Mi sono fatta un bagno caldo, ho atteso che arrivasse il giorno. Poi al mattino ho svegliato il papà e gli ho detto che era arrivato il momento.
Tutti i nonni sono stati avvertiti e sono arrivati in schiera. Ricordo che ero già un pochino dilatata e nonna Paola ha detto "anche a me è successo e dopo poco era nato Tomaso". Beh, non è stato proprio così. Ci sono volute otto ore (fisiologico e tollerabilissimo). Avevo il terrore dell'epidurale e volevo partorire in acqua. Mi ero esercitata a fare yoga per un mese ogni giorno per essere pronta ed elastica. Ma tant'è. Le acque non si rompevano. E nessuno me le ha rotte.
L'infermiera che doveva farmi un'iniezione antibiotica mi ha gonfiato il braccio come un pallone (e io alle prime armi avevo anche timore a chiedere se fosse normale). Il dolore andava e veniva e io urlavo, urlavo (e il papà a un certo punto sentendo me urlare nella stanza e un'altra mamma in un'altra, perfettamente alternate, si è messo a ridere. Ora anche io rido. Ma allora l'ho fulminato con lo sguardo...). Senza sapere, come avrei appreso poi, che si possono modulare le contrazioni proprio con la voce. Ma ero inesperta, era estate, nessuno sapeva usare la vasca per il parto in acqua e mi si sono tolti tutti i fili. Alla fine mi sono ritrovata a partorire sdraiata (io quello che non volevo) con qualcuna che non riusciva a consigliarmi bene, forse anche lei alle prime armi. Ma ricordo il primario di allora. In un momento critico in cui sembrava esserci qualche cosa che non andava, eccolo apparire. Io non riuscivo neanche a pronunciare il mio nome e ho saputo solo dirgli "Ah, lei è quello delle presentazioni...". Mi ha messo la mano al punto giusto sulla pancia e tu sei uscito, piangente.
Io non capivo più nulla ero stordita. Il tuo papà invece era lì, si è goduto i primi momenti con te, ti ha visto tagliare il cordone ombelicale, lavare e ti ha preso in braccio e mostrato a tutti. Felice e commosso. Io ro stanca, ma ricorderò sempre, dopo, la mezz'ora passata insieme noi tre. Le mani del papà che ho strizzato all'infinito quando avevo dolore. I suoi massaggi al momento giusto. Tu eri lì, bellissimo e unico. Avevi sonno e ti ho lasciato dormire. Mi piaceva guardarti, vedere la perfezione di un esserino che fino a poco prima avevo solo immaginato. Ma quando sei arrivato tutto si è rivoluzionato, noi siamo diventati genitori, Paola Antonio Nado e Marcella nonni, Tomaso e Fabrizia (di adozione) zii. Ricordo di avere chiamato Yael perché sei nato il giorno del suo compleanno.
Ricordo tante cose bellissime e mi sembra impossibile che siano già passati otto anni.
Sei cresciuto in fretta. Da sempre ti sono piaciuti i libri. Soprattutto ascoltare leggere...
Sei sempre stato curioso, dolce, affettuoso, molto sensibile e creativo.
Diventare fratello ti ha scombussolato un po', forse un bel po' la vita, ma alla fine nonostante grandi lotte, piacchiate e pianti, tu e Andrea vi volete un sacco di bene.
Lo difendi sempre quando occorre e questa è una gran bella virtù.
Gli insegni a giocare all'ipad...
Pian piano, con fatica, stai imparando a leggere da solo.
Dici che da grande vuoi fare l'inventore insieme al tuo amico Pietro e i tuoi #marcopensiero accompagnano non solo me ma altre persone che ti vogliono bene e ti ammirano.
Ti piace esplorare...
E con mia somma gioia ora ti interessa anche la natura...
Ti piace inventare, creare dal nulla.
Ti piace stare con lo zio Tomaso per cui hai un'enorme ammirazione e con cui hai un'intesa speciale.
Grazie a Moreno stai crescendo a judo....
Sei uno scacchista nato...
Ti auguro di rimanere felice, libero, spensierato e creativo nonostante tutto e tutti. Tanti auguri, la tua mamma.
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