento a lisca di pesce in cotto. Dietro spogliatoio e davanti vasca calda e anche una sauna. Esisteva persino un gabinetto riscaldato. Davanti un centro massaggi. 






"Sulla terrazza erano diversi ambienti, tra cui un ninfeo monumentale con due ambienti ipogei e un impianto termale, in corso di scavo. Il complesso monumentale si conserva per un’altezza straordinaria e ancora è possibile vederne l’articolazione planimetrica, così come ancora integri sono la vasca di terracotta per il bagno freddo e parte dei pavimenti, a mosaico policromo e in mattoncini di terracotta disposti a spina di pesce".   (rif. testo tratto dal sito qui)



In una nicchia si conserva il cd. Mosaico dei Neri, straordinaria opera in mosaico policromo con busti di neri, onde e delfini correnti e motivi geometrici (
Mosaico venereo con delfini e i mori [ethiopes ovvero " dal volto bruciato"]).


"Sempre dalla terrazza delle Logge, da una delle nicchie pavimentali del ninfeo, proviene un eccezionale mosaico a tema marino con scena di Naufragio (probabilmente un ex voto di qualche patrizio salvatosi in mare), conosciuto come il Mosaico dei Pesci visibile oggi al Museo Archeologico di Piombino: il complesso edilizio nel suo insieme costituiva probabilmente un santuario dedicato alla dea Venere Oploia [che garantisce la buona navigazione]  (rif. testo tratto in gran parte dal sito qui)

PS  le informazioni, oltre a quelle fornite dall'archeologo durante la visita guidata, sono riprese dal sito dei Parchi della Valle di Cornia qui)

lunedì 11 agosto 2025

10 agosto: tra stelle cadenti e Luna piena



Ci sono serate uniche e irripetibili che rimarranno per sempre nel cuore. Quella di ieri è una di queste. Ci siamo incamminati nella campagna quasi alla fine del tramonto e poi siamo saliti su una balla di fieno. Da lì ci siamo prima divertiti a creare le ombre con uno sfondo rosso acceso [sotto] e azzurro [sopra] poi abbiamo visto il cielo cambiare sempre più, il rosso assottigliarsi fino a una linea sottile e sparire nel firmamento che si riempiva di stelle.

Abbiamo cercato le stelle cadenti e - come tutte le cose belle - ne abbiamo vista una splendente quando stavamo ormai pensando ad altro.

Poi Sara - che cercava la Luna da un po' - si è accorta che uno spicchio rosso stava spuntando accanto alla nostra casa. Velocemente la Luna è sorta come un bambino che si alza in piedi dopo aver gattonato. Una palla infuocata è apparsa davanti ai nostri occhi meravigliati, pieni di quell'incanto e stupore primordiale.

Poi è arrivato il momento del gioco, i ragazzi che salivano e scendevano dalla balla come giovani atleti mentre la sottoscritta e Sara cercavano di tenersi per non cadere.

Alla fine è tornata la pace, A si è sdraiato tra di noi e mentre si chiacchierava ha visto una scia luminosa attraversare il cielo e ha espresso il suo desiderio.

Grazie a Sally che ci è rimasta accanto.
Grazie al pipistrello che ci volava intorno che ci ha levato tutte le zanzare
Grazie al venticello leggero che ci ha fatto prendere il fresco
Grazie all'assiolo che ha fatto da colonna sonora insieme ai grilli
Grazie ai ragazzi che ci hanno fatto salire sulla balla
Grazie al cielo che era stupendo ancora di più di quanto immaginassimo.

sabato 9 agosto 2025

Attimi di straordinaria quotidianità




Nonno e nipote che leggono. Scene quotidiane che diventano straordinarie se si pensa che Nado legge ogni giorno il Corriere e ha 96 anni, A ha 14 anni e mezzo e sta leggendo un libro per scuola, un romanzo contemporaneo che pare lo stia prendendo. Lì su quel terrazzo dove la quercia ci rinfresca, quercia che è stata voluta dai nonni di Massimo e ora è vecchia e malandata. Dalle zanzariere colgo questo attimo prezioso e lo trattengo. Una quotidianità straordinaria di cui sono grata. Avere i nonni è una grande fortuna.

venerdì 8 agosto 2025

Un nuovo giorno


La sinfonia di oggi è costituita da: un sottofondo di frinito delle cicale, il richiamo del cuculo, il monotono tubare della tortora dal collare orientale e una lieve brezza che muove dolcemente la chioma della farnia.

Come ogni anno inizio a raccogliere ricordi e impressioni durante le giornate.

Finora ho fatto una piccola passeggiata tra i campi, ieri sera, sul far del tramonto, quando la luce diventa calda e trasforma tutto il paesaggio rendendolo incantato.


Così il rosso della terra diventa ancora più pronunciato così come lo scintillio delle foglie di ulivo.




I girasoli stanno trasformando i fiori in semi: è interessante vedere questa transizione, mentre alcuni piccoli spuntano ancora gialli color oro.





Nei fossi gli equiseti la fan da padroni insieme alle femmine di ragno vespa (ne ho parlato qui). Quest'anno ne ho viste moltissime con la loro livrea gialla e nera e la loro caratteristica "firma" sulla ragnatela.


Qui i tramonti sono prima arancio fino a diventare di un rosso acceso. Le ombre allora diventano ancora più interessanti.

Passeggiando di sera la terra è fresca e umida, piacevolissima insieme alla brezza. Di notte si sentono i canti della civetta e dell'assiolo.