martedì 2 dicembre 2025

Sull'arteterapia: A colloquio con Tiziana Luciani

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Psicologa-psicoterapeuta, arteterapeuta e giornalista-pubblicista, autrice di libri come "E corrono ancora" Sperling and Kupfer (qui), una revisione del famoso testo di Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi. Come si legge dal sito della Casa editrice: "Tiziana Luciani è stata tra le prime psicoterapeute in Italia a occuparsi in modo specifico di donne e di donne che vivono in contesti difficili, impegnandosi in attività di cura e di sostegno. Per i suoi gruppi di lavoro utilizza come riferimento i libri di Clarissa Pinkola Estés, e in particolare Donne che corrono coi lupi. "

Tiziana Luciani lavora soprattutto a Roma, a Milano e a Perugia.



Libro per ragazzi e ragazze ideato per Carthusia e realizzato con Bimba Lindmann



Tiziana è una persona eclettica, di grande cultura sia nel campo artistico sia nel campo della letteratura: quando si prepara a un incontro è sempre piena di citazioni, poesie che servono a dare pienezza e un input ricco per partire. Si torna ricchi di energia, grazie alle mani che lavorano e mettono in moto anche il cuore e i pensieri, in special modo i ricordi (ne ho parlato qui)

Basta leggere questo testo che ho trovato su questo sito qui (Libri Tattili Pro Ciechi) per intuire quanta ricerca continua effettui nel suo lavoro.

Formazione a La Cittadella di Assisi.

Tiziana insegna da quindici anni, cioè dalla sua fondazione, nella scuola di formazione in arteterapia de “La Cittadella” di Assisi. (qui) Mi sembrava, pertanto, la persona più adatta a parlare di arteterapia.


Come sei arrivata a essere arteterapeuta?

Ho da sempre utilizzato le attività espressive nel mio lavoro. Finito il liceo, insieme all’iscrizione all’Università, ho iniziato a seguire corsi sull’animazione pedagogica e sociale. Era il 1975.Poi, negli anni ’90 mi sono iscritta a una scuola quadriennale di formazione per arte terapeuti/e. 


Carta "Paura".


Cos'è l'arteterapia e in quale contesto nasce? 

L’arte terapia nasce nel secolo scorso per fronteggiare i traumi collettivi che il ‘900 ha attraversato, come sostegno ai reduci per il loro recupero psico-sociale e all’infanzia tragicamente coinvolta nelle guerre e nelle persecuzioni. 

I ricordi dei sensi

Libro "Preghiera"

Quali utilità può avere l'arteterapia?


L’impossibilità di contattare la propria storia, quale essa sia, è all’origine di profonde sofferenze. L’arte terapia è una delle possibili strade da percorrere, per ritrovarsi e avere cura di sé.

Il suo "vantaggio" è che a “parlare” sono le immagini che via, via vengono create, che non devono essere “belle” secondo i canoni estetici comuni, ma autentiche e significative per chi le realizza.


Per chi fosse interessato, quale preparazione serve?

Per divenire arte terapeuti/e ci si iscrive a una scuola di formazione. In internet si trovano corsi brevi e tutti on-line che vanno accuratamente evitati. 

Le scuole hanno una durata triennale, prevedono un monte ore di psicoterapia individuale o di gruppo, ore di tirocinio, di esperienze esterne, oltre alla frequentazione delle ore di corso previste dal piano formativo. Da un anno all’altro ci sono degli esami di passaggio, sino all’ultimo anno in cui si consegue il diploma. Alle scuole si iscrivono persone adulte che hanno percorsi lavorativi nel campo del sociale, dell’insegnamento o dell’arte. Oppure con altri itinerari di studio e/o professionali, ma con una profonda motivazione verso l’aiuto agli altri.

Materiali naturali in scatola scelti per un percorso apposito

Esempio di un "elaborato" realizzato dopo un incontro

A chi si può proporre l'arteterapia?

