lunedì 24 giugno 2019

Apprendere in natura con Nature Rock Italia



Quest'anno mi sono fatta un regalo: la partecipazione a un campus completamente esperienziale. Si tratta di H3educamp dove H3 sta per "Head, Hearth, Hand", ideata da Nature Rock Italia e condotta da Christian Mancini e Raffaella Cataldo. Sei weekend intensi, per un totale di 90 ore di formazione, di cui voglio iniziare a tirare le fila, anche se sono soltanto a metà del percorso.

Sarà forse perché l'altra notte ho vissuto una delle esperienze più magiche della mia vita, ovvero rimanere in silenzio circondata in un bosco invaso dalle lucciole. Mi sembrava di essere entrata nel film di Steven Spielberg del GGG, quando il Grande Gigante Gentile va a caccia di sogni e cattura queste scintille luminose nel lago: io mi sentivo un po' così come se le lucciole - con i loro puntini luminosi roteanti  - fossero tanti piccoli sogni e desideri pronti lì da catturare e da realizzare. Di colpo la mente si è messa in disparte e gli occhi, le orecchie e il tatto sono diventati un tutt'uno con l'ambiente circostante.


E' difficile descrivere un'esperienza diretta in natura. Bisogna provarla sulla propria pelle per vedere gli effetti che crea. Posso provare però a raccontarvi le mie impressioni. Questo campo, in effetti, ti mette a contatto con la parte più ancestrale che risiede latente in ognuno di noi e la fa riemergere pian piano. I sensi riacquistano percezioni intense e inizi a fare senza pensare, lasciandoti guidare dalla sapienza del corpo.
Imparare a fare il fuoco e mantenerlo acceso, a intagliare un cucchiaino, a costruire una brandina.


Imparare a conoscere lo stesso posto che cambia nelle diverse stagioni e osservarne le sfumature.
Imparare ad avere dei rituali di gruppo, condividere un cerchio di parole e incenso.


Più vado avanti, più sono convinta che questa esperienza dovrebbe essere realizzata da chiunque voglia di riconnettersi con se stesso, con la natura, e soprattutto da chi lavora a contatto con i bambini. Perché dico questo? Perché ormai troppo spesso i più piccoli sono allontanati precocemente dal loro modo naturale di esprimersi e vengono relegati in spazi - definiti da Paola Tonelli, vedi post qui "scatole chiuse" - senza avere la possibilità di sperimentare attività che quando ero piccola erano considerate "normali", come poter giocare all'aperto, in cortile o al parco, poter stare a piedi nudi, poter avere un'immersione totale nella natura.


Anche noi adulti stiamo perdendo pian piano - con la sedentarietà forzata - questa capacità innata di essere in contatto con la Terra e con il Cielo. Poter dunque fare giochi a piedi nudi, toccando l'erba, la terra o le foglie secche è, dunque, qualcosa di incredibile, perché si recuperano sensazioni dimenticate. Eh sì, dimenticate, perché ho avuto esperienze naturali molto forti da piccola e durante l'università (e appena posso vado in mezzo al verde), ma il mio grado di consapevolezza di connessione con quella che la mia parte più intima e più profonda in un contesto naturale non era mai stato così forte e così amplificato come ora. E' quello che si definisce biofilia, cioè sentirsi parte dell'universo della natura, parte integrante del mondo circostante senza invaderlo o disturbarlo per un qualche scopo; è stare "in ascolto", pronti a intercettare quelle che sono le sensazioni più profonde. Riuscire a confondersi con l'ambiente circostante riuscendo a scoprire la vita che c'è intorno, come tutti gli esseri viventi, dalle piante agli animali.... con gradualità.



Altro regalo è un'energia sempre più crescente e concentrata... vi dico solo che pur essendomi svegliata sabato alle cinque e tornata a casa alle 22 domenica sera, mi è sembrato di stare via un mese e sono tornata completamente rigenerata... perché si crea un gruppo dove si impara a stare in cerchio, a parlare in un contesto dove il giudizio è sospeso, dove le parole diventano un dono per gli altri, un arricchimento reciproco, dove ogni nodo viene accolto, a volte sciolto, a volte fatto fluire. L'esperienza del singolo diventa, quindi, uno spunto di riflessione su se stessi e sulla società. Grazie a questi incontri si può riuscire a amplificare i propri sensi in maniera indescrivibile.


Pian piano si diventa più consapevoli e più competenti, recuperando il dono delle mani, della motricità fine lasciando parlare il corpo e non la mente, cantando e riflettendo su quelle che sono le convenzioni sociali che ci fanno comportare in modo formale, automatico, aprendo nuove strade alla ricerca, che possono servire anche nella quotidianità.

Quello che posso dire è che anche nel canto, nella danza - alcuni momenti guidati sempre dai due capogruppo Cristian e Raffaella - ti trovi in una sintonia speciale con il partner temporaneo o, con il gruppo, avverti un energia  che è una sorta di una ricarica. Si scopre la potenza di quello che si può fare in un gruppo - ben condotto - dove tutto diventa così spontaneo che non c'è più neanche bisogno di parlarsi, ma solo di guardarsi negli occhi, per andare a ritmo, perché c'è un ascolto reciproco molto intenso. Un ascolto che spesso manca nel quotidiano, un ascolto di cui bambini in special modo hanno bisogno.



