mercoledì 16 dicembre 2015

"Fuori": presentazione del libro al MUBA



Lunedì 14 dicembre al MUBA (Museo dei bambini di Milano) è stato presentato il libro "FUORI Suggestioni nell'incontro tra educazione e natura", edito da Franco Angeli, e curato da Monica Guerra, ricercatrice di Didattica, pedagogia speciale e ricerca educativa e docente presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione del'Università di Milano-Bicocca, nonché presidente dell'associazione culturale Bambini e Natura.


Proprio Monica Guerra ha illlustrato questo libro corale, che ha visto il contributo di 20 specialisti, una raccolta di riflessioni e pensieri che è stata la naturale evoluzione della pagina facebook di Bambini e Natura (qui il link), che nel giro di due anni ha superato i 6000 like, un luogo virtuale dove sono visibili progetti di esperienza e ricerca, riflessioni, uno spazio aperto a tutti sui temi "bambini e natura" ed "educazione e luogo".
Un libro che Monica ha chiamato "dizionario scomposto di 20 parole strane, inusuali": ogni capitolo è scritto da esperti in diversi ambiti disciplinari, ognuno con un suo sguardo unico. E che sguardo! So che la lista è lunga ma vale la pena solo scoprire - in estrema sintesi - di cosa si occupano queste persone per capire perché questo libro è davvero speciale.

Il manifesto di Fuori, sul sito www.bambinienatura.it

Chi sono i venti autori
Si va: da Francesca Antonacci (ricercatrice e docente di pedagogia del gioco presso l'Università Milano-Bicocca) a Emilio Bertoncini (agronomo e guida ambientale); da Emanuela Bussolati (architetto, progettista di libri e illustratrice) a Renato Casagrandi (ingegnere e professore associato al Politecnico di Milano dove coordina le attività di EnvLab, laboratorio interdipartimentale di didattica per l'Ambiente); da Cheryl Charles (presidente fondatore della rete internazionale Children & Nature, leader nel campo dell'educazione ambientale) a Francesca Ciabotti (pedagogista dell'infanzia, formatrice e molto altro...); da Alex Corlazzoli  (maestro e giornalista) a Paolo Ferri (professore straordinario di Teorie e tecniche dei nuovi media e tecnologie didattiche all'Università Milano-Bicocca); da Tiziano Fratus (poeta e autore di moltissimi libri legti alla natura, quali "L'Italia è un bosco", editori Laterza) a Monica Guerra (anima di tutta questa storia...); da Emanuela Mancino (ricercatrice e docente di filosofia dell'educazione presso l'Università Milano-Bicocca e direttrice della Scuola di pedagogia del silenzio di Accademia del Silenzio) a Gianni Manfredini, alias Babbocanguro, (che ho scoperto ora di conoscere dai tempi del "vecchio" Chiedoasilo e dell'impegno appassionato a scuola); da Claudia Ottella (psicologa e coordinatrice educativa, vicepresidente di Bambini e Natura) a Lola Ottolini (ricercatrice in architettura degli interni presso il Politecnico di Milano); da Telmo Pievani (filosofo della scienza e professore associato presso l'Università di Padova, dove ricopre la prima cattedra italiana di filosofie della scienze Biologiche, uno dei miei miti post universitari di quando ancora riuscivo a fare la giornalista...) a Flaminia Raiteri (coordinatrice pedagogica della Cooperativa Argento Vivo di Correggio); da Stefano Sturloni (atelierista da oltre trent'anni delle Scuole comunali d'Infanzia di Reggio Emilia) a Paolo Tasini (giardiniere, perito agrario con laurea in scienze della formazione); da Mauro Van Aken (ricercatore in antropologia culturale presso l'Università Milano-Bicocca) a Lorenzo Vascotto (educatore, direttore della Cooperativa Argento Vivo di Correggio); da Sara Vincetti (educatrice e insegnante in nidi e scuole d'infanzia, si è formata alla pratica del Closlieu di Arno Stern) a Barbara Zoccatelli (pedagogista e formatrice, coordina il nido dell'Università di Trento efd è responsabile dell'atelier per la cooperativa sociale La Coccinella di Cles).


