Cara Paulonia,
Oggi mentre ti accarezzavo al mio arrivo ho sentito forte il gorgoglio dei pettirossi e il gracchiare delle cornacchie, il sibilo dei codibignoli. Arrivando ho visto merli e sentito cinciallegre (come ora) e gli storni.
Sulla tua corteccia il muschio è fresco per la pioggia dei giorni scorsi. È sia frondoso sia a mucchietti morbidi. Sull'altro lato, secco e caldo, anche se il sole oggi è timido e il vento fresco, ci sono le cimici rosse.
Tu ti ergi maestosa e mostri i tuoi semi non ancora caduti dai rami e le gemme di un tono caldo più chiaro.
Oggi noto, osservandoli dal basso verso l'alto i rami più giovani e quelli più anziani. I primi sono dritti e chiari e mostrano una punteggiatura nera evidente. Gli altri sono armonici e pieni di muschio. Scuri per l'età, la pioggia, gli eventi, la storia.
Mentre li guardo vedo un fringuello maschio. Si intravede il ventre rossiccio e si intravedono anche quelle lamine bianche intorno alle ali che lo fanno riconoscere anche in volo.
Intanto è un continuo vociare di uccelli. Ora riconosco anche il canto di un altro fringuello, forse prima nascosto dagli altri. Le cince che non smettono un attimo come pettegole mentre il pettirosso ha smesso.
Se chiudo gli occhi sento evidente il contrasto tra un lato e l'altro. Lato strada un rumore di sottofondo delle macchine che passano che associo non so perché al suono che abberto quando sono al fiume quando scorre l'acqua. Anche qualche canto di uccello anche se mascherato. Dall'altro lato verso la scuola d'infanzia e le case, dove ci sono gli alberi il suono della natura è l'unico. Uccelli che cantano ognuno la sua melodia ed è un bellissimo concerto.
Osservo ancora una volta più a distanza il tuo tronco dal lato privo di muschio e mi appare evidente il tuo occhio. Un luogo dove un tempo è stato tagliato uno dei tuoi rami principali che ha creato intorno un rigonfiamento e dentro un buco. Un buco dove per tanti anni ho visto comparire le fragole. Ora non più ma mi aveva sempre affascinato.
Poi accanto vedo quella che mi sembra una faccia di rinoceronte. Io sono fissata con i volti lo sai. Un rinoceronte con uno strano corno che diventa un ramo. Simbolo forse che, a differenza degli animali reali che muoiono per i corni, tu hai generato la vita. Voglio vederla così oggi questa storia.
Ora che guardo meglio non sembra un rinoceronte ma un elefante senza orecchie che ha la proboscide in su e una zanna lunghissima.
Quanto vorrei allungare le mie braccia, farle diventare elastiche quanto basta per arrivare ai tuoi amati frutti secchi. In terra ne trovo pochi. Ormai so che saranno già aperti e senza i tuoi bellissimi semi bianchi.
Ecco oggi ho dedicato tutto il mio tempo a disposizione solo a te. Non ho guardato intorno né accanto.
Ho ascoltato i suoni e ti ho accarezzato. Ne avevo bisogno.
Grata.
Grata.
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