L’arteterapeuta può proporsi in contesti sanitari, sociali, riabilitativi, artistici, culturali. Può lavorare con minori, con persone adulte che vivono momenti di difficoltà, per esempio a causa del lavoro, della salute, delle loro relazioni familiari, con persone con disabilità o con problematiche psicologiche o psichiatriche, in generale con persone che devono rimettere insieme i pezzi delle loro vite.




Cosa hai in programma a breve?
In quest’ultimo periodo sto proponendo, in varie sedi e città, un incontro per persone adulte dal titolo: “Se i grandi fanno le guerre noi facciamo la pace”. Mi ha sempre colpito il fatto che, a partire dal ‘900, l’infanzia ha disegnato le tragedie della guerra e la speranza della pace, per contattare ferite e attivare balsami. 

Nel corso dell’incontro di arte terapia i e le partecipanti incontrano questi disegni e “rispondono”loro creando delle proprie immagini. Un modo per esplorare le emozioni che la condizione dell’infanzia nelle guerre suscita in noi, per conoscere la potenza e la bellezza delle raffigurazioni che bambini e bambine creano sulla pace e le immagini che realizzano sulle guerre: paesaggi senza strade perché non ci sono più luoghi familiari dove andare.

Da gennaio 2026 ci saranno degli appuntamenti di “Se i grandi fanno le guerre noi facciamo la pace” a Milano, città nella quale, inoltre, svolgo da dieci anni incontri di arte terapia tessile presso l’associazione “Tessere Incontri” (via Filippino Lippi  26, Milano. Per informazioni e iscrizioni: info@tessereincontri.org)

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martedì 25 novembre 2025

Quando l'Oceano si scalda: coralli, clima e la voce di Emilia Fulgido


Da sinistra, Sara Rubeis ed Emilia Fulgido a Scrittorincittà




Lo scorso 16 novembre a Cuneo, nell'ambito di Scrittorincittà, ho avuto modo di conoscere Emilia Fulgido (qui e qui), autrice di "Cronache dal Mediterraneo. Storie biodiverse sotto le onde del mare" (qui) e "Foreste coralline" (qui), entrambi editi da Editoriale Scienza, libri che ha presentato a una ricca platea di bambini e adulti durante l'incontro "Il mare sopra di noi" che si è tenuto al Rondò dei Talenti.


Laureata in Biologia Marina presso l’Università di Ancona, Emilia si è specializzata nello sviluppo sostenibile degli ambienti marini fragili presso il distaccamento dell’Università di Milano-Bicocca alle Maldive, appassionandosi a uno stile di vita sempre più rigenerativo. Profonda amante della Natura sin da piccola, ha maturato nel corso del tempo molti interessi; il suo approccio aperto e curioso verso tutto quello che la circonda la vede attualmente esplorare una visione più olistica della conservazione ambientale, non solo basata sulla scienza e l’educazione, ma anche attraverso la consapevolezza dei legami profondi esistenti tra l’uomo e le altre forme di vita.



Questa curiosità e questa attenzione alla Vita lo si percepisce anche solo scambiando quattro parole e per questo ne ho approfittato per intervistarla. 

Indice del libro Cronache dal Mediterraneo



Indice del libro Foreste coralline




Come hai iniziato ad avvicinarti a questo mondo?

E.F: Da biologa marina, sono molti gli argomenti a cui ci si può appassionare. Io ho sempre fatto divulgazione su temi attuali quali lo sfruttamento delle risorse ittiche, specie aliene, inquinamento… ma una volta che i miei occhi hanno visto la magia delle barriere coralline ed anche come avviene un evento di sbiancamento, qualcosa dentro di me mi ha segnato. Tutto questo per me non doveva passare in sordina solo perché non tutti hanno la possibilità di visitare questi posti o mettere la testa sott’acqua. Così il Master con l’Università di Milano Bicocca che mi ha permesso di studiare su un’isoletta nel bel mezzo dell’Oceano Indiano, ha segnato questo capitolo della mia vita finendo anche per essere l’ecosistema che più mi rappresenta e per cui lo sento mio!