Fuori
Monica Guerra ha spiegato che il libro parte nelle sue riflessioni da venti vocaboli, che costituiscono un capitolo, che possono essere letti indipendentemente l'uno dall'altro. Ha sottolineato come non si tratti del tutto di un progetto "coerente e unitario" ma che la cultura si insegue anche "nel cercare incoerenze e fastidi", nel trovare altri punti di vista. Perché non si abbiano risposte definitive ma si tende alla ricerca come "qualità permanente".

Riprendo alcune frasi perché mi sembrano sintetizzare al meglio lo spirito di questo volume.

Sicuramente il punto di partenza è quello della Natura perché, come ha scritto Monica nel capitolo Suggestioni, "Pensare a un'educazione naturale, intesa come educazione che individua nel fuori una dimensione privilegiata delle esperienze di apprendimento, sia che si propone di essere vicina e congeniale alle modalità di ricercare e conoscere di bambini e ragazzi, è questione pedagogica e didattica di rilievo".
"Questo è anche un libro nato e coltivato fuori, il fuori delle ricerche-formazione sul campo, aperto e spesso verde, di esperienze educative e didattiche che si cimentano con una scuola fatta all'esterno, o per lo meno in costante relazione con esso".
"Il fuori, infine, di una passione per lo stare in natura che accomuna tutti quanti vi hanno scritto".

Questo volume fa riflettere su tantissimi aspetti: dai benefici psicofisici, correlati anche a una maggiore capacità di concentrazione, alla Contemplazione "... che sembra tenere lontana la parola, il gesto, il tempo, il senso, quella zona in cui il bambino si perde e vaga in modo apparentemente improduttivo...(ma!)" come scrive Emanuela Mancino, al Cammino dove Francesca Ciabotti ci invita a pensare che "Noi adulti abbiamo definitivamente perso il piacere e la pratica della giusta lentezza, primo segreto del buon camminatore. I bambini invece lo conoscono .... Il loro cammino è fatto di pause e riprese, di rallentamenti e accelerazioni, perché l'obiettivo da raggiungere si perde e sfuma in un qui ed ora pieno di sorprese, incontri e situazioni interessanti da osservare e sperimentare".

E che dire del Silenzio, dove Flaminia Raiteri si interroga su "quanto siamo capaci di ascoltare e sostare nell'attesa di una risposta? Una pausa alimenta o affievolisce le relazioni?" e ancora ci ricorda che "... le esperienze di gioco spontaneo dei bambini nei contesti naturali spesso includono situazioni di silenzi attivi... Tranquilli, nel rispetto della natura, i bambini sperimentano attimi di silenziosa contemplazione e scoperta".
Del resto Paolo Ferri in Tecnologie ci ricorda anche che "I nativi digitali hanno una relazione con la loro "natura" e con quella "esterna" che è strutturalmente mediata dalle tecnologie: vivono tra reale e digitale e noi dobbiamo saperlo per relazionarci con loro."

E questo solo per darvi un piccolo assaggio... il resto lo scoprirete leggendo il libro...


La poesia di Paolo Fratus
Dopo l'introduzione, la serata è iniziata con le parole del poeta Paolo Fratus, noto per i suoi tanti libri tra cui il Manuale del perfetto cercatore di alberi (Kowalski), per il suo pensiero filosofico sui "bambini radice" e "sulle persone che attraversano il paesaggio, trovando una connessione spirituale con gli alberi". Durante l'incontro abbiamo potuto gustare una serie di poesie (47 sono scaricabili qui e associate al suo libro "Ogni albero è un poeta", edito da Mondadori).
Ne riprendo una che ha letto, perché mi ha toccato nel profondo.

Primo seme

Il seme di Dio

Il seme cade nella terra,
si muove quando ancora
non è niente, genera la vita
che non c’è. Dio l’ha inventato
perché non è riuscito a farsi albero,
troppi impegni per radicarsi sottoforma
di pietra.
Il seme è Dio che
non sa restare immobile


Incontri con gli autori
Dopo questo momento magico, Monica ci ha riportato alla realtà, e i numerosi partecipanti hanno potuto scegliere quali parole scoprire insieme agli autori dei capitoli: (gioco, rischio, selvatichezza, distanze, soglie); (contemplazione, silenzio, cammino, lentezza, radici); (nature, stranezza, bellezza, semi). Ammetto che la scelta è stata ardua e avrei desiderato ascoltare tutto.


