Se passate dal Golfo di Baratti, non mancate di fare una visita guidata all'Acropoli di Populonia (indicazioni qui), una parte archeologica tutta da scoprire: gli scavi (che sono solo il 4 % di quanto si presume esista) sono iniziati 25 anni orsono e costituiscono una vera "manna" per gli appassionati. Non oso pensare cosa possa provare un archeologo toscano a partecipare a queste scoperte appena iniziate.
Quasi tutto quello che rimane risale all'epoca romana: infatti Populonia, che era inizialmente una città-stato indipendente (tra il VI e il IV secolo a.C., diventa il principale centro siderurgico del Mediterraneo nella lavorazione dell’ematite, minerale di ferro di cui l’'Isola d’Elba, situata proprio di fronte, era ricca), a partire dal III secolo a. C. diventa "affiliata" ai Romani.
Quindi la città passa dal Lucumone etrusco alla Repubblica romana.
Purtroppo pochi libri parlano di Populonia. Però, Tito Livio racconta che nel III secolo a.C. Populonia partecipa alla guerre Puniche di Roma contro Cartagine, inviando ferro e armi per sconfiggerla.
L'Acropoli (ovvero la parte alta della città) viene realizzata subito dopo la vittoria su Cartagine e - da quel che si è compreso - riceve una serie di soldi per realizzare questa parte della città.
Ancora. non si hanno certezze sulla fine di Populonia che accade intorno all' 80 a.C. Secondo alcuni la città è stata distrutta (ma gli scavi non hanno rilevato tracce di distruzione; secondo un'altra scuola di pensiero di pensa che Populonia sia stata pian piano abbandonata perché le miniere di ferro sono state ritrovate anche in altri luoghi quindi non aveva l'esclusiva di questi commerci e anzi le miniere vengono abbandonate. Strabone, un Greco che vive nel periodo di Augusto racconta di aver visitato una Populonia "deserta".
I templi romani
Il percorso di visita dell’Acropoli inizia dai resti degli importanti templi romani che si affacciavano su un grande foro (piazza) al centro della città antica.
Tre templi - di cui restano solo i basamenti - che erano imponenti: il primo, alto circa 23 m dedicato a una serie di divinità - Giove, Giunone e Minerva - un altro dedicato a Tinia (il nome della principale divinità etrusca, corrispondente a Zeus per i Greci e a Giove per i Romani. Era il padre degli dei e marito di Uni (Giunone) e Menrva (Minerva). Tinia era associato alla luce, ai fulmini e alla protezione della terra etrusca). Dai resti degli scavi si ipotizza che il tempio fosse a lui dedicato avendo trovato elementi che contraddistinguono questa divinità: i fulmini e le aquile. Il terzo tempio è collegato alle messi e si ipotizza fosse dedicato a Cerere.
Dai templi si diparte una strada lastricata che, dotata di una pendenza importante (per essere così breve) e non presentando i solchi tipici del passaggio dei carri, era probabilmente una strada processionale, percorsa solo a piedi, impiegata durante occasioni solenni e portava a un un monumentale terrazzamento, scandito da una facciata a arcate cieche, noto come Edificio delle Logge, un luogo sacro. Infatti qui un sacerdote sacrificava gli animali alla presenza dei patrizi.
Lungo la strada si possono osservare elementi della rete fognaria di cui era dotata Populonia. L'acqua piovana della strada veniva incanalata al centro e portata nella cisterna di raccolta. La cisterna - non ancora scavata - era costituito da coccio pesto e malta con cocci sbriciolati, perché la roccia di base era l'arenaria, particolarmente "fragile". Lo studio degli elementi ritrovati dentro la fogna (resti di vasi rotti, ossi di animali ed escrementi animali) verranno analizzati dai chimici e potranno fornire una serie di indicazioni interessanti sulla dieta e sulle abitudini.
"La strada costeggia una lussuosa Domus, decorata con pavimenti in mosaico policromo e in cocciopesto, con inserti in marmo colorato, articolata in diversi ambienti, di cui si conservano i pavimenti e parte degli alzati."
La domus aveva al proprio interno una piccola terma, suddivisa in uno spogliatoio e in un ambiente per il bagno caldo e di vapore (caldarium), un pavimento rialzato su un ipocausto (sotto esisteva un caminetto o prefurnio, che dirigeva il calore del fuoco vivo in alto per scaldare l'ambiente).
Il mosaico che si vede ancora è dunque sospeso nel vuoto ed è composto di tesserine inserite con particolare (gli artisti "musivari" erano specializzati -alcuni si occupavano di disegni particolari, altri di tessere... - i mosaici si pensa che abbiano occupato almeno 3/4 anni di lavorazione per la costruzione del pavimento.)
Accanto alla seduta - panchina dotata di parti calcaree - si vede una sorta di "tappetino" di torri bianche e nere, le prime rivolte a chi entrava nella sauna, le seconde a chi esce. Si pensa che ci fosse anche un caminetto con carbone che veniva riempito con incensi e piante aromatiche. A fianco l'intonaco rosso è stato ricavato dall'ematite (minerale costituito principalmente di ossido di ferro), tipica della zona.
Il belvedere con terme e logge
"Le Logge avevano un affaccio scenografico sull’area dei templi: un ambiente decorato con stucchi e intonaci dipinti a imitare vari tipi di marmo e con il pavimento a mosaico, bordato da una fascia rossa e impreziosito da un emblèma centrale a cubi prospettici, in marmo locale. L’incredibile decorazione è stata recuperata e ricomposta; al Museo archeologico si può ammirare parte del pavimento ricomposto e l’emblèma policromo. L’ambiente non è più conservato ma dal Belvedere è ancora possibile affacciarsi dalla terrazza delle Logge, proprio come in antico." (rif. testo tratto dal sito qui)
Da qui c'è un ambiente termale. Come si sa i Romani amavano molto le terme. Queste si pensa risalgano al 100 a. C. e presentano una parte molto ben conservata con un pavimento a lisca di pesce in cotto. Dietro spogliatoio e davanti vasca calda e anche una sauna. Esisteva persino un gabinetto riscaldato. Davanti un centro massaggi.
"Sempre dalla terrazza delle Logge, da una delle nicchie pavimentali del ninfeo, proviene un eccezionale mosaico a tema marino con scena di Naufragio (probabilmente un ex voto di qualche patrizio salvatosi in mare), conosciuto come il Mosaico dei Pesci visibile oggi al Museo Archeologico di Piombino: il complesso edilizio nel suo insieme costituiva probabilmente un santuario dedicato alla dea Venere Oploia [che garantisce la buona navigazione] (rif. testo tratto in gran parte dal sito qui)
PS le informazioni, oltre a quelle fornite dall'archeologo durante la visita guidata, sono riprese dal sito dei Parchi della Valle di Cornia qui)