Guardando con attenzione i due libri scritti per Editoriale Scienza, si percepisce l'impronta di una persona estremamente divulgativa con una narrazione allo stesso tempo tecnica (e precisa) ma semplice e scorrevole, con parole scientifiche spiegate sia a parole sia tramite le illustrazioni!
Ricordo che i coralli, a dispetto di quello che si può pensare, sono animali molto particolari, invertebrati molto "semplici", che riescono a creare un ecosistema unico grazie alla simbiosi con alcune alghe e al fatto di creare colonie... ma nel libro è spiegato tutto benissimo...

Perché hai sentito di dover scrivere questo libro?
“Foreste coralline”, illustrato dalla mia amica Alessandra Benigno ed edito da Editoriale Scienza, è il frutto della mia esperienza professionale alle Maldive, Paese che è stato la mia seconda casa e che mi ha permesso di vivere sulla mia pelle i suoi profondi cambiamenti nel corso di un decennio… basta pensare che il 99% del suo “suolo” è sommerso e che ci sono più barriere coralline di isole abitate. Ambienti così fragili ci aiutano a capire le conseguenze di una società malata di consumismo e non solo, in cui dovremmo fermarci a pensare sull’effetto delle azioni che compiamo ogni giorno, ignari di quanto questo possa significare su un più lungo periodo.
Tornando in Italia ho sentito il desiderio di far conoscere quel mondo così “lontano” e ambita meta turistica - così come Caraibi, Grande Barriera corallina, Mar Rosso – e proseguire la mia attività di sensibilizzazione di questo meraviglioso ecosistema
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Qual è l'unicità di questo ecosistema e perché occorre proteggerlo?

Ci sono tantissimi motivi per cui le barriere coralline devono essere protette, al di là del semplice fatto che sono una meraviglia della natura con tutti i suoi colori e tutte le sue forme… Pensa che su tutta la superficie dell’Oceano, circa 2/3 del Pianeta, queste rappresentano solo lo 0,01%, e che in questa piccolissima percentuale si trova circa il 25% di tutte le specie marine, animali e vegetali, finora scoperte. È ciò che più tecnicamente chiamamo diversità biologica o biodiversità e permette agli ecosistemi di essere sani e resilienti e quindi funzionare molto bene. In più garantiscono una fonte di proteine grazie alla piccola pesca alle comunità locali, e una protezione fisica del litorale in caso di tempeste e tsunami, giusto per dare qualche esempio.

Come proteggerlo, dunque? Segui sempre buone pratiche ecologiche sia al mare sia a casa… e diffondi il più possibile ciò che hai imparato sull’argomento con amici e anche in famiglia!

Sicuramente la lettura del libro "Foreste coralline", abbordabile a bambini di 8 anni e, con l'aiuto di un adulto - a mio avviso - anche a bambini/e di 6 anni, può accendere la curiosità di scoprire questo mondo che, essendo sommerso, è più difficile da conoscere ed esplorare...

Volevi approfittare di questo spazio anche per lanciare un messaggio profondo, che ti sta particolarmente a cuore: cosa sta succedendo alle Barriere coralline?

Sì. Usciamo dal più devastante sbiancamento di massa delle barriere coralline della storia, registrato all’inizio del 2023. 

Ricordiamo che lo sbiancamento è un fenomeno causato principalmente dall'aumento della temperatura dell'acqua marina, che porta i coralli a espellere le alghe simbiotiche che vivono nei loro tessuti e che li "colorano". Questo processo priva i coralli di una fonte di nutrimento e li rende vulnerabili, potendo portare alla loro morte se le condizioni di stress persistono.

Il mese di novembre è anche dedicato alla campagna di sensibilizzazione proprio sulla scomparsa di questi meravigliosi ecosistemi e non posso fare a meno di parlarne soprattutto grazie al libro “Foreste coralline”. 
Recentemente inoltre, il mese scorso, è stato rilasciato un report scientifico, risultato di anni di ricerca, in cui si conferma che le barriere coralline purtroppo stanno scomparendo a un ritmo senza precedenti a causa dell’aumento delle temperature, con il rischio di non poter più controllarne il declino. Questo è solo il primo domino di una serie di fenomeni che si innescheranno a cascata secondo le previsioni dei ricercatori nell’ambito del cambiamento climatico.