Siccome non ho ancora il dono dell'ubiquità, mi sono trasferita nel primo gruppo guidato da Michela Schenetti, ricercatrice dell'Università di Bologna e autrice (insieme a Irene Salvaterra e Benedetta Rossini) del libro La scuola nel bosco Pedagogia didattica e natura (Erickson), che parla della relazione tra educazione e natura a partire da una cultura per l'infanzia rispettosa.


La parola (Soglie) è passata all'architetto Lola Ottolini che ha esordito raccontando di un gioco che spesso fa in spiaggia con i bambini, in cui si disegnano dei cerchi nella sabbia che diventano la "casa", osservando come ognuno, a seconda dell'età, scelga il suo spazio dimensionale. La soglia può essere dunque anche uno spazio, che le persone abitano. E ha citato il caso dei "bassi napoletani" dove le porte sono tagliate a metà ed esiste una particolare relazione tra dentro e fuori, una sorta di continuità tra due ambienti, privato e pubblico.
Michela ha ripreso le fila riflettendo come ogni giorno attraversiamo molte soglie con una sorta di automatismo, senza dare valore a quello che stiamo facendo, sottolineando invece l'importanza del cambiamento.



Claudia Ottella, psicologa e mamma, ha parlato di Distanze raccontando un'esperienza di vita vissuta; durante una passeggiata in un posto sconosciuto, alle prese dell'elaborazione del libro, hanno lasciato liberi i bambini di allontanarsi finché questi non sono quasi scomparsi dalla loro vista, urlando felici perché "vedevano il mondo sotto". Erano arrivati vicini a uno strapiombo e avevano avuto la consapevolezza di capire quando fermarsi. Questo, per sottolineare come lasciare una distanza comporti spesso dei rischi.
Invece, non siamo più abituati a lasciare che i bambini si muovano e vadano lontano. Ma i bambini sono competenti, basta che concedere loro possibilità e fiducia.
Michela ha sottolineato come questo sia importante, lasciare al bambino la sua autonomia.


Lorenzo Vascotto, educatore e coordinatore di servizi all'infanzia, ha introdotto il concetto di Rischio strettamente correlato al concetto di fiducia, il dare credito a noi stessi, per primi, sapendo che le soglie si oltrepassano e che ce la possiamo fare. In situazioni complesse - che rappresentano  una situazione arricchente - accade, spesso, il contrario, che si riponga poca fiducia nelle competenze dei bambini. Ha sottolineato come sia importante rischiare per non "iperproteggere" i bambini, ingessandoli, ma al contrario sostenerli nella costruzione della loro storia, lasciarli liberi, anche di sbagliare, perché abbiano la possibilità di fare le loro valuttazioni, prendersi i loro spazi. Ha trovato delle connessioni con altre parole emerse nel libro come tempo e lentezza...


Emanuela Bussolati, autrice e illustratrice e molto altro ancora (se spulciate il blog troverete molto su di lei), ha parlato di un tema che le sta molto a cuore, quello della Selvatichezza, raccontando come sia stata una bambina "selvatica" che si arrampicava sugli alberi da frutta e aveva dimestichezza con gli animali intorno a lei. Ha parlato del suo incontro con Paolo Tosini, maestro giardiniere di Bologna, che ha fotografato con discrezione e grande poesia gli incontri dei suoi figli nei boschi e nella natura. E che è riuscito a catturare lo sguardo dei bambini, la meraviglia per la natura come possibilità di superare i propri limiti, la magica sensazione di perdersi e ritrovarsi. Il piacere di varcare le soglie, di passare dall''ombra alla luce, di costruire rifugi e trovare nascondigli. I bambini hanno in sé il ruolo di esploratore, se li priviamo di questo, togliamo possibilità di compiere esperienze straordinarie e di trovare molte risposte alle loro curiosità.
La contemplazione e l'osservazione della natura è un tempo che c'è sempre meno. Come si può educare le nuove generazioni alla sostenibilità, al rispetto della natura se non sono educati nell'ambiente ma sull'ambiente?
Michela ha sottolineato l'opportunità di conoscere e di conoscersi, di apprendimento e scoperta del mondo anche come opportunità di liberare il corpo.


