Stamattina mi è sembrato di ripercorrere il bellissimo albo di Munari "La nebbia di Milano", dove l'autore, attraverso fogli di acetato, riesce a rendere quello spessore che ammanta tutto, allontanando la visuale da ciò che è lontano, lasciando intravvedere solo alcune luci e sagome.
Era da tempo che non respiravo quella atmosfera soffusa dove tutti sembra sfocato eppure esiste, dove le distanze si fanno incomprensibili da lontano e pian piano qualcosa appare.
Poi mi sono arrivata al lago. Ecco le mi impressioni a caldo "In lontananza si sentono le cornacchie e il fruscio nell'acqua ma davanti a me c'è una distesa opaca al posto del lago. Man mano che la osservo inizio a definirne i contorni e vedere le sagome degli alberi specchiarsi. Per il resto si respira un silenzio e un'atmosfera irreale intervallata dal canto di una cinciallegra. I gabbiani volteggiano lievi e quando sono più prossimi mostrano la loro sagoma quasi spettrale. Voci di persone che camminano o chiamano il cane e il rumore dell'acqua che sgorga. Accanto a me ogni filo d'erba ha sulla sommità una goccia di acqua mentre le piante fiorite hanno i boccioli chiusi.
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