Si è da poco conclusa la Cop 30: a tuo avviso cosa 
è accaduto di positivo per i mari e in generale?

La COP30 si è riunita con l’intento di ottimizzare le strategie di controllo del cambiamento climatico e mantenere l’aumento delle temperature sotto l’1,5°C, come inizialmente concordato per l’accordo di Parigi ( il trattato internazionale del 2015 che impegna i Paesi a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C, per altre info qui). Risultato? Sembra che non ci siano soluzioni decisive sulla scomparsa dell’uso dei combustibili fossili, una delle cause principali dell’emissione dei gas a effetto serra e, quindi, del surriscaldamento climatico. 

Questo non deve scoraggiarci. Non ci sono ancora decisioni definitive e bisogna mantenere attiva la pressione per un cambio decisivo.
PS: Una buona notizia è che sono state riconosciute nuove terre ai popoli indigeni dell’Amazzonia.

Sicuramente la conoscenza di un patrimonio unico al mondo può portarci a comprenderne l'importanza. I libri possono essere un primo passo per appassionarsi a questo ecosistema meraviglioso e delicato, che è in declino per colpa nostra. Grazie Emilia per averci avvicinato un po' di più a questo mondo che ti ha appassionato e grazie per la tua disponibilità. E ora... tutti in biblioteca o in libreria a scovare il libro e leggerlo! Aspettando di incontrare dal vivo Emilia.






domenica 23 novembre 2025

Arteterapia con Tiziana Luciani: diario di oggi




Ci sono persone, come Tiziana Luciani (qui qui, qui), che con competenza, ascolto e una grande umiltà ti spalancano porte di riflessione e pensiero. Psicologa, psicoterapeuta e arteterapeuta clinica, giornalista, docente alla Scuola di formazione per arteterapeuti de La Cittadella di Assisi, Tiziana lavora da anni negli ambiti sanitario, educativo e sociale. 



Lei sceglie e legge brani che ispirano all'azione, poi dispone sul tavolo materiale molto vario e - per quanto sembri folle - quello giusto per te, te lo trovi talvolta in mano nel momento in cui inizi a cercare. Mentre le mani si muovono e cuciono, l’idea iniziale prende forma: grazie ai materiali che incontri, ai colori, alle forme che ti colpiscono … nasce così la tua opera, un’opera che diventa anche parola, scrittura, gratitudine.






Oggi il tema era sulla ricerca della bellezza (se lo proporrà in altri ambiti vi consiglio di iscrivervi, potete trovarla su facebook qui) e ho dedicato la mia ricerca e il mio pensiero a tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita che mi hanno permessa di trovarla, a partire dal mio papà a cui sono debitrice per la mia passione per la poesia. Tutte queste persone sono custodite con cura tra i bottoni attaccati al mio albero di stoffa, che appare dalla finestra.

In effetti, mentre dovevo creare una porta, mi sono ritrovata tra le mani una stoffa che mi ricordava il tronco di un albero e sono partita in un'altra direzione, creando un albero e pensando alla finestra di Miasino dalla quale osservo il noce, gli uccelli che vi si posano, le sue fronde.


La persona a cui ho pensato di più oggi è stata Meris (ne ho parlato qui), una Maestra che mi ha fatto incontrare la pittura.







Ecco quel che le ho scritto:


Odore di trementina e lavanda pizzicano delicatamente le mie narici, mentre sulla tavolozza impasto il colore.  Il pennello scivola sulla porcellana e dipinge i topolini di Beatrix Potter mentre tu osservi con un "pizzico" di disgusto come ho fatto bene quella coda quasi priva di peli. Io intanto sogno le casette decorate con le tende a quadretti e il thé che fuma dalle tazze di Jill Barklem (autrice di Boscodirovo). Ho solo 11 anni e da quel giorno, fino ai 30, continuerò a dipingere ogni venerdì.
Il venerdì, un giorno "sacro" tra chiacchiere e pittura, immersa in quel tuo studio caldo, pieno delle tue opere appese, che siano di porcellana, arazzi dipinti su stoffa o legno, orologi a cucù.