Francesca Antonacci, pedagogista del Gioco, ha parlato di questo cerchio magico, che mette in relazione il dentro e il fuori, creando una distanza tra le cose. Il gioco è antico quanto il mondo e il mondo stesso gioca, con le sue acque, le sue luci, con il suo continuo movimento. Perché parlare del gioco? Perché quello spontaneo sta scomparendo, proibito perché pericoloso, e si lascia sempre più spazio ai luoghi artificiali, adeguati, perché non ci siano pericoli o sporcizia. Se ne parliamo è perché i bambini sono sempre più privati, mentre è necessario aumentare le distanze, andare controcorrente, operare una didattica attiva di apertura, lasciando che i bambini si riappropino della natura.


Dopodiché, come una fatina, Monica Guerra si è palesata a riportarci al centro del MUBA... facendo portare agli autori delle piantine messe a dimora per l'occasione dai bambini presenti.


Emilio Bertoncini, agronomo e guida ambientale.
Stefano Sturloni, atelierista.
Dopo i dovuti ringraziamenti... ecco alcune foto di autori scattate quà e là... ecco la chiusa.



Chiusura
Alex Corlazzoli, maestro e giornalista, che ha parlato della Lentezza. Ha ricordato come "ritrovare il tempo è la sfida di chi insegna".
Riprendo alcune sue frasi che mi hanno colpito leggendo il libro...
"Va riscoperta l'osservazione. Non siamo più capaci di guardare. I nostri occhi troppe volte sono distratti, incapaci di osservare."
"La manualità esige lentezza. Imparare a usare le mani è dare tempo alla creatività... Dobbiamo tornare a riscoprire la lentezza di disegnare, di modellare, di fotografare."
"La lentezza è compagna del silenzio. I luoghi silenziosi sono quelli dove non esiste la frenesia: il deserto, i monasteri, la montagna."
"Il cammino è un altro compagno di lentezza. Non sappiamo più fare. Non camminiamo più. Abbiamo fretta di arrivare. Siamo perennemente in ritardo"... "Camminare esige delle soste."


Una frase che vorrei scolpire è questa, a proposito dell'insegnamento "Non c'è chi arriva primo, ma solo chi si mette in gioco. Tutti possono conquistare un loro traguardo."

Il resto lo lascio alla vostra lettura.  
Questa parte in particolare mi ricorda tutto il lavoro della Rete di Cooperazione educativa, Mario Lodi e Gianfranco Zavalloni.



La serata si è conclusa con uno scoppiettante Gianni Manfredini, alias Babbocanguro, che ha messo in scena una bellissima performance legata ai semi e alla terra.

PS che dire, se non che sono felice di essermi goduta questo incontro visto che mi sono persa, per motivi di salute, un convegno realizzato proprio da Bambini e Natura al MUBA un po' di tempo fa?

Ed è per questo anche che mi scuso con i miei lettori se sono stata assente per un lungo periodo. Purtroppo non mi è stato possibile, ma vedere che assiduamente sono stata seguita "a riflettori spenti" da un piccolo gruppo di appassionati mi fa proseguire con il mio impegno, sperando sempre di mettere in rete e fare circolare cose belle, utili e di qualità.


7 commenti:

  1. Brava Anna! Hai fatto una sintesi utilissima di un pomeriggio di lieta selvatichezza e di una rete di profondo affetto e stima! Grazie!

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    1. Emanuela, i tuoi apprezzamenti mi danno sempre una grande carica e spinta per andare avanti. Grazie per averci insegnato cos'è la selvatichezza e chi leggerà il libro scoprirà tante bellissime riflessioni.

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  2. Grazie Anna, che bel contributo! Felici di averti con noi in questa rete...

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  3. Un racconto ricco e bellissimo, come sempre. Grazie! La natura è la chiave, siamo in tanti ormai a pensarlo, e sperimentare la scuola nel bosco mi ha permesso di ritrovare quella selvatichezza tanto cara a Emanuela...

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    1. Il tuo blog è un riferimento per chi vuole coltivare la natura insieme ai bambini, per cui grazie Fra!

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  4. Grazie Anna, da Barcellona... È stato un vero piacere legere il tuo racconto!

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