venerdì 30 ottobre 2020

Storie di alberi: Pino




Caro Pino,
posso chiederti come mai sei ridotto cosi? Mi sono avvicinata perché non capita spesso di guardare dentro al tronco di qualcuno né di trovare gallerie abilmente scavate che ricordano qualche sito archeologicoi. Quei toni caldi mi hanno ammaliata insieme alle gallerie. Ma lo stupore più grosso è stato notare il brulichio di vita intorno. Non avevo mai visto cosi tante coccinelle di vari colori e dimensioni con un andirivieni simile a quello delle formiche.
Mentre ero lì a osservarti assorta qualcuna si è pure posata sulla mia mano. Le cimici non mi hanno particolarmente colpita finché una non è rimasta intrappolata in un inizio di una ragnatela e con il contrasto di luce vedevo solo le sue ali con qualcosa di rossiccio sbattere all'impazzata. Cercava inutilmente di divincolarsi.





E poi quanti ragni, di quelli grigi, pelosi e con i piccoli occhi ben visibili. 



La tua corteccia esterna in parte liscissima (naturalmente vi ho scorto un muso, scusami, deformazione) in parte ancora rugosa.
Ho scoperto che sei un pino perché ho trovato un ciuffetto di aghi sul tronco.
Mi spieghi quanto pensi di vivere ancora?



Ti ergi mezzo pelato con alcuni rami secchi che mi ricordano tanto una capigliatura arruffata. Altri, più in alto sono ancora verdi.


Ma trovare in terra pezzi di corteccia forse non è un buon segno. Non credi?
È forse per questo che hai deciso di offrire rifugio a tutte quelle coccinelle? Sai noi "umani" come dice Andrea pensiamo portino fortuna e io spero che lo porti a te e al microcosmo che stai ospitando.
Sono grata di averti incrociato lungo il mio cammino. Avrei voluto chiederti e sapere altre cose ma non è sempre possibile. Il tempo è prezioso. TI spiace se ti chiamo "L'albero delle coccinelle?". Grazie

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