Io, la piccola, mi sento di poter fare qualsiasi cosa.

Cara Meris, manca la tua presenza costante, oggi avresti 96 anni.

Anna


Ringrazio Tiziana perché è una persona che dona moltissimo. Una persona che ho avuto la fortuna di conoscere tanti anni fa e sono così grata alla vita per questo incontro che mi ha cambiato la vita. 

Grazie alle compagne di oggi e a chi non è potuta venire.

domenica 26 ottobre 2025

Beate Weyland e le piante come soggetti educanti


Oggi vi parlo di un’esperienza a mio avviso "straordinaria" (ovvero fuori dall'ordinario e che sarebbe stupendo diventasse realtà in tutte le scuole di ogni ordine e grado), raccontata - all’incontro “Educazione all’aperto – Creare connessioni tra il dentro e il fuori” che si è tenuto sabato 18 ottobre a Verbania (qui), organizzato dal Coordinamento pedagogico territoriale, distretto VCO, a cura di Daniela Reali, direttrice dei nidi comunali e Andrea Rolllini, coordinatore pedagogico distretto VCO-1 - da Beate Weyland, direttrice del laboratorio Eden Love Educational Environments with Nature. della Libera Università di Bolzano (qui) un progetto che unisce pedagogia, architettura e design per ripensare gli spazi educativi.

Cresciuta sul Lago Maggiore, Beate ci ha portato dalle radici della sua infanzia alla ricerca innovativa che oggi coinvolge scuole di ogni ordine e grado, con un obiettivo chiaro: trasformare gli ambienti educativi in paesaggi educanti, dove le piante non siano solo decorazione, ma veri e propri soggetti educanti.

Il punto di partenza della sua ricerca è la biofilia di cui si occupa Giuseppe Barbiero (ne ho parlato qui), l’amore per la vita e per la natura intesa come tutto ciò che vive.

Beate osserva come, spesso, questo legame sia ridotto: molti adulti e bambini non conoscono più gli alberi, i fiori o gli insetti attorno a loro, fenomeno che Lucy Jones descrive nel suo libro "La specie solitaria. Perché abbiamo bisogno della Natura" Edizioni Ambiente (qui) dove emerge come la perdita del contatto con la natura incida sul benessere fisico, psicologico e sociale. L’autrice sottolinea anche la perdita del vocabolario naturale, ovvero la capacità di nominare e riconoscere le piante: senza parole, non possiamo davvero prenderci cura di qualcosa. Questo concetto diventa centrale nel lavoro di Weyland, che sperimenta strategie per far riscoprire agli insegnanti e ai bambini il linguaggio delle piante (citando anche i libri e il lavoro di Stefano Mancuso).

Nell’esperienza di Weyland, le piante diventano catalizzatori di cambiamento. Un insegnante di scuola secondaria, trovandosi in un’aula spoglia e priva di interesse, scopre con lei che anche poche piante possono trasformare l’ambiente e la percezione dello spazio. L’interazione con le piante diventa così un ponte tra ambiente e didattica: aiutano a capire le dimensioni dello spazio, stimolano nuove relazioni e incoraggiano un approccio creativo e sensoriale all’apprendimento. Come sottolinea Weyland, le piante sparigliano gli automatismi della didattica, introducendo tempi e modalità di cura che arricchiscono l’esperienza educativa.