Abbiamo a sperimentato che anche per noi adulti stare in silenzio è qualcosa di difficoltoso, perché nonostante tutto, anche noi poi non sempre siamo disponibili a farne dono agli altri (perché diventi un momento di ascolto e riflessione personale/individuale). Per cui ben vengano i giochi per sperimentare come diventare silenziosi, attraverso il "passo della volpe".
Ben vengano i giochi di gruppo in cui c'è un obiettivo da raggiungere insieme e bisogna ingegnarsi usando la creatività e l'istinto.




Ben venga imparare a stare in una seduta sotto la pioggia, ascoltarne il suono, sentirsi a proprio agio anche in queste condizioni bollate tradizionalmente come "cattivo tempo".

Esercizi che andrebbero svolti non solo poche volte in un anno - come in questo corso  - ma diventare una consuetudine, un'abitudine entra a far parte del di quello che diventa imprescindibile per il benessere una persona. Mi è capitato lo stesso con lo yoga,  che ho praticato per diversi anni e di cui sento la mancanza: certo per imparare a essere devi avere dei conduttori estremamente preparati, capaci di guidarti senza che tu quasi te ne accorga, a volte, a cui abbandonarti con fiducia, per provare una sensazione di relax e di benessere o tirar fuori dei nodi che non hai ancora sciolto.

Non so se sono riuscita a farvi comprendere perché fare questo corso, ma forse maggiori spiegazioni potete trovarle sul sito qui o sulla pagina facebook qui.

La prossima esperienza partirà da ottobre 2019 a giugno 2020. Io posso solo dirvi che ho cambiato il mio modo di condurre i laboratori di lettura con i bambini. Sembrano due mondi a parte ma non è così. C'è un sottile filo rosso che lega tutto.


Dimenticavo, proverete a dormire in Yurta, in tenda o all'aperto, in ripari fatti da voi stessi o da altri corsisti...

PS Anche per i bambini sono previsti campi estivi... e sono previste formazioni per le scuole. Insomma, basta chiedere e troverete anche la soluzione più adatta a voi.

mercoledì 19 giugno 2019

Come il soffione



Oggi il caldo è forte e anche sotto le fronde non ho pace.
Solo una lieve brezza viene ad accarezzarmi i capelli ogni tanto portando un fugace sollievo.
Intorno a me spighe alte e verdi, soffioni, sciami di moscerini in controluce. Si odono lontani il cinguettio di un fringuello e il melodioso richiamo del merlo. Per il resto è la quiete. Mi sovviene la poesia di Montale "Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto". L'atmosfera è più o meno la stessa anche se al posto di essere in Liguria sono in un parco milanese. La vita oggi si nasconde eccezion fatta per le piante: alcune mostrano già i frutti.
Il tronco è sempre lì e intorno a lui c'è un vuoto di vegetazione. Solo terra e foglie secche. Una ferita che appare ancora in tutta la sua gravità.
Due corridori lasciano traccia e sono del loro passaggio e una cornacchia sembra rispondere loro.
Dall'asilo silenzio.
Prendo in mano le foglie secche cadute e si sbriciolano nelle mie mani. Le spighe sono morbide ma fanno anche il solletico in faccia.
Finalmente un merlo maschio atterra di volata da un ramo e si nasconde nel prato. La brezza diventa venticello fresco. La vita intorno è in eterno movimento e cambiamento e cerco di cogliere qualche attimo fuggente.
Chissà che cosa proverà il mio alberotana con le formiche rosse che continuano incessanti a camminare su e giù per la sia corteccia tenace o il muschio che stenta a rinnovarsi sul tronco? Quali messaggi sotterranei si staranno inviando le radici di questi alberi che osservo fugacemente. Intanto sotto cosa accade?
Io mi sento come il soffione pronta a spiccare il volo e a perdere parte di me per ritrovarmi.

mercoledì 5 giugno 2019

Ascoltando gli uccelli tra le fronde degli alberi





Oggi il sole è caldo, 
ma una lieve brezza sotto l'albero tana e consente di osservare in pace il mio luogo. 
Da lontano risuona il gracchiare delle cornacchie grigie, più vicino il cinguettio dei fringuelli 
e il melodioso canto dei Merli. Alcuni di loro esplorano il prato ormai alto in cerca di lombrichi.

Ascolto il canto degli uccelli nascosti tra le fronde degli alberi: inutile cercarli con gli occhi, 
serve solo l'udito.
Oggi i rumori dell'uomo sono più silenti: qualche vociare di bambini, il passaggio delle auto. La natura prevale.
Nell'erba emerge il bianco delle pratoline, il giallo dei tarassachi e il violetto dei trifogli. Intanto i soffioni aspettano che il vento li liberi dai loro semi.
Oggi ho provato a disegnare il mio albero tana e mi sono persa tra gli intrichi dei suoi rami e delle foglie. è già un inizio anche se non sono per nulla soddisfatta.

Appoggiata al tronco dell'albero tana non mi accorgo delle formiche rosse che con il loro incessante viavai si muovono velocemente. Senza darmi fastidio.

In controluce si vedono tanti moscini muoversi e una farfalla bianca finalmente appare: l'ho attesa invano; è la prima della stagione. Guardandola volteggiare tra i fiori mi accorgo che in lontananza appare il blu degli occhi della Madonna, dei fiorellini molto piccoli ma meravigliosi che compaiono nel prato. 

Ecco, ho appena visto un merlo emettere il verso d'allarme e volteggiare vicino a un tronco con in bocca un lunghissimo lombrico. 
Mi chiedo, lo porterà ai suoi piccoli?
Purtroppo il tempo a mia disposizione è finito ma la brezza, i canti degli uccelli e il verde del prato e delle fronde degli alberi mi hanno rilassato.
Grata