giovedì 23 ottobre 2014

Quando i più piccoli entrano nel carcere / Bambini senza sbarre



A volte un incontro apre nuove finestre e nuovi orizzonti. Come ha detto Carlo Ridolfi, il bello della rete è che ci sono tanti nodi e ognuno ha un suo senso. E alla rete mancava forse questo "pezzetto", che si è aggiunto. Sono quindi felice che Emanuela Bussolati sia riuscita "a portare" al convegno della Rete di Cooperazione Educativa Lia Sacerdote, presidente di Bambini senza sbarre un'associazione onlus che lavora da 12 anni nelle carceri milanesi (Opera, Bollate e San Vittore) e ora in rete sul territorio nazionale.

E' incredibile pensarlo, ma ogni anno sono 100mila i bambini in Italia involontari "ospiti" del carcere. Infatti quotidianamente c'è un flusso "silenzioso" di minori che vi entrano per incontrare un genitore detenuto. Lia ha invitato ad andare all'esterno di Opera o Bollate al mattino perché sembra proprio di essere fuori da scuola. Solo a Milano ci sono 5mila bambini, spesso invisibili, perché vivono con un segreto che non possono raccontare a nessuno, i cui genitori sono spesso vittime di esclusione sociale. L'associazione - costituita da un gruppo di pedagogiste e psicologhe - lavora anche su questo aspetto, invitando i genitori detenuti e i partner che portano con sé questo peso a raccontare alle insegnanti la verità. Ma è dura.

Tornando ai dati impressionanti, questi sono frutto di una prima indagine - coordinata in Italia da Bambini senza Sbarre e realizzata anche in Danimarca, Polonia e Irlanda - per individuare gli standard minimi per adeguare il sistema penitenziario alla Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Solo il 35% degli istituti carcerari è provvisto di locali destinati alle visite dei bambini. Ulteriori informazioni le trovate qui.

Lia ha raccontato l'esperienza dell'associazione e la creazione dello Spazio giallo, un luogo di accoglienza per i bambini che aspettano la visita con il genitore detenuto. Il primo spazio pilota è nato nel 2007 a San Vittore, seguto da quello di Bollate nel 2010. Si tratta di "uno spazio integrato socio-educativo, ambiente di socializzazione, luogo di intercettazione del sommerso e di promozione socio-culturale che facilita l'attesa del colloquio". E' un luogo dove il bambino "si sente previsto". Infatti, i bambini hanno bisogno di attenzione, hanno il diritto di essere considerati uguali agli altri bambini e il diritto a mantenere relazione con il proprio genitore, (e qui il prezioso e delicato lavoro perché in loro nasca la consapevolezza: per poter cambiare stile di vita, i bambini hanno bisogno del contatto fisico e il mantenimento della relazione con il genitore che adotta uno stile di vita sbagliato). A scuola questi bambini hanno bisogno di insegnanti che sappiano accogliere il loro segreto e di essere accettati. Al tempo stesso lo spazio giallo è un luogo importante anche per il genitore, che trova supporto, ascolto, scambio con altre persone e colloqui individuali. Qui trovate una presentazione molto esplicativa.
Che dire, se non che fino a qualche giorno fa ignoravo il problema. Ed ecco perché occorre prima di tutto sapere, per poter fare cultura e supportare chi fa già molto. Come questa associazione.

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