Il laboratorio Eden Love (un libro è stato edito da Corraini qui) ha sviluppato numerosi percorsi di ricerca-azione con le scuole, trasformando i fondi destinati alla formazione in veri progetti di ricerca condivisa. L’obiettivo è offrire agli insegnanti un nuovo ruolo: non solo esecutori, ma professionisti della ricerca educativa, capaci di documentare e valorizzare le proprie osservazioni. Questo approccio permette di sperimentare spazi educativi immersivi, dove il gioco libero, l’esplorazione sensoriale e l’interazione con le piante diventano strumenti per rispettare i diritti dei bambini, tra cui il diritto al gioco, sancito dalla Convenzione ONU (dal sito Unicef qui ove si specifica che questa convenzione non sia stata ratificata dagli USA).

L’esperienza pratica è ricca e variegata: i bambini portano a scuola le proprie piante, le osservano, le battezzano e le collegano tra loro attraverso giochi di connessione. Attraverso attività ludiche come Micado o dama con le piante, sviluppano motricità fine, equilibrio, attenzione e capacità di osservazione, imparando a conoscere le piante attraverso il gioco e i cinque sensi. Anche l’arredamento si trasforma: arredi progettati ad hoc, con la collaborazione di designer, permettono di portare le piante in ogni ambiente educativo, dall’aula alla scuola all’aperto.

In sintesi, la ricerca di Beate Weyland ci invita a riprogettare gli spazi educativi considerando le piante come co-educatori. Non si tratta solo di estetica, ma di pedagogia, creatività e benessere: le piante diventano strumenti per osservare, giocare, imparare e prendersi cura. Portarle dentro le scuole significa sviluppare competenza, empatia e responsabilità, aiutando i bambini a entrare in contatto con la vita in tutte le sue forme e a costruire una relazione consapevole con l’ambiente che li circonda. Un percorso che parte dall’esperienza sensoriale e ludica, per arrivare a formare cittadini consapevoli e rispettosi del mondo naturale. Ecco tra le tante pubblicazioni di Beate Weyland due disponibili non solo in forma cartacea ma anche in open access (ce ne sono anche altre): Sentire con le piante. Diario di bordo (qui open access):: pubblicato da Guerini Scientifica nel 2024, Guerini e Associati

Edugreen Fare scuola con le piante. Per una nuova coesistenza educativa 
(qui open access): Guerini e Associati

martedì 21 ottobre 2025

Giuseppe Barbiero parla di Biofilia al convegno "Educazione all'aperto" di Verbania



Alcune parole andrebbero custodite e condivise ogni giorno, e dovrebbero sempre più entrare nel linguaggio quotidiano. Una di queste è biofilia. La si "incontra" ascoltando e osservando i bambini mentre scoprono il mondo. È lì, nel loro modo di incuriosirsi di una semplice chiocciola o di meravigliarsi davanti a un seme che germoglia. È una parola che parla di un "legame antico", quello tra l’essere umano e la vita che lo circonda.


Il biologo Giuseppe Barbiero, docente di Biologia ed Ecopsicologia, direttore del Laboratorio di Ecologia Affettiva - Università della Valle d’Aosta, l’ha raccontata come la nostra più grande eredità evolutiva, con semplicità e rigore, all’incontro “Educazione all’aperto – Creare connessioni tra il dentro e il fuori” che si è tenuto sabato scorso a Verbania (qui), organizzato dal Coordinamento pedagogico territoriale, distretto VCO, a cura di Daniela Reali, direttrice dei nidi comunali e Andrea Rolllini, coordinatore pedagogico distretto VCO-1.

Studiare la vita ha portato, passo dopo passo, Barbiero a interrogarsi su cosa significhi davvero prendersene cura. Non solo dal punto di vista scientifico, ma umano. Come ha raccontato, è stato il diventare padre a farlo interessare a questo campo di studi. A partire dalla parola greca storgé: l’amore che unisce genitore e figlio, l’amore che si prende cura.

Questo sentimento, apparso con gli animali a sangue caldo (uccelli e mammiferi), ha reso possibile la sopravvivenza delle specie. Ma solo nell’uomo - Homo sapiens - la storgé è diventata qualcosa di più grande: la capacità di prendersi cura non solo dei propri figli, ma anche di tutte le forme di vita.

"È qui che la storgé diventa filìa, un amore che si allarga, che abbraccia". E questa è la radice della biofilia.

Il termine fu introdotto da Erich Fromm, psicologo tedesco sopravvissuto alla Shoah, che cercò di capire come l’umanità potesse arrivare a tanta distruzione. Fromm capì che dentro ogni persona convive una tensione: da una parte la necrofilia, amore per la morte, dall’altra la biofilia, tendenza naturale a conservare e promuovere la vita. Siamo tutti nati biofili, scriveva, ma la società e il contesto in cui viviamo e cresciamo possono "spegnere" questa fiamma o alimentarla. L’educazione, dunque, è il terreno dove la biofilia può crescere.

Da qui le quattro caratteristiche che definiscono la personalità biofila: cura, responsabilità, rispetto e conoscenza. Chi è biofilo si prende cura della crescita dell’altro, risponde ai suoi bisogni, rispetta la sua autonomia e desidera conoscerlo. È ciò che fa ogni giorno un’educatrice quando abbraccia, ascolta, accompagna un bambino nel suo cammino. È la stessa spinta che ci porta a innaffiare una pianta, ad accarezzare un cane, a salvare un insetto. Gesti piccoli, ma che raccontano il legame profondo tra vita e vita.

Vent’anni dopo Fromm, il biologo Edward O. Wilson diede alla biofilia una base evolutiva. Per lui, l’amore per la vita è una tendenza innata, frutto della selezione naturale: i nostri antenati sopravvivevano cercando rifugi sicuri, acqua, cibo, e imparando a riconoscere gli altri esseri viventi. La biofilia è un istinto, una predisposizione che ha bisogno di essere coltivata — proprio come una lingua che impariamo solo se qualcuno ci parla. Senza esperienze dirette di contatto con la Natura, questa capacità resta silente.

Barbiero ha sottolineato come i bambini manifestino la biofilia spontaneamente: si avvicinano a un coniglietto con curiosità e tenerezza, ma si allontanano da un’ape o da un serpente con timore. Come mai? La biofilia e la biofobia, sono entrambe innate e utili: l’una ci apre al legame (es. amare il coniglio, che essendo una "preda" è innocuo), l’altra ci protegge dal pericolo (es. da ragni, scorpioni o serpenti). Così la Natura ha insegnato ai piccoli sapiens sotto i due anni a sopravvivere.

Nella ricerca correlata all'educazione all’aperto — come gli asili studiati da Barbiero — questa connessione si rivela con chiarezza. Basta introdurre un piccolo animale o una pianta in una stanza per vedere i bambini concentrare l’attenzione, modulare la voce, rallentare i gesti. È come se la presenza del vivente risvegliasse in loro una memoria antica, la consapevolezza di far parte di un tutto.

E qui la biofilia si fa educazione: imparare a conoscere, a rispettare, a prendersi cura. Educare alla biofilia significa educare all’empatia, alla cooperazione, alla pace. Se ci prendessimo davvero cura gli uni degli altri — dice Barbiero — i conflitti verrebbero meno, perché la vita riconoscerebbe sé stessa nell’altro.

Nell’epoca in cui l’umanità abita sempre più lontana dalla Natura, riscoprire la biofilia è un atto di resistenza e di speranza. È ricordare che siamo una specie giovane abbiamo appena 300.000 anni. (rispetto, per esempio, agli squali che esistono da 380 milioni di anni, quelli sì, sono una specie antica o ai carciofi, che esistono da 250 milioni di anni), ancora inesperta, ma con una straordinaria possibilità: prenderci cura della vita in tutte le sue forme.

E forse è proprio questo, oggi, il compito più urgente: accompagnare i bambini — e noi stessi — a tornare ad amare la vita, a sentirla come parte di noi.
Questa è solo una sintesi di quanto ha raccontato Barbiero. Chi volesse approfondire l'argomento può leggere alcuni suoi libri, in particolare "
Introduzione alla biofilia. La relazione con la natura tra genetica e psicologia. Nuova edizione" Carocci editore (qui)